TRUMP - BIDEN

Biden si è espresso contro le violenze e le discriminazioni nei confronti dei transgender e a favore dei diritti dei transgender.



 




Facebook ha sospeso l'account di un presunto agente attivo della Russia con legami con Giuliani.

 
CLAMOROSI ALTARINI SI SCOPRONO SULLA "FAMIGLIA BIDE'"......
Il gigantesco scandalo della Famiglia Biden

MAURIZIOBLONDET.IT
Il gigantesco scandalo della Famiglia Biden
Scandalosamente soffocato da FBI e media Hunter Biden, il figlio del candidato democratico



Scandalosamente soffocato da FBI e media
Hunter Biden, il figlio del candidato democratico Joe Biden, era obbligato a versare al padre metà dei suoi introiti (fino a 50 mila dollari al mese che “guadagnava” alla Burisma, la petrolifera del noto oligarca ucraino, e ora sta emergendo, milioni da una compagnia cinese).

Questo strano rapporto risulta dalle email che Hunter Biden mandava alla figlia Naomi. “In un testo, Hunter Biden dice a sua figlia Naomi che non può continuare a vivere come la figlia di un miliardario perché suo padre è al verde. In un altro, promette alla figlia “di non pretendere mai la metà del suo stipendio come fa suo nonno”.

Le email incriminanti le ha pubblicate il New York Post. Un gigantesco scoop.
Ma perché Hunter Biden appare sempre al verde nonostante i milioni “guadagnati”? Ma soprattutto: perché avrebbe acconsentito a trasferire metà delle sue entrate a suo padre? E sembra di non potersi esimere? Joe Biden stava ricattando suo figlio?

Monta uno scandalo enorme, che ovviamente silura il candidato Biden padre e il Deep State che lo sta aiutando a impadronirsi della Casaa Bianca.
Non a caso, l’FBI sta indagando sulle e-mail, ma non sulla loro veridicità, bensì sul fatto che sono state fornite da … Putin per favorire il suo burattino Donald Trump.
Vengono dal Cremlino”, ha balbettato alla CNN Adam Schiff, il capo della Commissione Intelligence al Senato già noto per essere uno dei massimi fabbricatori del Russiagate, giurando anche di avere le prove della collusione Putin-Trump.
Prove che non ha mai fornito.

Come le mail estremamente compromettenti siano arrivate ai trumpiani (Rudy Giuliani le ha mostrate in tv) è di per sé un canovaccio da film di Hollywood. Eccolo:

Il 12 aprile 2019, Hunter Biden consegna tre suoi laptop danneggiati a un negozio di riparazione a Wilmington, nel Delaware (Hunter abita lì), il 12 aprile 2019. Che sia stato lui non c’è dubbio: c’è la sua firma nella biglietto di ricevuta di servizio dei laptop che il negoziante, John Paul Mac Issac, ha in suo possesso. Nel riparare i computer (di uno dei tre ha recuperato il disco rigido), il tecnico “ha visto immagini inquietanti e una serie di e-mail che riguardavano Ucraina, Burisma, Cina e altre questioni”. Ma il peggio è che finito il lavoro, e nonostante le sue ripetute richieste, Hunter non ha mai pagato né mai è venuto a ritirare i computer. Per ben quattro mesi (maggio, giugno, luglio e agosto), Mac Issac ha cercato di contattare Hunter Biden senza mai riuscirci.



Ad un certo punto, il tecnico (un ipovedente) ha temuto per la sua stessa sicurezza, se teneva per sé quel materiale compromettente. Così, consultatosi con suo padre, consegna il disco rigido “radiattivo” ad un ufficio dell’FBI di Albuquerque, New Mexico (!) ad un agente che rifiuta di dire il suo nome .
Non solo. Dice all’agente di altro materiale scottante che c’era nei laptop, e li offre ma l’agente si rifiuta di prenderli.

Mac Issac s’aspettava che l’FBI iniziasse un’indagine su quel materiale ultra-scottante; niente accade.
A parte il fatto che, a dicembre, due agenti FBI gli si presentano in negozio con un mandato di sequestro del disco rigido – quello stesso che Mac Issac aveva offerto all’FBI mesi prima, e che l’FBI aveva rifiutato. Per di più, uno dei due agenti che firmano il mandato di sequestro è, o sarebbe, noto per le sue indagini nella pornografia infantile (occhio, NewsGuard! È Qanon! Pizzagate!).

