VENDO PLASMA DELLA REGINA ELISABETTA. TRATTATIVA RISERVATA.

Abbiamo i dati sul 2 per mille, cioè su quanto gli italiani hanno assegnato ai vari partiti.

L’importanza di questi numeri va al di là dei soldi, comunque importanti per finanziare l’attività politica,
e mostrano l’andamento del gradimento nell’elettorato più attivo, quello disposto a mettere mano al portafoglio.


Ecco i dati:


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Ora alla vetta della raccolta c’è sempre il PD,
il partito della ZTL,
della ricca borghesia redditiera
e dei dirigenti statali con stipendi a cinque zeri.


Quindi è facile, anche con un gradimento minimo, riuscire a raccogliere grosse cifre.

Però, appena dopo, ci sono i di partiti del centrodestra, Lega e Fratelli d’Italia,
che rispecchiano una classe sociale molto diversa da quella del PC.



Se vediamo però l’evoluzione e li sommiamo vediamo che, ormai, anche dal punto di vista finanziario siamo quasi al livello del PD.

Anche questo è un fattore molto importante perchè ormai l’unico vero punto di forza del PD, i soldi, si sgretola e si sfalda.


Si va verso l’elezione del presidente della repubblica e, per la prima volta, la maggioranza relativa,
anzi quasi assoluta dei grandi elettori è in mano al centrodestra che, nonostante i litigi,
si presenta molto più unito rispetto alle controparti.

Nello stesso tempo però i nomi sinora proposti, dalla riconferma di Mattarella a Prodi, sono tutti espressione del PD.

Eppure io ritengo che qualcosa cambierà, che i giochi non saranno come nel precedente passaggio.


Troppe variabili sono cambiate e troppi franchi tiratori sono presenti nelle camere parlamentari.
 
Ahahahahahahah ma dai. Ma sarà mica vero ?
Altra scoperta dell'acqua calda.


Ma non è che abbiamo contato male i morti per il Covid?

La domanda sorge spontanea dopo aver letto quanto scritto dall’Avvocatura dello Stato in un documento ufficiale.



Perché pensavamo di aver risolto l’annosa questione del “è morto con il virus o per il virus?”,
e invece ci troviamo di nuovo di fronte ad un colpo di scena incredibile.


Sentite qui. Secondo gli avvocati dello Stato, i numeri sui decessi da coronavirus in Italia sarebbero da prendere con le pinze perché

“i dati classificano tra i soggetti deceduti tutti coloro i quali avevano il virus al momento del decesso e non – come avvenuto da altri Paesi (…) –

soltanto coloro i quali sono deceduti a causa del virus stesso”.



È chiaro?

In sostanza l’Avvocatura sta dicendo che nel conteggio dei morti per Covid,
il Belpaese infila nel calderone tutti i positivi e non solo chi effettivamente è andato all’altro mondo per colpa del virus.

Muori per un ictus e sei positivo? Stando a quanto si legge, finiresti nel bollettino giornaliero della protezione civile.


L’incredibile rilevazione è stata scovata nell’atto difensivo consegnato dai legali statali al Tribunale Civile di Roma.

L’occasione è la causa da 100 milioni di euro che 500 familiari delle vittime del Covid della Bergamasca
hanno intentato nei confronti del governo Conte II, di Regione Lombardia e, soprattutto, del ministero della Salute.

Si tratta dunque di un documento ufficiale, che dovrà valutare un giudice.

Insomma: roba seria.

Il fatto è che davvero l’Italia classifica tra i deceduti “tutti quelli che avevano il virus al momento del decesso
e non solo chi è “deceduto a causa” del Covid, e questo darebbe adito a complottismi vari.

Ma soprattutto si falserebbero del tutto i famosi algoritmi dell’Iss che regolano le nostre vite da mesi a questa parte.

Anche perché l’Istituto lo scorso agosto aveva redatto un rapporto in cui spiegava per filo e per segno
che per finire nel bollettino dei decessi Covid era necessario che il virus fosse “parte in causa” della dipartita.

