In questo periodo d'incertezza, l'unica certezza è l'inutilità dal FMI.....
CRISI GRECA E ARGENTINA: DIFFIDARE DAL FMI
![](/proxy.php?image=http%3A%2F%2Fwww.monopolitube.it%2Ftemplates%2Frt_solarsentinel_j15%2Fimages%2Fpdf_button.png&hash=76d7ff0a6242582f994020d5dc12909e)
![](/proxy.php?image=http%3A%2F%2Fwww.monopolitube.it%2Ftemplates%2Frt_solarsentinel_j15%2Fimages%2FprintButton.png&hash=4e172ac685bae9e2f30ce37c617ee590)
![](/proxy.php?image=http%3A%2F%2Fwww.monopolitube.it%2Ftemplates%2Frt_solarsentinel_j15%2Fimages%2FemailButton.png&hash=b0aeed069aac53b8d6da14ac111bb039)
Scritto da Michelangelo Montanaro Mercoledì 12 Maggio 2010 13:16
Le ricette proposte dal Fondo Monetario Internazionale
Gli speculatori finanziari (ovvero le grandi banche d’affari multinazionali) festeggiano. La Grecia è in ginocchio. Per salvarsi dalla banca rotta è costretta a risanare i conti pubblici con scelte di politica economica che penalizzano soprattutto le fasce sociali più deboli. Lento si stringe attorno al collo della nazione il cappio del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Gli aiuti economici offerti avranno un costo : la perdità della sovranità nazionale.
E’ lecito chiedersi se tutto questo sia casuale e chi sia il grande burattinaio dell’ennesima crisi finanziaria che minaccia di colpire le economie occidentali.
COSA E’ IL FMI ?
L 'FMI si configura come un istituto specializzato delle Nazioni Unite (ONU).
I suoi obiettivi sono:
1) Promuovere la cooperazione monetaria internazionale
2) Facilitare l'espansione del commercio internazionale
3) Promuovere la stabilità e l'ordine dei rapporti di cambio, evitando svalutazioni competitive
4) Dare fiducia agli Stati membri rendendo disponibili, con adeguate garanzie, le risorse del Fondo per affrontare difficoltà della bilancia dei pagamenti
5) In relazione con i fini di cui sopra, abbreviare la durata e ridurre la misura degli squilibri delle bilance dei pagamenti degli Stati membri
Il Fondo Monetario Internazionale è fortemente criticato dal movimento no-global e da alcuni illustri economisti, come il Premio Nobel per l’economia
Joseph Stiglitz, che lo accusano di essere un’istituzione manovrata dai poteri economici e politici del cosiddetto Nord del mondo e di peggiorare le condizioni dei paesi poveri anziché adoperarsi per l’interesse generale.
Il sistema di voto, che chiaramente privilegia i paesi "occidentali", è considerato da molti iniquo e non democratico. Il FMI è accusato di prendere le sue decisioni in maniera poco trasparente e di imporle ai governi democraticamente eletti che si trovano così a perdere la sovranità sulle loro politiche economiche.
Stiglitz esprime il suo disappunto per la politica del FMI nel suo libro intitolato "Globalization and its discontents" ("
La globalizzazione e i suoi oppositori"), dove analizza gli errori del FMI e della gestione delle crisi finanziarie che si sono susseguite negli anni novanta, dalla Russia ai paesi del sud est asiatico all'Argentina. Stiglitz illustra come la risposta del FMI a queste situazioni di crisi sia stata sempre la stessa, basandosi sulla riduzione delle spese dello Stato, una politica monetaria deflazionista e l'apertura dei mercati locali agli investimenti esteri. Tali scelte politiche venivano di fatto imposte ai paesi in crisi ma non rispondevano alle esigenze delle singole economie, e si rivelavano inefficaci o addirittura di ostacolo per il superamento delle crisi.
COSA E’ ACCADUTO IN ARGENTINA ?
Quando l’Argentina attraversò un periodo economico burrascoso all’inizio degli anni ’90, il Presidente Bush (senior) e il Fondo offrirono un prestito condizionato all’ancoraggio del Peso Argentino al Dollaro, alla totale privatizzazione di banche e servizi, alla rimozione di dazi doganali ed alla liberalizzazione della circolazione dei capitali.