BREAKING: Its now being REPORTED THAT FBI AGENTS TOLD the Delaware store owner who discovered Biden’ hard drive that.. “Nothing will happen to you if you KEEP YOUR MOUTH SHUT about Biden”—

Difatti nel disco rigido sembra ci sia molto più che “una serie di email che riguardavano Ucraina, Burisma, Cina” (le gigantesche mazzette che Hunter prendeva da stranieri per esercitare la sua influenza: di per sé reati federali ) , ma “immagini inquietanti e altre questioni”. Fra cui ”25.000 immagini con selfie e porno sessualmente espliciti” e un video di sesso e droga di 11 minuti che deve ancora essere visto”.

Fatto sta che nei mesi successivi alla visita con mandato di sequestro dei due federali, il riparatore, constato che nulla l’FBI fa delle prove contenute nel disco, prende la decisione di consegnare la sua copia (ha avuto la previdenza di farla) all’avversario politici di quel Biden che l’FBI stava coprendo: Rudy Giuliani, l’ex sindaco di New York, che diffonde le prime mail.

Ha pieno diritto di farlo, perché i computer di Hunter sono diventati di proprietà della sua azienda, per legge, 90 giorni dopo essere stato abbandonati e non pagato il lavoro. E’ inspiegabile il motivo per cui il figlio di Biden (del resto è un fumatore di crack e frequentatore di prostitute) non ha mai risposto e non ha mai chiesto il computer. Soltanto martedì 13 ottobre 2020. Una persona che dichiarava di essere l’avvocato di Hunter Biden ha chiamato al telefono John Paul Mac Issac e ha chiesto la restituzione del computer. Troppo tardi.

Per fortuna di Biden e del partito democratico che ha voluto imporlo come candidato presidente (non avevano nessun altro) FBI e media stanno attivamente insabbiando l’enorme scandalo.

Ricapitoliamo: Le e-mail di Hunter Biden denunciano uno scandalo multimilionario di mazzette – fra l’altro con la Cina, roba da altoo tradimento – che coinvolge Joe e Hunter Biden. ** Le e-mail provenivano con certezza asoluta dal computer di Hunter Biden. ** Già, almeno una persona nelle catene email esposte ha già confermato il contenuto delle email.

E che fa il Direttore dell’FBI Chris Wray?
Ha nascosto queste informazioni al Congresso e al ramo esecutivo durante la bufala dell’impeachment di Trump accusato di essere una pedina di Putin.
L’informazione avrebbe assolto il presidente Trump. Invece, l’FBI sta ora indagando sulla ipotesi che quelle mail siano state fabbricate da Mosca…

Twitter blocca l’ account del New York Post, perché portava le notizie sulla email di Hunter. E si rifiuta di sbloccarlo a meno che il Post non elimini sei tweet sui suoi artticoli sul figlio del candidato democratico.

Impagabile la spiegazione con cui NBC News ha spiegato perché ha censurato la notizia-bomba:
L’autenticità delle e-mail non è stata verificata in modo indipendente e i giornalisti hanno segnalato errori e lacune importanti nella storia di The Post dopo la sua pubblicazione.

Lo riconoscete? E’ il frasario di NewsGuard.

Ci saranno prossime puntate:

Hunter Biden e-mail “identificano Joe Biden come” the big guy” (il tizio importante) che riceverebbe il 10% di quota in un affare con un’azienda energetica cinese”. Un affare ottenuto da Hunter,
 
Ultima modifica:
di Josh Rogin 19 ottobre 2020 alle 20:28 EDT

La politica del presidente Trump in Afghanistan è confusa e poco chiara, anche per i suoi stessi funzionari.
I suoi massimi generali e il suo consigliere per la sicurezza nazionale stanno pubblicamente combattendo per il ritiro delle truppe statunitensi dal paese. E ora HR McMaster, un generale dell'esercito in pensione ed ex consigliere per la sicurezza nazionale, ha pubblicamente affermato che la politica di Trump in Afghanistan è una "farsa" e che il suo accordo con i talebani costituisce un appeasement simile all'accordo dell'Europa con Adolf Hitler nell'accordo di Monaco del 1938.



 
16 ottobre 2020
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Le agenzie di intelligence statunitensi lo scorso anno hanno messo in guardia la Casa Bianca sul fatto che l’avvocato personale del presidente Trump, Rudolph W. Giuliani, era l’obiettivo di un’operazione dell’intelligence russa, che voleva influenzarlo per alimentare la disinformazione del presidente sul conto di Joe Biden e il figlio Hunter.
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L’intelligence ha sollevato preoccupazioni sul fatto che Giuliani fosse utilizzato dai russi per alimentare la disinformazione del presidente, al tal punto da avvisare direttamente il capo della Casa Bianca.

