Vi racconto pure io una storia di vita vissuta....

"La prima volta che la vidi la notai subito per via della bellezza statuaria, l’altezza, i lunghi capelli biondi…….e due gran pere come solo in Russia si riescono a mettere su. Era particolarmente giovane, forse una 20ina d’anni, ma già col classico portamento di gran classe caratteristico delle russe: la analizzai mentre ballava spensierata e pensai che gran bel pezzo di gnocca fosse. Ma lo pensai e basta e nonostante ci scambiammo qualche sguardo, non intervenni.
Ma ovviamente la gente nella notte si rincontra sempre, e in una di quelle serate qualsiasi, la rividi.
Si era partiti per una serata alla guisa di tante altre ma apportando delle modifiche al nostro solito circuito di locali: dopo le solite visite ai locali di “primera hora” tra le 23/24 fino alle 2/3 decidemmo che quella sera niente Joy; quella sera optammo per il Divino: gruppo al completo, cocaina a volontà ed un tavolino nell’area privè del locale a nostra disposizione, come al solito. Si, anche al Divino non dico che eravamo di casa, ma conoscendo quasi tutti era un posto dove si andava e stava volentieri; ma mi piaceva meno per via di come era disposto, la gente aveva forse un po’ meno classe, c’erano sicuramente meno mignotte, a testimoniare appunto un ambiente meno esclusivo…..ma tutto sommato niente male.
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"Come prassi macinavo una copa dietro l’altra, sigarette e tiri; si ballava, si scambiavano minchiate su minchiate con tutti e si tenevano le antenne sempre attive per individuare e possibilmente annientare la prossima preda che cadeva nella rete.
La individuai quasi a fine serata, forse verso le 5, con un vestitino tutto nero che ne metteva in evidenza le forme ed il biondo dei capelli: incrociai il suo sguardo nel mezzo del caos del locale proprio mentre mi stava osservando, forse attratta più dal frenetismo del gruppetto a quel tavolo che da altro. Chiaramente non persi l’occasione e la invitai subito ad entrare nell’area privè e la feci accomodare su un divanetto dopo le presentazioni di rito tanto per far sbavare un po’ la compagnia. Eccola qui pensavo, bellissima, elegante, una signorina di tutto punto; mentre dall’altra parte c’ero io, mezzo schizzato e svuotando un bicchiere di Cuba dietro l’altro, e ritrovandomela al tavolo iniziai a bere anche di più…..forse anche perché, essendoci lei accanto a me, non volevo fruire delle polveri e magari giocarmela prima di iniziare i giochi e facendo la figura del tossico: in fin dei conti, fino a prova contraria, non si sapeva mai con chi si aveva a che fare, e questa poteva anche essere una brava ragazza, forse. No dai, volevo, come al solito, almeno mascherare un po’ la situazione e cercare di passare per una persona perbene di cui potersi fidare almeno per la serata.
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"Per fortuna stavamo prossimi all’orario di chiusura così riuscii più o meno a contenere i danni: eh si, purtroppo non potendo pippare, gli effetti dell’alcool si facevano sentire tutti e percepivo l’arrivo di una sbronza pesante e che già mi stava portando ad arrancare, oltre ad essere capace di dire solo inutili cazzate. Ma per fortuna lei sembrava inebriata da tutto ciò, pare le piacesse, si divertiva, e quando ad un certo punto arrivò il momento di guadagnare l’uscita, accettò di buon grado il mio invito di venire con me a casa. Si, so che avrei fatto meglio a glissare e rivederla un’altra volta, ma cosa ci vuoi fare quando uno non si rende conto di quello che fa e che dice? In realtà l’idea di rimandare l’incontro a casa non mi balenò neanche per l’anticamera del cervello, neppure per un istante, e quando disse “si” ero combattuto tra il senso di soddisfazione e la preoccupazione di come avrei gestito il resto del tempo con lei, soprattutto in quel mentre, quando dal profondo della gola percepivo una strana nausea e movimenti di stomaco che accennavano alla possibilità di una gran vomitata. Sangue freddo dunque e, manteniamo la calma, mi dicevo.
Per fortuna ebbi il buon senso di lasciare la macchina dove l’avevo “parcheggiata”: eh si, il gruppo a questo turno, con le pive nel sacco, mi aveva mollato al mio destino e per tornare a casa dovevo sbrigarmela da solo, ubriaco fradicio e dall’altra parte della città. Ma il problema non sussisteva, infatti decisi di lasciare l’auto dove l’avevo parcheggiata verso le 4 di mattina, dunque no problem.
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"Il viaggio in taxi verso casa fu il vero dramma: mi sentivo male, avevo voglia di vomitare, di andare a letto subito e scollegarmi; il taxi sembrava piuttosto una navicella spaziale che girava su se stessa e credo di non essermi accasciato in qualche angolo dell’auto solo perché lei mi stava appiccicata e mi guardava, non so dire con certezza se preoccupata o divertita da quel soggetto abbondantemente oltre i limiti di una comune sbronza.
Finalmente arrivammo alla base dopo un viaggio durato lustri durante il quale non proferii parola: non ricordo il tragitto, non ricordo di aver pagato il taxi ne di aver preso l’ascensore, ma appena varcata la soglia di casa ricordai perfettamente, e sorprendentemente, di avere nel mobiletto del bagno una pasticca salvafaccia: un Viagra che mi aveva dato tempo prima Alessandro e che lui consumava come se fossero caramelle per farsi le seghe. Appena entrato in casa mi di dissi “Riki, se non prendi quella pillola questa non la scopi neanche se ti prestano un uccello di riserva”, e così feci furtivo in bagno e dando poi via alle danze.
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"Via alle danze? Non so se quella pillola aveva fatto solo in parte il suo effetto o se aveva creato anche qualche altro tipo di effetto secondario pseudoallucinogeno, fatto sta che feci un trip della madonna e mi si aggiunse una fattanza simile a quella delle droghe di sintesi. Quando mi stesi nudo sul letto e lei si sedette, nuda anche lei, su di me, dal basso rimasi estasiato dalla visione di quelle mammelle formidabili, quei capezzoli chiari e quel modo di fare…..faraonico; in quel momento mi sembrava forse anche più grande di quello che era realmente e io più piccolo. Purtroppo il resto non sono che piccoli flash disturbati in cui io per lo più annaspo cercando di farmi valere; ricordo di aver ringraziato il cielo (e Alessando) un paio di volte per la pasticca blu altrimenti…..la grossa fregatura e che nello scontrollo più totale non ragionavo più; una serie di situazioni on/off, sudavo, mal di testa e giramenti, immaginavo scene di film porno, alternavo momenti in cui la dominavo a momenti in cui potevo essere spostato come uno straccio, nessuna precauzione, niente preservativo, ancora qualche porcata perché non volevo che finisse, facciamolo ancora, cosa?…….e poi il buio pesto."
 
