1° LE SCALATE.........FAZIO..SE !!!!!!!!!!!!!

SINIBALDO

Forumer attivo
Da questa puntata gradirei accentuare l'attenzione dei lettori sulle prodezze di quei "personaggi" considerati i nuovi......."alfieri" del libero mercato !!!!!!!!!!!

Paladini della........"libertà, la giustizia e soprattutto della democrazia"
............la Loro !!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Chiamano il popolo dei......."risparmiatori" con tono spregiativo:
"quelli del parco buoi" paragonandoli a questi animali notoriamente
considerati............stupidi, miti e........nutrienti !!!!!!!!!!!

I "veri" movimenti dei mercati vengono studiati e stabiliti altrove...... a piazza Affari si portano "sapientemente" a termine.

Per portare a compimento tutto "questo" e dargli quella parvenza di
"legalita" si "assoldano" .......monsignori, donne, consulenti illustri,

facendieri, ruffiani e infine......politici, tutti "gioiosamente soci" nel festeggiare "colossali " affari conclusi felicemente !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


SINIBALDO
____________________________________________________________

La rude razza romana va all'assalto
di G. Barbacetto

La rude razza romana ha iniziato l’assalto al sistema.

Due grandi banche, Antonveneta e Bnl, sono sotto scalata da parte di una composita compagnia di finanzieri di provincia e d’immobiliaristi romani, che dicono di volerle salvare dagli stranieri (gli olandesi di Abn Amro, i baschi del Banco di Bilbao).

E la Rcs, editrice del principale quotidiano italiano, il Corriere della sera, è sotto attacco da parte di Stefano Ricucci, il più nuovo di quegli immobiliaristi.

Con Danilo Coppola e Giuseppe Statuto forma un trio del mattone che sembra aver rivestito i panni delle truppe d’assalto.

Dietro di loro si muovono i battaglioni di banchieri come Gianpiero Fiorani, presidente e amministratore delegato della Popolare di Lodi;

di manager come Giovanni Consorte, il boss di Unipol; di finanzieri come Emilio Gnutti, già protagonista nel 1999 della madre di tutte le nuove scalate, l’opa su Telecom.

È l’attacco al cuore dello stato di cose presente. L’Italia vive una crisi strutturale, la grande industria è in declino, la piccola ha perso competitività, le Grandi Famiglie del Nord sono al crepuscolo, non c’è più un Enrico Cuccia a fare da centro del sistema.

Dopo la «rude razza padana» di Chicco Gnutti e dei suoi amici, che tanto era piaciuta a Massimo D’Alema, ecco s’avanza la rude razza romana dei nuovi padroni del mattone.

Espugnata Rcs, potrebbe cadere Mediobanca. E l’obiettivo seguente sarebbero le Generali, la cassaforte più preziosa del sistema.

Fantascienza, per ora. Ma intanto Ricucci annuncia di avere in mano (quando scriviamo) almeno il 18,5 per cento di Rcs e insidia i fragili equilibri del patto di sindacato che tiene per ora insieme, dentro Rcs, i rappresentanti di quella che fu l’ala nobile del capitalismo italiano, più qualche nuovo arrivato.

Le prime reazioni sono state dure: chi è mai questo Ricucci, da dove viene, come ha fatto i soldi?

Le maldicenze sulle origini della razza mattona e le domande sulle fortune degli immobiliaristi si sono moltiplicate.

I più benevoli sussurrano che sono figli dello scudo, riferendosi al cosiddetto «scudo fiscale» che dal 2001 ha permesso il rientro anonimo e a buon mercato dei capitali nascosti all’estero.

I più malevoli accennano a loschi traffici di ogni sorta, ma senza portare mai uno straccio di prova.

Le domande sono rimbalzate dai salotti buoni alle pagine di giornali come il Sole 24 ore, il Mondo, L’espresso. Con seguito di proteste, rettifiche, querele.

Anche il presidente di Confindustra Luca Cordero di Montezemolo, all’assemblea annuale dell’associazione, il 26 maggio, ha toccato l’argomento, quando a proposito della «malintesa battaglia per l’italianità delle banche», ha detto:

«Ne sono seguiti incontri più o meno riservati presso le autorità, manovre incrociate, emersione di nuovi soggetti e di capitali misteriosi, rastrellamento di azioni sul mercato, scalate clandestine, sospetti e accuse di insider trading, denunce di azioni di concerto, interventi della magistratura.

Niente di più lontano da produzione e lavoro».