Gli avvertimenti delle agenzie americane hanno infatti costretto il consigliere per la sicurezza nazionale Robert O’Brien a mettere in guardia Trump in una conversazione privata. Il messaggio era: «Fai quello che vuoi fare, ma il tuo amico Rudy ha lavorato con risorse russe in Ucraina». I funzionari, continua l’articolo, hanno voluto «proteggere il presidente», in particolare perché al centro delle prime accuse per impeachment. Ma lo stesso Trump, si legge ancora, alla notizia ha risposto con un’alzata di spalle, e ha respinto la preoccupazione per le attività del suo avvocato dicendo: «Quello è Rudy».






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La storia è stata subito messa in dubbio da altri media americani: il tabloid che le pubblica appartiene a Rupert Murdoch, buon amico di Trump e proprietario pure della rete conservatrice Fox News. Non solo: per stessa ammissione del NYP, a passare lo scoop al giornale è stato Rudy Giuliani, l'ex sindaco di New York, oggi avvocato personale di Trump.
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Trump ha il suo scandalo cinese

Di Gabriele Carrer | 19/10/2020
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Nell’aprile 2018, l’amministrazione Trump ha vietato al gigante cinese delle apparecchiature di telecomunicazione Zte di acquistare componenti dipartimento fabbricazione americana, minacciando di paralizzare le operazioni mondiali dell’azienda. Una salva di apertura nella guerra commerciale di Trump con la Cina, la misura è stata estrema.
Ma Zte aveva violato i controlli sulle esportazioni vendendo tecnologia all’Iran e alla Corea del Nord, quindi ha violato un accordo con il dipartimento del Commercio in cui si era impegnata a non farlo più. Inoltre, Zte produce tecnologia che può essere utilizzata per la sorveglianza e ha legami con l’esercito cinese.
Appena un mese dopo, tuttavia, il presidente Donald Trump ha inaspettatamente twittato di essere disponibile a un un accordo che avrebbe liberato Zte dalla sanzione del dipartimento del Commercio, nota come ordine di diniego. “Troppi lavori persi in Cina”, ha scritto.
I deputati repubblicani, gli analisti di Washington e il consigliere per la sicurezza nazionale di Trump John Bolton erano sbalorditi. Bolton in seguito ha definito l’improvvisa inversione di tendenza come “politica per capriccio e su impulso personale”. Ma la Casa Bianca è andata avanti comunque. All’inizio di giugno, il dipartimento del Commercio e Zte avevano raggiunto un accordo preliminare. A luglio, il dipartimento del Commercio ha revocato il divieto.
Com’è accaduto? The Intercept ha acceso un faro sulla società di lobbying statunitense Mercury Public Affairs, che ha un contratto con Zte da 75.000 dollari al mese. A gestire questo specifico dossier è stato un partner di Mercury che è stato anche consigliere per la campagna di Trump, Bryan Lanza. Che si è recato in Cina con un collega, un altro “veterano” della campagna di Trump: Eric Branstad, ex funzionario del dipartimento del Commercio e figlio di Terry Branstad, ambasciatore statunitense in Cina che il portavoce della diplomazia di Pechino definì un “vecchio amico del popolo cinese” ma che ha da poco lasciato il suo incarico senza dare troppe spiegazioni.

Eric Branstadche nel 2017 faceva parte della delegazione statunitense che ha accompagnato il presidente Trump a Pechino — nega di aver violato la legge. Tuttavia, scrive The Intercept, se “avesse contattato i suoi ex colleghi al dipartimento del Commercio circa Zte, avrebbe violato un impegno etico da lui firmato quando ha lasciato il dipartimento nel 2017. L’impegno gli impedisce di fare lobbying sull’agenzia per cinque anni dopo aver lasciato il suo lavoro lì”.
Email e agende del dipartimento del Commercio ottenute attraverso richieste del Freedom of Information Act “suggeriscono che Eric Branstad abbia lavorato con Lanza a fasi alterne dopo il loro incontro nella campagna Trump del 2016”
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Ora i Branstad sono tornati in Iowa, di cui Terry è stato per lungo tempo governatore. Con quell’incarico nel 1985 accolse il leader cinese Xi Jinping, allora vice segretario del Partito comunista cinese nella provincia dell’Hebei, gemellata con l’Iowa. Durante il suo mandato cercò di rafforzare i legami con la Cina, ritenendola uno sbocco per l’export di mais, soia e carne di maiale. Oggi lavora per la rielezione del presidente Trump mentre il figlio è senior adviser della campagna. E nonostante le difficoltà elettorali nel decisivo Stato dell’Iowa, dove il vantaggio su Biden è sempre più ridotto, Trump continua a considerare la famiglia Brandstad un prezioso asset. Tanto da ringraziarla pubblicamente durante uno comizio della scorsa settimana a Des Moines: ha elogiato quanto fatto da Terry Brandstad da ambasciatore a Pechino e la sua amicizia con Xi. “Suo figlio Eric è anche meglio di lui”, ha aggiunto.




