Utopia o realtà ? La LIBERTA' di espressione va difesa ora, perchè domani sarà troppo tardi......e ce ne pentiremo.

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Ebbero rapporti stretti con Ratzinger anche Napolitano, Ciampi, il ‘collega filosofo’ Marcello Pera e soprattutto Francesco Cossiga.
Con quest’ultimo parlavano in tedesco, soffermandosi sui grandi pensatori della ‘Scuola di Francoforte’, Max Horkheimer e Theodor Adorno,
mai nascondendo la loro comune passione per Platone e Sant’Agostino, più che per Aristotele.


Lo scambio di piccoli doni era una consuetudine.

Cossiga, ad esempio, portava in Vaticano dei Krapfen alla marmellata per la prima colazione,
di cui Benedetto XVI era ghiotto nonostante ne spilluccasse come un uccellino.

Ben diversi dai breakfast di Karol Wojtyla che, da buon polacco, si faceva preparare il ‘bigos’,
uno stufato di carne, crauti e cipolle con l’aggiunta di prugne secche e spezie,
servito personalmente dal Santo Padre ai suoi ospiti del mattino, dopo la messa.


Il Picconatore, oltre che su temi di filosofia, si intratteneva con Ratzinger sul Concilio Vaticano,
che considerava un momento cruciale nella storia della Chiesa, potenzialmente foriero di sviluppi positivi,
ma con grande e riconosciuta lungimiranza, così come poi è avvenuto, di ‘pericolosi fraintendimenti’ e di avventurose ‘fughe in avanti’.

Tra loro, con gran divertimento di entrambi, andava sempre in scena un siparietto con quelle che Ratzinger,
con la sua erre aspra, bollava come raccomandazioni italiane.

Una, andata in porto grazie a Benedetto XVI, fu la beatificazione di Rosmini,
presbitero e filosofo italiano fondatore dell’Istituto della Carità,
un’altra, per Giansenio, teologo e vescovo cattolico olandese si perse nei tempi.
 
Ma c’è un altro fuoriclasse delle Istituzioni italiane che può vantare di essere stato il più a lungo in auto con un Papa: Gianni Letta.

Il 28 aprile 2009 era prevista una visita di Benedetto XVI a L’Aquila, dove sarebbe dovuto arrivare in elicottero;
tuttavia, il maltempo non permise il decollo e il Santo Padre accolse l’invito
dell’allora sottosegretario alla Presidenza ed abruzzese “doc” di andare in macchina.

Cosa si siano detti questi due uomini di cultura e di fede non è dato sapere.

“Una commozione che mi porterò per sempre nel cuore”, aveva confidato Letta agli amici,
ricordando che nel tragitto aveva svolto solo la funzione nobilissima di Gentiluomo di Sua Santità.

Mai una parola in più su quel viaggio.

Così come nel caso Andreotti, si sa che anche con Berlusconi Ratzinger fu sempre garantista
e mai usò parole fuori luogo verso la classe politica italiana né verso altri,

diversamente dal suo successore Bergoglio che,

alla prima occasione di incontro in Vaticano con i parlamentari per un’udienza speciale,

ha apostrofato gli ospiti quasi come gaglioffi in libera uscita.
 
La giustizia è forse uno dei tratti più divisivi tra il Papa ‘filosofo’ e il Papa ‘peronista’.


In nome della Misericordia e del giusto processo, una differenza netta sarà ricordata per la gestione degli scandali vaticani.

Mai con Ratzinger avremmo assistito ad un processo contro un porporato.

Il convincimento di Ratzinger era che

“in Vaticano fosse sempre garantita l’indipendenza della giustizia e che il monarca non dicesse: “Adesso me ne occupo io”.

In uno stato di diritto la giustizia deve fare il suo corso.

Il monarca, poi, può concedere la grazia.”



E infatti Ratzinger, davanti alle accuse del Nunzio Carlo Maria Viganò, si rivolse al principale accusato per chiedere spiegazioni,
senza mai mettere in dubbio il vincolo di fiducia e fedeltà; da qui iniziò un lungo processo interno che portò all’allontanamento di Viganò,
salvando comunque la forma e mantenendolo Nunzio apostolico a Washington.


La valutazione dell’inaffidabilità di monsignor Viganò fu dimostrata da Francesco, che arrivò invece a chiederne le dimissioni.


