FTSE Mib Futures Venerdì 9.9.2011, ricominciamo da 14020 e 1154 ?

Infine con un occhio al dow ed al dash:Dsi potrebbe iniziare a fare il punto della situazione.....io adesso devo andare a vedere un immobile;)di stì tempi te li tirano dietro:(, a dopo.:ciao:
 

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Un saluto da Firenze. Parto alle 12e30...devo arrivare a casa alle 15 per non perdermi la difficile partita contro l'Albinoleffe

Ciao Leo buona partita:up:ti allego l'articolo del mio mentore preferito, la cui opinione è considerata fra le + influenti del mondo:bow:....finalmente un'opinione positiva sull'Italia.;)





Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2011 alle ore 16:04.
 

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Il punto della situazione resta in balia del sentiment, ovvero....nebuloso.:ciao:
 

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...e conviene ampliare lo sguardo.:ciao:
 

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In questo periodo d'incertezza, l'unica certezza è l'inutilità dal FMI.....;)

CRISI GRECA E ARGENTINA: DIFFIDARE DAL FMI

Scritto da Michelangelo Montanaro Mercoledì 12 Maggio 2010 13:16




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Le ricette proposte dal Fondo Monetario Internazionale



Gli speculatori finanziari (ovvero le grandi banche d’affari multinazionali) festeggiano. La Grecia è in ginocchio. Per salvarsi dalla banca rotta è costretta a risanare i conti pubblici con scelte di politica economica che penalizzano soprattutto le fasce sociali più deboli. Lento si stringe attorno al collo della nazione il cappio del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Gli aiuti economici offerti avranno un costo : la perdità della sovranità nazionale.

E’ lecito chiedersi se tutto questo sia casuale e chi sia il grande burattinaio dell’ennesima crisi finanziaria che minaccia di colpire le economie occidentali.



COSA E’ IL FMI ?

L 'FMI si configura come un istituto specializzato delle Nazioni Unite (ONU).

I suoi obiettivi sono:

1) Promuovere la cooperazione monetaria internazionale

2) Facilitare l'espansione del commercio internazionale

3) Promuovere la stabilità e l'ordine dei rapporti di cambio, evitando svalutazioni competitive

4) Dare fiducia agli Stati membri rendendo disponibili, con adeguate garanzie, le risorse del Fondo per affrontare difficoltà della bilancia dei pagamenti

5) In relazione con i fini di cui sopra, abbreviare la durata e ridurre la misura degli squilibri delle bilance dei pagamenti degli Stati membri



Il Fondo Monetario Internazionale è fortemente criticato dal movimento no-global e da alcuni illustri economisti, come il Premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, che lo accusano di essere un’istituzione manovrata dai poteri economici e politici del cosiddetto Nord del mondo e di peggiorare le condizioni dei paesi poveri anziché adoperarsi per l’interesse generale.
Il sistema di voto, che chiaramente privilegia i paesi "occidentali", è considerato da molti iniquo e non democratico. Il FMI è accusato di prendere le sue decisioni in maniera poco trasparente e di imporle ai governi democraticamente eletti che si trovano così a perdere la sovranità sulle loro politiche economiche.

Stiglitz esprime il suo disappunto per la politica del FMI nel suo libro intitolato "Globalization and its discontents" ("La globalizzazione e i suoi oppositori"), dove analizza gli errori del FMI e della gestione delle crisi finanziarie che si sono susseguite negli anni novanta, dalla Russia ai paesi del sud est asiatico all'Argentina. Stiglitz illustra come la risposta del FMI a queste situazioni di crisi sia stata sempre la stessa, basandosi sulla riduzione delle spese dello Stato, una politica monetaria deflazionista e l'apertura dei mercati locali agli investimenti esteri. Tali scelte politiche venivano di fatto imposte ai paesi in crisi ma non rispondevano alle esigenze delle singole economie, e si rivelavano inefficaci o addirittura di ostacolo per il superamento delle crisi.



COSA E’ ACCADUTO IN ARGENTINA ?

