Claire
ἰοίην
Non solo donne, ma soprattutto donne.
Persone ammazzate per mano maschile. Di uomini che vogliono avere il controllo sulla vita e il corpo delle donne che dicono di amare.
E allora uccidono, colpiscono, violentano, picchiano, segregano.
Non sempre la compagna o la ex compagna, a volte anche i suoi figli, i suoi affetti.
I giornali, parlano quasi tutti, a torto, di "gelosia" di "raptus", di psicosi, droga o simili. Spesso sottolineano, insinuanti e ammiccanti, dettagli come l'abbigliamento della vittima o il fatto che essa avesse volontariamente seguito il suo carnefice.
Siamo arrivati a 54 persone (a stragrande maggioranza donne) uccise in questo modo, per FEMMINICIDIO, per usare la parola corretta, dall'inizio dell'anno.
In rete si trova di tutto. Si trova anche spazzatura, gente che domanda, parlando dell'ultima giovane vittima: "Che ci faceva con un drogato di 14 anni più vecchio di lei?" come se fosse stata lei, la vittima a chiedere di essere uccisa.
Che ci faceva con lui a me non importa, certamente non gli ha chiesto di essere ammazzata.
54 persone sono tante. Sono più di quelle ammazzate nello stesso periodo dalla mafia, per esempio.
54 persone sono troppe.
Le istituzioni non fanno niente. Anzi, recentemente ho letto che si sta per chiudere anche il centro antiviolenza di Rovigo, per mancanza di fondi, come se finanziare i centri antiviolenza non fosse importante... l'importante, invece, è finanziare i partiti o pagare i politici perché possano comportarsi come dei puttanieri senza scrupoli.
Nessuna campagna di sensibilizzazione, nessuna scelta educativa all'interno della scuola, nessun finanziamento di progetti in soccorso alle vittime.
NULLA. Il silenzio totale. E nessuna regola e nessuno dice nulla a chi etichetta come "delitto passionale" l'uccisione di una ragazza come Vanessa, la 54esima vittima, o a chi, in rete, si permette di "uccidere due volte" la ragazza pubblicando (l'ho vista con i miei occhi) una sua foto, con l'oltraggiosa frase "ME LA SONO VOLUTA" (pezzi di *****! Sono solo dei luridi pezzi di *****).
Riporto uno dei pochissimi articoli che ho letto che parla, dicendo le cose come stanno:
Vanessa Scialfa aveva venti anni, era una bella ragazza mora, siciliana e di carattere allegro. Aveva incontrato, così le pareva, l’amore. E invece no: non era amore, ma la morte che aveva incontrato. La morte mascherata con l’abito dell’amore.
L’ha uccisa un giovanotto di 34 anni, Francesco Lo Presti, per gelosia. Una folle gelosia. Vanessa non è stata sorpresa fra le braccia di un altro uomo, Francesco non ha trovato sul cellulare o il diario, le prove del tradimento. Nulla di tutto questo. Vanessa, ha raccontato dapprima Francesco, ha chiamato il suo uomo con il nome dell’ex fidanzato. È bastato questo perché Francesco uscisse fuori di testa e la condannasse a morte. L’ha strangolata con un filo elettrico e con un fazzoletto sulla bocca. Una fine atroce. Una versione dei fatti “edulcorata”, che gli inquirenti hanno provveduto a correggere, dopo avere interrogato l’assassino. Non è stato un attimo di follia, ma la punizione da infliggere alla donna che aveva deciso di abbandonarlo. Un vecchia storia.
Vanessa avrà urlato, avrà giurato la sua innocenza, si sarà difesa in ogni modo, avrà anche chiesto perdono, indulgenza? E’ assai probabile che il delitto sia stato compiuto in pochi minuti, ma per la povera ragazza deve essere stato un’eternità. Non è stata colpita d’istinto, non è stata una reazione immediata. “Armarsi” di un filo elettrico non è semplice. Bisogna strapparlo da qualche posto e tenere la vittima stretta a sé. Compiuto il crimine, l’ha avvolta in un lenzuolo, caricata in auto e gettata da un cavalcavia giù, perché il suo corpo sparisse. E con il suo corpo, la prova del delitto.