Dunque non resta che porre un ultimo quesito:

chi ha ragione?

Gli avvocati dello Stato oppure l’Iss?


Il mistero si infittisce.
 
I liberali hanno riscoperto lo Stato.

E non è necessariamente un bene. Anzi.

Il problema è questo: per anni e anni, ci hanno detto che serviva «meno Stato e più mercato».

Peccato solo che il mercato (autoregolato) badi esclusivamente al profitto, e non al bene comune.

Gli italiani se ne sono dovuti accorgere durante l’emergenza sanitaria:
posti insufficienti in terapia intensiva,
capacità di spesa ridotta (se non azzerata),
trasporti pubblici inadeguati e così via.

Il bilancio è stato impietoso, confermando che la «mano invisibile» del mercato è invisibile per un unico motivo:

perché, semplicemente, non esiste.


Di fronte a questo conclamato fallimento, i liberali hanno appunto riscoperto lo Stato.

Peccato che ne abbiamo riscoperto solo il lato peggiore e degenerato.

Non lo Stato presente, ma quello invadente.

Non lo Stato padre, ma lo Stato patrigno e carceriere.


In due parole, lo Stato che, quando c’è da fornire sostegno economico alle famiglie in difficoltà, si dilegua come un ladro nella notte.

Salvo poi ricomparire per imporre confinamenti, coprifuoco e serrate generali.

Anche quando le chiusure non servono a nulla, e anzi concorrono a peggiorare la situazion
e.


Una volta che sono state trovate le contromisure,
da uno Stato degno di questo nome ci saremmo aspettati più posti letto in terapia intensiva,
potenziamento dei trasporti pubblici, aumento dell’assistenza medica a domicilio,
aiuti concreti alle aziende che hanno dovuto sopportare mesi e mesi di chiusure.

Lo Stato si è palesato solo con le multe, le mancette, le lotterie, i buoni pasto e le manganellate contro i ristoratori in protesta.


L’ultima ridotta del governo è diventata la campagna vaccinale.


Trattandosi di ritrovati sperimentali, è fisiologico che molti cittadini stiano valutando l’opportunità di vaccinarsi.

Specialmente quando si tratta di persone giovani.


Ecco allora che i media allineati si mettono a infamare i presunti «no-vax»,

e il governo si fa alfiere del passaporto vaccinale (o green pass),

che è ovviamente l’anticamera dell’obbligatorietà del vaccino.
 
Questa è veramente "demenziale". Allora.
Se per partire dovevi avere il tampone negativo, e ti hanno fatto partire,
i casi sono 2 :
- il tampone non serve ad un .azzo :clapclap: e quindi - per analogia - tutti quelli che arrivano in Italia possono essere o diventare positivi ;
- oppure sei diventato positivo là e l'hai preso da chi ? Se tutti i turisti hanno fatto il tampone negativo per essere là ?

Sempre la solita risposta. Il tampone non serve ad un .azzo.

Ricordarsi sempre : POSITIVI non malati.

Non sarebbe più semplice mettere i 70 studenti su di un aereo e farli tornare a casa ?
Troppo semplice............


La variante Delta del Covid spaventa così tanto Malta, che 70 studenti italiani sono ora “bloccati” sull’isola.

Secono le autorità maltesi, infatti, il 90% dei nuovi casi viene dalle comitive di teenager che si recano sull’isola per le scuole estive di inglese.

Secondo le autorità di Malta, il 90% dei 252 casi attualmente attivi
riguarda infatti giovani stranieri entrati nel Paese con un test molecolare
negativo.

Tra loro ci sono anche 21 italiani, minorenni, che sono risultati positivi
e che sono stati messi in quarantena con altri 50 compagni di viaggio minorenni.


I ragazzi sono, di fatto, bloccati a Malta. Incarcerati nelle camere di un albergo.


l’Ambasciata italiana a La Valletta, ha spiegato su Facebook
, starebbe assicurando la necessaria assistenza,
“in raccordo con le competenti Autorità maltesi”.
“Il Personale della Sede, compatibilmente con le restrizioni di carattere sanitario,
si sta recando presso le strutture dove sono ospitati i gruppi più numerosi di connazionali,
per assicurare che il trattamento risponda agli standard concordati in occasione dell’acquisto del pacchetto”, dicono ancora i diplomatici.


