Turchia surriscaldata
NoRisk - 29/04/2011 00:00:00
La Turchia ha superato il lungo periodo di crisi in maniera molto veloce, acquisendo l’appellativo di “Bric d’Europa”. Se fino a pochi anni fa non occupava grande spazio tra gli interessi degli investitori, dopo la crisi la Turchia è diventato un paese spesso sovra pesato nei portafogli “emerging”.
Da inizio anno però l’indice MSCI Turkey, replicato dall’etf di iShares quotato a Milano (ITKY.MI), ha registrato un andamento negativo, dovuto in gran parte all’indebolimento della valuta, la lira turca. Dal massimo del novembre 2010 l’indice (in lire) ha perso il 21% sino al minimo di marzo, recuperando in seguito a -10% dal massimo. Visti gli ingenti flussi dall’estero sul mercato di borsa interno, la dipendenza dai mercati internazionali è molto forte.
Mentre da inizio anno i mercati emergenti (MSCI Emerging Markets) sono in territorio negativo grazie alla debolezza del dollaro, il mercato turco è appesantito dalla debolezza della lira. Dalla ripresa dei mercati del 2009 però il rialzo dei prezzi è stato talmente significativo che nonostante l’indebolimento della valuta la performance della Turchia, in euro, è superiore ai mercati emergenti (vedi grafico).
L’economia turca oramai è surriscaldata: il pil è cresciuto del 9% nel corso del 2010, dopo una contrazione del 4,7% nel 2009. Le attese per il 2011 sono di una crescita superiore al 6%. Il reddito pro capite però resta a poco più di $10.000.
La banca centrale sta adottando una politica non convenzionale, ribadita negli scorsi giorni, mantenendo fermi i tassi d’interesse al 6,25% il tasso di riferimento, ed innalzando gli obblighi di riserva del sistema creditizio. La continua crescita della domanda e dell’inflazione, suggerisce da più parti una politica più severa, sia monetaria che fiscale.
I prezzi alla produzione della Turchia in marzo hanno continuato a salire, nonostante ciò sino alle prossime elezioni di giugno sembra che l’unica misura sarà l’innalzamento degli obblighi di riserva, finalizzati a contenere la crescita dei prestiti, arrivata al tasso del 35% annuo contro un obiettivo del 25%, ed il deficit commerciale.
Il settore bancario pesa ben il 55% dell’indice MSCI Turkey e le banche turche stanno lamentando le misure della banca centrale le quali, con l’innalzamento degli obblighi di riserva, riducono il margine d’interesse delle banche. Se i profitti per l’anno corrente potranno essere più bassi, molti analisti stimano meno di quanto lamentino le banche, i bilanci sono comunque solidi, a differenza dei competitors europei. Ad esempio il ROE (return on equity) di Akbank (10% indice) dell’anno scorso è stato del 18%: quest’anno potrebbe scendere di uno o due punti, un rendimento sempre più elevato dei competitors “emerging markets”.
Il problema più importante riguarda il deficit della bilancia dei pagamenti, al 6,5% del pil nel 2010. Il deficit con l’estero riflette la dipendenza dall’energia e dalle elevate importazioni nel settore manifatturiero e dei consumi.
L’economia è surriscaldata, la valuta è ai minimi storici, 2,25 lire per euro (nel 1999 alla nascita della valuta unica il cambio era attorno a 0,38 lire turche per euro), il deficit commerciale è elevato ed in crescita, e le tensioni legate alle prossime elezioni, oltre che le incertezze più che mai elevate riguardo l’economia globale, suggeriscono cautela sul mercato turco. Molti osservatori si aspettano un cambio di policy, soprattutto monetaria, dopo le elezioni di giugno, il che potrebbe favorire la valuta e l’equity, relativamente attraente tra i mercati emergenti.
L’indice è composto da soli 19 titoli, oltre alle banche (55%) segue il settore delle telecomunicazioni (13%) e dei beni di consumo di base (12%). Limitato il settore energetico (6%) e dei materiali (3%). Dopo la marcata correzione dalla fine del 2010 ad oggi del mercato il rapporto prezzo utili è relativamente “economico”, 11 contro attese per fine anno di 10,5. Gli altri indicatori fondamentali, prezzo/valore di libro, prezzo/vendite quotano nei pressi dei massimi storici.
Oltre ad MSCI Turkey l’unico indice alternativo, replicato da etf, è DJ Turkey Titans 20, sostanzialmente poco differente da MSCI Turkey, (TUR.MI di Lyxor e TURK.MI di RBS).
La Turchia occupa un posto rilevante anche negli indici obbligazionari emergenti, ad esempio al secondo posto nell’etf Emerging Markets Liquid Eurobond TR (11%) dopo la Polonia (11,4%).
Trattandosi di un singolo mercato emergente la cautela è necessaria.