giuseppe.d'orta
Forumer storico
Più passa il tempo, più mi rendo conto che investiamo in mercati contraddistinti da un falso in bilancio planetario. Mi convinco sempre più leggendo articoli come quello apparso su Finanza & Mercati un po' di giorni fa, e che riporto. E non si tratta solo di falso in bilancio delle aziende, ma anche dei loro fondi pensione. Alla Enron, quindi, avrebbero solo tirato troppo la corda.
Se il Congresso degli Stati Uniti approvasse a sorpresa una legge che obbliga le aziende a dichiarare in maniera trasparente a quanto ammonta il loro deficit nei fondi pensione, le conseguenze potrebbero essere disastrose.
Secondo uno studio realizzato da Credit Suisse First Boston sugli effetti dell’operazione trasparenza per le 374 società dello Standard&Poor’s 500 con piani pensionistici definiti, "la perdita in Borsa ammonterebbe a 255 miliardi di dollari, il 7% del loro valore azionario medio". Le 18 società più indebitate arriverebbero a crollare del 25 per cento. E la capitalizzazione di Borsa sarebbe quasi azzerata per le prime sette di questa classifica.
Attività e passività dei piani previdenziali aziendali sono trattate come oggetti estranei al bilancio: solo il 21% dei 1.300 miliardi di dollari di asset relativi ai fondi pensione delle società dell’S&P 500 è riportato in bilancio. E non c’è modo per impiegati o investitori di sapere a quanto ammonta il debito, contenuto nel famigerato modulo 4010. Solo il Congresso, la Pension Benefit Guaranty Corporation (una sorta di Inps americano, ndr) e i datori di lavoro hanno accesso al 4010. E la legge proibisce loro di divulgarli, sebbene molte proposte normative attualmente al vaglio del Parlamento vadano nella direzione opposta.
A favore della revisione si è schierato il Financial Accounting Standards Board, l’ente governativo di controllo contabile, con l’appoggio dell’amministrazione Bush e del Pbgc. «L’attuale restrizione sul 4010 non tutela l’interesse di lavoratori, pensionati e investitori», ha detto Bradley Belt, direttore esecutivo del Pbgc. Il 4010 potrebbe essere molto interessati per il mercato, soprattutto per quel che riguarda e società in difficoltà. Ma i datori di lavoro oppongono una strenua resistenza alla pubblicazione del dato, sostenendo che non è una misura accurata del loro debito previdenziale. Fatto sta che i gruppi in crisi hanno spesso sottostimato grossolanamente le loro passività.
Un esempio emblematico è quello della United Airlines Corporation.
All’inizio del 2005, in piena crisi, venne fuori che il gruppo aveva accantonato solo 1,2 miliardi contro i 4,1 necessari a coprire le esigenze previdenziali dei 36mila impiegati di terra. E 2,8 miliardi dei 5,7 dovuti ai piloti. Oggi le società con più di 50 milioni di dollari di buco devono compilare il 4010 e inviarlo alla Pbgc. Nel 2002 le comunicazioni sono arrivate da 270 società. Nel 2003 il numero è balzato a 404, nel 2004 a 430. Se il dato arrivasse a conoscenza del pubblico potrebbe ingenerare una serie di reazioni a catena. I gestori di fondi pensione potrebbero vendere azioni, incrementando la quota di bond per ridurre il profilo di rischio dei loro portafogli. Tutto a danno dei futuri pensionati. A cui forse converrebbe iniziare a far da sé. Indipendentemente dal clima politico o economico.
Se il Congresso degli Stati Uniti approvasse a sorpresa una legge che obbliga le aziende a dichiarare in maniera trasparente a quanto ammonta il loro deficit nei fondi pensione, le conseguenze potrebbero essere disastrose.
Secondo uno studio realizzato da Credit Suisse First Boston sugli effetti dell’operazione trasparenza per le 374 società dello Standard&Poor’s 500 con piani pensionistici definiti, "la perdita in Borsa ammonterebbe a 255 miliardi di dollari, il 7% del loro valore azionario medio". Le 18 società più indebitate arriverebbero a crollare del 25 per cento. E la capitalizzazione di Borsa sarebbe quasi azzerata per le prime sette di questa classifica.
Attività e passività dei piani previdenziali aziendali sono trattate come oggetti estranei al bilancio: solo il 21% dei 1.300 miliardi di dollari di asset relativi ai fondi pensione delle società dell’S&P 500 è riportato in bilancio. E non c’è modo per impiegati o investitori di sapere a quanto ammonta il debito, contenuto nel famigerato modulo 4010. Solo il Congresso, la Pension Benefit Guaranty Corporation (una sorta di Inps americano, ndr) e i datori di lavoro hanno accesso al 4010. E la legge proibisce loro di divulgarli, sebbene molte proposte normative attualmente al vaglio del Parlamento vadano nella direzione opposta.
A favore della revisione si è schierato il Financial Accounting Standards Board, l’ente governativo di controllo contabile, con l’appoggio dell’amministrazione Bush e del Pbgc. «L’attuale restrizione sul 4010 non tutela l’interesse di lavoratori, pensionati e investitori», ha detto Bradley Belt, direttore esecutivo del Pbgc. Il 4010 potrebbe essere molto interessati per il mercato, soprattutto per quel che riguarda e società in difficoltà. Ma i datori di lavoro oppongono una strenua resistenza alla pubblicazione del dato, sostenendo che non è una misura accurata del loro debito previdenziale. Fatto sta che i gruppi in crisi hanno spesso sottostimato grossolanamente le loro passività.
Un esempio emblematico è quello della United Airlines Corporation.
All’inizio del 2005, in piena crisi, venne fuori che il gruppo aveva accantonato solo 1,2 miliardi contro i 4,1 necessari a coprire le esigenze previdenziali dei 36mila impiegati di terra. E 2,8 miliardi dei 5,7 dovuti ai piloti. Oggi le società con più di 50 milioni di dollari di buco devono compilare il 4010 e inviarlo alla Pbgc. Nel 2002 le comunicazioni sono arrivate da 270 società. Nel 2003 il numero è balzato a 404, nel 2004 a 430. Se il dato arrivasse a conoscenza del pubblico potrebbe ingenerare una serie di reazioni a catena. I gestori di fondi pensione potrebbero vendere azioni, incrementando la quota di bond per ridurre il profilo di rischio dei loro portafogli. Tutto a danno dei futuri pensionati. A cui forse converrebbe iniziare a far da sé. Indipendentemente dal clima politico o economico.