Una Donna al giorno. Un omaggio all'intelligenza e alla forza femminile

il 7 aprile 1889 nasce a Vicuña (Cile) Lucila de María del Perpetuo Socorro Godoy Alcayaga, nota ai più con il nome d'arte di Gabriela Mistral

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il 16 settembre 1977 scompare all'eta di 54 anni Anna Maria Cecilia Sophia Kalogeropoulou, in arte Maria Callas.

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si è distrutta per amore :sad: per fortuna sono sempre meno le donne ( nel mondo dello spettacolo) che fanno questa triste fine :(
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hai inserito una foto stupenda :up:
 
Máxima, la campesina peruviana che si batte contro le multinazionali - Bergamo Post


È una piccola donna alta meno di un metro e cinquanta, ha 44 anni e da oltre venti lotta pacificamente contro una multinazionale per difendere la sua terra. Si chiama Máxima Acuña ed è la vincitrice del Premio Goldman per l’Ambiente, che è considerato il Nobel per l’ecologia. Insieme a Máxima, hanno ricevuto l’onorificenza anche altri cinque vincitori meritevoli di un coraggioso impegno per la tutela dell’ambiente. Ma la storia di Máxima ha un che di particolare, legato alla sua determinazione.

La miniera. Máxima è una campesina, una contadina peruviana, ed è analfabeta, ma è dotata di una tenacia e una volontà di ferro. Lei e la sua famiglia, che abitano a 4200 metri di altezza sulle Ande, coltivano un terreno di patate e vendono i frutti del loro lavoro al mercato locale. Vivono così da quando sono al mondo. Ma la geografia ha voluto che il loro terreno, poco meno di 25 ettari, fosse proprio a ridosso di una della più grandi miniere d’oro di tutta l’America Latina. Ora, la multinazionale che detiene il diritto di sfruttamento della miniera nel 1996 ha deciso di espandersi e per farlo ha comprato i terreni tutti intorno alla miniera, espropriando circa 200 famiglie.

La discarica di rifiuti tossici. Non solo. La Newmont Corporation ha anche deciso di prosciugare il vicino lago, la Laguna Azul, dal quale viene presa l’acqua per irrigare i campi. Nelle intenzioni del colosso minerario c’erano i piani di realizzazione di una discarica di rifiuti tossici. Un danno enorme, non solo per le coltivazioni, ma per l’intero ecosistema andino, dato che il bacino del lago sarebbe diventato una vasca di decantazione per la raccolta dei sottoprodotti tossici dell’estrazione, tra cui il cianuro e l’arsenico.

Davide contro Golia. La vera battaglia di Máxima per la sua terra, la sua casa, le sue patate, è cominciata nel 2011 ed è stata sostenuta da Grufides, un’organizzazione non governativa locale che fornisce assistenza alle comunità rurali contro le compagnie minerarie. Alla fine, al grido di «Agua si, Oro no», nel 2014 Davide ha sconfitto Golia, ma negli anni Máxima ha subito angherie e pressioni di ogni tipo, comprese anche le percosse. Dopo la vittoria in tribunale, oltre al ricorso in cassazione della multinazionale, sono riprese le minacce. A duecento metri dalla casa di Máxima è stata costruita una rete metallica che la isola dal resto della comunità e i vigilantes, giorno e notte, spiano e fotografano la vita della famiglia Acuña.

La storia della terra. I documenti in possesso di Máxima, però, dicono che lei e la sua famiglia hanno acquistato regolarmente il terreno nel 1994, due anni prima di quando la multinazionale ha deciso di espandersi, e non intendono andarsene. Nel 2011 la Yanacocha, che in lingua quechua significa laguna nera, ma che altro non è che una multinazionale controllata dalla Newmont Corporation, ha cercato di sgomberarla. La polizia è rimasta a guardare perché una legge prevede che le terre sulle Ande appartengono alle comunità che le danno in concessione ai contadini e possono essere vendute solo se i due terzi di loro firmano il consenso. Máxima, che da due anni era destinataria della concessione, non solo non è mai stata interpellata, ma è anche stata denunciata per aver invaso e occupato il suo stesso terreno. Dev’essere lì che la donna ha capito che per farcela avrebbe potuto contare solo sulla sua forza di volontà.

La denuncia di Amnesty International. Dopo quattro anni, durante i quali si è consumato un lungo processo penale, il giudice l’ha riconosciuta innocente. Ma nel frattempo sono arrivate le minacce, le violenze, tanto che anche Amnesty International nel 2013 ha lanciato un’azione urgente per richiedere alle autorità peruviane di sospendere i tentativi di sgombero forzato nei confronti della donna e della sua famiglia e di indagare gli atti di violenza e di intimidazione di cui queste persone erano vittima da anni. La denuncia dei difensori dei diritti umani è servita per capire il conflitto tra le popolazioni del nord del Perù e la multinazionale mineraria Yanacocha, sollevando il problema della precaria quotidianità e la mancanza di sicurezza di chi si oppone a progetti di sfruttamento territoriale in America Latina.

Il reportage e le difficoltà di realizzazione. Sulla storia di Máxima e del suo sogno di continuare a vivere sulle sue montagne coltivando patate è stato realizzato anche un reportage, intitolato Aguas de Oro, che ha vinto ha vinto nel 2015 il primo premio del progetto europeo DevReporter Grant. E, per riuscire nell’impresa di incontrare questa piccola grande donna, la troupe ha dovuto affrontare un percorso tortuoso. Perché, come si legge nella premessa al reportage, «per arrivare da lei è necessario un permesso di transito, dichiarare il numero del passaporto, la targa del proprio veicolo e mostrare motivazioni convincenti. Si è obbligati a passare per un check-point che ostruisce l’unica strada adatta ai mezzi a quattro ruote. Lì alcuni funzionari di un’impresa privata controllano i documenti con l’autorità che si addice a uno Stato più che a un’azienda. E non è sufficiente. É una telefonata che arriva dai piani alti che decide il destino del viaggiatore. Alla fine, se si è fortunati, si arriva. Non nella cella di un criminale ad alta pericolosità. Ma a casa di una contadina peruviana che vive a 4200m nelle Ande, a nord della città di Cajamarca».
 
il 6 luglio 1907 nasce a Coyoacán (Città del Messico) Magdalena Carmen Frieda Kahlo y Calderón in arte Frida Kahlo.

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Addio, staffetta Gabriella, cento chilometri al giorno in bicicletta e una gran fame.

Addio, staffetta Gabriella, pronta a morire a 17 anni “che ogni volta che uscivo di casa speravo di non dover sparare”.

Addio, staffetta Gabriella, che una notte a. Castelfranco arrestò un’ombra nella piazza perché non ricordava la parola d’ordine. E quell’ombra era suo padre, perseguitato dai fascisti.

Addio, staffetta Gabriella, che andò casa per casa a incoraggiar le donne per prendersi il diritto di votare. E ancora si chiedeva “perché per noi donne gli esami non finiscono mai. Come se essere maschio fosse un lasciapassare per la consapevolezza democratica”.

Addio, staffetta Gabriella, quando essere sindacaliste significava difendere “le mani lessate delle filandiere”.

Addio, staffetta Gabriella, che quando ti chiedevano se rimpiangevi la condizione di signorina rispondevi, dietro suggerimento della Sandra Codazzi, “signorina ma non per forza”.

Addio, staffetta Gabriella, prima donna ministro della storia della Repubblica e instancabile “acchiappafantasmi” della commissione d’inchiesta sulla P2. E innovatrice col Ssn.

Addio, Tina Anselmi, che ci hai insegnato anche a essere donne coraggiose.
 
BARBARA SPINELLI (non la giornalista, né la "grillina" del m5s)

Avvocata del Foro di Bologna, è portavoce del gruppo di studio "Generi e famiglie" dell'Associazione Nazionale Giuristi Democratici che rappresenta nella Piattaforma CEDAW e nella convenzione "No more! Contro la violenza sulle donne - femminicidio", e con cui collabora a livello internazionale nell'ambito della International Association of Democratic Lawyers (IADL). Per IADL, associazione con status consultivo ECOSOC, ha partecipato alla revisione di varie risoluzioni sul femminicidio presentate nell'ambito delle Nazioni Unite.
Barbara Spinelli è anche autrice del libro: "Femminicidio. Dalla denuncia sociale al riconoscimenti giuridico internazionale" (Franco Angeli, 2008) e di numerose pubblicazioni in materia.
E' stata redattrice per la piattaforma CEDAW del rapporto-ombra sull'implementazione della CEDAW in Italia, presentato nel corso della 49esima sessione CEDAW "Il rapporto ombra sull'attuazione della CEDAW in Italia 2005 - 2011"
E' stata convocata come esperta indipendente per le Nazioni Unite, nel 2011, dalla relatrice speciale dell'ONU contro la violenza sulle donne, nel seminario di esperti preparatorio del Rapporto Annuale 2012 al Consiglio dei Diritto Umani, sugli omicidi basati sul genere, nell'ambito del quale ha presentato l'expert paper "Femicide and feminicide in Europe as a result of intimate partner violence"; e, nel 2013, dall'UNODC, per l'elaborazione di un piano di azione per l'accesso delle donne vittime di violenza al sistema di giustizia penale. A gennaio di 2012 è stata punto di contatto per le ONG nel corso della missione in Italia della Relatrice Speciale dell'ONU contro la violenza sulle donne. E' consulente legale per il centro antiviolenza "Trama di terre" di Imola (BO) anche in materia di matrimoni forzati.

E provate a indovinare quanti anni ha?

No, tanto non indovinate...

Ne ha appena una trentina.
:eek:
Una giovane eccellenza italiana che non conosce nessuno (che non sia nell'ambito). Una giovane grandissima italiana che non è mai alla ribalta, non viene mai fatta conoscere al grande pubblico.
Dovremmo andare fieri e fiere di avere una ragazza giovane così brava e attiva in Italia. Dovremmo conoscerla tutti.

Ieri a Bologna mi ha incantata.
Quasi un'ora di intervento sul DL 93/2013 (misure per la violenza di genere) e sulla costruzione mediatica del femminicidio come emergenza, senza un appunto davanti, senza un attimo di esitazione, senza un "mmmmm", uno scivolone.
Giovane, liscia come un confetto, con la voce da ragazzina, appassionata, bellissima.

Un ESEMPIO.

Posso dire che averla conosciuta fa di me una privilegiata?
Ha elogiato il lavoro del nostro blog e mi ha dato persino il suo numero di telefono:eek:


A momenti volavo.

Corriere della Sera Mobile - Informazione Locale
 
Non avete idea di come ci sono rimasta, ieri, quando ho letto che era stata bloccata. Circolavano anche voci sul fatto che avrebbe passato la notte in cell :eek:

Oggi è atterrata a Bo. Sta bene. :)
 
Temo proprio che sia una fake news, visto che è noto che la chemioterapia è mortale, però facciamo finta che Babbo Natale esista e che qualcuno sia stato curato, anziché eliminato, negli ospedali.

"Era un’adolescente al primo anno di liceo quando la parola tumore è entrata nella sua vita. Jessica Bandini è guarita, ma l’oncologia è rimasta nel suo mondo: oggi ha 28 anni, è biologa e lavora nel laboratorio di oncoematologia pediatrica del Sant’Orsola, dove nel 2004 le fu diagnosticato un linfoma di Hodgkin"

Bologna, curata dal linfoma a 15 anni, ora lavora nello stesso reparto - il Resto del Carlino
 

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