Venezuela: l'Impero colpisce ancora

tontolina

Forumer storico
10 marzo 23.19.08 Se Obama vuole colpire il regime venezuelano deve guardare a Miami

Il presidente ha appena dichiarato Caracas un pericolo per la sicurezza nazionale, ma la lotta contro il regime inizia dalla Florida
di Angela Nocioni | 10 Marzo 2015 ore 17:24


Gustavo Enrique González López, nuovo ministro dell'Interno del Venezuela
Prendi il capo della polizia politica, un generale tetro e ingessato appena dichiarato persona sgradita negli Stati Uniti, e lo nomini ministro dell’Interno e della Giustizia. Lo fai a reti unificate, subito dopo che la tua nazionale di calcio ha sconfitto il Brasile 3 a 2. Non importa se era l'under 17. Tutto fa brodo in tempi di crisi nera, quando non sai più a quale santo votarti per coprire con retorica nazionalista lo scricchiolare sinistro di ciò che rimane della "Revolución bonita".

Nella notte tra lunedì e martedì questo ha fatto il presidente venezuelano Nicolás Maduro. Barack Obama ha dichiarato il Venezuela "una minaccia per gli interessi degli Stati Uniti", ha congelato conti correnti e proprietà negli Stati Uniti di sette papaveri chavisti (sei politici e un giudice di regime). Ha dato cioè vaghi cenni di poter usare la mano dura come da tempo il Congresso americano gli chiede contro Caracas, che ha spedito in galera con accuse di complotto i tre principali dirigenti dell'opposizione a Maduro.

ARTICOLI CORRELATI Così il Venezuela di Maduro reprime il dissenso politico Gli intrecci tra Podemos e il Venezuela chavista, tutti inguaiati da Falciani Il golpe immaginario Il governo chavista, del tutto incapace di uscire dalla spirale dell'iperinflazione e di gestire il mercato nero del dollaro (ormai ci sono tre cambi ufficiali in Venezuela, oltre a quello del mercato parallelo delle monete), risponde nell'unico modo che sa: grida alla minaccia imperialista e trasforma in eroi nazionali i funzionari sanzionati da Washington. Il generale Gustavo Enrique González López, considerato responsabile dalla Casa Bianca per lo stillicidio di arresti di oppositori o presunti tali, intanto passa a dirigere il ministero dell’Interno. Il rappresentante del governo venezuelano a Washington, Maximilien Arvelaiz, è stato richiamato per consultazioni a Caracas. Poi si vedrà.

Retorica e scaramucce diplomatiche a parte, se Obama volesse strangolare il clan di loschi figuri cresciuti e pasciuti all'ombra del governo chavista, potrebbe farlo con grande efficacia occupandosi dei loro risparmi. Tutti investiti a Miami.

Sono tanti i "boli borghesi", i privilegiati del socialismo bolivariano arricchiti a spese della Revolución grazie a opachi contratti con lo stato, che portano poi i soldi a Miami. L'ex ministro delle Finanze venezuelano, Jorge Giordani, ha ammesso nel gennaio dell'anno scorso, prima di rompere con Maduro e andarsene dal governo con una polemicissima lettera pubblica di denuncia, che solo tra il 2012 e il 2013 lo Stato venezuelano ha dato 20 miliardi di dollari a imprese amiche per importazioni a prezzi preferenziali. Gran parte di questo denaro, come insegna la tradizione dei possidenti venezuelani, è finita in Florida. Si tratta di denaro cash, tanto denaro, talmente tanto da aver contribuito alla ripresa del mercato immobiliare locale.

I soldi boli borghesi hanno attraversato il mare che separa Caracas da Miami a ondate. Le più alte iniezioni di capitale venezuelano privato in Florida sono arrivate insieme agli ex banchieri e proprietari di agenzie di cambio valuta che hanno rotto con il governo durante le riforme del settore del credito nel 2009. Ma c'è anche l'ondata del 2011, quando militari e funzionari arricchitisi con la Rivoluzione, alla notizia del tumore che stava uccidendo Hugo Chávez, sono corsi a portare tutto il denaro fresco a Miami.

L'attrazione per la costa della Florida è un grande classico della borghesia venezuelana e gli arricchiti della Rivoluzione non fanno eccezioni. I miracolati dal chavismo, famiglia della moglie di Maduro compresa, investono e vanno in vacanza solo in Florida come se non esistesse altro posto al mondo dove andare. Il senatore repubblicano Marco Rubio, che di antichavismo vive, da anni ripete il mantra: "Si tratta di persone che violano diritti umani in Venezuela e hanno i loro investimenti negli Stati Uniti. Quando rubano in Venezuela, lo fanno spesso con imprese di facciata e usando prestanome, poi vengono a investire nella nostra economia in Florida. Non c'è nessuna ragione per non perseguirli".