Tutt’altro stile quello del Papa argentino

che, prendendo immediatamente per buone le accuse contro il cardinale Becciu,

lo ha preventivamente condannato per poi sottoporlo,

con una legge ad hoc, ad un processo che mette ancora disagio a tutta la Curia.


Da alcune chat emergerebbe, infatti, che
il Papa fu vittima di un raggiro per eliminare un cardinale a lui fedele.


La mano di Bergoglio non è stata certo più leggera con il suo predecessore Emerito,

quando gli ‘consigliò’ di non comunicare con l’esterno.

Confinandolo quasi agli ‘arresti domiciliari’ nel Monastero Mater Ecclesiae.



Arrivando anche a rimuovere dalle funzioni di prefetto della Casa Pontificia

il suo segretario particolare, padre Georg Gaenswein

al quale non è stato neppure concesso l’onore di annunciare la morte del suo Papa

affidata ad uno scarno comunicato del direttore della Sala Stampa Vaticana come fosse un porporato qualsiasi.


Il reverendo monsignore, per anni coccolato nei salotti romani,
era stato di fatto bollato – e mai evidentemente perdonato –
come colui che non aveva adeguatamente vigilato, in quanto in vacanza,
quando Ratzinger decise di firmare la prolusione del libro dell’ultraconservatore cardinale Robert Sarah,
successivamente ‘messo da parte’ perché in un altro testo aveva minato i fondamentali del pontificato di Bergoglio.


Modus operandi opposti tra i due Papi,
che trovano ulteriori differenze profonde nel collegio cardinalizio:

64 i cardinali viventi, dei quali 34 elettori, membri con meno di 80 anni, quelli nominati da Ratzinger;

mentre quelli di Francesco sono 121 (dei quali 95 elettori e 26 non elettori) provenienti da 65 nazioni,
21 delle quali non avevano mai avuto un cardinale in precedenza.



Tra i custodi dell’ortodossia di Ratzinger alcuni ‘pezzi forti’ come i cardinali Raymond Leo Burke Gerhard Ludwig Müller e ovviamente Sarah.


Il prossimo Papa, quando mai sarà, giocherà tutto con questi numeri.

Forse il simbolismo numerico della Bibbia può aiutarci a comprendere come andrà a finire.


Spirito Santo permettendo.

Amen.
 
White Cooper è la moglie di Gianluca Vialli.

I due si erano conosciuti a Londra durante gli anni al Chelsea.

Un amore forte e subito molto intenso che ha portato nel 2003 alle nozze.

Vent'anni d'unione profonda da cui sono nate due figlie Olivia e Sofia.

La famiglia Vialli vive da sempre a Londra dove riescono a vivere serenamente e in tranquillità

"nessuno mi passa avanti in coda, i politici si dimettono, c'è un sistema scolastico eccezionale e tanto sport da fare e vedere",
come Gianluca Vialli aveva dichiarato durante un'intervista a Vanity Fair.


Londra ha accolto Vialli nella stagione 1996-97 quando inizia a giocare con il Chelsea di cui in seguito diventerà anche allenatore.

E proprio in quegli anni londinesi conosce Cathryn White Cooper che poi sposa nel 2003.

Cathryn White Cooper è un'ex modella originaria del Sudafrica che lavora a Londra come arredatrice ottenendo anche un discreto successo.

Cathryn è sempre stata accanto a Gianluca, la malattia non ha scalfito il loro amore.

Da quando nel 2017 ha scoperto il tumore al pancreas, la donna è sempre stata vicina al marito.

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Da questa parti abbiamo i radical chic sinistroidi,
ma anche delle belle usanze, che non sto a riportarVi perchè innumerevoli.

Questa è stata particolarmente simpatica.


Anche la comunità di Olginate, nella giornata di ieri, ha rispettato la propria tradizione dell'Epifania.
Tante, infatti, le famiglie che hanno partecipato alla Fiaccolata dei Re Magi,
organizzata dal gruppo Runners del GSO insieme all'Area Omogenea e giunta alla sesta edizione.

Dopo il ritrovo presso l'Oratorio di via don Gnocchi, intorno alle 15.30
in circa 150 tra grandi e piccini si sono diretti a piedi verso Consonno,
dove ad attenderli c'era una ricca merenda con tè caldo, panettone e pandoro,
grazie alla disponibilità degli "Amici di Consonno";
a seguire, consegnate ai più piccoli le lanterne elettriche,
il folto gruppo è ripartito alla volta del paese, in un lungo "serpentone" luminoso.

