La porta stretta in cui cerca di passare oggi il proceso bolivariano è quella di risollevarsi dall’economia di guerra senza farsi scarnificare, senza far pagare la crisi alle classi popolari. A proposito del Caracazo e del tentativo dell’imperialismo di provocare una rivolta analoga contro il governo Maduro, la vicepresidenta della Commissione Agitazione Propaganda e Comunicazione del PSUV, Tania Diaz ricorda alcuni dati: “Solo con le misure coercitive imposte da Trump a Pdvsa, si è ridotto l’ingresso di denaro del 96%. Perdite che vanno sommate ai danni causati dal blocco economico, commerciale e finanziario. L’aumento sproporzionato e speculativo dei prezzi riguarda beni e servizi che sono sotto controllo dei privati. L’acqua, la luce, la telefonia, internet, i trasporti, l’educazione e la salute pubblica continuano a essere sussidiati, per compensare gli effetti dell’aggressione economica sul popolo”.
La dollarizzazione? La vicepresidente dell’Assemblea Nazionale Costituente risponde ricapitolando le varie forme di attacco alla moneta nazionale portati avanti in questi anni: “Vi ricordate – dice – quando i bolivar venezuelani venivano portati illegalmente oltrefrontiera? La speculazione dei cambi manovrata dalla Colombia? L’ex presidente Andrés Pastrana approvò una norma per legalizzare il cambio differenziato del bolivar a Bogotà e Cúcuta, permettendo così un grosso traffico al mercato nero con la moneta venezuelana in territorio colombiano, fuori da ogni giurisdizione delle autorità venezuelane. Per questo fine, poi, è stato utilizzato il cambio di quote e rimesse, fino alla manipolazione della migrazione. Al di là degli errori che bisogna correggere, qualunque analisi deve tener conto che abbiamo una pistola puntata alla tempia”.
ALBA LATINA 27/2/2020