Spesso invece operano alla luce del sole. Il banchiere Arné Chácón per esempio, ex tenente e fratello del potentissimo ministro dell'Energia venezuelana, Jesse Chacón, ha avuto per anni una grande azienda agricola, dove allevava cavalli purosangue, la Gudu Racing Stable Corporation, a mezz'ora di auto da Miami. L'ha comprata pochi mesi prima che Chávez lo facesse arrestare per frode allo stato, nel novembre del 2009, e l'ha venduta appena uscito in libertà condizionale, nel dicembre del 2012. Ora il proprietario è Ronald Sánchez, fratello del Superintendente Nacional de Valores de Venezuela, Tomás Sánchez, che diresse nel 2009 l'intervento governativo in sette gruppi finanziari, tra cui la banca di Arné Chacón.

Le sanzioni che allora il senatore Marco Rubio al Congresso non sono state approvate, ma l'Amministrazione Obama ha annunciato il 30 luglio scorso, unilateralmente, la revoca dei visti a un altro gruppo di dirigenti chavisti considerati "responsabili o complici" della repressione delle proteste contro Maduro iniziate il 12 febbraio e costate 43 morti nell'arco di tre mesi.
 
Perché Obama accusa il Venezuela? Intervista a Isaia Rodriguez

Details


Added by adalberto gianuario on 13/03/2015
La Casa Bianca ha annunciato in un “ordine presidenziale” nuove sanzioni contro il Venezuela, motivate dal fatto che, ogni giorno di più, il governo di Caracas rappresenterebbe “una straordinaria e inusuale minaccia per la sicurezza nazionale e la politica estera degli Stati Uniti”. Pandora TV ha raggiunto l’ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia, Julián Isaías Rodríguez Díaz, per comprendere meglio i fatti. (2997)
http://www.pandoratv.it/http://www.pandoratv.it/http://www.pandoratv.it/https://www.addtoany.com/share_save...acas rappresenterebbe "una straordinaria e in













Perché Obama accusa il Venezuela? Intervista a Isaia Rodriguez | Pandora TV
 
Perché Obama accusa il Venezuela?
La Casa Bianca ha annunciato in un “ordine presidenziale” nuove sanzioni contro il Venezuela, motivate dal fatto che, ogni giorno di più, il governo di Caracas rappresenterebbe “una straordinaria e inusuale minaccia per la sicurezza nazionale e la politica estera degli Stati Uniti”. [/URL]

e se fosse l'Ucraina la minaccia per la Russia non si potrebbe leggere anche cosi':

Perché Putin accusa l'Ucraina?
Il cremlino ha annunciato in un “ordine presidenziale” nuove sanzioni contro l'Ucraina, motivate dal fatto che, ogni giorno di più, il governo di Porcoshenco rappresenterebbe “una straordinaria e inusuale minaccia per la sicurezza nazionale e la politica estera della russia”

impossibile!
i media europei leggono le notizie che gli passano gli USA e intanto guardatevi la concita con la barba e non rompete i @@ :up:
 
VENEZUELA: arriva il salvataggio dalla Cina

Scritto il 20 marzo 2015 alle 14:46 da Danilo DT
I due paesi che rappresentano il caso limite sono certamente, in questo momento, Venezuela e Grecia. Due storie molto diverse, due economie molto distanti, ma due nazioni che, per un motivo o per l’altro, sono decisamente vicine al default. Sulla Grecia tanto si è detto e tanto si dirà ancora. Oggi il post sui burloni di Atene ...

Pubblicato in Obbligazioni e Titoli di Stato, Paesi Emergenti | Taggato Cina, default, Venezuela | 7 commenti
 
VENEZUELA: arriva il salvataggio dalla Cina

Scritto il 20 marzo 2015 alle 14:46 da Danilo DT
I due paesi che rappresentano il caso limite sono certamente, in questo momento, Venezuela e Grecia. Due storie molto diverse, due economie molto distanti, ma due nazioni che, per un motivo o per l’altro, sono decisamente vicine al default. Sulla Grecia tanto si è detto e tanto si dirà ancora. Oggi il post sui burloni di Atene ...

