Cara Francesca da Rimini,
dopo aver visto questo servizio del Tg La7 sulle “presunte” molestie degli alpini, ho deciso di scriverti una lettera.
Voglio rivolgermi esclusivamente a te per diverse ragioni.
In primis perché noi, a differenza del pensiero unico politicamente corretto,
non crediamo in un mondo fatto di contrapposizioni di classe o di genere.
Crediamo nell’individuo, nel singolo e nelle sue capacità di giudizio.
Dunque parlare alla “categoria donne”, per noi ha davvero poco senso.
Ma ti scrivo soprattutto per quello che hai detto nella tua intervista.
In 20 secondi, infatti, esprimendo dei concetti di puro buonsenso,
sei riuscita a portare la luce dove prima vi era la tenebra.
Dulcis in fundo, sei apparsa a ridarci la speranza quando ormai tutto sembrava perduto.
Sì, – lo confesso – la ragazza intervistata prima di te mi aveva gettato nel più amaro sconforto.
Ha dichiarato di essersi sentita molestata perché qualche alpino gli ha detto che ha delle “belle gambe”.
Per questo dice di essersi dovuta addirittura chiudere in casa.
Non sta a noi giudicare, ci mancherebbe, ognuno vive le situazioni a suo modo.
Però non ho potuto fare a meno di notare questa enorme differenza tra te e lei.
Da una parte una persona che si sente vittima, triste.
La immagino da sola, chiusa nella sua camera, mentre a Rimini le strade sono affollate di persone festanti.
Dall’altra, tu.
Una donna sorridente, felice.
E perché sei così contenta?
L’hai detto tu stessa, perché in quei giorni hai lavorato tanto.
Perché, dopo 2 anni orribili, gli alpini hanno invaso la tua piadineria, portando denaro e allegria in città.
Già solo questo sarebbe stato straordinario, ma tu sei andata oltre.
“Ho ricevuto dei complimenti – hai detto – che io chiamo complimenti”.
Viva Dio!
Sembra una banalità, cara Francesca,
eppure questa è la cosa più rivoluzionaria che tu potessi dire in questo momento storico e rispetto ad un tema così delicato.
Non solo, hai aggiunto che non ti senti attaccata da un complimento fatto da una persona, anche se questa ha bevuto un po’.
Bè, sei eccezionale!
Felice, lavoratrice e protagonista.
Non triste, non fancazzista, non vittima.
Grazie Francesca!
Con la tua semplicità, hai cambiato la mia giornata in meglio.
Le molestie sessuali sono una cosa seria, se vere ed accertate.
Ecco perché non possiamo permetterci di confonderle con dei complimenti, magari un po’ allegri.
Né, per quanto ci riguarda, demonizzare un intero corpo del nostro esercito.
Cara Francesca da Rimini,
forse non è un caso che vieni proprio dalla terra dove il sommo poeta collocò la vicenda di Paolo e della tua omonima Francesca.
Loro finirono all’inferno per aver sottomesso “la ragion al talento”.
Come accade anche a chi commette una violenza sessuale.
Eppure, con una buona dose di certezza, oggi anche lo stesso Dante finirebbe “fra la perduta gente”.
Perché il politically correct la ragione non la usa proprio.
Menomale che ci sei, Francesca!