«Aridaje!», ripete Ricucci ogni volta che sente parlare di «capitali misteriosi» e ogni volta che gli viene chiesto come abbia fatto i soldi.

E poi parte in quarta a spiegare la sua storia di mattoni e successo, aiutato da una fidanzata esuberante e comunicativa come Anna Falchi, che il prossimo 2 luglio, all’Argentario, diverrà sua moglie.

Mente veloce, gran lavoratore, uomo fortunato.

Ma la sua fortuna più grande è incrociare la bolla immobiliare: in un’Italia in cui l’industria declina, il mattone cresce ininterrottamente di valore;

e il cambio di regime monetario con l’arrivo dell’euro aumenta la propensione agli investimenti immobiliari (anche perché costringe a mettere in circolo i soldi indichiarabili).

Negli ultimi anni (ottobre 1998-ottobre 2004, secondo dati di Nomisma) le abitazioni incrementano il loro valore in media del 65 per cento, gli uffici del 59 per cento, i negozi di oltre il 57 per cento.

Ma i palazzi di pregio a Milano e Roma in alcuni casi raddoppiano o addirittura triplicano il loro valore.

Lavora soprattutto con le banche, stringe rapporti e alleanze, compra e vende grandi immobili, realizza operazioni di vaste dimensioni. Fino a diventare il re della rude razza romana. Ha fatto affari con la Fingruppo di Chicco Gnutti e con la Capitalia di Cesare Geronzi, restando poi con entrambi in rapporti non proprio affettuosi, secondo i bene informati. Ma realizzando comunque ottime plusvalenze.

Quando, nel 1989, ha fondato la sua holding, l’ha chiamata Magiste e l’ha domiciliata in Lussemburgo, al riparo da sguardi indiscreti.

Si attornia solo di uomini fidati, tra cui Luca Pompei, un giovanotto di 30 anni, nipote di Giorgio Almirante e di Donna Assunta, che è di casa a casa Ricucci.

E nelle sue operazioni – non tutte proprio un esempio di trasparenza – entrano finanziamenti misteriosi (come quello da 1,8 miliardi di euro

ottenuto in Lussemburgo: in cambio di quali garanzie patrimoniali? e messe a disposizione da chi?)

Il signor Ezio Candela, per esempio, è un pensionato ottantunenne esperto in fallimenti (ne ha sei sul groppone) a cui Ricucci il 30 dicembre 2004, per la cifra di soli mille euro, ha passato la società Immobiliare il Corso.

Ovvero una scatola in cui erano passati immobili di Ricucci venduti a Gnutti, poi finita alla banca di Fiorani.

Candela gli era già stato utile, come ricostruisce Vittorio Malagutti sull’Espresso, quando, indossati i panni dell’amministratore unico, aveva preparato il passaggio al curatore fallimentare di un’azienda del primo Ricucci, il centro odontostomatologico Arcadia.

Archiviati i denti e raggiunta la ricchezza, ora, con addosso una nuvola di Rush (Gucci eau de toilette), sogna il riconoscimento sociale e insegue la promozione culturale.

Una laurea se l’è già presa, in Economia, presso una certa Clayton University di San Marino, non proprio la Sorbona.

Adesso il suo obiettivo è diventare cavaliere del lavoro.

Ci tiene proprio. «Qual è il problema? Lavoro da 23 anni», ha dichiarato al settimanale Economy, «e per diventare cavaliere ne occorrono 20.

Ho un gruppo che paga le tasse in Italia. E ho creato ricchezza...». E ha aggiunto tenero: «Io chiedo solo una chance. Chiedo solo di essere rispettato per il lavoro che faccio. È troppo?».

Chi non lo ama dipinge Ricucci come uno dei tanti operatori spregiudicati che riescono a emergere in tempi di crisi, senza aver creato nuove imprese o nuovi prodotti; spalleggiati e utilizzati da banchieri altrettanto spregiudicati, hanno solo spostato in Borsa, drogando il listino, i soldi guadagnati col mattone.

«Ricucci non ha alcun fascino, zero magnetismo. Neppure la fierezza, tutta siciliana, di un altro che si è fatto dal niente come Salvatore Ligresti», racconta un grande banchiere che ha avuto a che fare con lui («Ma mi raccomando, niente nomi»).

Lui ripete fino alla noia di essersela invece meritata, la sua fortuna. E che «dietro Ricucci c’è solo Ricucci, che ha fatto strada lavorando duramente e grazie a tanti amici che hanno creduto in lui. Punto».