 
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"Sesso e droga": i video che inchiodano Hunter Biden

Foto e video compromettenti sono stati pubblicati su un sito cinese collegato all'ex advisor del Presidente Donald Trump, Steve Bannon. Ma il figlio di Biden continua ad imbarazzare il partito democratico

 
oltre le chiacchire
Usa: pil terzo trimestre +33,1%, sopra attese

Le richieste di sussidi alla disoccupazione negli Stati Uniti la scorsa settimana sono calate intanto a 751.000 unità. Il dato è migliore delle attese degli analisti, che scommettevano su 770.000.


Trump vincente sul Covid
dichiareranno default prima in europa
 
A Wall Street era da marzo che non c'era una settimana così negativa.




... la crisi non è superata: il Prodotto interno lordo rimane del 3,5% inferiore rispetto al 2019
di Marco Valsania , 29 ottobre 2020
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Il rialzo nel trimestre rispetto ai tre mesi precedenti è stato del 7,4%, a sua volta un record, dopo una caduta del 9% nel periodo aprile-giugno.

L’exploit, risultato anche leggermente superiore ad attese medie del 32%, non ha però potuto rimarginare le ferite della crisi, né cancellare le incognite sul cammino futuro. Il Pil americano rimane sotto, di circa il 3,5%, rispetto ai livelli ai quali aveva terminato il 2019. E in un segno delle difficoltà ancora presenti, le richieste di nuovi sussidi di disoccupazione, pur calate di 40.000 unità, sono state tuttora pari a circa 751.000.
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fa seguito a una caduta altrettanto record nel secondo trimestre pari al 31,4 per cento. Il recupero non è bastato quindi a riportare il Pil reale a livelli pre-pandemia ed è rimasto, calcolato a prezzi costanti, pari a 18.580 miliardi rispetto ai 19.240 raggiunti nel quarto trimestre del 2019. I consumi, aiutati dagli effetti di soccorsi pubblici ora ormai scaduti, hanno sospinto il recupero. Sono balzati del 40,7% dopo un calo del 33,2% nel secondo trimestre. L’export è a sua volta aumentato di quasi il 60%, anche se la bilancia commerciale ha riportato un incremento maggiore dell’import, pari al 91 per cento. In aumento anche gli investimenti fissi aziendali. ...


L’economia americana rimane tuttavia nella morsa del coronavirus. I segnali di maggiori difficoltà dopo il rimbalzo in estate sono affiorati sul mercato del lavoro: il tasso disoccupazione ufficiale è al 7,9% (dati di settembre) e quello reale, compresi americani scoraggiati e con impieghi marginali, è molto superiore. Almeno 11 milioni di americani che hanno perso il posto in seguito alla pandemia, la metà del totale, restano oggi disoccupati. Non solo le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione rimangono storicamente elevate, ma numerose grandi aziende stanno moltiplicando i licenziamenti, con una eliminazione permanente di posti di lavoro, anziché sospensioni temporanee come all’inizio della pandemia. Boeing, nel più recente esempio, ha deciso di tagliare altre undicimila posizioni. Compagnie aeree, colossi dell’intrattenimento, catene alberghiere, hanno messo in cantiere continue drastiche riduzioni del personale.

La nuova impennata delle infezioni, con un record di mezzo milione nell’ultima settimana e aumenti anche di ricoveri e decessi, minaccia inoltre di far scattare, volenti o nolenti, nuove restrizioni per i business, come avvenuto in Europa e già in alcune regioni statunitensi, da contee del Texas a città del Massachusetts. Latita infine un nuovo pacchetto multimiliardario di aiuti a famiglie e aziende, slittato a dopo le elezioni del 3 novembre tra incertezze su chi avrà il controllo a Washington. Questa realtà potrebbe incidere ancora una volta pesantemente sui consumi e la fiducia nel prossimo futuro.
 

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