TRANQUILLI VERSO IL DISASTRO

FORTEBRACCIO

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C'è una strana tranquillità, in giro.
Quasi un'euforia.
Walter Veltroni si è messo in cammino verso le elezioni d'aprile con il suo Partito democratico.

E ha riscosso successi, a destra e a sinistra.
Pacati consensi.
Tranquille approvazioni.
Ma c'è qualcosa d'irreale, in quest'aria serena, in questa atmosfera umbra da mulino bianco. Scusateci, ma dobbiamo rompere l'incanto.

1. Alle caduta del governo Prodi siamo arrivati nel peggiore dei modi, dopo 18 mesi di promesse non mantenute, di programma non realizzato.
Niente legge sul conflitto d'interessi.
Niente apertura a più soggetti del mercato della tv e della pubblicità.

Niente liberazione della Rai dai partiti.
Niente cancellazione delle leggi-vergogna.
Niente azzeramento della Bossi-Fini sull'immigrazione. In compenso sono stati fatti l'indulto king-size e una riforma pasticciata e insoddisfacente dell'ordinamento giudiziario.

Risultato: il centrosinistra ha perso il consenso del suo popolo, è crollato ai minimi storici.
E ora rischia di riconsegnare il Paese a Berlusconi (dopo aver rimesso a posto i conti dello Stato, ma lasciata intatta l'anomalia berlusconiana).
Bel risultato, complimenti.

2. Sì, l'anomalia berlusconiana è intatta.
La campagna elettorale si sta facendo nel solito modo, cioè con Berlusconi padrone delle tre televisioni Mediaset e controllore politico di una parte della Rai.
Irrisolto il conflitto d'interessi.
Permanente il monopolio sul mercato televisivo.
Persistente il controllo dei partiti sulla tv pubblica.

E poi: Berlusconi è sempre quello dei processi per tangenti finiti con una doccia di prescrizioni, per falso in bilancio depenalizzato ad personam; è lo stesso che ha per braccio destro Marcello Dell'Utri condannato per mafia e per aver mandato un boss mafioso a fare il recupero crediti.

Ma di questo non si parla più.
È considerato un argomento "vecchio", poco chic.
Veltroni sostiene che non si deve fare campagna "contro".

Insomma, basta con la "demonizzazione" dell'avversario.
Così l'argomento B. è completamente escluso dalla campagna elettorale.
Eppure B. è ancora sulla scena e potrà diventare di nuovo il padrone dell'Italia.
Bel risultato, complimenti.

3. Si dice: non abbiamo potuto farle, le buone leggi promesse su tv e conflitto d'interessi, perché non avevamo i numeri in Parlamento.

Ma è vero?

I progetti del governo (mai discussi dalle Camere) erano ampiamente deludenti, non risolvevano davvero il conflitto d'interessi, non rompevano il monopolio Mediaset, non liberavano la Rai dai partiti.

Dunque non s'è vista la volontà nemmeno di tentare di risolvere.
E poi non vale più l'argomento: "Se avessimo tentato di fare le riforme necessarie, il governo sarebbe caduto".
Perché il governo "è" caduto.

Se fosse caduto nobilmente, tentando di fare una legge coraggiosa, provando a risolvere l'anomalia italiana, il centrosinistra ora potrebbe chiedere orgogliosamente il voto ai cittadini.
Invece è caduto ignobilmente, per scelta di Clemente Mastella.
E ora che cosa può mai chiedere ai cittadini?


(CONTINUA)
 
4. Veltroni e la maggior parte dell'informazione italiana raccontano la caduta del governo più o meno così: c'era una coalizione eterogenea e rissosa, con un'ala sinistra che non era d'accordo su nulla, ecco perché non ha retto.
Ma non risulta che a far cadere Prodi sia stata la sinistra comunista, "massimalista" e "radicale".
È stato Mastella.

Ora, la grande novità del Pd di Veltroni è che "corre da solo".
Al feticismo della coalizione si è sostituito il feticismo della solitudine.
Ora coalizione significa confusione, corsa solitaria significa omogeneità.

Restano in secondo piano i contenuti: soli o accompagnati, ma per fare che cosa?
Ed è omogenea una forza che ha al suo interno D'Alema e Di Pietro, alfieri della laicità e la teodem Binetti?

5. Da soli.
Ma c'è qualcuno che crede che il Pd da solo, dopo una campagna elettorale in cui la competizione a sinistra indebolirà sia il Pd sia la Sinistra arcobaleno, possa superare la gloriosa macchina da guerra di Berlusconi?
Non andrà a finire che il Pd perderà anche in Toscana e il Emilia-Romagna?
Che la sconfitta sarà clamorosa e devastante?

Il dilemma è: meglio soli o mal accompagnati?
Ma una logica non masochista suggerirebbe che è meglio insieme ben accompagnati. Prodi, con il suo andare insieme (per l'Ulivo) ha vinto due volte, ma oggi è considerato un cane morto.

Certo, sono state vittorie di Pirro, ma pur sempre vittorie.
Veltroni, con il suo andare solo, forse perderà, ma piace tanto.

Piace a Ferrara e Dell'Utri, a Polito e Rondolino, piace anche a Berlusconi.
Perché quel suo andare solo sottintende l'idea di non demonizzare.
Berlusconi è accettato.

C'è stato un momento, qualche mese fa, in cui il suo polo era rotto, Fini e Casini stavano diventando autonomi.
Il primo minacciava perfino di cambiare idea su giustizia e tv (le uniche due cose che a Berlusconi interessano davvero).

E Veltroni cosa fa?
Invece di inserirsi in quel solco e tentare un accordo per fare una legge elettorale insieme a Fini e Casini, apre un tavolo con Berlusconi, lo rilegittima.

Come ai tempi della prima Bicamerale, quella di D'Alema, anche questa Bicameralina di Veltroni è destinata a naufragare: il Cav diventa Caw, poi, appena ottenuto il suo risultato, rovescia il tavolo e chiede le elezioni.

Ma non bisogna demonizzare il diavolo, per carità.
Accettiamo tutto, ormai, non c'è più brivido nel ritorno del Caimano.
Metabolizzato il suo monopolio televisivo, metabolizzato il conflitto d'interessi, metabolizzate le sue tangenti a politici e finanzieri, metabolizzati i suoi stallieri mafiosi.
Rialzati, Italia.


di Gianni Barbacetto
 

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