Atlantia (ATL) Un impero di Autostrade edificato con soli 770 milioni (2 lettori)

tontolina

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Autostrade sale sui nuovi dubbi per art. 12, ma Di Pietro pone nuovi ostacoli

22/11/2006 13.15



Tiene alto il capo Autostrade, che sale sull'S&P/Mib dello 0,75% a 24,06 euro. Il titolo cerca di trarre beneficio dalla notizia secono cui il Tribunale di Genova avrebbe fatto ricorso alla Corte di giustizia europea di Lussemburgo, sostenendo l'illegittimità dell'articolo 12 del collegato alla Finanziaria che riscrive le norme in tema di concessioni autostradali.

In particolare, oggetto del ricorso sarebbe l'imposizione della convenzione unica e le norme che sarebbero in contrasto con la libera circolazione dei capitali. Una notizia ovviamente a favore del gruppo dei Benetton, che vedono in tale articolo il principale ostacolo alla fusione con Abertis.

Ma, come sottolineato da Fabio Picardi, analista di Caboto, i tempi per la decisione della Corte Ue non sono brevi. Si andrebbe comunque oltre dicembre, la deadline per la definizione della fusione. "Il ricorso potrebbe essere però un ulteriore eventuale motivo per convincere il Governo ad apporre modifiche o eliminare l'articolo in fase di approvazione definitiva al Senato", osserva l'esperto.

Anche per gli analisti di Euromobiliare sim, che su Autostrade hanno un rating di neutral con un target price a 24,8 euro, "il ricorso alla Corte di Giustizia Ue pare ci positivo per Autostrade in quanto accelera i tempi di decisione dalla Corte di Giustizia e potrebbe portare a modifiche all'attuale normativa".

Ma intanto continua la guerra contro Autostrade del ministro delle Infrastrutture. Questa volta Di Pietro ha annunciato dal primo gennaio 2007 nuovi aumenti tariffari, ma gli adeguamenti non saranno automatici bensì stabiliti attraverso alcune variabili. "A nostro avviso, non esistono rischi sugli incrementi se non quelli di una teorica maggiore severità rispetto al passato dell'Anas sulla definizione dei vari parametri che compongono il price cap", conclude l'analista di Caboto che ha confermato il giudizio di add sul titolo con un prezzo obiettivo a 25,2 euro.

Ma la nuova legge italiana lega in maniera ancora più vincolante gli aumenti alla qualità del servizio e soprattutto agli investimenti realizzati dalla concessionaria. E proprio su questo terreno che il gruppo autostradale, secondo Di Pietro, sarebbe in ritardo di 2,5 miliardi di euro. "La minaccia di uno stop ai pedaggi autostradali potrebbe mettere in crisi il valore del concambio, uno a uno, annunciato da Autostrade e Abertis ad aprile e la stessa fusione", osserva l'analista di una sim che nel frattempo ha deciso di confermare la sua raccomandazione di neutrale con un prezzo obiettivo di 21,40 euro.

Antonella Marseglia


e sarebbe davvero ORA
mi sono stufata dei disservizzi dei benetton che incassano e basta

troppe ore in coda
troppe buche

a me sembra davvero giusto che si paghi il servizio solo se efficiente



eppoi non ho capito... ma i benetton vogliono un art.12 su misura?

la legge è uguale per tutti

smettano di mungerci per un servizio che non c'è



BRAVO DI PIETRO
 

tontolina

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Autostrade: Gros-Pietro, incertezza regole aumenta costi

ROMA (MF-DJ)--"Il regolatore puo' dire prima quello che pretendera', piu' il regolatore e' rigido e severo, piu' evita che il contraente possa lucrare in piu'. Ma certe volte il concedente si riserva una discrezionalita' e a questo punto le opere costano di piu'". Lo ha affermato il presidente di Autostrade, Gian Maria Gros-Pietro, intervenendo al convegno per i 25 anni di Nomisma. Gros-Pietro ha spiegato che imprese attive nel campo autostradale hanno due problemi, "far costare poco gli investimenti, cioe' il costo per chilometro, e far costare poco il capitale". Su quest'ultimo punto, ci sono diverse componenti di prezzo, una delle quali e' il costo del rischio regolatorio, che il numero uno di Autostrade giudica "un vero spreco". Dunque, maggiore e' l'incertezza sulle regole, maggiore e' il costo del capitale, dunque delle opere. fdp (END) Dow Jones Newswires Copyright (c) 2006 MF-Dow Jones News Srl. November 23, 2006 09:16 ET (14:16 GMT)



che dire?
è davvero sfacciato!
avessero la dignità di fornire un servizio efficiente allora si potrebbe perdonare loro l'eccesivo pedaggio

ma così il loro comportamento è definibile solo con LUCRARE alle spalle dei clienti senza che vi sia concorrenza
 

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la bonina è la serpe in seno?