"Ad un certo punto mi svegliai di soprassalto, spaventatissimo ed allarmato. In realtà era lei, già vestita, che alzava la serranda in maniera abbastanza brusca: forse si era rotta le palle di guardarmi li steso in coma, magari russavo pure. Fatto sta che nel momento in cui aprii gli occhi e capii dove stavo, chi ero e cosa stavo facendo, balzai dal letto e gridai al disastro. Non le diedi praticamente tempo di aprire bocca; le dissi che doveva andarsene subito, che io ero occupatissimo e che dovevo uscire pure io immediatamente. Lei trasecolava, non riusciva a capire: in quel momento mi venne il sospetto che da quando l’avevo conosciuta non avesse capito un cazzo di quello che dicevo….e, e fin qui poco male, ma a dire il vero pure io non sapevo cosa mi avesse mai detto, in che lingua avevamo parlato o se davvero avevamo comunicato parlando: forse ci eravamo capiti coi segni, i sorrisi, boh, fatto sta che non ricordavo una parola di quello che lei mi aveva detto. Ecco, ad esempio credo di non aver neanche capito come si chiamava. Comunque le misi in mano dei soldi e le dissi di andarsene subito e che ci saremmo visti di nuovo da qualche parte. La poverina se ne andò e, stranamente, non la rividi mai più. Ma comunque non ero stato del tutto stronzo, un impegno lo avevo davvero: mi ero preso il compito di andare in agenzia di viaggi a prendere per il gruppo i biglietti aerei per Ibiza e dovevo farlo entro una certa ora visto che avevo solo prenotato e non potevo rischiare di perdere quel volo."
 
"A missione compiuta, nel pomeriggio, andai col palletta a recuperare la macchina. Purtroppo appena arrivato sul posto scoprii che la macchina non c’era e dovetti pure litigare con un negoziante perché, secondo lui, avevo parcheggiato proprio davanti alla porta del suo negozio e dovette chiamare il carro attrezzi per poter entrare a lavorare. Vabè, alle 4 di mattina, come dicevo, mi era sembrato un parcheggio consono."

FINE
:)
 
Le prime due mi piacciono molto.
Se vuoi pubblicare qualcosa, ti consiglio di autopromuovertelo e autostampartelo. In sostanza eviti di passare attraverso millemila editori che ti promettono mari e monti e poi ti obbligano a comperare almeno qualche migliaio di copie.
Ricorda: all' editoria italiana fottenasega di giovani scrittori o scrittori in erba. Interessa solo il profitto.
Ecco perchè , grazie alla attuale tecnologia, ti consiglio di gestirti tu la promozione, stampa e vendita del tuo libro.
In bocca al lupo
 

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