Mercati in tensione? Secondo il Financial Stress Index no
Siria, «tapering» della Fed, elezioni tedesche in arrivo, gli investitori sono davvero in tensione? Dagli indicatori di mercato non si direbbe proprio: il Financial Stress index pubblicato dalla Federal Reserve di St. Louis, cioè un indice che combina ben 18 differenti dati economici settimanali, è sì in risalita da quasi un mese, ma segnala ancora un livello ancora negativo (-0,418) nella settimana che si è conclusa il 30 agosto. Un altro modo di dire che dopo mesi di rialzi di Borsa qualche preoccupazione esiste qua e là, ma che tutto sommato gli investitori restano ancora piuttosto fiduciosi.
Nella sua breve storia (si calcola dal 2006) il Financial Streess Index si è mantenuto su livelli negativi fino all'estate del 2007, quando la crisi subprime ha fatto irruzione sugli scenari finanziari. Ha poi toccato i massimi storici nell'autunno 2008 (post crack-Lehman) per poi tornare a scendere gradualmente fra alti e bassi. Visto da vicino, il grafico sembra assomigliare molto a quello del più popolare Vix, l'indice che misura la volatilità implicita dei future sull'S&P 500, pur essendo un po' più sofisticato perché è frutto di una sintesi di indicatori. Dal punto di vista statistico, l'investitore che avesse detenuto azioni di Borsa nelle fasi in cui il Financial Stress Index si muove al rialzo avrebbe totalizzato un rendimento negativo (-0,597% su base settimanale e -27% annualizzato), viceversa l'investimento in equity nelle settimane in cui la tensione scende avrebbe comportato un guadagno annualizato del 47 per cento.
Anticipatori di tendenza? La cosa, in effetti, non sorprende, perché è evidente che con tensioni in discesa i mercati si comportino in modo migliore. Più difficile è capire se in questo momento gli investitori stiano effettivamente valutando in modo accurato il rischio presente sui mercati. O se piuttosto non esista ancora sul mercato un' eccessiva compiacenza che potrebbe essere spazzata via in caso di esito diverso dalle attese di uno di quegli eventi che daranno la direzione nelle prossime settimane. Come spesso accade, questo tipo di indici sono ottimi per valutare l'impatto degli eventi a posteriori, ma molto meno efficaci quando si assegna loro una capacità di anticipare le tendenze che in fondo non hanno.
Wall Street: ieri altra chiusura positiva (Dj +0,8%), top da 13 anni per Nasdaq -2-
A livello settoriale, i finanziari e gli industriali hanno corso piu' di tutti. Nel reddito fisso, il decennale e' sceso di 17/32 spingendo i rendimenti in rialzo al 2,96% dal 2,898% del giorno prima. Il 30ennale ha ceduto 27/32 al 3,888%. I titoli a due anni sono scesi di 2/32 allo 0,471%. Quelli a cinque anni hanno lasciato sul terreno 9/32 all'1,764%. L'uscita dagli investitori da asset class considerate sicure ha pesato su dollaro e yen. L'euro e' arrivato a 1,3266 dollari da 1,3254 dollari del giorno prima e a 133,18 yen da 131,95 yen.
La sterlina si e' spinta a 1,5733 dollari da 1,57 dollari. Il biglietto verde si e' portato a 0,9348 da 0,9324 franchi svizzeri e a 100,38 da 99,57 yen.