Maxicedola, duello Di Pietro-Autostrade - di Laura Verlicchi -


Il ministro: «Ho detto io all’Anas di fare la diffida. Devono prima garantire gli investimenti». Il Tar deciderà il 6 dicembre

Laura Verlicchi

da Milano

Autostrade-Abertis: tre ministri in campo e nessuna certezza. Di prima mattina, a Radio 24, Tommaso Padoa-Schioppa apre uno spiraglio alle nozze, spiegando che «ora le condizioni sono state modificate», rispetto al momento in cui il governo ha deciso lo stop, «e quindi una cessione di quel genere è possibile». Poi, da Bruxelles, interviene Emma Bonino, annunciando che il commissario Ue alla Concorrenza chiede maggiori dettagli sulla fusione, e soprattutto «un'accelerazione dei tempi, da parte del governo italiano» nel risolvere gli ostacoli all'operazione, a cominciare dall'ormai famoso articolo 12 sulla convenzione unica, che infatti i sottosegretari all'Economia, Sartor e Cento, promettono di modificare a breve.
Ma il collega Di Pietro non vuol sentirne parlare: «Il governo italiano, cascasse il mondo, di modifiche sostanziali all'articolo 12 non ne farà. Se si tratta di modificare una parola per rendere più chiaro il contenuto, allora lo facciamo». Non solo: «L'Anas ha fatto la diffida ad Autostrade sul dividendo straordinario perché ha ricevuto una diffida da me per farla», afferma il ministro alle Infrastrutture.
Tanto basta perché il titolo della società, che a Piazza Affari guadagnava lo 0,6% dopo l'intervento di Padoa-Schioppa, freni bruscamente e chiuda la giornata borsistica in calo dell'1,34 per cento. E perfino la prudente agenzia Moody's, pur mantenendo il rating A3 su Autostrade, non può fare a meno di sottolineare l'«incertezza normativa» che grava sulla società.
Slitta invece al 6 dicembre la decisione sul contenzioso Anas-Autostrade, dopo l'audizione presso il Tar del Lazio, ieri mattina, di Pietro Ciucci e di Giovanni Castellucci. Il presidente dell'Anas ha motivato la diffida spiegando che il maxidividendo da 2,14 miliardi - all'ordine del giorno dell'assemblea di Autostrade convocata per il 13 dicembre - riduce il patrimonio del gruppo e accresce l'indebitamento per un importo corrispondente ai mancati investimenti realizzati.
É la tesi del ministro Di Pietro, che insiste sulla necessità di vincolare, attraverso un fondo di garanzia o una fideiussione, i 2,5 miliardi destinati agli investimenti ancora da fare «che sono crediti dello Stato italiano».
Autostrade ha già risposto che il dividendo impatta sulla holding che nascerà dalla fusione con la spagnola Abertis e non sulla controllata Autostrade per l'Italia. E le informazioni fornite «hanno fatto cadere le motivazioni della diffida», ha spiegato l'ad Castellucci. Ora, tocca ai giudici amministrativi, che dovranno pronunciarsi il 6 dicembre. La data non è casuale: sempre al Tar del Lazio, quel giorno, si discuterà anche sugli altri ricorsi contro lo stop alla fusione imposto da Anas, presentati da Autostrade, Abertis e Schema 28.

tratto da
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=137031&START=1671&XPREC=0
 

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Anas, azione legale contro Autostrade
Per la mancata esecuzione di investimenti per circa 2 mld



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8 Dicembre 2006 21:03 ROMA (ANSA)


(ANSA) - ROMA, 8 DIC - Il Cda dell'Anas promuovera' dinanzi al Tribunale Civile di Roma un'azione giudiziaria contro la societa' Autostrade per mancati investimenti.L'azione giudiziaria e' volta "ad accertare se la mancata esecuzione, da parte della concessionaria autostradale, di investimenti previsti dalla convenzione di concessione e riguardanti opere per un valore di circa 2 mld costituisca inadempimento". L'Anas chiedera' "l'ordine di esecuzione di tali investimenti" ed "il risarcimento dei danni conseguenti".
 