Siccome poi nei salotti buoni non lo invitano, è entrato di forza in uno dei migliori, quello di Rcs, buttando sul piatto una cifra valutata tra i 450 e i 700 milioni di euro.

E subito tutti a interrogarsi: perché vuole il Corriere della sera?

chi c’è dietro? di chi sta facendo il cavallo di Tro.ia?

Ma comunque, dato che i protagonisti di questa storia non aiutano a capire molto di più, non resta che raccogliere indizi, seguire piste. A cominciare dal volo del calabrone.

Il patto del calabrone.

Il patto di sindacato che scade nel 2007 e controlla il 58 per cento di Rcs è un calabrone: non si sa come riesca a volare, eppure vola.

Tiene insieme, infatti, 15 soggetti che hanno scarse motivazioni a stare insieme.

Banchieri e imprenditori di quella che una volta era l’ala nobile del capitalismo italiano (Mediobanca, Generali, Fiat, Pirelli, Pesenti, Gemina, Edison, Mittel, Merloni, Intesa, Capitalia...), più un paio di nuovi arrivati accettati non senza fatica (Diego Della Valle e Salvatore Ligresti).

È questo calabrone che gestisce il Corriere, magari anche stando a guardare attonito chi

– come Francesco Gaetano Caltagirone, palazzinaro romano di più antica tradizione – stava fuori dal patto, ma tenendosi stretto un bel 2 per cento di azioni Rcs che avrebbe voluto far contare di più.

Con questo calabrone che ronza ma non disturba, il Corriere negli ultimi anni è andato per la sua strada, cambiando più volte direttore ma dimostrando nella sostanza di essere difficilmente condizionabile dai poteri. Per quanto tempo ancora, però, riuscirà a volare il calabrone?
_____________________________________________________

(continua)

SINIBALDO



[/b]
 
Ciao Sinibaldo :)

Ho posto una domanda a G. D'Orta riguardante un suo interessante intervento:

Si potrebbe far mancare loro il foraggio.

Lunedì' mattina, come al solito, si continuerà a comprare polizze e schifezze assortite, si continuerà ad ascoltare le solite scemenze dell'impiegato o del promotore, si continuerà a subire aumenti dei costi su conti correnti e su tutti gli altri servizi. E' grazie a ciò che la baracca si regge in piedi e prospera sempre più, fregandonsene di tutto e di tutti.

Per questo motivo dico che se si continua a far parte del gioco (e nella parte peggiore: quella dei polli da spennare) dopo tutto quanto è accaduto ed ancora accade, le responsabilità sono tutte di chi continua a subire.


Buongiorno dott. D'Orta

sono d'accordo con te, ma come avrai sicuramente notato esistono anche in questo Forum personaggi che si dichiarano sempre perplessi
dinanzi ai fatti da te esposti. :-D :-D

I fatti di cui tu dichiari e denunci, questi individui come al solito li considerano sempre PRESUNTI in quanto guarda caso affermano di non riuscire ad avere MAI gli elementi sufficienti per POTER GIUDICARE :evil: :evil: :evil:

Più ne presenti e più ti accorgi che a loro non bastano mai :-? :-? :-?

Che ne pensi?

Egli mi ha risposto molto diplomaticamente:
Come ho scritto, queste cose mi lasciano indifferente, come se fosse ordinaria amministrazione...sarà la vecchiaia che avanza.

E tu Sinibaldo.........invece che ne pensi di questi personaggi? :-D :-D

saluti
 
MAXTEC ha scritto:
Ciao Sinibaldo :)

Ho posto una domanda a G. D'Orta riguardante un suo interessante intervento:

Si potrebbe far mancare loro il foraggio.

Lunedì' mattina, come al solito, si continuerà a comprare polizze e schifezze assortite, si continuerà ad ascoltare le solite scemenze dell'impiegato o del promotore, si continuerà a subire aumenti dei costi su conti correnti e su tutti gli altri servizi. E' grazie a ciò che la baracca si regge in piedi e prospera sempre più, fregandonsene di tutto e di tutti.

Per questo motivo dico che se si continua a far parte del gioco (e nella parte peggiore: quella dei polli da spennare) dopo tutto quanto è accaduto ed ancora accade, le responsabilità sono tutte di chi continua a subire.


