UNIPO NON MOLLA LA PRESA SU BNL
27 gennaio 2006
Unipol contesta Bankitalia: regole mutate in corsa
di Alberto Annicchiarico
Toni duri nelle controdeduzioni depositate in Bankitalia il 20 gennaio da Unipol alla bocciatura del progetto di offerta pubblica di acquisto (Opa) per la Banca nazionale del lavoro.
Secondo il documento di 25 pagine - e nuove integrazioni arriveranno entro la settimana - firmato dal nuovo amministratore delegato della compagnia assicurativa controllata da Legacoop, Pierluigi Stefanini, i tecnici della banca centrale hanno apllicato all'istruttoria Unipol-Bnl «un set di regole che è stato invece definito dopo l'avvio dell'operazione, mentre la stessa era in corso di autorizzazione, e addirittura in parte anche non codificato». Tra l'altro le indagini penali in corso sui vertici di Unipol (che secondo la Banca centrale «assumono rilievo») «non hanno né possono avere qualsiasi rilievo ai fini del procedimento autorizzativo in corso», in quanto «si tratta di ipotesi oggetto di indagini penali tuttora in corso, e dunque al vaglio neppure dell'Autorità giudiziazia, ma solo di organi inquirenti».
Insomma, Palazzo Koch avrebbe tenuto conto, secondo Unipol, più delle cronache giudiziarie e del clima che si è creato attorno all'affaire Antonveneta-Bnl - con gli intrecci tra i protagonisti della triangolazione Lodi-Brescia-Bologna, diventati famosi prima per le intercettazioni telefoniche dell'estate scorsa e poi per le plusvalenze sospette da decine di milioni di euro - che del reale stato patrimoniale, in realtà più che solido secondo i tecnici di Via Stalingrado, del nuovo conglomerato finanziario, la compagnia bancassicurativa che sarebbe nata dal matrimonio tra Unipol e Bnl.
E la risposta al rilievo numero uno di Bankitalia, quello dell'incapienza patrimoniale pari a 1,118 miliard di euro, arriva con l'impegno a «rinunciare alla propria facoltà di regolare tramite consegna dei titoli l'eventuale esercizio delle opzioni put di titolarità di Deutsche Bank e Credit Suisse First Boston» (12% di Bnl per un controvalore nominale di 542 milioni di euro) e ad esercitare «le opzioni put attive di propria titolarità, sino a concorrenza di quanto eventualmente necessario per assicurare comunque un ammontare di mezzi propri al conglomerato Holmo Bnl, almeno equivalente ai requisiti patrimoniali».
Secondo Unipol, inoltre, «guardando alle considerazioni e motivazioni sviluppate dalla Banca d'Italia, è evidente e rilevante l'assenza di ogni piu' ampia ed articolata analisi in merito ai profili finanziari e patrimoniali dell'operazione». La compagnia bolognese rileva come «nessun peso sia stato attribuito all'analisi dei coefficienti di vigilanza del gruppo Bnl post operazione» e ritiene non argomentato in che modo la sana e prudente gestione della banca verrebbe posta a repentaglio, qualora Unipol ne acquisisse il controllo. Uno degli elementi che «non appare aver trovato considerazione nelle valutazioni della Banca d'Italia», è la struttura finanziaria dell'operazione, l'aumento di capitale da 2,6 miliardi e la cessione del 35% di Aurora Assicurazioni per 750 milioni, oltre ai mezzi propri già disponibili per 1,5 miliardi.
Oltre alle analisi fornite da Unipol alle autorità di vigilanza il 2 dicembre, da cui emerge che «il conglomerato Holmo-Unipol-Bnl disporrebbe su basi pro-forma al 31 dicembre 2005 di un eccesso di capitale nell'ordine di circa 1.340 milioni», con un Tier 1 ratio pro forma per la banca (Bnl più Unipol banca) del 6,7% e un Total Capital Ratio pro forma dell'11 per cento.
Sacchetti interrogato, tensione in Procura. Intanto ieri sera, giovedì 26 gennaio, è durato tre ore e mezza l'interrogatorio dell'ex numero due di Unipol, Ivano Sacchetti, indagato con l'ex presidente Consorte nell'ambito dell'inchiesta sulla banca Antonveneta, per associazione a delinquere, aggiotaggio, appropriazione indebita e ricettazione. Tra i misteri da risolvere quello dei conti esteri e delle plusvalenza da 48 milioni di euro finite nella disponibilità di Consorte e Sacchetti all'epoca dell'operazione Telecom, quando la compagnia di telecomunicazioni passò dal controllo dei «capitani coraggiosi» della finanza padana (Colaninno, Gnutti, Consorte) a quello della Pirelli di Marco Tronchetti Provera e ai Benetton. L'ex vicepresidente di Unipol era assistito dai suoi legali, Filippo Sgubbi e Giovanni Maria Dedola. Non sono mancati i momenti di tensione. Mentre i difensori erano impegnati a rileggere il verbale, in attesa di lasciare la Procura, Sacchetti era in corridoio a dialogare con il procuratore aggiunto Francesco Greco e a un certo punto ha esclamato: «No, no, dottor Greco, non è cosi!». Subito dopo il magistrato ha invitato Sacchetti a rientrare in ufficio e da quel momento tutti sono rimasti chiusi in stanza per altre due ore.
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