Val
Torniamo alla LIRA
Personalmente, non nutro alcun interesse nè per i russi nè per gli ucraini.
Sono fatti della stessa pasta. Penso che siano fatti loro. Vecchi rancori mai sopiti.
Ma l'imperialismo e l'ignoranza americana avallata dalla nato e da bruxelles,
ci stanno trascinando in un conflitto che ci costerà parecchio.
Sotto sotto stanno commettendo un'imprudenza. Stanno svegliando l'orso.
Perché Operazione speciale e non Guerra?
Perché altrimenti Vladimir Putin dovrebbe dichiarare la mobilitazione generale
e mandare al fronte centinaia di migliaia di giovani coscritti, con quel che segue!
Partiamo dal lontano 2008, in occasione dell’invasione russa della Georgia.
Allora, contro un Paese di soli 4 milioni di abitanti, l’esercito russo rischiò una clamorosa disfatta,
mettendo in campo un armamento obsoleto e facendo grandissima fatica a contrastare sul terreno l’artiglieria georgiana,
anche a causa della mancanza di coordinamento dei reparti e della catena di comando russi.
Addirittura, in certi momenti cruciali del conflitto,
il suo stato maggiore non riuscì per molte ore a mettersi in contatto con il proprio ministro della Difesa a Mosca.
La causa?
Una catena militare di comando rigidamente verticistica e per nulla agile,
per quanto riguarda il coordinamento delle attività e operazioni sul campo.
A questo, punto, i vertici politici e militari di Mosca hanno recepito in pieno l’inquietante e inequivocabile messaggio del fallimento georgiano:
occorreva rifondare l’esercito russo post-sovietico, investendo ingenti risorse pubbliche per la sua modernizzazione.
Detto-fatto: dal 2008 al 2021 la spesa militare russa è raddoppiata
raggiungendo complessivamente i 250 miliardi di dollari,
pari al triplo stanziato nello stesso periodo negli analoghi bilanci per la difesa di Francia e Inghilterra.
Gli arsenali russi si sono così arricchiti dal 2010 al 2020 di 600 nuovi aerei, 840 elicotteri e 2.300 droni,
mentre moderni tank e missili facevano la loro apparizione in occasione delle parate moscovite.
In merito alle deludenti prestazioni dell’esercito russo in Ucraina (per fortuna degli invasi!),
l’esito disastroso sarebbe in gran parte attribuibile al fatto che la sua decisione di invadere
non sarebbe stata fin dall’inizio condivisa con servizi segreti e comandi militari.
E poiché ogni dittatore non desidera essere contraddetto nelle sue profonde convinzioni e decisioni sbagliate,
è del tutto naturale che i suoi apparati burocratici (e soprattutto l’intelligence!) abbiano evitato di contraddirlo,
presentando report “biased” (distorti) sulla realtà Ucraina.
Onde per cui, Putin e i suoi fedelissimi erano davvero convinti che arrivare a Kiev sarebbe stata una sorta di parata in terra straniera,
accolti dagli applausi della popolazione ucraina finalmente “liberata” dall’Armata Rossa,
duplicando così a Kiev la festa solenne del Nove Maggio, giorno della vittoria nella Grande Guerra patriottica antinazista.
Così, a partire dal 24 febbraio,
paracadutisti con armamento leggero sono stati lanciati sull’aeroporto di Kiev per un blitz finito in tragedia,
mentre colonne solitarie di blindati sono state lasciate avanzare nei sobborghi di Kharkiv senza la necessaria copertura aerea,
esponendole all’efficace reazione dei reparti ucraini che hanno causato gravi perdite nei ranghi degli invasori.
Malgrado questi disastri iniziali, gli alti comandi militari hanno ritenuto bene di insistere sull’invasione dell’Ucraina,
che è il secondo Paese in Europa per estensione, disperdendo 120 battaglioni tattici in più direzioni e in gruppi isolati,
senza un vero coordinamento tra di loro.
Invece di avere il supporto di fanteria, i tank si sono mossi da soli, esponendosi così alle imboscate di commandos ucraini.
Anche l’artiglieria non è riuscita a demolire le linee di difesa attorno a Kiev.
All’esercito russo
(la cui ultima grande impresa militare risale al 1945, quando Mosca riuscì a riprendersi la Manciuria dal Giappone)
è mancata l’esperienza maturata sui campi di battaglia contro un grande esercito organizzato,
cosa che invece è nei fatti un patrimonio acquisito degli Usa,
dato che l’America ha condotto negli ultimi trenta anni varie campagne militari in grande stile,
dall’Iraq all’Afghanistan, nei Balcani, in Libia e in Siria.
Cecità ha voluto che i russi non si rendessero conto dell’avanzata conoscenza ed esperienza bellica acquisite dall’esercito ucraino,
che aveva già ricevuto rifornimenti di armi dall’Occidente per contrastare l’avanzata dei separatisti.
Per di più, misure militari che hanno successo in un teatro di guerra ridotto e con bersagli fissi,
mostrano nulli o scarsi effetti in uno scenario caratterizzato da obiettivi mobili e dalla mancanza di un’adeguata copertura aerea,
dato che i cacciabombardieri russi non sono armati con missili teleguidati,
bensì con bombe classiche che debbono essere sganciate a quote basse e altamente a rischio, per cadere con precisione sui bersagli a terra.
I russi hanno poi continuato imperterriti a non tenere alcun conto della lezione iniziale,
continuando a muovere in fila indiana su strade asfaltate le colonne corazzate:
manovra chiaramente suicida, vista l’efficacia dei Javelin in dotazione agli ucraini che combattono in piccole formazioni auto organizzate e autonome.
Ma il mal sottile dell’Armata Rossa appare lo stesso dell’intera società russa, malata di corruzione, menzogne, illegalità diffusa e coercizione dall’alto.
Malgrado le molte centinaia di miliardi di dollari investiti per la modernizzazione dell’apparato militare,
rimane il fatto che buona parte di queste enormi risorse se ne sono andate in corruzione e sprechi.
Basti pensare a ciò che è successo con le ruote gommate di fabbricazione cinese di dubbia qualità,
che hanno intrappolato nel fango i mezzi pesanti di trasporto delle truppe e dei rifornimenti.
Per non parlare dell’assenza di comunicazioni radio criptate tra i vari reparti operativi a terra,
per cui ci si è dovuti avvalere di strumentazione autoctona ucraina e, più spesso,
delle reti telefoniche locali a tutto vantaggio dell’esercito ucraino.
Ma, anche l’Ucraina non scherza davvero in quanto a corruzione, soltanto che la vera differenza la fa la motivazione:
i russi combattono di malavoglia una guerra assai poco patriottica,
mentre i loro nemici si battono per la propria sopravvivenza.
Ora, è noto da sempre che in ogni conflitto
il lato vulnerabile di un esercito è rappresentato da soldati scarsamente motivati e male addestrati,
del tutto fuori posto in combattimenti a notevole complessità,
che combinano un’elevata professionalità con armamenti ipertecnologici,
in cui è di vitale importanza sincronizzare tra di loro i movimenti di carri, fanteria, artiglieria e aviazione.
Compito impossibile, quindi, per fanti giovani alla loro prima esperienza di battaglia,
equipaggiati con razioni alimentari scadute e con veicoli malandati per difetto di manutenzione.
L’altro buco nero dell’Armata “Rotta” è rappresentato dalla mancanza dei sottoufficiali
(troppi colonnelli e pochi sergenti e caporali, esattamente al contrario degli ucraini, che affiancano i veterani ai novizi).
Sono questi ultimi, infatti, a rappresentare in tutti gli eserciti d’esperienza la vera propria nervatura che garantisce la piena operatività dei reparti.
Cosicché manovre perfettamente funzionanti alla scuola di guerra,
diventano un incubo se si tenta di riprodurle sotto il fuoco dei combattimenti e lontano dalla soglia di casa.
Ora l'esercito russo prenderà coscienza di questi problemi, si leccherà le ferite, ma si riprenderà
e si preparerà al prossimo futuro, futuro che per noi si presenta molto ma molto incerto e pericoloso
se continueremo su questo crinale, a dar corda agli americani.