Quando l’Argentina attraversò un periodo economico burrascoso all’inizio degli anni ’90, il Presidente Bush (senior) e il Fondo offrirono un prestito condizionato all’ancoraggio del Peso Argentino al Dollaro, alla totale privatizzazione di banche e servizi, alla rimozione di dazi doganali ed alla liberalizzazione della circolazione dei capitali.

Per alcuni (i benestanti) l’economia decollò, ma legare il peso al dollaro rese le esportazioni argentine proibitive mentre l’inondazione di importazioni estere a basso costo minò la base industriale del paese: chiusura di fabbriche, diffusione della disoccupazione ed implosione del debito. La libera circolazione dei capitali permise a compagnie straniere di spillare profitti all’estero ed aprì le porte ai “vulture funds”, che acquistarono gran parte del debito per fare il colpo grosso con gli elevati tassi d’interesse.

L’effetto delle privatizzazioni proposte dal FMI portarono una compagnia francese ad acquistare gli acquedotti del paese ed aumentare le tariffe del 400%.

L'Argentina era guardata dal mondo come il paese dove il pensiero unico del F.M.I. e della Banca Mondiale aveva vinto. Un miracolo economico! Ma le privatizzazioni prima o poi finiscono, lo squilibrio commerciale resta, lo Stato deve drenare denaro sui mercati internazionali attraverso prestiti internazionali in valuta, ad ogni giro i tassi salgono e il rating diminuisce. I tassi alti scoraggiano l'economia e per tre anni l'Argentina va in recessione. Le Grandi Famiglie (3% della popolazione) incominciano a cambiare i pesos in dollari. Servono altri prestiti, sempre più cari.

A questo punto scoppia la crisi finanziaria.

Nessuno presta più soldi all'Argentina che è costretta a tagliare del 13% i salari pubblici e a bloccare totalmente la spesa pubblica. Neanche questo basta, ed ecco l'F.M.I., caritatevole, giungere in soccorso, prestando 8 miliardi di dollari ma e condizione che l'Argentina aderisca al F.T.A.A. (Free Trade Area of the Americas) cioè si apra al libero scambio con gli USA.

Doppia trappola: il deflusso di dollari non potrà che aumentare per il libero scambio ed inoltre si mette in ginocchio il Brasile e si fa saltare il Mercosur (il Mercato dell'America del sud).
La crisi finanziaria argentina è solo rimandata di qualche mese: una boccata d'ossigeno per l'UBS, Citygroup e Chase Manhattan e altre grandi banche che hanno ancora qualche mese per cartolarizzare i propri crediti e farli scomparire nel risparmio gestito di fondi pensione. Quando la stessa cosa avvenne in Messico nel 1995 a rimetterci fu il Fondo Pensione degli insegnanti della California!

Ma a dicembre del 2001 la crisi esplode senza remissione. Prima l'annuncio del default sul debito, bonds sovereign e local market instruments collocati compiacentemente sui mercati internazionali per un valore di oltre 58 miliardi di dollari vanno in default. Il Ministro dell'Economia Domingo Cavallo tenta un ultimo colpo da prestigiatore finanziario: lo Swap del debito.
Tassi al 7% invece del 30% ed allungamento delle scadenze. I mercati non accettano. Gli argentini così incominciano a dubitare che un dollaro valga un peso. Le banche sono prese d'assalto per cambiare pesos in dollari. I capitali defluiscono e con essi la possibilità di far fede agli impegni assunti con il F.M.I. In più la crisi riduce i profitti e i consumi. Crollano anche le entrate fiscali e l'obiettivo del deficit di bilancio zero torna ad essere quello che era sempre stato: una pura utopia. Si limita la possibilità di ritirare denaro a 1.000 dollari mese. I bancomat vengono presi d'assalto e presto vanno in tilt. Ormai è crisi di liquidità. Il F.M.I. nega la `tranche' di oltre 1 miliardo di dollari dell'ultimo accordo di sostegno.

Iniziano gli assalti ai supermercati e la crisi che tutti conosciamo.

Il crac in Argentina non può essere imputato semplicemente alla corruzione nazionale ma al sistema “politico” del FMI che, invece di sostenere una partecipazione vera nello sviluppo della nazione, ha introdotto meccanismi monetaristici che hanno portato alla rovina economica il paese.
Tra paesi che soccombono in crisi finanziarie, c’è invece un paese che si libera dal debito nei confronti del FMI e Banca Mondiale, ovvero il Venezuela del Presidente Hugo Chàvez.
Il paese sudamericano ha estinto il debito con il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale e mira alla costituzione del Banco del Sur.:D:D
 
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FMI...............??????????????????
Proottttttttttttttttttttttttttt........................:wall::down:
se lo conosci lo eviti.;)



LA STORIA DELLA CRISI IRLANDESE DEL DEBITO
Postato il Sabato, 24 settembre @ 00:00:00 CDT di supervice
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DI LIAM LEONARD
Counter Punch
Sligo, Irlanda. Alla metà degli anni ’90 la storicamente inguaiata economia irlandese iniziò a muoversi in una fase di rapida crescita. Naturalmente, l’economia irlandese poteva solo migliorare dai minimi degli anni ‘80, ma il suo successo economico veniva misurato con il collasso di economie di nazioni quali il Giappone. La svolta del decennio è stata caratterizzata da una recessione globale e l’ascesa dell’economia irlandese in quel periodo fu apprezzata da molti commentatori per le sue similarità con le economie delle tigri asiatiche della fine degli anni ’80.

Nel 2005 il New York Times lodò “il miracolo economico irlandese pubblicando “la storia stupenda di come l’Irlanda si trasformò dal malato d’Europa a un uomo ricco in meno di una generazione” (NY Times, 25 aprile 2009). Molti fattori hanno contribuito in Irlanda alla fase di crescita economica accelerata, alcuni pianificati, altri per puro caso. I sostegni e i sussidi dell’Unione Europea, le basse imposte per le aziende tra il 10 e il 12,5 per cento, l’elevato tasso di laureati giovani, ben formati, di lingua inglese nella forza lavoro, i legami culturali tra Irlanda e Stati Uniti, il processo di pace nell’Irlanda del Nord e il supporto fornito all’Irlanda da vari governi statunitensi, l’aiuto di stato agli investimenti stranieri, lo sviluppo di una migliore infrastruttura interna e l’incremento della partecipazione femminile nella forza lavoro hanno tutti contribuito alla crescita degli anni ‘90.
Il settore chiave irlandese non era più l’agricoltura e la produzione interna. Dagli anni ’90 l’economia irlandese è cambiata e le multinazionali fornite di alta tecnologia, i servizi finanziari e l’economia basata sulla conoscenza di Internet hanno soppiantato le forme di lavoro tradizionali quando l’economia migliorò progressivamente. Questa trasformazione è stata facilitata da un numero di fattori, come l’istituzione dell’International Financial Services Centre a Dublino, oltre alle imposte per le aziende molto più ridotte rispetto a vari paesi europei. Le preoccupazioni su alcuni dei fattori implicati in questa notevole trasformazione iniziarono a essere manifestate dai commentatori internazionali. Queste analisi dovevano essere risolte dall’introduzione della Financial Services Regulatory Authority (IFSRA) nel 2003. naturalmente, il settore bancario irlandese è sempre stato problematico. Secondo lo scrittore e senatore irlandese Shane Ross:
”L’Irlanda ha una storia bancaria vergognosa, non certo una da vantarsi. Per oltre trenta anni l’Irlanda è stata perseguitata dagli scandali bancari. Mentre gli scandali e le banche più piccole hanno fatto rapidamente la loro apparizione, le attività degli istituti più grandi suggeriscono che i traffici sporchi erano endemici.”
Molti dei componenti le élite della società irlandese sono stati posti in esame negli anni che hanno sancito il cambio di millennio. Molte della maggiori istituzioni irlandese, come quelle della classe politica, la Chiesa Cattolica e le banche erano coinvolti in una serie di scandali che riguardavano l’abuso di potere, quello dei bambini e i privilegi finanziari. Una serie di costosi Tribunali di Indagine furono convocati per investigare la condotta di una gamma di personaggi e di gruppi nella società irlandese. La seconda fase del boom economico fu prodotta a causa di un mercato immobiliare inflazionato nei primi anni ’00. Alla fine, le enormemente sopravvalutate valutazioni delle proprietà e gli alti tassi di interesse per i prestiti ha portato a una “cultura da casinò” nel mercato immobiliare che ha alimentato il crollo che poi è seguito. L’economista David McWilliams ha dichiarato che le transazioni per gli acquisti di case erano diventate lo sport nazionale, tanto che quasi mezzo milione di proprietà è passata di mano nei tre anni dal 2005 al 2008. I ricchi investitori svilupparono portafogli di immobili in Irlanda, nel Regno Unito e in tutt’Europa. Le banche europee concessero cospicui prestiti che molti beneficiari irlandesi non sarebbero mai stati in grado di restituire.
All’avvio del rovescio economico globale nel 2008, l’economia irlandese era sovresposta ai capricci del mercato e in molti casi gli inesperti creduloni che hanno avuto accesso al settore degli investimenti erano stati ingannati per entrare in una spirale di debito e di immobili sopravvalutati da finanzieri scaltri e senza scrupoli. Nel 2009 fu istituita la National Assets Management Agency (NAMA) nel tentativo di far recuperare un po’ del valore del mercato immobiliare irlandese che stava collassando, con pochi risultati.
Il FMI e la Banca Centrale Europea hanno iniziato a occuparsi degli affari economici dell’Irlanda in conseguenza della garanzia bancaria offerta dal Ministro delle Finanze di Fianna Fail, Brian Lenihan, nel settembre del 2008. Lenihan faceva parte della coalizione che partecipò alla fase in cui l’Irlanda aveva la Presidenza dell’Unione Europea negli anni ’90 e le aumentate possibilità decisionali lo portarono lontano, fino a garantire i debiti non solo delle banche irlandesi, ma anche degli speculatori e dei possessori di obbligazioni che avevano preso dei rischi finanziari che facevano comunque parte della loro professione.
Il dilemma del “di chi fidarsi” affrontato dal popolo irlandese è stato ben riassunto dall’economista sociale David McWilliams:
Perché ci dovremmo fidare delle stesse persone che ci hanno portato in questo casino? Sbagliavano prima e sbagliano ora. I politici, i banchieri e i costruttori credono di allungare il conto e fuggire dal carnaio. Vogliono farci seguire una strada che renda le cose peggiori per la persona comune, e che al contempo salva i banchieri in cima all’albero, insistendo nel dire che non c’erano altre possibilità.
Inoltre, il settore finanziario internazionale aveva dentro di sé alcuni euroscettici che si opponevano all’Unione Europea e all’Eurozona, utilizzando le crisi del debito irlandese e greco per criticare queste istituzioni. Ciò avvenne nel caso dell’abbassamento del rating creditizio dell’Irlanda a “junk” nel luglio del 2011, malgrado un’opinione positiva espressa dal FMI sulla risposta data dall’Irlanda alla crisi debitoria. Sembrerebbe proprio che le élite irlandesi hanno cercato di proseguire sull’ordine del giorno dualistico dettato dalla Banca Centrale Europea e dalle agenzie finanziarie non allineate, che hanno poi stilato i programmi futuri di pianificazione dell’economia irlandese. Successivamente, un malessere privo di speranze ha soffocato la società irlandese, e la recessione economica ha causato un’ulteriore sradicamento della struttura sociale.
Naturalmente, il problema rimane aperto, e dove può andare l’Irlanda a questo punto? Senza dubbio, è arrivata l’ora per rinnovare il programma politica irlandese, uno che sia sostenibile e per tutti quelli che abiteranno la tanto bersagliata isola degli Smeraldi. Rimane da verificare se questa nuova forma di politica emergerà dalle basi popolari o dai settori di élite del panorama politico. In ogni caso la risollevazione irlandese, lenta ma consistente, dai problemi della crisi fiscale sarà un viaggio di riscoperta e di re-invenzione del popolo irlandese.
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Fonte: The Irish Debt Crisis Story
16.09.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE
 
Buondì a tutti, oggi mi voglio sbilanciare, alla luce del movimento e close dell'ultima ottava, un target di........................................................:eek:

























......................18.200:eek:è ancora possibile.;):ciao:


Buon giorno a tutti, nelle more continuiamo a congestionare nel range 13100/15.000; sopra si accelera:up:sotto.....sarebbero nuovi min.:(
 

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