Lo stato dell'arte
14 Dicembre 2009 Turchia, in Borsa il "sentiment" resta positivo
FRANCESCA PAOLA RAMPINELLI
Il mercato azionario turco sta proseguendo il trend positivo iniziato già da svariati mesi; molte banche del paese hanno tratto vantaggio dal migliorato "sentiment" relativo ai titoli finanziari e dai ripetuti tagli dei tassi d’interesse. Lo spiegano gli esperti di Raiffeisen Capital Management nel rapporto pubblicato alla fine di novembre, precisando che sviluppi positivi sono stati registrati anche per i titoli della Turk Telekom, dopo che la compagnia è riuscita a superare le attese degli analisti finanziari nel terzo trimestre dell’anno grazie al taglio dei costi.
Inoltre, aggiungono i gestori di Raiffeisen, la Banca Centrale turca ha tagliato il tasso guida di altri 50 punti base, arrivando ad un livello del 6,75 per cento ed effettuando così una manovra attesa dalla maggioranza degli operatori di mercato: in soli nove mesi infatti l’istituto ha abbassato il tasso guida del 10 per cento. Questa decisione è maturata alla luce dei forti ridimensionamenti dell’inflazione (5,3 per cento contro oltre il 10 per cento all’inizio del 2009) e della marcata decelerazione dell’attività economica turca (7 per cento nel secondo trimestre 2009, con una produzione industriale in diminuzione del 6,3 per cento).
Inoltre, i negoziati tra la Turchia e il Fondo monetario internazionale sulle condizioni per un prestito di supporto continuano a trascinarsi, concludono gli esperti di Raiffeisen, e ormai appare chiaro che il governo di Ankara intende far fronte alla crisi senza l’aiuto del Fmi anche perché alla luce del miglioramento dell’economia turca registrato nell’ultimo anno e mezzo, un accordo appare sempre meno probabile.
Proprio il tema dei rapporti con il Fondo monetario internazionale, assolutamente fondamentali nell’ottica di una visione più ampia delle prospettive economiche della Turchia, sono al centro dell’Emerging Markets Macro and Strategy Outlook di Citi per il 2010 dove si precisa però che l’ufficio studi dell’istituto americano non avanza previsioni brillantissime per il futuro di Ankara. Gli esperti infatti si aspettano che la pressione fiscale in crescita e il panorama dell’inflazione meno favorevole generino uno scenario macroeconomico più difficile per il prossimo anno.
Saranno assolutamente centrali, sottolineano ancora da Citi, da un lato la possibilità di un rinvigorirsi delle tensioni politiche e, dall’altro, il risultato delle negoziazioni in corso con il Fondo monetario internazionale. Una ripresa globale resta la precondizione per uno scenario positivo. In Turchia infatti ci sono anche particolari rischi di una ripresa frenata dall’interno e principalmente proprio dalla sfera politica e in particolare, le elezioni anticipate e le rinnovate tensioni hanno il potenziale per far uscire di binari la fragile ripresa. Di contro, un accordo con il Fondo monetario internazionale potrebbe attenuare il carico sulle condizioni di finanziamento per il settore privato e dare una spinta alla fiducia degli investitori.
Tuttavia, concludono gli esperti di Citi, è anche vero che la combinazione tra una forte ripresa della propensione al rischio globale e i proventi da privatizzazioni più ampi del previsto potrebbero rendere possibile per la Turchia una ripresa anche senza un accordo con il Fondo Monetario Internazionale per l’anno prossimo. In ogni caso, sarà necessaria non solo una buona dose di fortuna ma anche una buona gestione politica.