Sono fatti della stessa pasta. Penso che siano fatti loro. Vecchi rancori mai sopiti.
Ma l'imperialismo e l'ignoranza americana avallata dalla nato e da bruxelles,
ci stanno trascinando in un conflitto che ci costerà parecchio.
Sotto sotto stanno commettendo un'imprudenza. Stanno svegliando l'orso.
Perché Operazione speciale e non Guerra?
Perché altrimenti Vladimir Putin dovrebbe dichiarare la mobilitazione generale
e mandare al fronte centinaia di migliaia di giovani coscritti, con quel che segue!
Partiamo dal lontano 2008, in occasione dell’invasione russa della Georgia.
Allora, contro un Paese di soli 4 milioni di abitanti, l’esercito russo rischiò una clamorosa disfatta,
mettendo in campo un armamento obsoleto e facendo grandissima fatica a contrastare sul terreno l’artiglieria georgiana,
anche a causa della mancanza di coordinamento dei reparti e della catena di comando russi.
Addirittura, in certi momenti cruciali del conflitto,
il suo stato maggiore non riuscì per molte ore a mettersi in contatto con il proprio ministro della Difesa a Mosca.
La causa?
Una catena militare di comando rigidamente verticistica e per nulla agile,
per quanto riguarda il coordinamento delle attività e operazioni sul campo.
A questo, punto, i vertici politici e militari di Mosca hanno recepito in pieno l’inquietante e inequivocabile messaggio del fallimento georgiano:
occorreva rifondare l’esercito russo post-sovietico, investendo ingenti risorse pubbliche per la sua modernizzazione.
Detto-fatto: dal 2008 al 2021 la spesa militare russa è raddoppiata
raggiungendo complessivamente i 250 miliardi di dollari,
pari al triplo stanziato nello stesso periodo negli analoghi bilanci per la difesa di Francia e Inghilterra.
Gli arsenali russi si sono così arricchiti dal 2010 al 2020 di 600 nuovi aerei, 840 elicotteri e 2.300 droni,
mentre moderni tank e missili facevano la loro apparizione in occasione delle parate moscovite.
In merito alle deludenti prestazioni dell’esercito russo in Ucraina (per fortuna degli invasi!),
l’esito disastroso sarebbe in gran parte attribuibile al fatto che la sua decisione di invadere
non sarebbe stata fin dall’inizio condivisa con servizi segreti e comandi militari.
E poiché ogni dittatore non desidera essere contraddetto nelle sue profonde convinzioni e decisioni sbagliate,
è del tutto naturale che i suoi apparati burocratici (e soprattutto l’intelligence!) abbiano evitato di contraddirlo,
presentando report “biased” (distorti) sulla realtà Ucraina.
Onde per cui, Putin e i suoi fedelissimi erano davvero convinti che arrivare a Kiev sarebbe stata una sorta di parata in terra straniera,
accolti dagli applausi della popolazione ucraina finalmente “liberata” dall’Armata Rossa,
duplicando così a Kiev la festa solenne del Nove Maggio, giorno della vittoria nella Grande Guerra patriottica antinazista.
Così, a partire dal 24 febbraio,
paracadutisti con armamento leggero sono stati lanciati sull’aeroporto di Kiev per un blitz finito in tragedia,
mentre colonne solitarie di blindati sono state lasciate avanzare nei sobborghi di Kharkiv senza la necessaria copertura aerea,
esponendole all’efficace reazione dei reparti ucraini che hanno causato gravi perdite nei ranghi degli invasori.
Malgrado questi disastri iniziali, gli alti comandi militari hanno ritenuto bene di insistere sull’invasione dell’Ucraina,
che è il secondo Paese in Europa per estensione, disperdendo 120 battaglioni tattici in più direzioni e in gruppi isolati,
senza un vero coordinamento tra di loro.
Invece di avere il supporto di fanteria, i tank si sono mossi da soli, esponendosi così alle imboscate di commandos ucraini.
Anche l’artiglieria non è riuscita a demolire le linee di difesa attorno a Kiev.
