Utopia o realtà ? La LIBERTA' di espressione va difesa ora, perchè domani sarà troppo tardi......e ce ne pentiremo.

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D'altra parte siamo in un paese dimmerda, dove si contestano anche gli alpini.

Andassero a fare un centesimo del lavoro che fanno loro.


«Da trent’anni partecipo alle adunate degli alpini e ne seguo le attività
e sono indignata nel vedere attacchi proditori e costruiti da tempo
contro un Corpo che ha un impegno senza pari nel campo della solidarietà».

L’assessore regionale veneto, Elena Donazzan,
fortemente criticata per aver difeso gli alpini dopo le denunce di molestie al raduno di Rimini,
chiarisce che a farsi «dare lezioni» non ci sta,
neanche su quel passaggio del suo intervento in cui diceva che
«se uno mi fa un sorriso e mi fischia dietro perché sono bella io sono pure contenta».
 
Andate a lavorare.


Sui fatti di Rimini, l'associazione 'Non una di meno' è pronta a dare battaglia fino in fondo.

L'associazione che si occupa di difendere le donne vittime di violenza
scrive su Facebook che ci sono stati "oltre 160 racconti dei fatti delle molestie subite.
Oltre 500 segnalazioni di molestie.
Non consideriamo necessario che ci siano delle denunce per credere alla verità delle molestie,
sappiamo che sono accadute, molte più di quelle che sono arrivate a noi".

Numerose donne hanno raccontato di essere state oggetto di catcalling e attenzioni spinte da parte di presunti appartenenti al corpo.


Poi, viene aggiunto, "la descrizione dell'autore, se e come ti ricordi della persona o del gruppo:
simboli identificativi, colori maglietta/camicia, eventuali età percepita e condizioni personali (ubriachi e non)".

Quindi, si legge ancora nella nota, "l'azione: descrivere gesti e parole, percorso di eventuale inseguimento;
data e ora: usa eventuali messaggi e telefonate per individuare il momento in cui è iniziato l'evento e in cui è probabilmente finito".


Inoltre, viene spiegato ancora, la memoria dovrebbe contenere i "dati anagrafici di eventuali testimoni (anche se non li conosci):
persone presenti che stavano registrando o facendo foto; persone con cui eri; persone intervenute; persone con cui hai parlato dopo i fatti;
eventuali foto, video, messaggi o chiamate di Wa, storie di Ig, post di Fb che hai fatto che ti aiutano a ricordare e che possono essere visualizzati ed eventualmente utilizzati come prove".


A Rimini in occasione dell'Adunata Nazionale degli Alpini "150 tra molestie e violenze in un fine settimana:
una cifra enorme, se si pensa a quante non hanno segnalato perché non sapevano che si potesse farlo su una pagina dedicata, perché volevano dimenticare e basta;
perché, come capita spesso in questi casi, provano vergogna come se fosse colpa loro".

È quanto sostiene, in una nota, il Coordinamento dei Centri Antiviolenza dell'Emilia-Romagna secondo cui
"non c'è nulla che valga la libertà e la serenità di una sola donna, figuriamoci di 150.
E i Centri Antiviolenza dell'Emilia-Romagna sono qui, come sempre, a sostenere le donne. Guastafeste per altre guastafeste. Insieme".
 
Ecco, mancava questo elemento.
Ma se una donna mi dice che ho un bel kulo, io mica mi offendo.

"Siamo un Paese troppo maschilista. Quello che è accaduto a Rimini è inaccettabile e deve farci riflettere".

Questo il giudizio del presidente della Camera Roberto Fico sugli episodi di molestie sessuali a Rimini nei confronti di donne.

"Frasi e molestie non possono essere sottovalutate,
ed è necessario che tutte le donne che hanno subito molestie di qualsiasi tipo, fisico o psicologico, vadano a denunciare.
Le istituzioni, ed io personalmente, ha concluso il presidente sella Camera, sono con loro".
 
Ci sono state delle denunce, i fatti saranno verificati e se qualcuno ha sbagliato dovrà risponderne.

