PIL: ISTAT, NEL 2005 ITALIA AL PALO, PERSI POSTI LAVORO/ANSA
(ANSA) - ROMA, 1 mar - L' Italia non cresce. Il Pil nel 2005
si è fermato sullo zero, così come nel 2003. E questo ha
comportato anche un tributo sul fronte del lavoro. L'
occupazione è scesa dello 0,4%: tradotto in concreto significa
che si sono persi 102.000 posti "standard" di lavoro a tempo
pieno (definiti dall'Istat unità di lavoro). E i consumi delle
famiglie sono rimasti inchiodati ai valori dell' anno
precedente.
L' Istat scatta una fotografia a tinte fosche dell' economia
del 2005. Ma non sul fronte dei conti pubblici. Il deficit, che
il governo prevedeva salire fino al picco del 4,3%, si ferma
invece al 4,1%, un valore sempre alto ma inferiore alle
aspettative di un anno difficile. Un dato, questo, che porta il
ministro dell'Economia Giulio Tremonti a commentare: "é
oggettivamente positivo e onestamente ha sorpreso anche me in
modo positivo. Sarei stato contento già del 4,3%. Vuol dire che
la cura ha funzionato".
Il male dell' Italia, appare chiaro dai dati Istat, è la
mancanza di crescita. E questo diventa evidente nel confronto
con altri Paesi: la Germania cresciuta dello 0,9%, il Regno
Unito dell' 1,8%, la Spagna del 3,4% e gli Usa del 3,5%. Il dato
del Pil italiano, pur confermando quanto ancora scritto
ufficialmente dal Tesoro nell' ultimo Dpef, sorprende i
principali osservatori: dal Fondo Monetario all' Ue fino all'
Isae scommettevano su una crescita dello 0,1-0,2%. E anche il
ministero dell' Economia, negli ultimi documenti, parlava
genericamente di possibile crescita sopra lo zero.
- PIL NON CRESCE. Le tabelle statistiche segnalano nel 2005
uno 0,0% "segnando una netta decelerazione" rispetto all'1,1%
del 2004, rivisto comunque al ribasso, come anche nel 2002 e
2003. Diminuiscono soprattutto gli investimenti fissi lordi
(-0,6%), mentre risulta sostenuto il livello di importazioni e
esportazioni.
- CONSUMI FAMIGLIE FERMI. La spesa delle famiglie rispetto al
2004 è cresciuta lo scorso anno di appena un decimale di punto
ma a conti fatti il contributo della spesa delle famiglie (la
voce più consistente nella formazione del prodotto interno
lordo) lo scorso anno è stato pari a "zero".
- DEFICIT, MEGLIO DI PREVISIONI GOVERNO. Cresce il rapporto
tra indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche e Pil:
si passa dal 3,4% del 2004 al 4,1% del 2005, in lieve
miglioramento però rispetto alle stime del governo che
attestavano il deficit 2005 al 4,3%. A migliorare il peso degli
interessi sul debito, ma anche l' indebitamento, è stato anche
il ricorso a swap per circa 2.092 milioni (migliorando di circa
un decimo il deficit). L' impatto positivo, e la migliore tenuta
dei conti, si spiega in parte anche con la revisione decennale
del Pil (che rappresenta il denominatore del rapporto del
deficit) che porta a valutare meglio il peso dei servizi bancari
e quello degli 'ammortamenti'.
- OCCUPAZIONE, PERSE 102.000 UNITA'. In un anno è questa in
valori assoluti la perdita di posti di lavoro a tempo pieno. In
termini percentuali il calo è dello 0,4% con un aumento
dell'1,3% delle unità di lavoro dipendenti e una diminuzione
del 4,5% di quelle indipendenti. Dal punto di vista settoriale
si registra un crollo nell'agricoltura (-8%) e una diminuzione
nell'industria (-1,6%) mentre cresce l'occupazione nelle
costruzioni (+2,3%) e nei servizi (+0,3%). I redditi da lavoro
dipendente sono aumentati del 4,3% e le retribuzioni lorde del
4,4%.
- PRESSIONE FISCALE IN CALO MA AUMENTA PESO TASSE. Lieve
riduzione della pressione tributaria nel 2005. Il peso del fisco
é passato dal 40,6% del 2004, al 40,5 del 2005. In crescita
però, anche se a ritmi più lenti del 2004, il peso delle
tasse. Le imposte dirette hanno segnato un aumento del 2% e
quelle indirette del 3,3%. Il calo della pressione fiscale è
dovuto soprattutto al venir meno dei condoni. Crollano del 77%,
infatti, le imposte in conto capitale, che misurano anche il
gettito dei condoni. Nel 2005 infa