Dato che casi simili si sono riscontrati in turisti spagnoli, ora Malta corre ai ripari: da mercoledì potrà entrare solo chi è vaccinato.

Il vicepremier e ministro per la Salute, nonché medico, Chris Fearne annuncia che da mercoledì prossimo
sull’isola si potrà entrare soltanto con un certificato di vaccinazione (maltese, Green Pass Ue o del servizio sanitario britannico)
completato da almeno 14 giorni.


Nel frattempo, le scuole di inglese sono state chiuse..............
 
Con la pubblicazione del decreto in Gazzetta ufficiale, il governo mette (per ora) la parola fine sul cashback.

La misura viene sospesa per sei mesi, con la promessa di essere rivista per poi – forse – tornare con l’inizio del 2022.

Si conclude così, a solo un semestre di distanza dal suo varo,
l’esperimento che voleva essere - insieme all'altra ridicolaggine della lotteria degli scontrini - una colonna portante del “Piano Italia cashless”.

Lasciando a noi un bilancio che ci parla di una perdita secca miliardaria.


Con la sospensione del cashback il governo punta a recuperare almeno 1,5 miliardi che saranno dirottati, fra le altre cose, alla riforma degli ammortizzatori sociali.

Non è però solo una questione di voci cui attingere per far quadrare i conti,
sotto accusa finisce infatti l’intero impianto che informava la misura:

Il cashback ha un carattere regressivo ed è destinato ad indirizzare le risorse
verso le categorie e le aree del Paese in condizioni economiche migliori
“,
ha spiegato il premier Draghi nell’annunciarne la sospensione.


L’incentivo, fortemente voluto dal governo Conte bis, aveva come obiettivo
quello di stimolare l’utilizzo di pagamenti elettronici come forma di contrasto all’evasione fiscale.


Peccato che la correlazione sia indimostrata
.


Alla fine, questo cashback, qualcosa di buono l’avrà pure prodotto?


Il nulla al quadrato, vien da dire.

Le cifre ci parlano di meno di 800 milioni di transazioni aggiuntive

per un incasso totale per il fisco pari a circa 200 milioni.

Il tutto a fronte di una spesa di 4,7 miliardi
.


La differenza fa – lo scriviamo per esteso – quattro miliardi e mezzo.


Uno in meno, per la cronaca, dei 5,5 ai quali ogni anno l’erario rinuncia a beneficio dei paradisi fiscali comunitari.


Quelli benedetti dall’Ue in nome della libera circolazione dei capitali.
 
Ahahahahahahahah


Giuseppe Conte spacca ancora di più il M5S bocciando la riforma della giustizia,
votata all'unanimità dai 5 stelle.

“Ho apprezzato molto il lavoro della ministra Cartabia. Ma io non canterei vittoria oggi,
non sono sorridente in particolare sull’aspetto della prescrizione
.
Siamo ritornati a quella che era nel passato ed è un’anomalia italiana“.

Un duro attacco ai governisti grillini capeggiati dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio
(ma il bersaglio grosso è il garante del M5S).

La rottura tra Conte e Grillo appare ora più che mai insanabile.


L’ex premier, novello manettaro giustizialista in stile 5 stelle della prima ora,
va all’attacco del compromesso raggiunto in Cdm sulla riforma del ministro della Giustizia Marta Cartabia.

“Rispetto al resto d’Europa, noi stiamo dicendo che se un giudizio di appello durerà due giorni e un anno,
se un giudizio di Cassazione durerà un anno e un giorno, il processo svanirà nel nulla.
Chi canta vittoria per questa soluzione francamente non trova il mio consenso“.

E con lui ovviamente si schiera l’ex ministro della Giustizia Bonafede,
il cui obbrobrio sulla prescrizione viene cancellato dagli emendamenti al ddl riforma penale.


“Nell’unanimità improvvisata di ieri che ha visto tutti insieme a tutti,
si è inevitabilmente e oggettivamente annacquata una battaglia durata dieci anni“, si straccia le vesti Bonafede.

E ancora: “Purtroppo, ieri il M5S è stato drammaticamente uguale alle altre forze politiche
nonostante fosse trapelata la volontà di un’astensione”.

La bocciatura è quindi totale:

“La norma votata ieri, a mio modesto parere, rischia di trasformarsi in una falcidia processuale che produce isole di impunità
e che, comunque, allungherà i tempi dei processi
“, sostiene sempre Bonafede.


Il dato politico è la rottura tra l’ex ministro della Giustizia e Di Maio,
il suo passaggio al fianco di Conte e la frattura tra governisti e contiani nel M5S.


Come se non bastasse poi, arriva il solito Dibba a seminare ulteriore zizzania.

“Non è vero che Draghi è grillino, sono certi grillini ad essere ormai irrimediabilmente diventati draghiani.
Intimoriti o interessati, i ministri a 5 Stelle hanno dato prova di incapacità politica, pavidità, accidia e inadeguatezza“.

Alessandro Di Battista
lancia il suo attacco ai pentastellati governisti.
“Roba da chiedere scusa ai milioni di elettori che li hanno sostenuti, posto che molti di loro non gli rivolgerebbero più la parola”.

Mai vista una debacle tale nella storia repubblicana“, è il giudizio impietoso di Dibba.

“L’ultima settimana è stata un bagno di sangue: salario minimo sparito dai radar,
Berlusconi proposto al Quirinale senza che nessun esponente del Movimento osasse aprire bocca,
cash-back prima cancellato e poi sospeso
per la gioia dei grillini draghiani c
he non si rendono neppure conto di essere stati intortati”.

“E i governisti, al posto di difendere una conquista, si calano le braghe“, sottolinea Di Battista.

“La prescrizione è di fatto tornata, per la gioia di chi ha denari e potere. Solo che si chiamerà ‘improcedibilita””.


Tornando a Conte, lui puntualizza che la sua bocciatura della riforma Cartabia non è un attacco al premier.

“Credo che nessuno debba permettersi di dichiarare che si vuole fare un attacco al governo Draghi
se semplicemente si vuol fare politica e si vuole invocare la legittima dialettica democratica che si farà in Parlamento“.


A tal proposito, due appunti:

il primo è che – forse l’ex premier lo dimentica – lui in Parlamento non ci sta;

il secondo è che Draghi ha detto che riforma non si tocca, neanche in Aula
.


Pertanto la mossa dell’ex avvocato del popolo allo stato attuale sembra semplicemente un attacco a Grillo e a chi tra i 5 Stelle sta con il garante (e con Di Maio).
 
Ma per i parassiti statali è una gallina dalle uova d'oro......e lo è diventata anche per molti altri.


Lo smart working?

Un problema più che una risorsa.

“Le persone che hanno lavorato da casa mentre vivevano da sole
hanno riportato maggiori aumenti di disagio mentale
rispetto ad altri lavoratori dall’inizio della pandemia”.

E’ quanto rilevato nello studio della NatCen Social Research
, la più grande organizzazione di ricerca sociale indipendente del Regno Unito.

Lo studio ha coinvolto raggiunto 8675 persone interpellate prima della pandemia
e nuovamente consultate a maggio, luglio e infine novembre 2020.


Nella ricerca in questione si sottolinea:

Il lavoro da casa è stato associato a maggiori aumenti del disagio mentale
anche se questi accordi lavorativi sono diventati la ‘nuova normalità
‘”.

E “quando si controllano le caratteristiche demografiche, le circostanze finanziarie e la solitudine delle persone,
gli aumenti di disagio mentale sono stati significativamente più alti in coloro che lavorano da casa,
indipendentemente dalle loro condizioni di vita a maggio, luglio e novembre 2020”.


Mentre “l’isolamento sociale era più sentito tra le persone che vivevano da sole, indipendentemente dalla loro organizzazione lavorativa”.

E’ chiaro infatti che il lavoro da casa in questi casi abbia stracciato la socialità, facendo sentire le persone estremamente sole e isolate.

Abbandonate a se stesse, in preda all’incertezza.

Nessuno sapeva difatti quanto sarebbero durate le chiusure, e questa indeterminatezza ha pesato non poco.


“Ciò suggerisce – si legge nello studio della NatCe Social Research – che ci sono diversi percorsi
attraverso i quali la salute mentale della popolazione è stata colpita durante la pandemia e non esiste un unico rimedio per affrontare questi problemi”.


C’è poi il fattore più ovvio eppure volutamente celato da chi continua a tessere le lodi dello smart working aprioristicamente:

quello relativo all’aspetto sociale del lavoro.

Il lavoro da casa porta all‘atomizzazione del tessuto lavorativo,

ovvero alla perdita di contatti umani che costituisce la consapevolezza stessa da parte dei lavoratori dei propri diritti.




Come specificato dai ricercatori inglesi è quindi fondamentale capire e far capire (anche alle istituzioni)
le implicazioni pratiche tra ambiente di lavoro da casa e necessità di disconnettersi dal lavoro
prima che i datori di lavoro diano per scontato che lavorare da casa sia egualmente desiderabile per tutti”.
 
Una banale mail, come se ne ricevono tante ogni giorno,
per comunicare ai dipendenti della Gkn di Campi Bisenzio,
nella città metropolitana di Firenze,
che sarebbero stati licenziati.

Così la multinazionale britannica che produce componenti per il settore automobilistico e aerospaziale
ha infatti aperto la procedura di licenziamento collettivo per tutti i suoi 422 operai dello stabilimento toscano,
specificando nel testo che la struttura sarà chiusa come risposta alle difficoltà del settore automobilistico a causa della crisi figlia della pandemia.




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Gkn opera complessivamente in 30 Stati diversi.

Già da mesi, ormai, i sindacati avevano denunciato la situazione,
puntando il dito contro l’azienda che aveva fatto già trapelare la volontà di chiudere la fabbrica e lasciare a casa i dipendenti.

Nessuno, però, si aspettava che ogni possibile soluzione alternativa sarebbe stata respinta,
con il colosso britannico deciso a licenziare tutti gli operai senza valutare altre opzioni.


La chiusura di Campi Bisenzio rappresenta un enorme danno sociale oltre che economico con conseguenze nefaste per tutto l’indotto.


Una vicenda che ricorda molto da vicino quella accaduta negli scorsi giorni in provincia di Monza,
dove la Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto ha comunicato con una banale mail
la volontà di chiudere i battenti ai propri 142 dipendenti, rimasti da un giorno all’altro senza un’occupazione.
 
Siamo a Grottolella, in provincia di Avellino.

Danilo, 22 anni, è morto lo scorso sabato per arresto cardiaco mentre stava festeggiando le nozze dei cugini.
All’improvviso si è accasciato al suolo.
Il malore lo ha stroncato subito: non è servito a nulla l’arrivo dell’ambulanza dell’Associazione Santa Luisa.


La famiglia sta portando avanti per vie legali il dramma di quanto successo.

Il loro avvocato ha già depositato un esposto-denuncia in Procura.

Secondo quanto riferito da Il messaggero sarebbero due gli aspetti su cui i familiari vogliono fare chiarezza:

“Il primo è per verificare se ci siano state eventualmente responsabilità
o ritardi nelle operazioni di primo soccorso nella struttura alberghiera che ospitava il matrimonio”.

Il secondo è per verificare “se ci siano eventuali connessioni del malore
con la somministrazione del vaccino monodose Johnson&Johnson a cui si era sottoposto lo scorso 10 giugno”.

Questa mattina (9 luglio) “è stata effettuata presso l’ospedale San Leonardo di Salerno, l’autopsia”, riferisce Avellino Today.

Da adesso serviranno circa 60 giorni per conoscere i risultati degli esami istologici,
genetici e tossicologici necessari a far emergere eventuali elementi correlati alla causa del decesso.
 

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