Ma qui mi pare che si stia facendo altro,
qui si sta tentando di condannare l’intero corpo con attacchi proditori e costruiti da tempo.

Nelle adunate degli alpini ci sono 400mila persone, alcune non sono veri alpini.

Segnalo che lo stesso sindaco Pd di Rimini ha avuto parole di apprezzamento per l’adunata.

Personalmente frequento le adunate degli alpini e seguo il loro lavoro da 30 anni.

Conosco la loro attività e il loro impegno.

L’adunata era aperta da uno striscione con su scritto “Solidarietà alpina” che ne riportava i numeri:

tra ore lavorate e fondi raccolti parliamo di un lavoro per la collettività quantificato in quasi 117 milioni di euro.



Si tratta di volontari veri, che non vengono pagati per il loro impegno.

Ma di questo nessuno parla.

Però a Rimini c’erano associazioni e testate giornalistiche che non aspettavano altro che beccare in fallo gli alpini.


Non solo. Tutto questo inizia prima.
C’è stato il precedente simile a Rimini dell’adunata di Trento,
rispetto al quale però poi hanno dovuto ritirare le denunce.

A Rimini già il venerdì, quando ancora non eravamo nel piano dell’adunata,
“Non una di meno” dichiarava sui propri social di aver ricevuto centinaia di denunce di molestie.

Poi arriva qualche “deputatessa” e parla di branco,
facendo passare l’idea che siano tutti colpevoli e che bisogna condannarli.

Io condanno con forza le molestie e le violenze,
ma non posso accettare passivamente campagne orchestrate su denunce a posteriori,
da dimostrare e stimolate da “Non una di meno”.
 
Articolo scritto da una donna.


La vicenda montata in questi giorni degli Alpini, rei di essere in massa abusatori seriali
per aver investito alcune partecipanti all’adunata di Rimini di battute e manate,
a mio parere è la solita svista fastidiosamente sessista.

Cioè propaganda ideologica e montatura politica.

Ed ha ragione di nuovo Vittorio Feltri, ridisceso in campo e con lui stavolta anche il condirettore di Libero, Pietro Senaldi,
che si sono presi la briga di smontare il clamore, più marketing che non tutela dei diritti.

Una furbata dell’estremismo femminista, insomma.


Il direttore Feltri nel suo editoriale riferisce di accuse riguardanti un centinaio di casi
di presunte Sabine aggredite da Penne Nere grevi e sbronze,
ma di fatto risulterebbe a tutt’oggi una sola denuncia.

E rammentando che gli Alpini sono coloro che durante la pandemia hanno costruito un ospedale in dieci giorni senza troppi ringraziamenti,

“in compenso adesso le tardo femministe da strapazzo li insultano
e li spacciano per molestatori seriali, mentre sono persone sempre pronte ad aiutare chi è in difficoltà”.



Ad affrontare il risvolto politicizzato ci ha pensato anche il condirettore Pietro Senaldi:

“È stata intervistata la ministra delle Pari opportunità, Elena Bonetti – ha scritto –
alla quale è stato chiesto se secondo lei sarebbe meglio sospendere questi raduni per due anni.
La ministra, poveretta, che non voleva assolutamente sospendere l’evento, non è stata in grado di rispondere:
ha fatto un giro di parole per non dire quello che pensava e per cercare di non irritare le donne del Pd.
Alla fine, non è riuscita a dire “no, non è giusto sospenderle”,
intimorita dal fatto che se lo avesse detto probabilmente qualcuno le avrebbe chiesto di dimettersi.
Questa è violenza delle donne sulle donne, ed alla Bonetti va tutta la mia solidarietà maschile”.


Moneta facile:

dici violenza sessuale ed è subito grida e fuorviante condivisione, a fronte di una questione seria e spesso grave.

E arma per nemici, in questo caso la storia e il patriottismo degli Alpini, a destra così in voga.

Al solito “Bella ciao” sì, perché è gloriosa Resistenza, ma “Quel mazzolin di fiori
di un corpo militare che ha combattuto in due guerre sulle montagne è maschilismo.

