L’impennata dell’inflazione in Turchia sta creando forti tensioni sociali nella popolazione, già stremata dai rincari degli alimentari e dei carburanti.
Da ultimo le tensioni hanno raggiunto persino i pretoriani, gli apparati militari che hanno manifestato insofferenza verso le politiche del governo, che stanno avendo come effetto quello di far evaporare il potere di acquisto dei salari. In un paese che ha visto quattro colpi di stato nella sua storia recente è un segnale molto inquietante e da non sottovalutare.
Il presidente
Recep Tayyip Erdoğan sta ipotizzando un attacco militare in Siria per distrarre l’opinione pubblica dalla grave crisi valutaria, ma i suoi consiglieri lo hanno avvisato che se dovesse lanciare il raid contro le forze curde, la lira sarebbe la prima a subirne le conseguenze con un nuovo pesante calo.
Secondo fonti russe e siriane, i militari turchi, come anche i mercenari filo-turchi dispiegati al confine in Siria, chiedono ai loro superiori da giorni che gli stipendi siano pagati in valuta estera, stanchi di incassare le lire turche che hanno sempre meno valore.
In questa situazione di impasse le forze di Ankara starebbero subendo sul terreno l’iniziativa militare dei curdi siriani, perdendo decine di veicoli corazzati.
DOMANI/Da Rold