Per il 2025 sia la banca centrale russa sia il Fondo monetario internazionale prevedono una crescita inferiore all'1,5%
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I tempi in cui i russi potevano dire (e il loro sostenitori in Occidente sbandierare) che il Paese aggressore aveva dato prova di un'
enorme resilienza, sono in effetti un ricordo. Dopo la contrazione subita nel 2022 - l'anno dell'invasione su larga scala dell'Ucraina - nel 2023 e nel 2024 il Pil russo - trascinato dall'export di
gas, petrolio e minerali nell'ampia fetta di mondo che non ha sanzionato Mosca - è cresciuto più velocemente di quello dell'Unione europea e degli Stati Uniti. Ma per il 2025, sia la banca centrale russa sia il Fondo monetario internazionale prevedono
una crescita inferiore all'1,5%. Il combinato disposto di
carovita, tassi di interesse alle stelle e scarsità di manodopera sta creando una situazione in cui è praticamente impossibile individuare una via d'uscita che non abbia contraccolpi pesanti. Sullo sfondo, uno scontro feroce tra l'apparato militare-industriale e la governatrice della banca centrale
Elvira Nabiullina, raccontato nei dettagli già due mesi fa da
Federico Fubini.
Inflazione quasi a due cifre
Lo scorso anno l'inflazione annua russa
ha raggiunto il 9,5%, trainata dalla
spesa militare e per la sicurezza nazionale - che ha raggiunto il
6,3% del Pil, un record nell'era post-sovietica, e quest'anno toccherà il 41% della spesa totale del bilancio statale -, oltre che dai sussidi statali sui prestiti e dalla crescita dei salari causata dalla carenza di manodopera. Considerando l'ultimo quindicennio, solo nel 2022, anno dell'attacco a Kiev, e nel 2014-15, gli anni dell'annessione della Crimea e della crisi economica che ne seguì, l'inflazione era stata più alta. Non sorprende che nei sondaggi i prezzi fuori controllo siano in cima alla lista delle preoccupazioni dei russi: beni come
burro, uova e verdure registrano dallo scorso anno aumenti a due cifre. E la prima cifra non è neanche il 2: «
Il burro costa il 30% o il 40% più che all’inizio della guerra, milioni di persone non possono più permetterselo e gli scassinatori sfondano i vetri delle latterie a notte fonda per saccheggiarlo», ha scritto Fubini. E come sempre e come ovunque, l'inflazione colpisce anzitutto i ceti deboli, per esempio con un calo delle pensioni reali dello 0,7% da gennaio a novembre 2024. La governatrice ha usato l'unica arma possibile, ma questo ha creato il secondo problema.
Aumento dei tassi di interesse
La banca centrale ha portato i tassi di interesse al
21% in ottobre: per dare l'idea, nel quarto di secolo segnato dal dominio putiniano livelli simili erano stati raggiunti solo all'inizio, quando c'era da gestire l'instabilità post-spvietica. Gli imprenditori del settore civile sono e si sentono i più danneggiati, visto che l'industria militare gode di enormi sovvenzioni. Ma le critiche alla banca centrale, e la richiesta di abbassare i tassi, sottolinea Fubini, arrivano anche da lì: uno dopo l'altro, «
i grandi oligarchi dell’apparato militare-industriale attaccano Nabiullina e chiedono a Putin di riportare la banca centrale sotto il controllo del governo. In ottobre Chemezov di Rostec, il produttore dell’80% delle armi usate in Ucraina, ha dichiarato al Consiglio federale che le politiche di Nabiullina minacciano di far fallire gran parte delle imprese dell’apparato militare». Di certo, con un costo del denaro al 30% e margini di redditività che non superano il 20%, scrive la Reuters, «
nella maggior parte dei settori, gli investimenti si sono fermati. I tassi elevati stanno aumentando il rischio di fallimenti aziendali, soprattutto in settori vulnerabili come quello immobiliare, che è stato colpito da misure di rallentamento dei prestiti, tra cui l'interruzione dei sussidi statali per i mutui casa».