Per alcuni (i benestanti) l’economia decollò, ma legare il peso al dollaro rese le esportazioni argentine proibitive mentre l’inondazione di importazioni estere a basso costo minò la base industriale del paese: chiusura di fabbriche, diffusione della disoccupazione ed implosione del debito. La libera circolazione dei capitali permise a compagnie straniere di spillare profitti all’estero ed aprì le porte ai “vulture funds”, che acquistarono gran parte del debito per fare il colpo grosso con gli elevati tassi d’interesse.
L’effetto delle privatizzazioni proposte dal FMI portarono una compagnia francese ad acquistare gli acquedotti del paese ed aumentare le tariffe del 400%.
L'Argentina era guardata dal mondo come il paese dove il pensiero unico del F.M.I. e della Banca Mondiale aveva vinto. Un miracolo economico! Ma le privatizzazioni prima o poi finiscono, lo squilibrio commerciale resta, lo Stato deve drenare denaro sui mercati internazionali attraverso prestiti internazionali in valuta, ad ogni giro i tassi salgono e il rating diminuisce. I tassi alti scoraggiano l'economia e per tre anni l'Argentina va in recessione. Le Grandi Famiglie (3% della popolazione) incominciano a cambiare i pesos in dollari. Servono altri prestiti, sempre più cari.
A questo punto scoppia la crisi finanziaria.
Nessuno presta più soldi all'Argentina che è costretta a tagliare del 13% i salari pubblici e a bloccare totalmente la spesa pubblica. Neanche questo basta, ed ecco l'F.M.I., caritatevole, giungere in soccorso, prestando 8 miliardi di dollari ma e condizione che l'Argentina aderisca al F.T.A.A. (Free Trade Area of the Americas) cioè si apra al libero scambio con gli USA.
Doppia trappola: il deflusso di dollari non potrà che aumentare per il libero scambio ed inoltre si mette in ginocchio il Brasile e si fa saltare il Mercosur (il Mercato dell'America del sud).
La crisi finanziaria argentina è solo rimandata di qualche mese: una boccata d'ossigeno per l'UBS, Citygroup e Chase Manhattan e altre grandi banche che hanno ancora qualche mese per cartolarizzare i propri crediti e farli scomparire nel risparmio gestito di fondi pensione. Quando la stessa cosa avvenne in Messico nel 1995 a rimetterci fu il Fondo Pensione degli insegnanti della California!
Ma a dicembre del 2001 la crisi esplode senza remissione. Prima l'annuncio del default sul debito, bonds sovereign e local market instruments collocati compiacentemente sui mercati internazionali per un valore di oltre 58 miliardi di dollari vanno in default. Il Ministro dell'Economia Domingo Cavallo tenta un ultimo colpo da prestigiatore finanziario: lo Swap del debito.
Tassi al 7% invece del 30% ed allungamento delle scadenze. I mercati non accettano. Gli argentini così incominciano a dubitare che un dollaro valga un peso. Le banche sono prese d'assalto per cambiare pesos in dollari. I capitali defluiscono e con essi la possibilità di far fede agli impegni assunti con il F.M.I. In più la crisi riduce i profitti e i consumi. Crollano anche le entrate fiscali e l'obiettivo del deficit di bilancio zero torna ad essere quello che era sempre stato: una pura utopia. Si limita la possibilità di ritirare denaro a 1.000 dollari mese. I bancomat vengono presi d'assalto e presto vanno in tilt. Ormai è crisi di liquidità. Il F.M.I. nega la `tranche' di oltre 1 miliardo di dollari dell'ultimo accordo di sostegno.
Iniziano gli assalti ai supermercati e la crisi che tutti conosciamo.
Il crac in Argentina non può essere imputato semplicemente alla corruzione nazionale ma al sistema “politico” del FMI che, invece di sostenere una partecipazione vera nello sviluppo della nazione, ha introdotto meccanismi monetaristici che hanno portato alla rovina economica il paese.
Tra paesi che soccombono in crisi finanziarie, c’è invece un paese che si libera dal debito nei confronti del FMI e Banca Mondiale, ovvero il Venezuela del Presidente Hugo Chàvez.
Il paese sudamericano ha estinto il debito con il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale e mira alla costituzione del Banco del Sur.![Big Grin :D :D](https://cdn.jsdelivr.net/joypixels/assets/8.0/png/unicode/64/1f600.png)
![Big Grin :D :D](https://cdn.jsdelivr.net/joypixels/assets/8.0/png/unicode/64/1f600.png)