Turchia, si torna a investire
Turchia, si torna a investire
Vittorio Da Rold
Cronologia articolo26 aprile 2016
Torna a correre l’economia turca con un Pil che toccherà il 3,8% nel 2016 e il 3,4% nel 2017, secondo le stime dell’Fmi. A favorire la ripresa di Ankara sono stati due fattori: il calo del prezzo del petrolio, che ha ridotto la bolletta energetica, e la decisione della Federal Reserve di rinviare l’aumento dei tassi con conseguente calo del dollaro e ritorno dell’appetito degli investitori verso gli emergenti.
Ma a pesare in negativo sono le incertezze sulla politica della banca centrale e i rischi geopolitici.
La Banca centrale turca ha deciso di abbassare il limite superiore del tasso di prestito overnight dal 10,5% al 10%, lasciando il limite inferiore a 7,25 per cento. Si tratta della prima mossa del nuovo governatore, Murat Cetinkaya, 40 anni. C’era molta attesa sui mercati per le decisioni di Cetinkaya, essendo note le forti pressioni politiche che gravano sull’istituzione monetaria turca: il tasso interbancario overnight oggi pari al 10% (ad inizio anno era pari all’11%) si muove oggi nel corridoio tra tasso massimo (10%) e tasso minimo(7,25%).
Considerando che il tasso overnight, pur in calo, resta nella parte alta della fascia, è un indicazione che la Banca centrale, guidata dal primo esperto di finanza islamica nella costituzionalmente laica Turchia di Ataturk, pur dovendo piegarsi alle pressioni politiche, si muove con cautela mantenendo nel sistema condizioni di liquidità restrittive anche per difendere il cambio. Il tasso repo, invece, è rimasto fermo al 7,5% per il quattordicesimo mese di fila.
Una forte ingerenza da parte del presidente Recep Tayyip Erdogan nella politica monetaria potrebbe minare l’indipendenza della Banca centrale e portare, così, ad un indebolimento della lira turca. Lira che si è ripresa sul dollaro (più per la debolezza del biglietto verde in realtà) e mantenuta stabile sull’euro nel range 3,20-3,30.
«Il Pil turco ha accelerato nel quarto trimestre crescendo del 5,7% annuo (da 3,9%) al ritmo maggiore dal 2011 – ha scritto MPS Capital Service – . Contestualmente, l’inflazione ha accentuato il rallentamento, attestandosi a marzo al 7,5% dal 9,5% di inizio anno. La Banca centrale ha preso atto del raffreddamento delle spinte inflattive cercando di dare un primo segnale di allentamento monetario».
Il presidente Erdogan e alcuni funzionari del governo Akp hanno detto che la Banca centrale turca ha bisogno di tagliare i costi di finanziamento in modo radicale per dare all’economia da 720 miliardi di dollari una scossa rivitalizzante. Yigit Bulut, principale consigliere del presidente, ha detto che si dovrebbero tagliare i tassi almeno di 75 punti base.
Negli ultimi cinque giorni fino al 15 aprile scorso si è assistito, secondo Bloomberg, al ritorno degli investitori internazionali che hanno investito 41 milioni di dollari in asset turchi, azioni e debito.
Al 16° posto tra le maggiori economie mondiali e con una crescita economica stabile, la Turchia rappresenta un mercato strategico per l’Italia, che ha visto raddoppiare, dal 2008 a oggi, le proprie esportazioni fino ad arrivare a circa 10 miliardi di euro. Ma le tensioni con la Russia e una serie di attentati mortali da parte di militanti dell’Isis ed indipendentisti curdi hanno spaventato i potenziali turisti diretti verso la sesta più popolare meta al mondo. Alberghi semi-deserti e voli cancellati stanno riducendo gli afflussi di valuta estera di cui l’economia ha bisogno per mantenere sotto controllo il deficit delle partite correnti.
Le entrate del turismo potrebbero scendere sotto i 20 miliardi di dollari quest’anno per la prima volta dal 2008, secondo le stime della società di consulenza Eurasia Group. La compagnia aerea americana, Delta Airlines, ha sospeso il servizio da New York a Istanbul, che avrebbe dovuto partire il mese prossimo, mentre la spagnola Iberia ha temporaneamente annullato quattro voli settimanali da Madrid. Gli ultimi attentati hanno provocato più di 200 morti da luglio scorso e questo ha frenato gli arrivi.
Il turismo rappresenta il 6,2% della Pil turco, secondo l’Associazione delle agenzie di viaggio turche, e l’8% degli occupati. Quest’anno, centinaia di località sulle coste turche del Mediterraneo hanno lasciato a casa migliaia di lavoratori stagionali. Gli arrivi di stranieri sono scesi dell’8,5% a gennaio-febbraio, il maggior calo su base annua in almeno un decennio, secondo i dati del ministero del Turismo.
«Dopo i picchi annuali di quasi 30 miliardi di fatturato all’anno la Turchia potrebbe essere fortunata se raggiungerà i 20 miliardi di dollari quest’anno», ha detto Naz Masraff, direttore per l’Europa di Eurasia Group. «Questo è un colpo pesante alle entrate di valuta estera del paese».