Buongiorno dott. D'Orta

sono d'accordo con te, ma come avrai sicuramente notato esistono anche in questo Forum personaggi che si dichiarano sempre perplessi
dinanzi ai fatti da te esposti. :-D :-D

I fatti di cui tu dichiari e denunci, questi individui come al solito li considerano sempre PRESUNTI in quanto guarda caso affermano di non riuscire ad avere MAI gli elementi sufficienti per POTER GIUDICARE :evil: :evil: :evil:

Più ne presenti e più ti accorgi che a loro non bastano mai :-? :-? :-?

Che ne pensi?

Egli mi ha risposto molto diplomaticamente:
Come ho scritto, queste cose mi lasciano indifferente, come se fosse ordinaria amministrazione...sarà la vecchiaia che avanza.

E tu Sinibaldo.........invece che ne pensi di questi personaggi? :-D :-D

saluti

Ciao Max,

gran bella......domanda !!!!!!!!!!!!

Le tue osservazioni sulle risposte di certi "personaggi" centrano palesemente l'atteggiamento oscuro del comportamento umano !!!!!!!!!

Mentre D'Orta...... "potrebbe" assumere, come tu credi ed affermi, un atteggiamento............."diplomatico" per il ruolo e la funzione che egli ricopre con capacità e responsabilità nel Forum;

io, libero da qualsiasi.........." vincolo o legame" di amicizia o professionale mi permetto di poter esternare a modo mio alla tua richiesta !!!!!!!!!!!!

Se leggi attentamente la mia introduzione in questo 3D...... "questi" si possono "annoverare" nella categoria dei.............."ruffiani" !!!!!!!!!!!!

Credimi, esistono due categorie di ruffiani:

1° quelli attivi........ per interesse,
2° quelli passivi........ per vocazione.

Dove i primi partecipano attivamente alla riuscita delle "prodezze" dei
notissimi e scellerati............... "ribaldi"; mentre i secondi, quelli passivi,

sotto sotto con le loro........"obiezioni" li............."ammirano" a tal punto che li "difendono" anche a costo di apparire.............ridicoli !!!!!!!!!!!!!!!!!

Se li osservi bene, ti accorgi che in fondo sono dei..........."tifosi ultrà"
con vocazioni masochiste !!!!!!!!!!!!!

SINIBALDO
 
Questa storia di Ricucci, Fiorani, Gnutti e co. è storia già vissuta.
Sono convinto che chi manovra Ricucci e gli ha fornito i capitali siano le stesse mani che cercano di ottenere un potere mediatico nella prospettiva di una nuova ascesa della DC.
E i recenti dietrofront di Rutelli mi appaiono come mosse anticipatrici di una nuova fusione tre le forze centriste che vanno da Buttiglione, Casini, Follini a Rutelli e destra della margherita.
Proviamo a tornare indietro di quasi 30 anni per vedere se ci sono affinità tra quanto successo allora e adesso.
L'articolo è datato e le differenze palesi.
Alcuni elementi potrebbero far riflettere.........


