vincente al grido fuori dall’euro (1 Viewer)

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Nigel Farage, il «Grillo inglese»: «Chiedo il voto per spazzare via l’Europa»


«Grazie Europa», seconda puntata - con David Parenzo - CorriereTv - CorriereTv


Nigel Farage, il «Grillo inglese»: «Chiedo il voto per spazzare via l?Europa»


Farange ha espulso un suo candidato apertamente contro l'islamizzazione

appunto il Grillo inglese sembra che davanti alle telecamere dica una cosa e nei fatti ne fa altre

per Grillo si conferma il suo bluff da quello che leggo e' a favore dell'immigrazione clandestina, a favore della cittadinanza ai bambini stranieri, a favore del matrimonio gay.

Programma M5S, non mi sembra di leggere le cose esposte sopra :-o :

http://www.beppegrillo.it/iniziative/movimentocinquestelle/Programma-Movimento-5-Stelle.pdf

non trovo alcun riferimento a gay, clandestini e immigrati :no:
 

tontolina

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A VIA DI MARINE LE PEN / ECCO COME FARA’ LA FRANCIA A USCIRE DALL’EURO, QUALI BENEFICI E PERCHE’ E’ SUBITO PRATICABILE



La vittoria del Front National di Marine Le Pen alle elezioni europee è prima di tutto la vittoria del pragmatismo di chi, compreso che l’euro è una gabbia mortale per tutti i popoli che vi aderiscono, ha deciso di mettersi in gioco contro l’oligarchia di Bruxelles che sogna un’Europa dominata dai poteri finanziari in cui la sovranità popolare sia totalmente privata di significato.