All’esercito russo
(la cui ultima grande impresa militare risale al 1945, quando Mosca riuscì a riprendersi la Manciuria dal Giappone)
è mancata l’esperienza maturata sui campi di battaglia contro un grande esercito organizzato,
cosa che invece è nei fatti un patrimonio acquisito degli Usa,
dato che l’America ha condotto negli ultimi trenta anni varie campagne militari in grande stile,
dall’Iraq all’Afghanistan, nei Balcani, in Libia e in Siria.
Cecità ha voluto che i russi non si rendessero conto dell’avanzata conoscenza ed esperienza bellica acquisite dall’esercito ucraino,
che aveva già ricevuto rifornimenti di armi dall’Occidente per contrastare l’avanzata dei separatisti.
Per di più, misure militari che hanno successo in un teatro di guerra ridotto e con bersagli fissi,
mostrano nulli o scarsi effetti in uno scenario caratterizzato da obiettivi mobili e dalla mancanza di un’adeguata copertura aerea,
dato che i cacciabombardieri russi non sono armati con missili teleguidati,
bensì con bombe classiche che debbono essere sganciate a quote basse e altamente a rischio, per cadere con precisione sui bersagli a terra.
I russi hanno poi continuato imperterriti a non tenere alcun conto della lezione iniziale,
continuando a muovere in fila indiana su strade asfaltate le colonne corazzate:
manovra chiaramente suicida, vista l’efficacia dei Javelin in dotazione agli ucraini che combattono in piccole formazioni auto organizzate e autonome.
Ma il mal sottile dell’Armata Rossa appare lo stesso dell’intera società russa, malata di corruzione, menzogne, illegalità diffusa e coercizione dall’alto.
Malgrado le molte centinaia di miliardi di dollari investiti per la modernizzazione dell’apparato militare,
rimane il fatto che buona parte di queste enormi risorse se ne sono andate in corruzione e sprechi.
Basti pensare a ciò che è successo con le ruote gommate di fabbricazione cinese di dubbia qualità,
che hanno intrappolato nel fango i mezzi pesanti di trasporto delle truppe e dei rifornimenti.
Per non parlare dell’assenza di comunicazioni radio criptate tra i vari reparti operativi a terra,
per cui ci si è dovuti avvalere di strumentazione autoctona ucraina e, più spesso,
delle reti telefoniche locali a tutto vantaggio dell’esercito ucraino.
Ma, anche l’Ucraina non scherza davvero in quanto a corruzione, soltanto che la vera differenza la fa la motivazione:
i russi combattono di malavoglia una guerra assai poco patriottica,
mentre i loro nemici si battono per la propria sopravvivenza.
Ora, è noto da sempre che in ogni conflitto
il lato vulnerabile di un esercito è rappresentato da soldati scarsamente motivati e male addestrati,
del tutto fuori posto in combattimenti a notevole complessità,
che combinano un’elevata professionalità con armamenti ipertecnologici,
in cui è di vitale importanza sincronizzare tra di loro i movimenti di carri, fanteria, artiglieria e aviazione.
Compito impossibile, quindi, per fanti giovani alla loro prima esperienza di battaglia,
equipaggiati con razioni alimentari scadute e con veicoli malandati per difetto di manutenzione.
L’altro buco nero dell’Armata “Rotta” è rappresentato dalla mancanza dei sottoufficiali
(troppi colonnelli e pochi sergenti e caporali, esattamente al contrario degli ucraini, che affiancano i veterani ai novizi).
Sono questi ultimi, infatti, a rappresentare in tutti gli eserciti d’esperienza la vera propria nervatura che garantisce la piena operatività dei reparti.
Cosicché manovre perfettamente funzionanti alla scuola di guerra,
diventano un incubo se si tenta di riprodurle sotto il fuoco dei combattimenti e lontano dalla soglia di casa.
Ora l'esercito russo prenderà coscienza di questi problemi, si leccherà le ferite, ma si riprenderà
e si preparerà al prossimo futuro, futuro che per noi si presenta molto ma molto incerto e pericoloso
se continueremo su questo crinale, a dar corda agli americani.