La storia e il valore delle Penne Nere, il loro ruolo e funzione, il decoro e il valore, tutto scemato dentro l’osteria del turpiloquio.

Siamo in guerra!

Nel Pd sono sempre in guerra.

Senza che nulla di buono maturi nel campo dell’educazione e delle relazioni sociali.

Senza che nulla di queste chiacchiere da salotto tv contribuisca a fermare la violenza vera, sordida e purtroppo micidiale.

C’è bisogno di una Commissione parlamentare di Vigilanza sulla propaganda politica, social, mediatica e generica per capire il punto giusto ed i limiti?


Non siete stanchi di ascoltare le provocazioni di Selvaggia Lucarelli, che ha insinuato:

“Questi uomini hanno approfittato dell’adunata per fare molestie
e lo hanno fatto sicuri che nessuno presentasse il conto, tanto sono eroi”.


Seguita dalla fluida Vice-Presidenta della Regione Emilia-Romagna, Elly Schlein, la quale ha incalzato che

“in una Paese ancora rigido e patriarcale questi comportamenti vanno subito denunciati, perché sono reati”.


R-e-a-t-i, ha detto.


Anche autorevoli maschietti, come il giornalista Pierluigi Battista, pendono.

“Ci sono categorie esposte al branco dei maschi complici” ha commentato.
 
Ma le avete sentite molte giovani come parlano pesante?

E come discettano alcune ragazzine di comportamenti estremi?


Queste sono polemiche da foglia di fico sul problema più grande del degrado morale alla cancrena.


Chi di noi non ha dovuto fronteggiare “una mano morta” sull’autobus o qualche mano lesta?

Ebbene, per caso abbiamo avuto bisogno del collettivo e del commissariato?

Elly Schlein, ma lei ce l’ha avuta una nonna?

Mia nonna mi raccontava che per andare a scuola con la gonnellina corta
e la camicetta stretta attraversava i campi pieni di biondo grano e di insidie.

Eppure andava e tornava da sola, e tante come lei.


Perché?

Bisogna capire perché le nostre ave, oltre tutto tra le guerre, erano più libere e più sicure.


Misandria
, il nostro problema sociale e politico attuale si chiama così.

Sono “misandre” queste saffiche militanti, e di più omofile,
che in ogni uomo vedono il violento e il malvagio,
ossessionate dal sesso opposto,
dal “mostro” che cova in lui,
per l’incapacità di conciliare e scambiarsi nell’altro.


E per pura maledetta tattica politica.


Manca l’opposizione vera e la rappresentanza corretta, la voce e la reputazione calpestata di milioni di italiane!


Ho raccolto commenti indignati di molte amiche e conoscenti e nessuna in sintonia con questa assurda battaglia.


Infine, pur detestando la volgarità,

rimpiango i tempi andati,

gli anni dolci e ruggenti

quando per strada passavano sgommando e dicendo “’a bona”.


E, senza rischi, sorridevamo intimidite.


Altri tempi?


Ma siete matte?
 
Avanti, avanti così che andiamo bene :clap::clap:

Gazprom blocca il primo flusso di gas verso l’Europa.


L’annuncio dell’interruzione dei flussi attraverso la Polonia è sicuramente riconducibile alla politica di “contro sanzioni” avviate da Mosca.

Il termine dei rapporti con le ex controllate europee di Gazprom,
nazionalizzate dai paesi dove avevano sede dopo l’inizi della guerra, è parte integrante di tale strategia.

Tra queste anche Gazprom Germania.

Il mercato ha subito risentito dell’annuncio.


Dopo la comunicazione, infatti, il prezzo del gas sul mercato di Amsterdam (quello di riferimento per gli scambi europei)

è schizzato a 115 euro per megawatt/ora.
 
In un videoclip recentemente pubblicato,

lo “zar” della disinformazione di Biden Nina Jankowicz

chiede che a “persone verificate affidabili” come lei

sia dato il potere di modificare i tweet di altre persone,

rendendo Twitter più simile a Wikipedia.



Lo ha fatto realmente.

L’amministrazione Biden è andata ben oltre Orwell, ma molto oltre.


NEW – Biden's new "disinformation" czar wants "trustworthy verified people" like her to be able to "add context" to other people's tweets.pic.twitter.com/V4mLNsB5HV

— Disclose.tv (@disclosetv) May 10, 2022




Affermando che lei era “idonea perché verificata“,

Jankowicz si è poi lamentata del fatto che ci sono persone su Twitter

con opinioni diverse da lei che hanno anche il segno di spunta blu

ma “dovrebbero essere verificate” perché “non io sono affidabile”.


Qui siamo ben oltre l’ideologia,

siamo al Messia illuminato dal Signore,

dententore unico della verità.



Quindi le persone verificate possono essenzialmente iniziare a modificare Twitter
nello stesso modo in cui lo è Wikipedia
in modo da poter aggiungere contesto a determinati tweet
“, ha affermato Jankowicz.


Contesto, la parola magica di chi vuole cancellare la libertà e la verità, o meglio il confronto di libertà.


Ha poi fornito l’esempio, che ha affermato essere non politico, del presidente Trump che ha twittato sulla frode degli elettori.


Qualcuno potrebbe aggiungere un contesto a una delle 60 cause legali che sono state presentate in tribunale
o qualcosa che ha detto un funzionario elettorale in uno degli stati,
forse il tuo Segretario di Stato e le sue conferenze stampa, qualcosa del gener
e”, ha detto Jankowicz.


Aggiungere contesto in modo che le persone abbiano un’immagine più completa piuttosto che una semplice affermazione individuale su un tweet“, ha aggiunto.


Ovviamente, Twitter appone già etichette di avvertimento su tali tweet,
ma ora Jankowicz vuole che i propagandisti del regime approvato
abbiano il potere di inserire la loro narrativa su base individuale.


Il tutto in una conferenza con gente

così lucida,

così in contesto,

che porta la mascherina da sola in una conferenza in Zoom…



Come abbiamo evidenziato in precedenza,

a Jankowicz è stato affidato il ruolo di sovrintendere al “Ministero della verità” di Biden,

nonostante abbia rivelato che la libertà di parola la fa “rabbrividire”,

promuovendo anche la menzogna secondo cui la storia del laptop di Hunter Biden era disinformazione russa.


Alla fine Biden ha scelto un’esperta disinformatrice per controllare la disinformazione.


Quella che fa lui.
 
Cara Francesca da Rimini,

dopo aver visto questo servizio del Tg La7 sulle “presunte” molestie degli alpini, ho deciso di scriverti una lettera.

Voglio rivolgermi esclusivamente a te per diverse ragioni.

In primis perché noi, a differenza del pensiero unico politicamente corretto,
non crediamo in un mondo fatto di contrapposizioni di classe o di genere.

Crediamo nell’individuo, nel singolo e nelle sue capacità di giudizio.

Dunque parlare alla “categoria donne”, per noi ha davvero poco senso.

Ma ti scrivo soprattutto per quello che hai detto nella tua intervista.

In 20 secondi, infatti, esprimendo dei concetti di puro buonsenso,
sei riuscita a portare la luce dove prima vi era la tenebra.

Dulcis in fundo, sei apparsa a ridarci la speranza quando ormai tutto sembrava perduto.


Sì, – lo confesso – la ragazza intervistata prima di te mi aveva gettato nel più amaro sconforto.


Ha dichiarato di essersi sentita molestata perché qualche alpino gli ha detto che ha delle “belle gambe”.


Per questo dice di essersi dovuta addirittura chiudere in casa.


Non sta a noi giudicare, ci mancherebbe, ognuno vive le situazioni a suo modo.



Però non ho potuto fare a meno di notare questa enorme differenza tra te e lei.

Da una parte una persona che si sente vittima, triste.

La immagino da sola, chiusa nella sua camera, mentre a Rimini le strade sono affollate di persone festanti.


Dall’altra, tu.

Una donna sorridente, felice.


E perché sei così contenta?

L’hai detto tu stessa, perché in quei giorni hai lavorato tanto.

Perché, dopo 2 anni orribili, gli alpini hanno invaso la tua piadineria, portando denaro e allegria in città.

Già solo questo sarebbe stato straordinario, ma tu sei andata oltre.

“Ho ricevuto dei complimenti – hai detto – che io chiamo complimenti”.

Viva Dio!



Sembra una banalità, cara Francesca,

eppure questa è la cosa più rivoluzionaria che tu potessi dire in questo momento storico e rispetto ad un tema così delicato.


Non solo, hai aggiunto che non ti senti attaccata da un complimento fatto da una persona, anche se questa ha bevuto un po’.


Bè, sei eccezionale!

Felice, lavoratrice e protagonista.


Non triste, non fancazzista, non vittima.


Grazie Francesca!

Con la tua semplicità, hai cambiato la mia giornata in meglio.



Le molestie sessuali sono una cosa seria, se vere ed accertate.

Ecco perché non possiamo permetterci di confonderle con dei complimenti, magari un po’ allegri.


Né, per quanto ci riguarda, demonizzare un intero corpo del nostro esercito.


Cara Francesca da Rimini,
forse non è un caso che vieni proprio dalla terra dove il sommo poeta collocò la vicenda di Paolo e della tua omonima Francesca.

Loro finirono all’inferno per aver sottomesso “la ragion al talento”.

Come accade anche a chi commette una violenza sessuale.


Eppure, con una buona dose di certezza, oggi anche lo stesso Dante finirebbe “fra la perduta gente”.


Perché il politically correct la ragione non la usa proprio.

Menomale che ci sei, Francesca!
 
Il club dei virologi della mascherina eterna si arricchisce di un altro illustre personaggio:
Antonella Viola, immunologa dell’università di Padova e direttrice scientifica dell’Istituto di ricerca pediatrica Città della Speranza,
il cui riferimento al ministro della Salute è puramente casuale.


In totale contrapposizione con altri suoi illustri colleghi, tra i quali Matteo Bassetti e Andrea Crisanti
-quest’ultimo in particolare sostiene da tempo di far circolare liberamente il virus, concentrandosi solo nella protezione dei fragili –
la Viola, intervenendo su Sky Tg24, consiglia di continuare ad indossare questo controverso dispositivo di protezione
“nei luoghi di lavoro, nei luoghi di forte aggregazione e nei luoghi dove dobbiamo rispettare la salute degli altri, penso per esempio a un supermercato o un negozio.”

Anche se, ha poi aggiunto, probabilmente passeremo una estate senza mascherine,
ma solo per il breve lasso di tempo che va da metà giugno a settembre.

“Penso che dal 15 giugno -ha puntualizzato la virologa- se i dati continuano ad andare in questa direzione,
anzi speriamo di vedere un calo anche più netto dei contagi,
potremo rinunciare alle mascherine per poi riprenderle a settembre”.



Ora, dal punto di vista di un semplice osservatore della realtà che ci circonda,
mi sembra difficile credere che la nostra esperta non colga l’estrema incongruenza
nel modo in cui attualmente la gran massa delle persone usano le mascherine.

Oltre al fatto che nessuno le sostituisce entro le canoniche 4 ore, figuriamoci,
si assiste ad una vera e propria schizofrenia mascherata, con le stesse persone che,
dopo aver fatto la spesa in fretta e furia con le Ffp2 sulla faccia,
ritroviamo comodamente sedute al tavolo di un bar o di un ristorante al chiuso
che, tra un pasto e l’altro, trascorrono anche qualche oretta senza la medesima mascherina.


Quindi, delle due l’una:

o il virus di cui parla la dottoressa Viola è talmente selettivo da scegliere con accuratezza solo alcuni particolari ambiti per attaccare l’uomo,

oppure siamo di fronte ad una sorta di preoccupante impazzimento collettivo che, per tutta una serie di ragioni,

ha trasformato le citate mascherine in un feticcio dai poteri magici, al pari del classico “cornicello” contro il malocchio.


Tertium non datur.
 

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