Nonostante i violentissimi attacchi da parte dei media francesi ed internazionali, Marine Le Pen ha ottenuto un risultato storico per il suo partito e per la Francia intera, dove la popolazione ha fatto chiaramente intendere di non accettare più una classe politica succube dei diktat della Germania.
Come è stato possibile ottenere un simile risultato per un partito che è sempre stato considerato la “pecora nera” dello scenario politico francese? Molto semplice: Marine ha saputo innovare il movimento fondato dal padre, facendolo diventare un partito moderno in grado di parlare alla gente di argomenti concreti, abbandonando toni razzistici ed antisemiti che avevano da sempre contraddistinto la vecchia gestione.
A differenza dello scenario italiano, dove molto spesso si cambia nome ai partiti, ma i contenuti rimangono gli stessi, la vincitrice delle elezioni europee ha tenuto il vecchio nome riempiendolo di contenuti nuovi: un’autentica eresia per i nostri politici che agiscono in modo analogo a quanto faceva Achille Lauro allorquando regalava la scarpa sinistra prima delle votazioni e quella destra poi (gli 80 euro di Renzi che, forse, arriveranno nelle tasche di qualcuno, a fronte di aumenti certi di tasse).
In questo Marine Le Pen può essere accomunata agli altri due trionfatori di questa tornata elettorale europea: Nigel Farage in Inghilterra e Viktor Orban in Ungheria, passando per Tsipras in Grecia. Tutti politici con idee estremamente chiare su come muoversi per il futuro: non è un caso che Cameron, ad esempio, sia orientato ad accelerare i tempi per indire il referendum sull’uscita dell’Inghilterra dalla UE.
Tornando a Marine Le Pen, la sua battaglia contro l’euro e contro la ue è chiara ed improntata a passi chiari e fattibili. Difatti sul sito del suo movimento Front National, è possibile scaricare una breve, ma interessantissima guida sul perché uscire dall’euro, quali sarebbero le conseguenze e soprattutto, i procedimenti con cui arrivarci.
Ecco, il punto nodale è proprio questo: uscire dall’euro e dalla ue è possibile e fattibile.
Infatti l’articolo 50 del trattato dell’unione europea consente ai singoli stati di uscire dall’euro e dall’unione europea, con le modalità previste dall’articolo 238 del trattato sul funzionamento della ue. In sostanza i due articoli normano un’uscita programmata di una nazione dalla ue e dalla moneta unica che, comunque, non può avvenire oltre i due anni dal momento della richiesta.
La cosa importante è che non è necessario alcun referendum (cosa, ad esempio, impossibile in Italia, dato che i trattati ue sono sottratti a giudizio popolare, alla faccia della democrazia!), ma la semplice volontà del parlamento nazionale. Questo è il punto nodale e questo è il motivo per cui subito dopo l’esito delle consultazioni europee, Marine Le Pen ha chiesto a gran voce le dimissioni del presidente Hollande e la convocazione di nuove elezioni generali (il partito del presidente in carica è sceso ai minimi storici assoluti!).
Una volta uscita la Francia dall’euro, accadrebbe la catastrofe? Assolutamente no, perché la banca centrale francese tornerebbe a stampare franchi ed i vari c/c sarebbero ridenominati nella nuova valuta in ragione di 1franco=1euro, dopo di che la valuta sarebbe quotata come una qualsiasi valuta presente sui mercati mondiali. Nulla di strano perché, a differenza di quanto vogliono far credere gli oligarchi europei alla popolazione, fuori dall’euro esistono decine e decine di monete nazionali, che continuano a vivere e, in molti casi a far prosperare le nazioni che le utilizzano, a differenza di quanto avviene per quelle che adottano la moneta unica europea, che presentano tassi di sviluppo e benessere fra i più bassi a livello mondiale.
Al di là della retorica dei media nostrani, queste elezioni non hanno segnato una vittoria per gli euro favorevoli, tutt’altro: basti pensare che il PPE ha perso un’ottantina di parlamentari e che per avere la maggioranza dei parlamentari, è necessaria la “grande ammucchiata” tra PPE e PSE.
Il merito di questa sconfitta degli oligarchi spetta a leader politici come Marine Le Pen che hanno saputo riempire il sentimento di protesta dei cittadini verso la ue di contenuti e, soprattutto, di soluzioni.
La Francia può essere la capofila della liberazione dei popoli da un’oligarchia protesa a servire esclusivamente gli interessi degli apparati finanziari (nemmeno produttivi, giacchè anche quelli sono stati devastati dall’operato di Bruxelles) a danno dei popoli europei. Il signor Hollande può solo decidere se prolungare l’agonia rimanendo pervicacemente attaccato alla poltrona, o se dimettersi e lasciare che i cittadini si riapproprino della propria libertà. E’ solo questione di tempo, e poiché il tempo è prezioso, sarebbe un peccato che per l’orgoglio e l’ambizione di un singolo, i cittadini francesi dovessero sprecarlo.
Luca Campolongo
Fonte ilnord.it



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tontolina

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Der Spiegel intervista Marine Le Pen (prima parte) - "Non voglio questa Unione Europea Sovietica"


Il giornale tedesco Der Spiegel intervista Marine Le Pen, la leader del Front National francese, su una serie di temi a cominciare dalle sue intenzioni sull'Europa. Si può non essere d'accordo su tutto con la Le Pen, ma bisogna riconoscerle una preparazione e una compostezza d'argomentazione - nonostante un intervistatore piuttosto provocatore - a cui i nostri politici non ci hanno abituati.
link
Voci dall'estero: Der Spiegel intervista Marine Le Pen (prima parte) - "Non voglio questa Unione Europea Sovietica"

 

tontolina

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Il Front National: alleiamoci con la Russia!

Il Front National in Francia è una forza alternativa in aumento; il suo scopo è quello di resistere all’austerità e all’integrazione imposta dalla UE, e alla folle diplomazia della NATO.

Molti francesi sono stati terrorizzati dal tintinnare di sciabole, e la russofobia crescente è conseguenza della volontà americana. E gli stessi che hanno sostenuto lo sforzo bellico da parte di terroristi islamici promuovono anche l’ultima guerra contro la Russia in Europa.
Il bellicoso, borghese, e pan-americano, Le Figaro, ha denunciato lo scorso 16 agosto una collusione tra il Front National, le destre europee in generale e Vladimir Putin.
Aymeric Chauprade, studioso e consigliere di Marine Le Pen per le questioni internazionali, ha accettato di dichiarare le sue preferenze in materia diplomatica.
Signor Chauprade, cosa si può dire circa la caduta del volo MH-17, per il quale tutti, qui (in Francia, N.d.t.) hanno accusato la Russia senza alcuna prova?
François Hollande ha minacciato la Russia di non consegnare il secondo Mistral. Un’ulteriore prova, se ce ne fosse bisogno, che il dramma del volo MH-17 in Ucraina non beneficia la Russia, ma i governi di Kiev e Washington. Succede esattamente quello che ho annunciato il giorno dopo la tragedia del 17 luglio. Tutte le forze filo-americane si scatenano contro il contratto franco-russo e la prospettiva di consegna delle Mistral, e si scatenano contro il contratto per South Stream. Questa escalation pazzesca ho potuto constatarla io stesso al Parlamento europeo, dove gli attivisti anti-russi (per lo più tedeschi e i Verdi francesi) stanno lottando contro la Russia, e cercano di far condannare la vendita delle navi. Il tutto senza prove.
Il ministro Laurent Fabius ripete che non può consegnare le Mistral alla Russia “se la Russia non cambia la politica.” Qual è il suo commento?
Questa decisione sarebbe disastrosa in molti modi. Per il contratto in sé, naturalmente, che pesa € 1.200.000.000 e un migliaio di posti di lavoro a Saint-Nazaire. Sarebbe necessario restituire il denaro già versato (la metà), ritirare la poppa della nave (costruita in Russia) e pagare ingenti danni. Perderemmo comunque i diritti sulla Mistral, già ceduti alla Russia, che potrebbe quindi costruirsele da sé. Tale decisione chiuderà per sempre la porta a futuri contratti con la Russia, e soprattutto al suo enorme programma di riarmo navale (civile e militare), con un valore stimato di più di $ 50 miliardi. I nostri concorrenti sono solo in attesa di ciò! In questo settore, come in altri, la Francia deve ritrovare l’indipendenza, difendere i propri interessi strategici, pensare in termini geopolitici, nel lungo periodo, e non sulla base di emozioni sollevate dalle ultime notizie.
La caduta del velivolo (malese, N.d.t.) non è ancora stata spiegata. Come si spiega, invece, lo scoppio della russofobia contro il presidente Putin?
Come mai la Russia si è lasciata accusare di questa orribile tragedia, quando era evidente che gli ucraino-americani fossero gli unici ad avere un reale interesse nell’abattimento dell’aereo? Naturalmente i russi negano, ma le loro argomentazioni sono difficilmente udibili a causa della superiorità onnipresente americana nella guerra dell’informazione (vale a dire, disinformazione). Mentre il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti accusa Mosca senza produrre alcuna prova seria, i diplomatici occidentali, tanto impotenti quanto ciechi, cadono con entrambi i piedi nella trappola tesa da Washington. È triste la sottomissione dell’Europa e dei suoi dirigenti che, ancora una volta, hanno tradito, accettando l’ordine del giorno dei guerrafondai! Il mondo si muove inesorabilmente verso una terza guerra mondiale, se i governi europei non riguadagnano rapidamente il loro discernimento.
Come considera Vladimir Putin, in termini di storia europea e persino mondiale?
Vladimir Putin ha permesso la nascita di un mondo multipolare. Invece, l’11 settembre ha dato il pretesto agli americani di rafforzare il loro impegno unipolare invadendo diversi Paesi (Afghanistan, Iraq, Libia …). E ‘grazie alla ripresa economica, politica, geopolitica di una Russia guidata da Vladimir Putin, che i propositi americano di dominio, accelerati dopo la caduta dell’Unione Sovietica, sono stati arrestati. Purtroppo questo progetto è ancora al lavoro oggi in Ucraina, al solo scopo di scavare il divario tra l’UE e la Russia e di stabilire il dominio della oligarchia dell’impero sulla nostra Europa.
Ma Putin ha un secondo record: contribuire al recupero dei valori tradizionali e spirituali della civiltà cristiana in Europa. La Russia è diventata, per i patrioti impregnati dai valori della civiltà cristiana, una speranza in tutte le nazioni d’Europa. Di fronte alla sfida all’identità francese le scelte di politica si riveleranno decisivo. L’alleanza con la Russia, l’unica grande potenza europea a difendere apertamente e fermamente la civiltà cristiana, dovrebbe essere un dato di fatto per ogni patriota.
I BRICS stanno dando un colpo mortale al condominio anglo-americano e il dollaro che ha approfittato delle guerre mondiali. La Cina è sempre più irritata da Obama, ma qual è il motivo per cui il presidente Putin sta soffrendo lo shock del confronto?
Una delle vere divisioni del mondo contemporaneo è quella tra Pro-Putin e anti-Putin. Io sono nel primo gruppo, non per il fascino di un Paese che non è il mio, ma perché il progetto migliore per la Francia sarebbe quello di allearsi con la Russia. Putin è un grande uomo, e sono sicuro che rimarrà come tale nella storia della Russia. Accanto a lui, i leader occidentali, spesso soggetti agli Stati Uniti, sembrano nani effimeri nella storia del loro Paese.”
Traduzione di Massimiliano Greco
Fonte: PRAVDA
 