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http://canali.libero.it/affaritaliani/economia/anas1209.html

L'azione è "intesa, principalmente, ad accertare se la mancata esecuzione, da parte della concessionaria autostradale, di investimenti previsti dalla convenzione di concessione e riguardanti opere per un valore di circa 2 miliardi di euro costituisca inadempimento e, nel caso, ad ottenere - conclude la nota - l'ordine di esecuzione di tali investimenti e/o il risarcimento dei danni conseguenti".



la difesa della società autostrade conferma i mancati investimenti ma si dichiara innocente...
 

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8 Dicembre 2006
Il Tar del Lazio e Autostrade


Il Tar del Lazio ha respinto la richiesta di sospensione di Autostrade in merito al provvedimento di Anas del 5 agosto scorso. Va ora preso atto da parte di Autostrade, e più in generale delle concessionarie, che la nuova normativa introdotta con la Finanziaria non cambia le regole, ma impone maggiore trasparenza a tutela dei cittadini e dello Stato.
I ricorsi alla UE e al Tar si sono dimostrati strumentali e hanno prodotto risultati opposti a quelli attesi da Autostrade e da alcuni loro alleati politici. Il Tar del Lazio ha inoltre bocciato il ricorso di Autostrade contro il congelamento del maxi dividendo di 2,1 miliardi di euro in assenza di fondi vincolati per le opere non effettuate pari, sorprendentemente, a circa 2 miliardi di euro.
L’interesse pubblico non può essere subordinato a quello privato. Mi auguro che dopo la decisone del Tar termini la contrapposizione con le concessionarie e che non si consideri più il massimo profitto come obiettivo prioritario.

Postato da Antonio Di Pietro

http://www.antoniodipietro.it/
 

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Su Autostrade pesa l'incertezza dopo differimento approvazione bilancio

12/02/2007 14.15



Autostrade paga in Borsa lo slittamento, di oltre un mese, dell'approvazione del bilancio 2006. La notizia è arrivata venerdì scorso a mecato chiuso e il titolo cede oggi l'1,03% scivolando a quota 22,03 euro. Il Cda avrebbe infatti dovuto riunirsi il 16 febbraio, appuntamento che è invece stato spostato al 28 marzo 2006, con lo scopo di valutare tutti gli effetti e gli impatti della nuova normativa introdotta in materia di concessioni.

Anche l'assembla degli azionisti, pertanto, è stata rinviata al 30 aprile in prima convocazione e il 4 maggio in seconda convocazione. Il rinvio è riconducibile alla necessità di disporre di un tempo maggiore per la predisposizione del progetto di bilancio al fine di valutare più attentamente sia gli impatti della nuova normativa e della direttiva Cipe di applicazione della stessa sia le eventuali azioni legali da intraprendere con le altre concessionarie del gruppo e con l'Aiscat.

L'iniziativa impatterà anche sulla distribuzione del saldo del dividendo 2006, il cui pagamento è stato posticipato al maggio 2007. Il differimento dell'approvazione dei conti consentirà, inoltre, di sottoporre all'assemblea degli azionisti un piano volto a ridefinire il ruolo di Autostrade e di Autostrade per l'Italia all'interno del gruppo.

"Il differimento dell'approvazione del bilancio 2006 introduce un ulteriore elemento di incertezza, insinuando la possibilità di un impatto negativo sui conti 2006 della nuova normativa", sostiene Enrico Esposti di RasBank (rating di neutral confermato con un target a 23,4 euro che incorpora però ancora l'ipotesi di distribuzione del dividendo straordinario previsto dal progetto di fusione con Abertis).

