Tuor - Trichet vuole evitare la stagflazione

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Trichet vuole evitare la stagflazione
Alfonso Tuor

La Banca centrale europea vuole evitare di ripetere gli errori degli anni Settanta che produssero stagnazione economica e al contempo alta inflazione e ha quindi deciso di alzare di un quarto di punto i tassi di interesse. I tassi base di Eurolandia salgono dunque al 4,25% e sono solo leggermente superiori al tasso di inflazione che in giugno ha toccato il 4%.
Jean-Claude Trichet non ha dunque prestato ascolto ai pressanti inviti di molti governi europei di non alzare il costo del denaro e soprattutto si è distanziato dalla politica monetaria che sta seguendo il collega Ben Bernanke della Federal Reserve americana. Di fronte alla crisi del mercato immobiliare e a quella del sistema bancario, gli Stati Uniti hanno chiaramente scelto la politica di abbassare il costo del denaro, di allargare i cordoni del credito e di non preoccuparsi eccessivamente di un’inflazione che è già salita al 4,2%. Questa linea di condotta non ha finora prodotto alcun risultato tangibile: i prezzi delle case continuano a diminuire, la crisi bancaria diventa di giorno in giorno più grave, la crescita economica sta vistosamente rallentando, l’inflazione sale e la debolezza del dollaro spinge ulteriormente al rialzo il prezzo del petrolio.
Jean-Claude Trichet vuole invece lottare contro l’inflazione e soprattutto contro il diffondersi e il radicarsi di aspettative inflazionistiche. La Banca centrale europea è infatti giustamente convinta che è meglio una piccola stretta oggi piuttosto che «cure da cavallo» domani per domare un’inflazione sfuggita di controllo. La Banca centrale europea è perfettamente consapevole che l’economia di Eurolandia sta rallentando e che in alcuni paesi, come la Spagna, la frenata è molto brusca ed è accompagnata anche da una crisi del mercato immobiliare, ma sa anche che il rialzo dei tassi a breve non provoca necessariamente un aumento analogo dei tassi a lunga. Anzi, la curva dei tassi europei si è già appiattita dopo che negli scorsi giorni Jean-Claude Trichet aveva preannunciato l’intenzione di aumentare il costo del denaro. Inoltre i tassi sul mercato interbancario sfiorano già il 5% a causa della crisi del sistema bancario e un loro eventuale ulteriore rialzo non dipende dalle mosse della Bce, ma dall’evoluzione della cosiddetta crisi dei mutui subprime.
Jean Claude Trichet vuole soprattutto evitare di trovarsi nella «trappola» in cui rischia di essere finito il collega Ben Bernanke. La Bce, alzando ora i tassi, conta di ridurre le aspettative inflazionistiche e conserva intatta la possibilità di tagliare il costo del denaro, se il rallentamento dell’economia diventerà preoccupante.
Alcuni sostengono la tesi discutibile secondo cui questa inflazione è solo un’inflazione da costi, ossia determinata dall’aumento del prezzo del petrolio e dei generi alimentari, e che quindi è uno choc sui prezzi temporaneo che non richiede una reazione da parte delle autorità monetarie. Questo punto di vista è contraddetto dal dato di fatto che vi sono molteplici segnali che indicano che l’aumento delle materie prime si sta estendendo ai prezzi di molti beni e servizi e che addirittura potrebbe innescarsi una pericolosa rincorsa tra prezzi e salari. Infatti, in Europa, a differenza degli Stati Uniti, vi è un’accelerazione dell’aumento del costo del lavoro, che nel primo trimestre di quest’anno ha raggiunto il 3,3% e un forte rialzo dei prezzi alla produzione (che sono quelli che contano per le aziende) che in maggio sono saliti al 7,1%.
La Bce ritiene a giusta ragione che le condizioni dell’economia reale europea siano nettamente migliori di quelle degli Stati Uniti. Ritiene pure che, ad eccezioni di alcune grandi banche, lo stato di salute del sistema bancario europeo sia meno grave di quello a stelle e strisce. Trichet dunque non ritiene di dover usare lo strumento dei tassi per aiutare le banche a riparare le loro follie, come invece stanno facendo gli Stati Uniti. Ma soprattutto Jean Claude Trichet vuole a tutti i costi scongiurare il pericolo di trovarsi senza più armi a propria disposizione ad assistere ad una riedizione dello spettacolo stagflazionistico degli anni Settanta, i cui principali ingredienti erano un’inflazione in forte aumento, un’economia stagnante e una disoccupazione in forte rialzo.

04/07/2008
 

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