tontolina

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LA “VITTORIA” DI MARINE LE PEN. Apettiamo il secondo turno.


Il Nemico Principale”, titola Libération, esterrefatta che i francesi abbiano votato il Front. E’ pur sempre divertente vedere che il giornale “ di sinistra” si smascheri così a nome del suo padrone (Rotschild). Ma ricordiamoci: c’è il secondo turno. E nel secondo turno, come è sempre successo da 50 anni, la “sinistra” socialista e la “destra” gaullista ( povero De Gaulle) si uniscono in un meccanismo di desistenza per non far vincere mai il Front National. Circoscrizione per circoscrizione, il candidato “debole” delle due formazioni si ritira, facendo sì che i voti del suo elettorato vadano al candidato forte – per esempio – socialista. Non solo ciò ha funzionato benissimo per tener fuori il Front National. Posso dirvi che tanti anni fa il Grande Oriente di Francia convocò i capi dei due partiti mainstream per impegnarli, giurando davanti al Grande Architetto, che mai – in nessun caso – avrebbero fatto un governo in aalleanza con il Front National. I due giurarono.

Sto citando a memoria, ma me lo ricordo benissimo perché la cosa fu riportata da Le Monde.

Era tanti anni fa, c’erano Mitterrand per i socialisti e Chirac dall’altra parte.
Quindi lo spavento e il panico mediatico è per metà una finzione. E il titolo di Libé è funzionale a questo trucco: “Il Nemico Principale” è madame Le Pen, quindi unitevi col nemico secondario per liquidarla nelle urne. Magari stavolta non funzionerà. Sarkozy ha detto che stavolta no, ma molti deputati del suo partito hanno già detto che sì, obbediscono alla Loggia.
Quindi aspettiamo a congratularci per la vittoria di Marine Le Pen. Vediamo il secondo turno, dopo sette giorni di terrorismo mediatico sui pericoli estremi che il Front fa correre. E’ peggio dell’ISIS, è il Nemico Principale.

Washington ci manda il castigatore: ?Mosca resta il nemico principale? - Rischio Calcolato
 

tontolina

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LA “VITTORIA” DI MARINE LE PEN. Apettiamo il secondo turno.


Il Nemico Principale”, titola Libération, esterrefatta che i francesi abbiano votato il Front. E’ pur sempre divertente vedere che il giornale “ di sinistra” si smascheri così a nome del suo padrone (Rotschild). Ma ricordiamoci: c’è il secondo turno. E nel secondo turno, come è sempre successo da 50 anni, la “sinistra” socialista e la “destra” gaullista ( povero De Gaulle) si uniscono in un meccanismo di desistenza per non far vincere mai il Front National. Circoscrizione per circoscrizione, il candidato “debole” delle due formazioni si ritira, facendo sì che i voti del suo elettorato vadano al candidato forte – per esempio – socialista. Non solo ciò ha funzionato benissimo per tener fuori il Front National. Posso dirvi che tanti anni fa il Grande Oriente di Francia convocò i capi dei due partiti mainstream per impegnarli, giurando davanti al Grande Architetto, che mai – in nessun caso – avrebbero fatto un governo in aalleanza con il Front National. I due giurarono.

Sto citando a memoria, ma me lo ricordo benissimo perché la cosa fu riportata da Le Monde.

Era tanti anni fa, c’erano Mitterrand per i socialisti e Chirac dall’altra parte.
Quindi lo spavento e il panico mediatico è per metà una finzione. E il titolo di Libé è funzionale a questo trucco: “Il Nemico Principale” è madame Le Pen, quindi unitevi col nemico secondario per liquidarla nelle urne. Magari stavolta non funzionerà. Sarkozy ha detto che stavolta no, ma molti deputati del suo partito hanno già detto che sì, obbediscono alla Loggia.
Quindi aspettiamo a congratularci per la vittoria di Marine Le Pen. Vediamo il secondo turno, dopo sette giorni di terrorismo mediatico sui pericoli estremi che il Front fa correre. E’ peggio dell’ISIS, è il Nemico Principale.

Washington ci manda il castigatore: ?Mosca resta il nemico principale? - Rischio Calcolato
Eurodispotismo. Una dittatura dell’idiozia

Di Maurizio Blondet , il 9 dicembre 2015 84 Comment





Fra gli starnazzamenti del pollaio mediatico per la vittoria al primo turno delle Le Pen, è spuntato qualche dato e grafico molto istruttivo. Che dicono: nell’euro, il popolo francese muore. Figurarsi l’italiano.

Punto primo: Il francese è più produttivo del tedesco.

Produttività comparata A riconoscerlo è nientemeno che Heiner Flassbeck, già segretario di Stato nel ministero delle Finanze tedesco e poi economista dell’UNCTAD (UnitedNations Conference on Trade & Development), in un’intervista al Deutsche Wirtschaft Nachrichten.
Come mai allora la Francia è meno competitiva?
A causa dei bassi salari in Germania: un vero dumping salariale insieme con l’unione monetaria ha fatto diminuire massicciamente la competitività francese. Berlino ha fatto coincidere l’entrata nell’euro con la politica di tagli dei proprio salari, operando, con l’accordo dei disciplinatissimi sindacati, una svalutazione interna. Laddove, è vero, la “sinistra” francese ha mantenuto le 35 ore (lo sciagurato ‘lavorare meno per lavorare tutti’), e l’Italia è rimasta sotto il tallone dei sindacati, che hanno protetto soprattutto i parassiti pubblici, a cui hanno fatto avere aumenti di stipendi del 15% superiori ai privati.
Berlino: svalutazione furbetta



tasso di cambio reale Però le politiche sociali sbagliate non spiegano tutto, spiega sul Telegraph Evans-Pritchard, “La Francia aveva un surplus dei conti correnti del 2,5% del Pil al momento dell’adesione all’euro; oggi sta dissanguando la sua economia goccia dopo goccia, con un deficit di 1,5%. E una crescita che sarà dello 1,2 secondo la Banca di Francia (la ‘crescita’ italiana, la sapete). E’ come se Francia e noi dovessimo competere con una moneta sopravvalutata del 20 per cento, o la Germania ci facesse concorrenza con una moneta svalutata di altrettanto.
Ma, come ha notato l’economista Jacques Sapir (uno dei più seri nel chiedere una uscita dall’euro, e per nulla un Lepenista) “l’industria francese si sta svuotando, con uno sgocciolio di aziende chiuse che gettano sul lastrico 150-200 lavoratori per volta, ciò che sfugge ai media. Una tragedia per cui le aree industriali ora sono diventate aree di miseria rurale, sono gli operai che votano più massicciamente Marine.

gli operai (ouvriers) votano a destra Ma allora basta che la Francia divenga “virtuosa” come la Germania e tagli i suoi salari, come gli impongono (e impone a noi) Berlino, Bruxelles e la BCE? Il punto è che adesso, in un ambiente di deflazione sempre più gelida, non può nemmeno farlo.
Se la Francia abbassa i salari adesso, non otterrà che un aumento della disoccupazione”, dice Flassbeck.

Se Parigi perseguisse la svalutazione interna (delle paghe) in un clima d’inflazione zero, il suo rapporto debito-Pil, già al 93,7 per cento, salirebbe alle stelle, perpetuando in ogni caso (o aggravando) il declino.

“E’ difficilissimo immaginare come un paese possa migliorare la sua competitività dentro la camicia di forza dell’euro”, ragiona Brigitte Granville, economista alla Queen Mary University di Londra.
Flassbeck: “Questo è un fallimento della UE. Ma è la Germania, che detta alla UE politiche economiche radicalmente sbagliate: tagliare ancora i salari, risparmiare di più…Così abbiamo la stagnazione dal 2001, ed ora la deflazione. E’ la Germania invece che non fa la propria parte. Se aumentasse i suoi salari anche di poco, l’effetto sarebbe una relativa svalutazione per gli altri paesi dell’euro.

Se non cambia niente, l’euro muore in un tempo relativamente breve”.
In pratica Berlino, imponendo la sua “interpretazione” della crisi (“Fate coi noi formiche, voi immorali cicale”) ha una enorme responsabilità nella condizione di deflazione che si è instaurata e che, adesso, non si riesce a disinnescare – ciò che comincia a far paura anche ai tedeschi, finalmente.
Deflazione instaurata, anche stampare non serve

Accrescere il quantitative easing come fa’ la BCE non riesce a far salire l’inflazione”, dice l’economista Olivier Delamarche, gestore del fondo Platinum Gestion: “Anzi è fonte di deflazione perché il poco che entra nell’economia reale crea delle bolle (lo si è visto col gas di scisti) ossia provoca delle sovraccapacità che sono profondamente deflazionarie. Si sa che il QE non serve che a reflazionare gli ‘attivi’ di borsa e non il rilancio di attività reali”. Ma forse – conclude sarcastico – “non possono farne a meno: “Fanno del QE perché non hanno il QI” (Quoziente intellettivo).
Olivier Delamarche: BCE: ? Monter les QE ça ne relance pas l?inflation? | BusinessBourse

L’incredibile persecuzione della Grecia

la battuta è buona. Un esempio vistoso del QI neanderthaliano (anzi, della bassezza umana e morale) di Berlino e della sua eurocrazia è il fatto che la Grecia è stata minacciata di essere espulsa dallo spazio-Schengen perché “Non fa’ bene” con gli immigrati e i profughi di cui la inonda la Turchia. Basta dire questo:

che un paese già dissanguato dalle punizioni di Berlino e Bruxelles, da cui si esige che “faccia ancora uno sforzo” per pagare i suoi creditori , ha ricevuto dalla cosiddetta Europa, per alloggiare e sfamare le decine di migliaia di profughi (chiamati dalla Merkel, e che adesso la Merkel non vuole più in Germania), 30 milioni di euro. Per confronto, si ricordi che la Merkel s’è precipitata ad Ankara ad offrire a Erdogan 3 miliardi (che paghiamo noi) perché si tenga i rifugiati. E la Germania ha stanziato, per l’accoglienza sul suo territorio di questi “siriani”, 10 miliardi di euro. Alla Grecia 30 milioni. Perché si coccoli i 730 mila rifugiati che si attende nell’anno. A proprie spese, naturalmente.
Il presidente a rotazione della UE che minaccia la Grecia è un lussemburghese, Jean Asselborn. Secondo lui la Grecia “rifiuta” di fare pattugliamenti navali congiunti con la flotta turca per proteggere la frontiera di Schengen che corre sull’Egeo. La demenzialità della pretesa può sfuggire, se non si pensa che la Turchia non è un paese della UE né della zona Schengen, ed è assurdo e umiliante che ad Atene si chieda di cooperare con un simile paese, che oltretutto ha mire storiche su alcune isole dell’Egeo: evidentemente, nella testa del lussemburghese, c’è una certa confusione: per lui è la NATO che si identifica con la UE.
L’altra accusa: Atene rifiuterebbe “l’aiuto” di Frontex che manderebbe 400 agenti per filtrare le entrate alla frontiera con a Macedonia (intesa come l’ex repubblica jugoslava, non la regione greca con lo stesso nome): ma tale frontiera non è interna a Schengen. Il compito dovrebbe se mai gravare sulla Macedonia o sugli stati dell’area Schengen che riceveranno poi i rifugiati. Il problema è che questi paesi – diciamone uno a caso: la Germania – hanno sostanzialmente chiuso le loro frontiere, come ha fatto l’Ungheria che per questo viene tanto accusata. Sicché i profughi si ammassano in Croazia, Serbia, Macedonia, e …Grecia. Sotto sotto, tutta la questione punta a far sì che i profughi restino in Grecia, tutti 700 mila, mentre i tedeschi (Frontex) con comodo selezionano quelli fra loro che si prenderanno – lasciando quelli scartati ai greci.

I migranti hanno distrutto per rabbia le tende Anzi, già sta avvenendo.
Risse “apocalittiche” si sono prodotte ad inizio dicembre ad Idomeni, nel Nord della Grecia, alla frontiera con la repubblica di Macedonia tra due categorie di profughi: quelli che hanno avuto il permesso dalla UE di partire per andare in Germania, e i rifugiati “economici, che devono restare lì, in Grecia. Quando la Macedonia ha aperto le frontiere ai primi – su ordine UE, i secondi hanno cercato di impedire loro il passaggio: pestaggi, scontri, feriti, granate assordanti lanciate dalla polizia macedone, un marocchino di 22 anni morto per aver toccato un cavo di un treno che la folla aveva bloccato: una folla di circa 7 mila persone, accampate al freddo in condizioni igieniche spaventose. Ora, alla maggioranza di questi, rifiutata dalla Germania e gli altri paesi del Nord, Bruxelles non ha altra soluzione da offrire che “restare in Grecia”; sotto tende di fortuna. A carico del popolo ellenico che scoppia di benessere, e di qualche rara ONG sopraffatta dal compito impari.

A Idomeni I charter UE per rimandarli indietro

Un cosiddetto programma europeo consisterebbe nel riempire noleggiati di profughi che non hanno diritto all’asilo e rimandarli al loro paese d’origine, con quanta spesa è facile capire. Ora, gli addetti spediti in Grecia da Bruxelles avevano messo insieme un charter pieno di pakistani, sbarcati a Kos insieme ai “siriani” e afghani. All’atterraggio in Pakistan, le autorità pakistane ne hanno consentito lo sbarco di 19, di cui hanno riconosciuto autentico il passaporto; agli altri 30 nemmeno hanno consentito di sbarcare: “non documentati”.
. L’aereo è decollato e li ha riportati – eh sì, avete indovinato – ad Atene. Dove l’Europa mira a lasciarli, minacciando per giunta i greci di escluderli da Schengen.

http://www.nytimes.com/2015/12/04/world/asia/pakistan-sends-30-migrants-back-to-europe.html?smid=tw-share&_r=1
Marine Le Pen ha promesso, se andrà mai all’Eliseo, che suo primo atto sarà di attuare il ritorno al franco. “Nel momento che la Francia esce dall’euro, l’euro è morto; o ci mandano i carri armati?”.
Sarebbero capaci.
 

tontolina

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Marine Le Pen vince perché non è più populista?



Vado ancora una volta controcorrente. Molti editorialisti spiegano il trionfo di Marine Le Pen evocando le solite argomentazioni: parlano di una destra ovviamente populista, di risposta agli attacchi terroristici dell’Isis, di errori della destra gollista e della sinistra socialista. Pochi arrivano al punto.
Mi spiego: il Fronte Nazionale di Marine Le Pen non può essere liquidato come “populista” e tanto meno razzista per la semplice ragione che non è più il Fronte nazionale del padre, ma un partito diverso, che nei toni non si pone più all’estremità dello schieramento politico, ma si propone come erede del gollismo e dei valori più autentici della République. E’ diventato – o sta diventando – una grande formazione di centrodestra, capace di parlare a un elettorato trasversale, che parte dalla base più sciovinista, passa per la piccola e media borghesia e giunge persino a sedurre alcune fasce della sinistra moderata, oltre che – come accade già da tempo – le periferie delle grandi città che hanno subito per primi l’impatto con l’onda migratoria. Occupa uno spazio che sia il centrodestra sia il centrosinistra tradizionali hanno abbandonato o meglio hanno presidiato solo verbalmente, perdendo credibilità per l’evidente contraddizione tra la retorica ufficiale e il comportamento dei loro politici, che hanno guidato la Francia negli ultimi anni e che hanno fatto sovente il contrario di quel che avevano promesso, generando smarrimento e alla fine sfiducia.
Il fattore Isis non è stato decisivo, anzi poterebbe aver limitato la corsa della Le Pen per la semplice ragione che in ogni Paese di fronte ad attacchi terroristici gli elettori tendono a unirsi attorno alle istituzioni. E’ avvenuto negli Stati Uniti dopo l’11 settembre, più recentemente ad Ankara dopo l’attentato ai manifestanti pacifisti che ha spalancato le porte alla vittoria di Erdogan. Se domenica i francesi avessero votato per le politiche, il Fronte Nazionale avrebbe ottenuto meno consensi, il fatto che si siano recati alle urne per le regionali ha attenuato questo effetto. Di certo la vittoria del Fronte Nazionale non è attribuibile al terrorismo.
Marine Le Pen ha vinto perché è stata l’unica ad aver interpretato correttamente il profondo disagio che attraversa la società francese, un malessere al contempo economico, sociale, identitario e per averne chiaramente indicato la fonte: è l’Unione Europea che con le sue norme astruse paralizza l’economia, è il rigore imposto in difesa dell’euro che carica di tasse i cittadini, smantella lo stato sociale e scoraggia le imprese, è l’arroganza della Germania che anziché adoperarsi per correggere gli squilibri industriali e commerciali di cui è l’unica beneficiaria fa di tutto per protrarli all’infinito. E’ lo smarrimento per il comportamento di un Occidente, guidato dalla Casa Bianca, che non difende più la stabilità ma promuove inutili e pericolosissime tensioni alle porte dell’Europa, con la Russia di Putin e nel Vicino Oriente e che genera fenomeni destabilizzanti come la migrazione di massa, diventando ostaggio di un partner irresponsabile ed estremista come la Turchia di Erdogan.
E’ la continua erosione della sovranità di un Paese che non ha più la facoltà di essere padrone del proprio destino ed è costretto a subire il continuo depauperamento del proprio sistema economico e sociale.
Gli altri partiti non possono affrontare di petto queste tematiche poiché sono legati esplicitamente o implicitamente all’establishment internazionale che governa male, anzi malissimo, l’Europa. Marine Le Pen, invece, rifiuta l’abbraccio con quelle élite, parla chiaro, rassicura l’elettorato distanziandosi dal vecchio Fronte Nazionale e oggi, benché il processo di conversione del suo partito non sia ancora concluso, vince.
Marine Le Pen vince perché non è più populista? ? il Blog di Marcello Foa
 

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Marine Le Pen se non volue vedersi trasformata la Francia e l'europa in un campo di battaglia per distruggere la russia e far contente alcune lobby usa deve uscire dalla nato e prima possibile!!
togliere qualsiasi speranza per le lobby di vincere contro la russia
 

tontolina

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Marine Le Pen se non volue vedersi trasformata la Francia e l'europa in un campo di battaglia per distruggere la russia e far contente alcune lobby usa deve uscire dalla nato e prima possibile!!
togliere qualsiasi speranza per le lobby di vincere contro la russia
Le Pen, Zero Regioni, Ritenta Sarai Più Fortunata

Di FunnyKing 23:12 | L’Europa è salva, il Fronte National non ha preso il potere in nessuna regione francese grazie agli accordi di desistenza fra i partiti mainstream di Francia. Ma non vi ricorda nulla? Vi ...
13 dicembre 2015 / 55 commenti / Leggi
 

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