Pubblicato in Obbligazioni e Titoli di Stato, Paesi Emergenti | Taggato Cina, default, Venezuela | 7 commenti





5 h ·



Rússia e China anunciam apoio militar a Venezuela em caso de invasão norte-americana
Rússia e China anunciam que irão prestar apoio militar a Venezuela em caso de invasão dos Estados Unidos
portalmetropole.com
 
ci sono pure quelli che sentono la necessità di un bel bombardamento a tappeto sulla propia nazione... insomma la vogliono democratizzare alla maniera USA.... sono invidiosi di Afganistan-Iraq-Libia-Siria


Notizia del: 13/10/2016 Fonte: Il curioso caso della destra venezuelana: vola a Washington per chiedere l'ingerenza straniera negli affari interni


Il curioso caso della destra venezuelana: vola a Washington per chiedere l'ingerenza straniera negli affari interni
Davvero singolare il caso di questa destra venezuelana che invoca l’intervento straniero, in spregio alla sovranità del Venezuela, pur di riuscire a rovesciare il governo di Maduro e conquistare attraverso queste manovre quel potere che non riesce a raggiungere per via elettorale
Il Segretario Generale del partito Acción Democrática, Henry Ramos Allup, nonché Presidente...
 
PETRO? NO GRAZIE: ECCO PERCHE'!
Creato: Mercoledì, 28 February 2018 10:4

Buongiorno a tutti!
In questi giorni ci sono giunte [URL='https://www.cryptorating.it/index.php?option=com_content&view=article&id=39:contatti&catid=16:pagine']molte richieste via mail in cui ci veniva richiesto
cosa ne pensavamo del PETRO [/URL](la nuova criptovaluta di Stato emessa dal Venezuela).
All'interno di questo breve report, (che ovviamente abbiamo diramato in anteprima una settimana fa ai nostri associati) proveremo a fare una breve cronostoria argomentando le motivazioni che ci portano a spiegare per quale motivo, secondo il nostro parere è assolutamente da evitare all'interno di qualsiasi genere di portafoglio sia di breve che di lungo termine.

Dopo che nei mesi scorsi era filtrata la notizia che il Venezuela avrebbe lanciato la prima “criptovaluta” di Stato, garantita dal greggio venezuelano, il presidente venezuelano, Maduro, ha mantenuto fede alle sue promesse, incassato nei giorni scorsi 735.000.000 di $ per la sua “criptovaluta di Stato” avente come collaterale il petrolio.

Il successore di Chavez, aveva annunciato il lancio del Petro a Dicembre 2017, cogliendo l'occasione per tentare per l'ennesima volta di tentare di convincere l'opinione pubblica che il suo Paese è vittima di una “guerra economica”, provocata dalle sanzioni finanziarie imposte dagli Stati Uniti e, che la vendita della nuova moneta digitale avrebbe aiutato non poco il Venezuela a tentare di arginare questo problema attraverso la vendita del Petro appunto che sarebbe stato venduto al prezzo di un barile di greggio.

Premesso che sin dagli inizi della "Rivoluzione Bolivariana" voluta da Hugo Chavez, il Paese è stato assediato da un’inflazione galoppante prima a doppia poi a tripla cifra ed addirttura a quadrupla cifra in questo periodo, che ha spinto i cittadini a perdere completamente fiducia nel Bolívar, a seguito della mancanza di beni di prima necessità quali cibo e medicine, esattamente come avvenuto nello Zimbabwe, il presidente Maduro, trovandosi "alla canna del gas" e non sapendo più cosa fare per uscire da questa situazione ha appunto tentato di sostenere l’economia nazionale, pensando di creare una “criptovaluta di stato", tentando di sfruttare la tecnologia blockchain per generare i fondi necessari al risollevamento del Paese.

Peccato che il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, in una dichiarazione che mirava a spegnere l’interesse e l’entusiasmo degli investitori internazionali nei confronti del Petro, con tanto di avvertimento di possibili azioni legali, ha avvisato il Mondo che investire nel Petro equivarrebbe ad aiutare il governo socialista venezuelano ad eludere le sanzioni statunitensi, poichè il governo Maduro starebbe cercando di sfruttare alcune delle caratteristiche chiave delle criptovalute – la decentralizzazione e l’anonimato – per sfuggire alle sanzioni internazionali, visto che l’anonimato consentirebbe al presidente ed ai suoi fidi governanti di trasferire ingenti somme di denaro oltreconfine, senza essere rilevati.

Tutto ciò premesso, attraverso i nostri collaboratori, abbiamo approfondito andando a fondo la questione verificando il modello blockchain di tale “criptovaluta di Stato" e ne è emerso che:

- Una qualsiasi criptovaluta in senso proprio deve basarsi su una blockchain permissionless (a cui tutti possono partecipare), trustless (non bisogna riporre fiducia in nessuno, basta verificare) e resistente alla censura. tutti parametri non sono presenti all'interno del Petro, visto che:

La sua blockchain si baserebbe su di un modello "permissioned con nodi federati", in cui i blocchi sono generati mediante la “firma” di una serie di nodi che ne regolano il flusso e convalidano le transazioni. Quindi, senza alcun mining, nè possibilità di verifica se non da parte di chi ne ha le chiavi d'accesso filogovernative!

