Val
Torniamo alla LIRA
Ebbero rapporti stretti con Ratzinger anche Napolitano, Ciampi, il ‘collega filosofo’ Marcello Pera e soprattutto Francesco Cossiga.
Con quest’ultimo parlavano in tedesco, soffermandosi sui grandi pensatori della ‘Scuola di Francoforte’, Max Horkheimer e Theodor Adorno,
mai nascondendo la loro comune passione per Platone e Sant’Agostino, più che per Aristotele.
Lo scambio di piccoli doni era una consuetudine.
Cossiga, ad esempio, portava in Vaticano dei Krapfen alla marmellata per la prima colazione,
di cui Benedetto XVI era ghiotto nonostante ne spilluccasse come un uccellino.
Ben diversi dai breakfast di Karol Wojtyla che, da buon polacco, si faceva preparare il ‘bigos’,
uno stufato di carne, crauti e cipolle con l’aggiunta di prugne secche e spezie,
servito personalmente dal Santo Padre ai suoi ospiti del mattino, dopo la messa.
Il Picconatore, oltre che su temi di filosofia, si intratteneva con Ratzinger sul Concilio Vaticano,
che considerava un momento cruciale nella storia della Chiesa, potenzialmente foriero di sviluppi positivi,
ma con grande e riconosciuta lungimiranza, così come poi è avvenuto, di ‘pericolosi fraintendimenti’ e di avventurose ‘fughe in avanti’.
Tra loro, con gran divertimento di entrambi, andava sempre in scena un siparietto con quelle che Ratzinger,
con la sua erre aspra, bollava come raccomandazioni italiane.
Una, andata in porto grazie a Benedetto XVI, fu la beatificazione di Rosmini,
presbitero e filosofo italiano fondatore dell’Istituto della Carità,
un’altra, per Giansenio, teologo e vescovo cattolico olandese si perse nei tempi.
Con quest’ultimo parlavano in tedesco, soffermandosi sui grandi pensatori della ‘Scuola di Francoforte’, Max Horkheimer e Theodor Adorno,
mai nascondendo la loro comune passione per Platone e Sant’Agostino, più che per Aristotele.
Lo scambio di piccoli doni era una consuetudine.
Cossiga, ad esempio, portava in Vaticano dei Krapfen alla marmellata per la prima colazione,
di cui Benedetto XVI era ghiotto nonostante ne spilluccasse come un uccellino.
Ben diversi dai breakfast di Karol Wojtyla che, da buon polacco, si faceva preparare il ‘bigos’,
uno stufato di carne, crauti e cipolle con l’aggiunta di prugne secche e spezie,
servito personalmente dal Santo Padre ai suoi ospiti del mattino, dopo la messa.
Il Picconatore, oltre che su temi di filosofia, si intratteneva con Ratzinger sul Concilio Vaticano,
che considerava un momento cruciale nella storia della Chiesa, potenzialmente foriero di sviluppi positivi,
ma con grande e riconosciuta lungimiranza, così come poi è avvenuto, di ‘pericolosi fraintendimenti’ e di avventurose ‘fughe in avanti’.
Tra loro, con gran divertimento di entrambi, andava sempre in scena un siparietto con quelle che Ratzinger,
con la sua erre aspra, bollava come raccomandazioni italiane.
Una, andata in porto grazie a Benedetto XVI, fu la beatificazione di Rosmini,
presbitero e filosofo italiano fondatore dell’Istituto della Carità,
un’altra, per Giansenio, teologo e vescovo cattolico olandese si perse nei tempi.