A seguire l'incontro con Gaspare, Melchiorre e Baldassarre (figuranti di Olginate e Garlate),
che si sono poi uniti alla camminata fino al "traguardo" fissato in Chiesa Parrocchiale,
dove si è svolto un breve momento di preghiera insieme a Maria e Giuseppe con Gesù Bambino,
impersonati da altrettanti volontari pescatesi in costumi d'epoca.


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6 gennaio non significa solo Epifania per Onno di Oliveto Lario.

Il giorno della Befana è soprattutto quello del... Presepe vivente.

Dopo lo stop imposto dal Covid,
l'apprezzata iniziativa è stata riproposta grazie alla partecipazione e alla buona volontà di cento volontari tra bambini, giovani e adulti.

Grande successo, da tutto esaurito, dunque, ieri, per la quinta edizione con visitatori da tutta Lombardia ma anche da fuori regione.


Il presepe è stato organizzato e curato da un gruppo di amici della parrocchia di Onno
che, sette anni fa, ha iniziato il coinvolgimento di tutto il paese in questa avventura.

Su 400 residenti nella frazione, più di cento, come anticipato, ieri, si sono prestati alla rappresentazione.


"L'idea è nata proprio fuori dalla chiesa, dal nulla, quasi per gioco.
Da quel momento da tre amici siamo diventati quattro, poi cinque, fino al numero di oggi"
ricordando altresì come per la prima edizione sono stati presi in prestito abiti da altre realtà
mentre, con il tempo e l'aiuto di sarte volontarie, si è raggiunta “l'autonomia” anche da questo punto di vista.

"Gli accessori esposti lungo il percorso sono antichi e molto belli, molti sono stati donati appositamente o prestati da parecchie famiglie.
I preparativi del presepe iniziano già in settembre e ottobre, per poi intensificarsi negli ultimi giorni.
Le postazioni, essendo su luogo pubblico, vanno allestite e smontate velocemente e in prossimità dell'evento.
E' un po' una corsa contro il tempo, ma grazie all'apporto dei volontari riusciamo a fare tutto.
Ci sono anche animali veri appartenenti a persone residenti in paese.
Noi abitanti di Onno siamo davvero molto felici ed emozionati di riprendere questa iniziativa.
C'è da dire che in lockdown non ci siamo fermati completamente, abbiamo comunque ricreato la Natività senza però aprirla al pubblico,
ma realizzando delle immagini donate a tutto il paese come messaggio augurale e di speranza.
Dal vivo e con le postazioni è ovviamente un'altra cosa.
Ogni anno l'obiettivo è quello di aggiungere sempre più postazioni focalizzandosi nella cura dei dettagli".


20 le tappe proposte a chi ha raggiunto appositamente Onno,
con partenza dal Lago e arrivo poi, lungo le viette storiche della frazione, alla Chiesa per la rappresentazione della Natività.

Nel mezzo, lavandaie, pescatori, dormiglioni, taglialegna ma anche il ciabattino, il cestaio, l'arrotino...
Ed ancora, le filatrici, i pastori, personaggi dediti alla raccolta delle olive, a impastare il pane o a fare il formaggio.
Tutti con strumenti d'un tempo.

A metà percorso, nella "Locanda delle penne nere", allestita dagli alpini di Limonta,
panettone, pandoro, dolciumi della Befana, cioccolata e vin Brulè hanno rifocillato il pubblico.

Alle 16.30, poi, i figuranti con i re magi si sono incamminati verso la chiesa per la benedizione dei bambini.

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Se nel pomeriggio i visitatori si sono divisi nelle location "più popolane",
la sera tutti gli occhi erano puntati tra molo e municipio:
l'attesa dell'arrivo del governatore ha catturato l'attenzione di tutti, accendendo l'edizione 2023 della sempre attesa
- e questa volta ancor di più, dopo due anni di limitazioni imposte dal covid -
Pesa Vegia, festa dell'intera comunità d Bellano e di quanti accorrono in paese per gustare uno spettacolo unico nel suo genere.

Le strade del borgo ieri pullulavano di spettatori.
Ad intrattenerli, prima dello sbarco dal lago dei protagonisti del corteo,
ci hanno pensato i giovani con la corda delle pese, trainate per le vie del paese.

Poi, per l'appunto, l'arrivo degli spagnoli e la rievocazione di quando, nel 1604,
i bellanesi si opposero alla riforma delle unità di misura,
portando il governatore Pedro Acevedo ad emettere un editto per il ripristino delle antiche pese.


Terminata la rievocazione della proclamazione per il mantenimento della vecchia unità di misura,
con la banda bellanese in testa, il corteo si è snodato per le vie del centro con la stella cometa ad indicare la via, "scortata" dai moretti .

Generosissimi, come sempre, i Re Magi, pronti a distribuire a chiunque caramelle alla folla,
lanciandone ben oltre la prima fila di persone radunate a margine delle strade attraversate dal serpentone
che, al ritorno al molo, dopo aver fatto tappa dinnanzi al presepe vivente,
ha dato il la all'accensione del falò, illuminando a giorno uno specchio di Lago, tra riflessi e suggestioni.

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Già acquisto solo prodotti agricoli italiani.
Già acquisto solo prodotti fabbricati in Italia.

Ora leggerò meglio le etichette.


Già mangiamo insetti, ma senza saperlo.

L’alimentazione non è un fatto secondario nella vita di ogni essere vivente e, per ogni specie, è determinata geneticamente.

I problemi posti dal consumo di insetti sono rivelanti, particolarmente dal punto di vista igienico,
e il loro consumo, peraltro, potrebbe essere inutile data la scarsa qualità delle proteine della loro carne.

Gli insetti, inoltre, contengono chitina, che non può essere elaborata dal nostro intestino.

In Italia, poi, da questo punto di vista possiamo ritenerci fortunati.

E dovremmo mangiare insetti perché “ce lo chiede l’Europa?”.


A fronte di tutto ciò, stupisce ma neppure tanto che taluni “professionisti dell’informazione” stiano tentando di sdoganare il tema.

Dopo la sceneggiata in favore di telecamera da parte di Alessandro Cecchi Paone,
ecco che la Repubblica nel suo inserto “Gusto” (o disgusto?)
ha proposto ai suoi lettori un viaggio in dieci punti vendita della Grande distribuzione presente in tutta Italia

Il campione è composto da dieci supermarket Conad, Coop, Pam, Esselunga, Elite, Gros, Dem, Pewex e Carrefour di Roma.

Emerge che, in un certo senso, noi già mangiamo insetti.

Mettiamo più attenzione nel leggere le etichette degli ingredienti di ciò che acquistiamo,
specie ora che è arrivata l’autorizzazione dell’Unione europea alla commercializzazione di Acheta domesticus,
ovvero il grillo domestico in polvere, che segue l’altrettanto controversa approvazione, nei mesi scorsi,
delle tarme della farina essiccate e della locusta migratoria nel piatto.
 
L’inizio del reportage ci guida assieme ad “Anita, una bambina di otto anni”.

Il punto non è se Anita esista davvero;

il punto è che, in effetti, la farina derivata da insetti si ritrova, ad esempio,

in “uno dei suoi yogurt preferiti”, al gusto fragola e con tanti confettini golosi.


Non sa, Anita, ma almeno noi ora lo sappiamo,

che a colorarlo di rosa ha contribuito un piccolo insetto chiamato cocciniglia.


La stessa cocciniglia si può trovare anche nei cosmetici come rossetti rossi e fard

e anche, ma più raramente, nei tessuti.

La cocciniglia femmina, inoltre, colora diverse bevande color rubino, prosegue il reportage di Luisa Mosello.

Il colorante E120 o carminio, la sigla e il termine che indicano la cocciniglia, non è vietato,

e fra gli yogurt anche quelli alla fragola e alla ciliegia, zero grassi, Vitasnella (Danone)

fino a qualche anno fa contenevano il colorante in questione.


Attualmente, si legge sul sito, sono stati sostituiti.
 
Sull’etichetta di “Goleador Doppia Caramella Gommosa con Gusto di Frutta”

il carminio invece compare come colorante, e stesso dicasi per gli orsetti gommosi Haribo.


E ancora lo stesso colorante è presente nel Bitter e nel SanBitter rosso.


In altri marchi di bevande rosse analcoliche non appare la cocciniglia,

ma le sigle di coloranti sintetici seguite dalla scritta

“Possono influire negativamente sull’attività e sull’attenzione dei bambini”.


Si tratta dell’E110 e dell’E122, ovvero l’azorubina.

In alcuni Paesi, per esempio negli Stati Uniti, sarebbero vietati perché considerati potenti allergeni.
 

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