Francesco Lo Presti non ha preparato il crimine, ma non ha nemmeno ucciso d’istinto. Cocaina? Raptus? La sua follia era lucida, implacabile. Quei minuti che hanno preceduto la morte di Vanessa sono stati una eternità anche per lui. Possibile che non avesse coscienza di ciò che stava facendo?
Non, non è possibile. Quel che non ha preparato “prima”, cioè il delitto, l’ha meditato dopo, durante quei terribili momenti in cui l’uomo ha realizzato il crimine.
Che cosa ha fatto scattare la follia omicida?
Francesco era disoccupato, non aveva arte né parte. Probabilmente era smarrito. Ma questo non ha niente a che vedere con l’assassinio. Non ci sono attenuanti che tengano. Vanessa aveva appena venti anni. Le è stato impedito di avere una vita.
“L’uomo è cacciatore”, scrisse Adriano Sofri in un articolo su la Repubblica qualche tempo fa, riflettendo sulle 47 donne uccise da mariti e amanti dall’inizio dell’anno. “Il cacciatore gode di scovare la preda, inseguirla, braccarla, catturarla e farla finita. Al centro del millenario addestramento dell’uomo maschio sta il desiderio, e la certezza del diritto naturale di possedere la donna. E’ la metà della cosa: prendi la donna, chiudi a chiave, la usi, la fai figliare e lustrare stivali, la bastoni ogni tanto, perché non si distragga dall’obbedienza, come fai con gli altri animali addomesticati”. “L’altra metà della cosa sta nella sensazione che la “tua” donna ti sfugga, anche quando l’hai riempita di botte e di moine, che il diritto di possederla è eluso da un’impossibilità”.
E’ questo che ha provocato la morte di Vanessa?
“Non c’è carceriere che possa voltare le spalle tranquillamente al suo prigioniero”, ricorda Sofri. “ E non c’è prigioniero più irriducibile di una donna”.
E’ questo il movente del delitto: l’offesa, la paura, la vergogna suscitati dallo scacco indomabile? “E quando si persuade, l’uomo, di averla perduta, la sua donna, e di non potere più vivere senza di lei, la uccide”.
Allora, siccome qui si fanno omaggi alla bellezza di modelle, attrici, si pubblicano foto di corpi nudi, si occhieggia sornioni al nudo femminile, talvolta persino deumanizzato, senza nemmeno la pubblicazione del volto, ma solo del corpo o di un dettaglio di esso, siccome qui si inneggia alla bellezza delle donne (in senso fisico, ovvio, per che altro omaggiare una donna? Solo io, una donna, ho scelto di valorizzare il nostro cervello e il nostro coraggio), siccome qui si pubblicano foto di belle donne mezze nude, guerriere, o attrici, o lettrici, in acqua o altrove, io scelgo un modo alternativo per parlare delle donne.
Parlerò di quelle che non ci sono più, barbaramente uccise dai loro uomini.
(ci sono anche altre vittime, non donne, tra quelle che citerò, ma la mano e la causa del loro assassinio è la medesima).
Basterà lo spoglio elenco, tacendo di quelle che non sono state uccise, ma "solo" fatte oggetto di vari tipi di violenza.
Tanto, amaramente, lo so che esso è destinato ad allungarsi.
Perché gli uomini non si interrogano, non sono dalla parte delle donne, se non in modo blando e superficiale, non abbracciano il problema, non lo sentono "loro", non è, per loro, un problema sociale.
Gli uomini dicono che è nella "natura" delle cose la violenza del maschile sul femminile.
Non è NATURA è CULTURA e TUTTI SIAMO CHIAMATI A CAMBIARE QUESTA CULTURA.