Inoltre, si tratta sostanzialmente di una moneta pubblica, ma centralizzata: il Petro è in soldoni lo stesso vecchio iperinflazionato Bolivar, emesso su una blockchain e “reimpacchettato” per farlo sembrare una valuta deflazionistica, ma fino a prova contraria, qualsiasi valuta controllata da un qualsiasi Governo, anche se basata su di una blockchain, è soggetta allo stesso tipo di corruzione delle tradizionali "valute fiat".

A questo punto è interessante notare un altro "piccolo particolare": chiunque, magari per simpatie (od antipatie) politiche nei confronti del presidente Maduro, potrebbe fregarsene bellamente delle caratteristiche della blockchain del Petro, e voler tentare comunque d'accaparrarsi il token per “comprare il petrolio venezuelano”, senza però considerare le fallacie economiche rilevate da esperti di economia e blockchain, ma andando ad analizzare attentamente sulla blockchain di Ethereum il token ERC20 lanciato in pre-sale dal Governo venezuelano, si renderebbe presto conto che, contrariamente a quanto riportato nel white paper, questo token non è il Petro!

Infatti, si tratterebbe soltanto di un token di pre-sale che darebbe al proprietario il diritto di bruciarlo o scambiarlo col Petro durante la successiva fase di Initial Coin Offering che avverrà se e quando il Governo venezuelano deciderà.

Sebbene gli aspetti economici alla base del Petro possano apparire sensati, quindi, qualunque analisi più approfondita rivela tutti i trucchi e gli escamotages che porteranno ben presto al probabile fallimento della "criptovaluta di Stato" venezuelana.

Il petrolio, in grado di garantire il Petro, infatti non è che non ci sia: il Venezuela è uno dei più grandi produttori al Mondo ma, l’industria petrolifera venezuelana basata sulla PDVSA (già nazionalizzata dal predecessore Chavez) è in declino da oltre un decennio sia come produzione che come manutenzione delle infrastrutture, questi evidenti limiti pertanto devono essere tenuti ancor più in debita considerazione visto che Governo venezuelano sembra non tenerne conto, nei fondamentali della sua nuova "criptovaluta di stato".
Un altro parametro molto importante da tenere in considerazione è che i livelli della spesa pubblica venezuelana, continuano ad essere troppo elevati e superiori alla produzione dell'oro nero che dovrebbe fungere da sottostane, da notare infine, l'autentico "colpo di genio" dimostrato da Maduro e del suo Governo nel far uscire pressochè in contemporanea la dichiarazione ufficiale in cui il Governo bolivariano accetterà qualsiasi genere di cryptovaluta in cambio del Petro: segno evidente che nel valore concreto della loro emissione non credono neppure loro che l'hanno emesso, ma in compenso, aiutandoli in questo clamoroso "scam di stato" gli si consentirebbe di convertire un token basato sul "nulla cosmico" in cambio di cryptovalute pregiate e/o Euro e Dollari, evitando le sanzioni internazionali e senza essere obbligati a fare nessuna riforma per promuovere la produzione, nè per migliorare le condizioni di vita dei cittadini venezuelani.

Come già soprindicato, quindi, a nostro parere, il Petro non è altro che il vecchio iperinflazionato Bolivar emesso su di una blockchain, con il vantaggio (per il Governo Maduro) del risparmio dei costi della carta, inchiostro e della stampa, che sono superiori al valore delle banconote bolivariane stesse, inoltre senza alcun meccanismo credibile per verificare in modo indipendente, in un dato momento, la situazione sul sottostante petrolio che garantirebbe l’asset, visto che la blockchain è controllata dallo Stato!

Da parte del nostro Ufficio Studi pertanto la valutazione è ESTREMAMENTE NEGATIVA, ne sconsigliamo l'acquisto sia in un'ottica di trading che, peggio che peggio per il classico "BUY & HOLD", visto che come dimostrato, più che una "nuova forma di finanziamento internazionale per lo sviluppo economico e sociale del Venezuela", come annunciata dal presidente Maduro, la nuova "criptovaluta di Stato" sembra soltanto l'ennesimo disperato tentativo di evitare l’embargo nazionale e combattere l’iperinflazione che affligge il Paese, attraverso un tentativo di raccolta fondi con una sottospecie di "crowdfunding di Stato" che ancora una volta, potrebbe lasciare gli investitori "a bocca asciutta" esattamente come avvenuto con l'ennesimo default proclamato qualche tempo fa sul proprio debito pubblico, visto che attraverso questa mossa, il governo venezuelano non emetterà più debito pubblico, ma ha trovato un modo per raggirare le persone in tutto il mondo cercando di rifilargli un token basato sul nulla ed una futura moneta controllata dal Governo e basata sull’unica decrepita, industria rimasta nel Paese.


UFFICIO STUDI ASSODIR
(E' consentita la pubblicazione e/o la condivisione citando la fonte)
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto