Vi racconto pure io una storia di vita vissuta....

rikirix

Raddrizzatore di banane
.....questo é uno dei "racconti" del mio incompiuto libro "30 serate psichedeliche". Tutte storie vere, realmente accadute e raccontate passo passo......questa storia si chiama "Una cubana" O "a todo gas", devo decidere......pubblicheró un pezzo alla volta nello stile di Ermí sperando di incuriosirvi.....Chiaramente faró copia/incolla dal testo scritto :)

"La lancetta del contagiri era fissa prossima alla zona rossa ed il motore turbo sparava la macchina sulla strada bagnata trasmettendomi tanta insicurezza; ero partito rilassato e mediamente stordito ma in quel momento i sensi si erano riaccesi tutti e la situazione eccitante e veloce non mi lasciava molto tranquillo. Avevamo da un pezzo imboccato una strada a scorrimento veloce e la velocità era alta, cavolo, non avevo paura però non potevo certo fare a meno di pensare che tante belle storie iniziate bene finivano proprio contro un palo quando meno te lo aspettavi, e spesso sul più bello.

Amanda sembrava sicura di se e procedeva indiavolata, ed anche quando prese lo svincolo non accennò ad alleggerire il piedino smaltato dal pedale del gas. E finalmente accadde l’inevitabile.
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"Prometteva bene quella sera; più o meno alla solita ora arrivammo al solito posto. Era sicuramente sabato visto che c’erano parecchie facce nuove ed anche più gente del solito; a dirla tutta non era il massimo al sabato notte: troppa gente, molta che invadeva la zona del privé obbligando a chiedere spesso di allontanarsi. Poi anche la musica era diversa, generalmente una techno molto più commerciale per soddisfare le voglie del cliente occasionale. Ma a conti fatti chissenefrega, io e gli altri non davamo troppa importanza a tutto ciò e ce la godevamo come al solito al nostro salottino, bottiglie, sigarette a gogo ed un passaggio di passerina che il sabato sera ci proponeva in maniera particolarmente variegata.

Fu quella sera che conobbi Susanna: apparentemente una brava ragazza, sicuramente non una della notte bensì una comune mortale che era venuta a passare il sabato in discoteca. Si riconoscevano facilmente questo tipo di persone, soprattutto se eri abituato ad uscire tutte le sere ti accorgevi subito se uno era un “infiltrato” o no. Si notava dall’abbigliamento, dal portamento poco sciolto, dalle espressioni del viso, insomma, si capiva quando una persona era “normale”, e, nella fattispecie, era evidente che Susanna non era il solito mignottone notturno avezzo a stare in quell’ambiente. La vidi, la guardai un po’, qualche sorrisetto per farle capire che un potenziale principe azzurro stava seduto li al tavolino e, alla prima occasione, la invitai a prendere qualcosa con me al tavolo. Biondina, capelli a caschetto, non male, una ragazza graziosa con maglioncino ed apparentemente semplice……o almeno, come dicevo, molto diversa dai soliti troioni che mi ritrovavo tutte le sere accanto o intorno. Non era male ogni tanto incontrare gente diversa, e poi era anche divertente farsi 4 chiacchiere con qualcuno non abituato a quel contatto magari brusco ed immediato. Qualche bicchiere, qualche chiacchiera e dopo aver assaggiato per un po’ il dolce sapore delle sue labbra mi chiese di andare a ballare. Ammetto che ballare insieme ad una ragazza, con quel tipo di musica, era una cosa che non mi entusiasmava affatto. Avrei preferito restare seduto, continuare a bere, magari qualche pippata di nascosto, qualche bacio, e soprattutto vedere se era il caso di trovare un improbabile punto nascosto per verificare la consistenza di ciò che nascondevano i vestiti e farsi strada per il resto della serata. Fino a quel punto tutto filava liscio e mi stavo divertendo, finché ad un certo punto arrivò, come una bufera ad un tavolo vicino al mio, una tipa che conoscevo di vista: un’altra nottambula che incontravo spesso al Joy ma non ci eravamo mai presentati. Non troppo alta ma con delle forme esplosive: passava la maggior parte del tempo a ballare scatenata mentre chi stava attorno a lei la guardava un po’ per l’esuberanza ed un po’ per l’energia sexy che sprigionava con quei movimenti classici di chi ha la musica ed il ritmo tatuati nel DNA sudamericano: capelli lunghi ricci, carnagione mulatta, un culo dai misteriosi poteri ipnotici e due belle zinne a malapena nascoste dietro ad una specie di calzamaglia che faceva l’indispensabile per nascondere ciò che invece voleva esibirsi.
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"Io facevo l’indifferente e la guardavo con la coda dell’occhio facendo quasi finta di niente per non compromettere la situazione con Susanna, lei invece dava la sensazione di non stare completamente a suo agio ritrovandosi quella pazza scatenata a pochi passi e magari non abituata a questo tipo di eccessi. E chissà se questa mal celata piccola insofferenza non fu proprio la molla che fece partire il meccanismo della danzatrice indemoniata. Ad un certo punto, mentre studiavo tra me e me un piano da eseguire per portare Susanna da qualche parte molto più discreta magari facendo leva proprio sulla situazione, improvvisamente la cubana mi saltava addosso abbracciandomi come se mi conoscesse da sempre e chiedendomi sfacciatamente di presentarle la “ragazzina” che avevo al mio fianco. Fu una situazione strana perché non avendo mai parlato con quella pazza non mi sarei mai aspettato una intromissione di quel tipo: “ehm, si, ecco, lei è Susanna e…….” e la pazza prese la parola presentandosi come Amanda, mia sorella! Susanna era carina ed ammetto che già mi ero affilato i denti per portarmela a letto, ma in quel frangente la situazione che aveva creato Amanda era divertente e le seguii il gioco ed iniziammo a dire una serie di cazzate coinvolgendo la povera diurna in un gioco di battute, anche provocanti, che evidentemente la imbarazzarono non poco. Ma d'altronde come potevo non seguire il gioco di quel figone che si rivelava anche simpatica e piena di allegria. In pochi secondi mi feci una serie di piccole considerazioni ed arrivai alla conclusione che avrei barattato volentieri la genuinità di Susanna per la sensualità di Amanda; e non dovetti fare molta fatica visto che dopo poco il gioco che si era creato non era più di gradimento della biondina che, con una improvvisa necessità di andare in bagno, si dileguò definitivamente. Amen. Il brutto fu quando pochi istanti dopo fu Amanda ad allontanarsi e mi ritrovai solo come un coglione a guardare incredulo gli altri scagnozzi del gruppo che intanto si erano dati da fare a loro volta: ovviamente eccetto Alessandro che come al solito non batteva chiodo e non faceva altro che tracannarsi un bicchiere dietro l’altro accompagnato da pacchi su pacchi di sigarette. “Riki, vuoi sapere una cosa?” osservò a quel punto Alessandro, “è da un po’ che Amanda si comporta in un certo modo e sono certo che lo fa per attirare la mia attenzione”. Trasecolai un attimo di fronte ad una affermazione tanto azzardata quanto assurda e, proprio per non darla vinta a nessuno e non conforme di rimanere a secco, alla prima occasione intercettai la cubana e, afferrandola per la vita, le dissi: “visto che sei stata così brava a far scappare quella, stasera lo occuperai tu il suo posto nel letto”, ovviamente vedendo bene di farmi sentire da Alessandro. Ancora oggi quando penso alla faccia da culo ed alla sfacciataggine che riuscivo a tirar fuori in certe occasioni mi meraviglio di me stesso: io ero un tipo fondamentalmente timido ma………eeeh l’alcol, eeeh le cocaine, quanta sicurezza, quanto autocontrollo, quanta sboroneria…….ma il bello è che la maggior parte delle volte, trasmettendo questa immagine di spavalderia e sicurezza, si andava a buon fine in automatico e questo era quello che contava."
 
"Quella sera non avevo bevuto troppo, non avevo pippato granché, stavo fondamentalmente bene dunque pronto a godermela al 90%. Quando chiesi ad Amanda dove potevamo andare e lei mi rispose che potevamo andare da lei rimasi allo stesso tempo sorpreso, visto che io pensavo ad un altro locale, ed eccitato percependo una sensazione animalesca che cresceva dentro di me e che mi spronava a muovermi immediatamente: andiamo via subito allora!

“Ciao ragazzi, buon proseguimento ma io devo lasciarvi, vado a trombarmi questo bel puttanone”: peccato non poter avere una foto della faccia di Alessandro tra lo smarrito e l’amaro. Dopo questo veloce saluto agli amici afferrai la preda e via verso l’uscita; non avevo l’auto quella sera, ma Amanda si.

Pioveva parecchio quella notte, ma nonostante ciò, dall’istante in cui appoggiai le chiappe sul sedile, quel piede minuto ma pesante della cubana non fece che far scivolare le ruote da una parte all’altra della città togliendomi, in alcune circostanze, il sorriso dalle labbra, fino al momento in cui imboccò lo svincolo che ci avvicinava a casa sua.

E’ facile intuire l’accaduto: imboccata l’uscita a fischione e senza accennare a rallentare un po’, sicuramente passammo su una pozzanghera, dopo un po’ di acquaplaning, la pseudopilota perdeva il controllo della macchina che iniziava una serie di testa coda. In quel mentre mi vennero in mente nitidamente 2 cose: l’ospedale e la mancata scopata, e non saprei dire cosa mi dispiacesse di più. Miracolosamente ad un certo punto la macchina si raddirizzò ma uscì fuori strada andando sull’erba e non avendo modo di frenarla sul verde bagnato trovò fine alla sua corsa quando investì frontalmente una serie di alberelli di una decina di cm di diametro: 3, 4, 5 buttati giù come stuzzicadenti finché ad un certo punto, finalmente, ci fermammo. Ed io ripresi a respirare. Come se nulla fosse l’indiavolata, senza mostrare nessuna preoccupazione e ridendo come una pazza, ingranò la prima, si rimise in carreggiata e riprese verso la meta. “Ma tu estas fuera de testa” le dissi mischiando italiano e spagnolo: adrenalina e spavento. Qualche centinaio di metri dopo si fermò per dare un’occhiata ai danni: scesi pure io ovviamente e notai, con sorpresa, che i danni erano minimi e che visto l’accaduto l’avevamo veramente scampata alla grande.

Ma improvvisamente in quella strada discreta, al buio, spiovendo, con quella gnocca, insomma mi immaginai una scena hollywoodiana e partii all’assalto: la stesi sul cofano della macchina e la baciai appassionatamente schiacciandole leggermente il corpo con il mio, soprattutto all’altezza del pacco, e trasformandole finalmente l’espressione da sorridente a vogliosa di molto altro. In quel mentre mi sentii Sonny Crockett in una scena di Miami Vice: la cubana c’era, certo, non stavo a Miami, l’auto non era ne una Ferrari ne una Rolls bensì un’orrenda Fiat Tipo turbo grigio topo che lei aveva preso chissà dove, ma erano dettagli di poco conto e già immaginavo la scena successiva nel suo appartamento in cui finalmente potevo cessare di radiografarla ad ogni sguardo
."
 
Me_cojoni_2.jpg


Me cojoni !
 
"Arrivati in camera da letto notai subito, appesi sui lati del letto, i suoi ferri del mestiere, da una parte una frusta e dall’altra delle manette: ci stendemmo e fumammo un bel cannone d’erba, poi ci spogliammo ed iniziammo a fare l’amore per ore; o forse erano minuti, visto che comunque anche quella sera avevo bevuto, pippato, fumato, ma sia quel che sia fu bellissimo anche se non del tutto immune dai soliti momenti “strani” come quando ad un certo punto, nella penombra, mentre osservavo quel bel sole che aveva tatuato sul culo, pensai a quanto quel preservativo fosse sensibile: continuavo con un bel su e giù, lei stupenda con le braccia allungate sul letto, io che mi muovevo delicatamente, mai provato un preservativo con un effetto così “nature”…….e da li il sospetto: controllai discretamente e……..del preservativo non era rimasto che l’anello alla base del mio pene, per il resto ero scoperto ed il pigiama sparito. Glielo sussurrai, lei mi disse di stare tranquillo, di non preoccuparmi di nulla, io la presi in parola, continuai, completai, si alzò, andò in bagno, tardò, ritornò e mi informò che aveva finalmente recuperato, dopo un’operazione alquanto laboriosa, il resto dell’antifecondativo smarritosi in fondo alla vagina! E vabè, cose che succedono; poco dopo il sonno mi rapì.

Poche ore dopo, a mattinata inoltrata, mi svegliai con lo squillo del suo telefono: brutto modo di svegliarsi soprattutto perché rispose e rimase a chiacchierare mentre io cercavo di guadagnare qualche altro minuto di sonno. Ma non c’era verso visto che lei chiacchierava e senza fare grandi sforzi riuscivo a sentire anche la voce femminile dall’altra parte dell’apparecchio. Feci finta di dormire ma intanto seguivo la conversazione che iniziò con una breve descrizione della serata precedente, qualche parola sul sottoscritto, e la cosa si faceva interessante, e……qualche parola su qualcun altro e man mano Amanda rispondeva sempre più con monosillabi. La cosa non mi interessava più di tanto; se c’era un altro nella sua vita non sarei stato certo io a creare problemi. Il problema nacque quando riuscii a sentire che “l’altro” si sarebbe incazzato come una bestia, poi che ce l’aveva a morte con gli italiani, poi che sarebbe potuto arrivare da un momento all’altro, e finalmente decifrai chiaramente la seguente frase: “Se Kris arriva li e lo trova nel tuo appartamento lo ammazza”
."
 

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