Gli analisti di Caboto, comunque, hanno già stimato per il quarto trimestre 2006 di Autostrade ricavi complessivi a 761 milioni di euro (+3,6% anno su anno), di cui 639 milioni sono i ricavi da pedaggio. Sul 2006 le stime (3.133 milioni contro i 2.958 milioni del 2005) sono basate ipotizzando volumi di traffico in crescita del 2,8% e un effetto tariffe del 3,6%.
Rispetto alle precedenti previsioni, Caboto ha rivisto al rialzo l'Ebitda di circa 40 milioni di euro (2.003 milioni dai 1.853 milioni del 2005) e mantenuto sostanzialmente inalterato l'Ebit a 1.619 milioni (1.530 milioni nel 2005), per maggiori D&A. Rivisto, invece, al rialzo l'utile netto 2006 con un tax rate stimato dal 45% al 42,5%. L'utile netto stated appare in calo anno su anno del 16,5% a 661 milioni, ma il 2005 ha beneficiato di poste straordinarie per circa 170 milioni di euro (soprattutto plusvalenza Europpass).
"Al netto di queste voci non ricorrenti stimiamo un utile netto in crescita del 9%", precisano nella nota gli analisti di Caboto. "Se confermati, i risultati sono da giudicare positivamente. Va, infatti, anche considerato che a livello operativo, incideranno costi straordinari, legati agli oneri nei confronti degli amministratori e all'operazione Abertis, che stimiamo per 20-25 milioni di euro".

Dunque, "se confermati i risultati, ci porterebbero a una revisione al rialzo del target price sul titolo attualmente a 23,30 euro di circa il 5%, senza però includere modifiche al nostro modello legate al nuovo sistema tariffario", concludono gli esperti di Caboto. "Il rischio regolatorio rimane a nostro avviso ancora alto. Manteniamo quindi il giudizio di hold (tenere in portafoglio, ndr)".

Francesca Gerosa
http://libero.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=200702121217124394&chkAgenzie=TMFI
 

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AUTOSTRADE: DI PIETRO, IN ODG MANCANO INVESTIMENTI NON FATTI
(ANSA) - ROMA, 28 MAR - "Le deliberazioni del Consiglio di amministrazione di Autostrade, che ha annunciato plurime azioni legali contro il Ministero delle Infrastrutture, quello dell' Economia e l'Anas, "sono la cartina di tornasole per vedere quale evoluzione stiano avendo le concessionarie". Lo afferma il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, commentando le decisioni assunte oggi dal board di Autostrade. "Un Cda che si occupa solo di azioni legali - dice il ministro in una nota abdica sostanzialmente alla sua funzione e a quella dell' istituto delle società concessionarie. Se all' ultimo punto dell'ordine del giorno, magari tra le 'varie ed eventuali', avessero aggiunto 'realizzazione di 3,2 miliardi di investimenti programmati e non fatti', avrebbero reso un servizio migliore agli utenti delle autostrade e al paese". (ANSA).

per me Di Pietro ha ragione

questi intascano i nostri denari e il servizio autostradale è peggiorato
 

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Le privatizzazioni arricchiscono ......

I miliardari
Maurizio Blondet
31/03/2007
http://effedieffe.com/interventizeta.php?id=1862&parametro= scienze
Mikhail Khodorkovski, ora in prigione, ex proprietario della «Yukos»I miliardari le persone con più di un miliardo di dollari a disposizione, pari a 1340 miliardi di vecchie lire sono aumentati nel mondo.
Nel 2006 erano 793; oggi sono 946.
Più di metà di questi fortunati, ossia 523, abitano in soli tre paesi: 415 sono americani, 55 tedeschi, 53 sono russi.
Ma la globalizzazione ha prodotto miliardari anche in Asia, e precisamente nei paesi dove la povertà estrema è più diffusa.
L'India ha il maggior numero di miliardari asiatici: sono 36, e ciascuno di loro dispone di oltre 5 miliardi di dollari, equivalenti a 3,8 miliardi di euro.
L Cina ha venti miliardari, ciascuno con 1,4 miliardi di dollari, un miliardo di euro, duemila miliardi di vecchie lire.
Può sembrare poco, ma si pensi che quei venti hanno fatto il loro primo miliardo in meno di dieci anni.
Nel complesso, la ricchezza di questo migliaio di super-ricchi è aumentata, nel solo ultimo anno, di un fantastico 35%.
Tutti insieme, i 946 uomini d'oro possiedono 3500 miliardi di dollari: ossia molto di più del prodotto interno lordo della Germania (2990 miliardi di dolari), la terza potenza economica del pianeta.
Di fatto loro, un centomilionesimo della popolazione globale, possiedono più ricchezze dei 3 miliardi di uomini meno fortunati.
Fra i nuovi super-ricchi, i più giovani e i più rapidamente arricchitisi sono quelli russi.
Due su tre di loro hanno cominciato ad accumulare i loro astronomici patrimoni sui vent'anni d'età.
Tutti, ovviamente, durante il periodo delle «liberalizzazioni» di Eltsin, quando la Russia passò dall'economia sovietica a quella, diciamo così, di mercato.

Quei ventenni erano quasi tutti agenti del Kgb, piccoli funzionari di stato o semplicemente esponenti della mafia russo-ebraica, e seppero approfittare delle grandi privatizzazioni indette da Eltsin, acquistando fabbriche, miniere, infrastrutture pubbliche a prezzi fallimentari.
Senza alcuna eccezione, questi giovani leoni («oligarchi», in Russia) hanno acquisito i loro patrimoni con accaparramenti, manipolazioni illegali di azioni, e metodi gangsteristici, non escluso il furto e l'assassinio.
Un numero incalcolabile di vecchiette, povere pensionate, che abitavano appartamenti popolari di stato a Mosca sono state fatte fuori fisicamente per costituire imperi immobiliari dal nulla.
Si ritiene che abbiano spogliato la Russia di oltre mille miliardi di dollari in miniere di carbone e petrolio, di ferro e metalli vari, in giacimenti petroliferi, in reti di trasporto e in industrie tutte prima proprietà di stato.
Boris Eltsin fu convinto, da economisti ultraliberisti di Harvard e di Chicago, a svendere le parti dell'economia pubblica, che quegli esperti sostenevano essere «non competitive»: non davano profitto, spiegarono, perché gestite secondo il sistema socialista, inefficiente.
Non doveva essere del tutto vero, visto che in un decennio quei ventenni hanno accumulato una enorme liquidità.
E non l'hanno fatto innovando e rendendo efficienti le aziende di stato, cercando per i prodotti nuovi mercati, rinnovando gli impianti e razionalizzando la produzione.
Molto semplicemente, erano quelli che avevano i capitali necessari per accaparrarsi a prezzi stracciati i beni pubblici messi all'incanto, e i mezzi per intimidire i concorrenti alle aste, fossero veri imprenditori o ex caporioni di PCUS.
Sia i capitali sia i mezzi d'intimidazione venivano dal passato «lavoro» degli oligarchi nella mafia.

In qualche caso, i capitali sono stati forniti loro dall'estero: Mikhail Khodorkovski, per esempio, si dice abbia acquistato l'intero patrimonio petrolifero sovietico (da lui privatizzato e ribattezzato «Yukos») con 250 milioni di dollari prestatigli dai Rotschild di Londra.
La Yukos valeva, a valori di mercato, 19 miliardi di dollari.
Questi «imprenditori» non hanno migliorato affatto l'economia: anzi, nel decennio dell'accaparramento, i russi qualunque hanno sofferto un crollo del loro livello di vita pari all'80 per cento.
In America Latina, la nascita di nuovi milionari deriva da cause analoghe: le privatizzazioni dei servizi pubblici, nel quadro dell'apertura al «mercato libero» imposte del Fondo Monetario.
La maggior parte dei nuovi miliardari sono infatti in Messico e in Brasile, i due paesi che si sono spinti più oltre nella privatizzazione dei più profittevoli, efficienti e grossi monopoli pubblici.
Su 38 miliardari in dollari sudamericani, 30 sono brasiliani o messicani, che possiedono complessivamente valori per 120 miliardi di dollari.
La ricchezza di quei 38 supera quella detenuta dal resto dei 250 milioni di latino-americani.
I quali, nel frattempo, hanno visto peggiorare le loro condizioni di vita.
La nascita dei miliardari in Sud-America infatti coincide con l'adozione in quei paesi di misure liberiste quali: l'abolizione del salario minimo garantito, il rincaro dei servizi pubblici essenziali (scuole, sanità, trasporti, in genere privatizzati), la cancellazione di sussidi su generi di prima necessità, come il pane.
Metà dei miliardari messicani hanno ereditato la loro fortuna, e l'hanno aumentata grazie alle liberalizzazioni; un'altra metà grazie alla loro vicinanza agli ambienti di potere, che li hanno messi in buona posizione per comprare le grandi imprese pubbliche per poco, e venderle per molto alle multinazionali Usa.

Anche il 40 per cento dei miliardari brasiliani erano già ricchi di famiglia. E quelli che si sono «fatti da sé» sono ben rappresentati dalla famiglia Safra, un nome noto nella finanza ebraica, che semplicemente ha lucrato dalla privatizzazione del settore finanziario in Brasile e poi si è allargato nel settore siderurgico: oggi i signori Jospeh e Moise Safra brasiliani hanno un patrimonio di quasi 9 miliardi di dollari.

Maurizio Blondet
 

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