Persone ammazzate per mano maschile. Di uomini che vogliono avere il controllo sulla vita e il corpo delle donne che dicono di amare.
E allora uccidono, colpiscono, violentano, picchiano, segregano.
Non sempre la compagna o la ex compagna, a volte anche i suoi figli, i suoi affetti.
I giornali, parlano quasi tutti, a torto, di "gelosia" di "raptus", di psicosi, droga o simili. Spesso sottolineano, insinuanti e ammiccanti, dettagli come l'abbigliamento della vittima o il fatto che essa avesse volontariamente seguito il suo carnefice.
Siamo arrivati a 54 persone (a stragrande maggioranza donne) uccise in questo modo, per FEMMINICIDIO, per usare la parola corretta, dall'inizio dell'anno.
In rete si trova di tutto. Si trova anche spazzatura, gente che domanda, parlando dell'ultima giovane vittima: "Che ci faceva con un drogato di 14 anni più vecchio di lei?" come se fosse stata lei, la vittima a chiedere di essere uccisa.
Che ci faceva con lui a me non importa, certamente non gli ha chiesto di essere ammazzata.
54 persone sono tante. Sono più di quelle ammazzate nello stesso periodo dalla mafia, per esempio.
54 persone sono troppe.
Le istituzioni non fanno niente. Anzi, recentemente ho letto che si sta per chiudere anche il centro antiviolenza di Rovigo, per mancanza di fondi, come se finanziare i centri antiviolenza non fosse importante... l'importante, invece, è finanziare i partiti o pagare i politici perché possano comportarsi come dei puttanieri senza scrupoli.
Nessuna campagna di sensibilizzazione, nessuna scelta educativa all'interno della scuola, nessun finanziamento di progetti in soccorso alle vittime.
NULLA. Il silenzio totale. E nessuna regola e nessuno dice nulla a chi etichetta come "delitto passionale" l'uccisione di una ragazza come Vanessa, la 54esima vittima, o a chi, in rete, si permette di "uccidere due volte" la ragazza pubblicando (l'ho vista con i miei occhi) una sua foto, con l'oltraggiosa frase "ME LA SONO VOLUTA" (pezzi di *****! Sono solo dei luridi pezzi di *****).
Riporto uno dei pochissimi articoli che ho letto che parla, dicendo le cose come stanno:
Vanessa Scialfa aveva venti anni, era una bella ragazza mora, siciliana e di carattere allegro. Aveva incontrato, così le pareva, l’amore. E invece no: non era amore, ma la morte che aveva incontrato. La morte mascherata con l’abito dell’amore.
L’ha uccisa un giovanotto di 34 anni, Francesco Lo Presti, per gelosia. Una folle gelosia. Vanessa non è stata sorpresa fra le braccia di un altro uomo, Francesco non ha trovato sul cellulare o il diario, le prove del tradimento. Nulla di tutto questo. Vanessa, ha raccontato dapprima Francesco, ha chiamato il suo uomo con il nome dell’ex fidanzato. È bastato questo perché Francesco uscisse fuori di testa e la condannasse a morte. L’ha strangolata con un filo elettrico e con un fazzoletto sulla bocca. Una fine atroce. Una versione dei fatti “edulcorata”, che gli inquirenti hanno provveduto a correggere, dopo avere interrogato l’assassino. Non è stato un attimo di follia, ma la punizione da infliggere alla donna che aveva deciso di abbandonarlo. Un vecchia storia.
Vanessa avrà urlato, avrà giurato la sua innocenza, si sarà difesa in ogni modo, avrà anche chiesto perdono, indulgenza? E’ assai probabile che il delitto sia stato compiuto in pochi minuti, ma per la povera ragazza deve essere stato un’eternità. Non è stata colpita d’istinto, non è stata una reazione immediata. “Armarsi” di un filo elettrico non è semplice. Bisogna strapparlo da qualche posto e tenere la vittima stretta a sé. Compiuto il crimine, l’ha avvolta in un lenzuolo, caricata in auto e gettata da un cavalcavia giù, perché il suo corpo sparisse. E con il suo corpo, la prova del delitto.
Francesco Lo Presti non ha preparato il crimine, ma non ha nemmeno ucciso d’istinto. Cocaina? Raptus? La sua follia era lucida, implacabile. Quei minuti che hanno preceduto la morte di Vanessa sono stati una eternità anche per lui. Possibile che non avesse coscienza di ciò che stava facendo?
Non, non è possibile. Quel che non ha preparato “prima”, cioè il delitto, l’ha meditato dopo, durante quei terribili momenti in cui l’uomo ha realizzato il crimine.
Che cosa ha fatto scattare la follia omicida?
Francesco era disoccupato, non aveva arte né parte. Probabilmente era smarrito. Ma questo non ha niente a che vedere con l’assassinio. Non ci sono attenuanti che tengano. Vanessa aveva appena venti anni. Le è stato impedito di avere una vita.
“L’uomo è cacciatore”, scrisse Adriano Sofri in un articolo su la Repubblica qualche tempo fa, riflettendo sulle 47 donne uccise da mariti e amanti dall’inizio dell’anno. “Il cacciatore gode di scovare la preda, inseguirla, braccarla, catturarla e farla finita. Al centro del millenario addestramento dell’uomo maschio sta il desiderio, e la certezza del diritto naturale di possedere la donna. E’ la metà della cosa: prendi la donna, chiudi a chiave, la usi, la fai figliare e lustrare stivali, la bastoni ogni tanto, perché non si distragga dall’obbedienza, come fai con gli altri animali addomesticati”. “L’altra metà della cosa sta nella sensazione che la “tua” donna ti sfugga, anche quando l’hai riempita di botte e di moine, che il diritto di possederla è eluso da un’impossibilità”.
E’ questo che ha provocato la morte di Vanessa?
“Non c’è carceriere che possa voltare le spalle tranquillamente al suo prigioniero”, ricorda Sofri. “ E non c’è prigioniero più irriducibile di una donna”.
E’ questo il movente del delitto: l’offesa, la paura, la vergogna suscitati dallo scacco indomabile? “E quando si persuade, l’uomo, di averla perduta, la sua donna, e di non potere più vivere senza di lei, la uccide”.
Allora, siccome qui si fanno omaggi alla bellezza di modelle, attrici, si pubblicano foto di corpi nudi, si occhieggia sornioni al nudo femminile, talvolta persino deumanizzato, senza nemmeno la pubblicazione del volto, ma solo del corpo o di un dettaglio di esso, siccome qui si inneggia alla bellezza delle donne (in senso fisico, ovvio, per che altro omaggiare una donna? Solo io, una donna, ho scelto di valorizzare il nostro cervello e il nostro coraggio), siccome qui si pubblicano foto di belle donne mezze nude, guerriere, o attrici, o lettrici, in acqua o altrove, io scelgo un modo alternativo per parlare delle donne.
Parlerò di quelle che non ci sono più, barbaramente uccise dai loro uomini.
(ci sono anche altre vittime, non donne, tra quelle che citerò, ma la mano e la causa del loro assassinio è la medesima).
Basterà lo spoglio elenco, tacendo di quelle che non sono state uccise, ma "solo" fatte oggetto di vari tipi di violenza.
Tanto, amaramente, lo so che esso è destinato ad allungarsi.
Perché gli uomini non si interrogano, non sono dalla parte delle donne, se non in modo blando e superficiale, non abbracciano il problema, non lo sentono "loro", non è, per loro, un problema sociale.
Gli uomini dicono che è nella "natura" delle cose la violenza del maschile sul femminile.
Non è NATURA è CULTURA e TUTTI SIAMO CHIAMATI A CAMBIARE QUESTA CULTURA.