Nel 1977 Calvi apre la campagna di conquista del Corriere della sera. A spingerlo sono il Gatto e la Volpe, Gelli e Ortolani. Calvi accetta di buttare molti miliardi nell’impresa, perché è convinto di guadagnare quello che considera il più prezioso dei patrimoni: la copertura politica garantita dal più importante quotidiano d’Italia. Credeva di diventare inattaccabile. Aveva fatto male i suoi conti: alla fine perde molti quattrini e non ricava nulla, né in immagine, né in potere. Ma la campagna di via Solferino svela lo stile di Calvi, la sua concezione del mondo: la finanza è la sua religione, ma la religione è instrumentum regni, non fine ma mezzo, strumento per conquistare potere. Compito primario di ogni sua operazione, dunque, non è ottenere un risultato economico, ma rapporti più stretti con chi comanda. Lui, assunto al cielo dei danee e del grande mercato, ha la testa in un mondo in cui concorrenza, libero mercato e regole per mantenerlo tale sono vincoli fastidiosi; e il profitto, in fondo, un optional.
Ecco dunque spiegato come si arriva al grande buco, 1.200 milioni di dollari inghiottiti dal giro vorticoso di società e banche e conti che aveva disseminati per il mondo. Che cosa succede? Centinaia di milioni di dollari sono fatti defluire dal centro dell’impero (l’Ambrosiano, il Credito Varesino, la Cattolica del Veneto, la Banca del Gottardo) verso le consociate americane (il Banco Andino di Lima, l’Ambrosiano di Managua, l’Ambrosiano di Nassau). Da qui i soldi si polverizzano nelle innumerevoli società del sistema estero creato da Calvi (le «madri» Manic del Lussemburgo e Utc di Panama, e le otto «figlie» Astolfine, Nordeurope, Wwt, Erin, Laramie, Belrosa, Starfield, Bellatrix). Nel giro, vengono generati capitali che servono per le operazioni più diverse. Dalla conquista del Corriere della sera, messo a disposizione di Gelli e della P2, al finanziamento di Solidarnosc in Polonia, passando per i miliardi regalati alla Dc di Giulio Andreotti e al Psi di Bettino Craxi.
Sostituitosi in tutto al maestro Sindona, Calvi ne eredita anche i rapporti più oscuri. Il banchiere siciliano lavorava per la Cosa nostra dei palermitani, di Stefano Bontate e Gaetano Badalamenti. Calvi si trova davanti, rappresentata da quel banchiere privato che è sempre stato Gelli, la nuova leadership di Cosa nostra: i viddani di Corleone, i Totò Riina, i Provenzano, i loro alleati della provincia siciliana, che stavano sterminando i palermitani per conquistare tutta l’organizzazione. Feroci in Sicilia, intelligenti fuori: tanto da inviare a Roma un loro ministro degli Esteri, Pippo Calò, perché tenesse, da pari a pari, i rapporti con gli altri poteri, la politica, la massoneria, gli apparati riservati dello Stato.
La Sicilia, nella seconda metà degli anni Settanta, è diventata il Triangolo d’Oro, il più importante centro di produzione d’eroina nel mondo. Di mafia non si parla, sono anni di piombo, ma tra il 1975-76 e il 1980-81 le raffinerie siciliane producono, per lo più per il mercato Usa, 5 tonnellate di eroina pura all’anno, un terzo del fabbisogno americano dell’epoca. Utile stimato: 800 miliardi di lire all’anno. Per cinque anni, fanno 4 mila miliardi. Ce n’è, di lavoro, per il «ragiunatt» del Nord affascinato dal Padrino e dalle organizzazioni segrete.
Il gioco di Calvi, come tanti giochi della finanza italiana, sta in piedi finché il meccanismo non si inceppa per colpa di qualche granello di polvere. Mai che scattino i controlli, mai che la parte sana della comunità finanziaria (o politica) si impegni ad arginare per tempo le inondazioni. Alla fine è lo Ior, fino ad allora compagno di scorribande e sacro ombrello protettivo, che nel luglio 1981 toglie la fiducia al suo banchiere preferito. «Questa volta i preti vogliono proprio farmela pagare», sussurra alla moglie un Calvi ormai disperato, dopo un incontro con il gigantesco monsignor Marcinkus. Lo Ior cerca di correre ai ripari solo quando Calvi è già diventato impresentabile all’opinione pubblica, azzoppato da un’inchiesta giudiziaria che, dopo lungaggini sospette, rapporti compiacenti della Guardia di finanza, palate di sabbia della procura di Roma, nel marzo 1981 accelera nelle mani di Gerardo D’Ambrosio, che da Milano chiede l’arresto del banchiere-travet.
Dapprima Calvi riceve sostegno: Craxi lo difende addirittura in Parlamento, attaccando i magistrati che lo indagano; anche il dc Giuseppe Pisanu interviene in suo favore alla Camera, ottenendo in cambio, secondo la testimonianza (mai provata) di Angelo Rizzoli, «800 milioni da Flavio Carboni»; 400 milioni vanno invece ai fratelli Claudio e Wilfredo Vitalone, che per conto di Andreotti gli promettono di addomesticare i magistrati (ma qualche anno dopo una sentenza negherà questo fatto).
Dopo l’arresto, Calvi è un uomo finito. Nella notte dell’8 luglio 1981 tenta il suicidio. Comincia a mandare messaggi («Questo processo si chiama Ior», scrive su un bigliettino consegnato alla figlia Anna), pretende aiuto da chi lo ha utilizzato. Comincia la buia stagione dei ricatti. Rivela di aver passato sottobanco al Psi di Craxi 21 milioni di dollari. Ottiene il risultato di venir abbandonato da tutti. Il 20 luglio arriva la sentenza: quattro anni di carcere e 15 miliardi di multa per aver violato la legge sull’esportazione dei capitali. Ma è ben altro ciò che lo spaventa: il buco che sa esserci nei conti dell’Ambrosiano e che teme diventi pubblico.
Per evitare il disastro cerca di allearsi prima con Carlo De Benedetti, che vista la situazione si ritira subito, non senza portare a casa un ottimo guadagno; poi con Orazio Bagnasco. Intanto l’ex travet terrorizzato si affida ai più improbabili dei faccendieri, che gli spremono quanti più soldi è possibile: Francesco Pazienza, Flavio Carboni, Alvaro Giardili, gli uomini della Magliana... Carboni, il suo Giuda, approfitta della fiducia di Calvi, sostengono oggi i magistrati romani, per consegnarlo ai suoi nemici. Gli uomini di Cosa nostra e della Camorra fanno il lavoro sporco, nella notte dei Frati neri. Dovevano punirlo per aver perso i soldi della mafia che gli erano stati affidati. Ma ancor più dovevano chiudere la bocca a un amico, un consulente, un alleato, un finanziatore che, diventato ormai incontrollabile, poteva svelare i mille segreti di cui era a conoscenza, le operazioni illegali compiute, i favori sottobanco accordati, le tangenti pagate, le corruzioni. Il «ragiunatt» con il parafulmine in giardino era diventato pericoloso per tutti i suoi ex amici. Per lo Ior, per Craxi, per Andreotti, per Berlusconi, per Gelli, per Cosa nostra. Così fu «suicidato», la notte del 17 giugno, con 11 libbre e 6 once di mattoni nelle tasche della giacca.
 
SINIBALDO ha scritto:
MAXTEC ha scritto:
Ciao Sinibaldo :)

Ciao Max,

gran bella......domanda !!!!!!!!!!!!

Le tue osservazioni sulle risposte di certi "personaggi" centrano palesemente l'atteggiamento oscuro del comportamento umano !!!!!!!!!

Mentre D'Orta...... "potrebbe" assumere, come tu credi ed affermi, un atteggiamento............."diplomatico" per il ruolo e la funzione che egli ricopre con capacità e responsabilità nel Forum;

io, libero da qualsiasi.........." vincolo o legame" di amicizia o professionale mi permetto di poter esternare a modo mio alla tua richiesta !!!!!!!!!!!!

Se leggi attentamente la mia introduzione in questo 3D...... "questi" si possono "annoverare" nella categoria dei.............."ruffiani" !!!!!!!!!!!!

Credimi, esistono due categorie di ruffiani:

1° quelli attivi........ per interesse,
2° quelli passivi........ per vocazione.

Dove i primi partecipano attivamente alla riuscita delle "prodezze" dei
notissimi e scellerati............... "ribaldi"; mentre i secondi, quelli passivi,

sotto sotto con le loro........"obiezioni" li............."ammirano" a tal punto che li "difendono" anche a costo di apparire.............ridicoli !!!!!!!!!!!!!!!!!

Se li osservi bene, ti accorgi che in fondo sono dei..........."tifosi ultrà"
con vocazioni masochiste !!!!!!!!!!!!!

SINIBALDO


Me ne stò accorgendo giorno dopo giorno :-D :-D

Basta leggere per rendersi conto di un grigiore senza più ritorno :evil:

Sono costretti anche alla riesumazione di vecchi cadaveri........:lol: :lol:

Si RUFFIANI PER VOCAZIONE è il termine esatto che meritano :-D :-D

Ciao con stima. :) :) :)
 
Catullo ha scritto:
Questa storia di Ricucci, Fiorani, Gnutti e co. è storia già vissuta.
Sono convinto che chi manovra Ricucci e gli ha fornito i capitali siano le stesse mani che cercano di ottenere un potere mediatico nella prospettiva di una nuova ascesa della DC.
E i recenti dietrofront di Rutelli mi appaiono come mosse anticipatrici di una nuova fusione tre le forze centriste che vanno da Buttiglione, Casini, Follini a Rutelli e destra della margherita.
Proviamo a tornare indietro di quasi 30 anni per vedere se ci sono affinità tra quanto successo allora e adesso.
L'articolo è datato e le differenze palesi.
Alcuni elementi potrebbero far riflettere.........
.

Ciao Catullo,

ho letto con vivo interesse il tuo post e ti ringrazio per il tuo gradito intervento.

>>>>"Buttiglione, Casini, Follini a Rutelli e destra della margherita."<<<

Personaggi..............ormai adatti solamente per avanspettacoli teatrali da periferia.!!!!!!!!!!!!

Ne riparleremo.

un saluto SINIBALDO
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto