SINIBALDO
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Il mistero delle Banche Centrali..........!!!!!!!!!!!!
Quando assistiamo al rialzo dei tassi sul dollaro, la stampa di regime fa il verso alle analisi macroeconomiche offerte dai nostri amichevoli pianificatori centrali della Federal Reserve.
Il cittadino medio non è abbastanza smaliziato per capire le complesse interrelazioni dei vari indici dei prezzi, delle curve dei rendimenti, della fiducia del consumatore e così via - questo è lavoro per Greenspan e "compari".
Ma la storia di fondo, come ci viene raccontata dai nostri saggi supervisori, funziona circa così: un alto tasso d'interesse tiene bassi i prezzi, ma soffoca le imprese e aumenta la disoccupazione.
Dall'altra parte, un basso tasso d'interesse stimola la produzione e le assunzioni ma causa l'inflazione. E' compito dei banchieri centrali di trovare un tasso di interesse equilibrato, per raggiungere il bilanciamento ottimale tra questi due estremi.
Un buon banchiere centrale sa quando tagliare il tasso d'interesse per far ripartire l'economia da una recessione ma ha anche il coraggio di "frenare" rialzando il tasso quando l'economia comincia a salire troppo rapidamente.
In una economia di mercato, il tasso d'interesse non è semplicemente una leva per stimolare o deprimere la crescita economica: il collegamento tra i tassi d'interesse e l'inflazione è molto più sottile .
Il prezzo per prendere a prestito la moneta (il costo del credito) ha un valore "corretto" così come il prezzo di un paio di scarpe, il governo non può giocare con questo valore senza causare drastiche distorsioni.
Anche mettendo da parte obiezioni teoriche (che analizzeremo meglio in seguito), la storiella standard della macroeconomia non regge dal punto di vista storico.
L'esempio più ovvio è rappresentato dalla Grande Depressione stessa che arrivò ben quindici anni dopo che la Federal Reserve aveva deciso di stemperare le vicessitudini del mercato.
Negli anni '70, gli USA sperimentarono la "stagflazione", ovvero la simultanea comparsa di disoccupazione ed inflazione a due cifre.
Questo sarebbe stato impossibile secondo la prevalente ortodossia keinesiana. Impossibile che un'economia fosse bloccata e surriscaldata
contemporaneamente.
Più recentemente, i funzionari giapponesi erano imbarazzati negli anni '90 quando si accorsero che non riuscivano a migliorare la crescita nonostante il tasso d'interesse fosse vicino a zero se non addirittura proprio zero per cento.
A quel punto, si trovarono faccia al muro. Non si possono tagliare i tassi oltre lo zero poiché gli investitori metterebbero i soldi sotto il materasso.
In una conferenza Paul Krugman suggeriva ai banchieri centrali giapponesi di annunciare, in modo credibile, che vi sarebbero stati in futuro alti tassi d'inflazione, cosa che avrebbe causato il divenire negativo del tasso d'interesse giapponese.
Alcuni parametri "esogeni" nei modelli macroeconomici possono sempre cambiare, di modo che risulti che la politica "ottimale", in retrospettiva, era sbagliata.
Ma non accade lo stesso in tutti i campi? Dovremmo forse dare più tempo ai macroeconomisti per accumulare più statistiche e generale modelli matematici sempre più sofisticati?
No, non dobbiamo lasciare ai pianificatori malsani un'altro decennio per armeggiare, poiché in questo caso sarebbe la mala gestione arrogante ed ignorante degli stessi banchieri centrali a diventare la fonte maggiore dell'instabilità macroeconomica.
Per quantificare il danno apportato dai banchieri centrali, può essere utile cambiare il contesto in modo di capire meglio il meccanismo.
A questo scopo, immaginate che non ci sia un Federal Reserve System (Fed) ma piuttosto un Federal House System (Sistema Abitativo Federale, S.A.F.).
Questa organizzazione sarebbe dotata di una macchina stampante con cui potrebbe stampare letteralmente dei biglietti da cento dollari perfetti.
Ogni mese, questa organizzazione stamperebbe queste nuove banconote e le darebbe ad un gruppo selezionato di imprese edili, dotandole di sufficiente moneta in proporzione a quante case essi siano in grado di costruire nel periodo mensile considerato.
Questo gruppo privilegiato allora userebbe le banconote appena stampate (in aggiunta ad altri fondi) per comprare legno, mattoni, etc. e per assumere lavoratori per costruire nuove case che poi verrebbero vendute ai compratori come avviene abitualmente.
Quale sarebbe uno degli effetti principali di questa ipotetica soluzione? Bene, le nuove banconote da cento dollari permetterebbero ai costruttori di rilanciare sui prezzi del legno e dei mattoni ed altri materiali, sottraendo queste risorse ad altri impieghi e provocando un eccesso di offerta di case (che altrimenti non sarebbe avvenuto).
Proprio all'annuncio di una iniezione di contante maggiore dell'aspettato, si avrebbe un apparente boom nell'industria edile. Questo poiché gli edili aumenterebbero gli ordini di materiali e assumerebbero più lavoratori per realizzare i loro progetti. A causa del sussidio governativo, l'industria edile diventa più profittevole di prima e la competizione tra i costruttori causa un crollo nei prezzi delle case per gli acquirenti.
Naturalmente la stampa di nuove banconote da parte del Sistema Abitativo Federale (S.A.F.) causerebbe un aumento del livello dei prezzi: inizialmente del legno e dei mattoni, ma in seguito di tutti i beni e servizi poiché l'immissione di tanta nuova moneta si spanderebbe in tutta l'economia.
I gestori di questa nuova istituzione tipografica imparerebbero presto che se immettono troppo contante e troppo velocemente, questo causerebbe una massiccia distorsione in altre industrie (che anch'esse hanno bisogno di legno, mattoni, finestre, etc.) e porterebbe i prezzi ad un livello eccessivamente alto di inflazione (ndt: specialmente per chi non fa parte del gruppo "selezionato" che riceve la moneta per primo).
Naturalmente sarebbe doloroso e ditruttivo dover interrompere la stampa di banconote improvvisamente, poiché questo porterebbe al fallimento di molte imprese edili e l'inasprimento del costo delle case.
Gli effetti collaterali di questa politica sarebbero l'apparire di interi quartieri di case, costruite a metà, che rimarrebbero abbandonate quali monumento alle risorse sprecate ( il sud Italia...... se ne sa qualcosa).
Dopo un po' di tempo che questo nuovo sistema è in funzione, il settore privato diverrebbe più bravo ad anticiparne le mosse. Gli analisti occuperebbero la loro intera carriera per catalogare le frasi casuali dette dai capi del S.A.F. e farebbero dei test statistici sui dati raccolti dalla S.A.F. per determinare quante banconote dovrebbe stampare nei mesi a venire.
Per esempio, la S.A.F. potrebbe tenere in considerazione l'indice "nuove case procapite" oppure il tasso di crescita delle case rispetto all'inflazione, in modo da determinare il "prezzo obiettivo" per le nuove case.
Mentre il pubblico riuscirebbe a prevedere la quantità d'iniezione mensile di contanti, la S.A.F. diverrebbe sempre meno capace di influenzare gli eventi. Per spingere le assunzioni, per esempio, la S.A.F. potrebbe voler iniettare sempre maggiori quantità di contante, in modo da prendere di sorpresa anche il più saggio tra i costruttori facendo in modo che il suo progetto diventi maggiormente conveniente di quanto inizialmente previsto.
Alcuni gruppi, ovviamente, avrebbero un interesse diretto in alti o bassi tassi d'iniezione di nuova moneta. Le giovani coppie, per esempio, chiederebbero alla S.A.F. di stampare sempre più moneta per rendere più conveniente l'acquisto di nuove case.
Le coppie più anziane, che non hanno più da pagare il mutuo, al contrario scriverebbero lettere ai giornali chiedendo che la S.A.F. rallenti la quantità di moneta stampata, al fine di mantenere elevato il valore degli immobili già acquisiti.
In questa situazione, toccherebbe agli economisti tecnocrati il compito di consigliare la S.A.F. su di una politica monetaria equa e sensibile che cerchi di non svataggiare nessuno.
(continua)
SINIBALDO
Il mistero delle Banche Centrali..........!!!!!!!!!!!!
Quando assistiamo al rialzo dei tassi sul dollaro, la stampa di regime fa il verso alle analisi macroeconomiche offerte dai nostri amichevoli pianificatori centrali della Federal Reserve.
Il cittadino medio non è abbastanza smaliziato per capire le complesse interrelazioni dei vari indici dei prezzi, delle curve dei rendimenti, della fiducia del consumatore e così via - questo è lavoro per Greenspan e "compari".
Ma la storia di fondo, come ci viene raccontata dai nostri saggi supervisori, funziona circa così: un alto tasso d'interesse tiene bassi i prezzi, ma soffoca le imprese e aumenta la disoccupazione.
Dall'altra parte, un basso tasso d'interesse stimola la produzione e le assunzioni ma causa l'inflazione. E' compito dei banchieri centrali di trovare un tasso di interesse equilibrato, per raggiungere il bilanciamento ottimale tra questi due estremi.
Un buon banchiere centrale sa quando tagliare il tasso d'interesse per far ripartire l'economia da una recessione ma ha anche il coraggio di "frenare" rialzando il tasso quando l'economia comincia a salire troppo rapidamente.
In una economia di mercato, il tasso d'interesse non è semplicemente una leva per stimolare o deprimere la crescita economica: il collegamento tra i tassi d'interesse e l'inflazione è molto più sottile .
Il prezzo per prendere a prestito la moneta (il costo del credito) ha un valore "corretto" così come il prezzo di un paio di scarpe, il governo non può giocare con questo valore senza causare drastiche distorsioni.
Anche mettendo da parte obiezioni teoriche (che analizzeremo meglio in seguito), la storiella standard della macroeconomia non regge dal punto di vista storico.
L'esempio più ovvio è rappresentato dalla Grande Depressione stessa che arrivò ben quindici anni dopo che la Federal Reserve aveva deciso di stemperare le vicessitudini del mercato.
Negli anni '70, gli USA sperimentarono la "stagflazione", ovvero la simultanea comparsa di disoccupazione ed inflazione a due cifre.
Questo sarebbe stato impossibile secondo la prevalente ortodossia keinesiana. Impossibile che un'economia fosse bloccata e surriscaldata
contemporaneamente.
Più recentemente, i funzionari giapponesi erano imbarazzati negli anni '90 quando si accorsero che non riuscivano a migliorare la crescita nonostante il tasso d'interesse fosse vicino a zero se non addirittura proprio zero per cento.
A quel punto, si trovarono faccia al muro. Non si possono tagliare i tassi oltre lo zero poiché gli investitori metterebbero i soldi sotto il materasso.
In una conferenza Paul Krugman suggeriva ai banchieri centrali giapponesi di annunciare, in modo credibile, che vi sarebbero stati in futuro alti tassi d'inflazione, cosa che avrebbe causato il divenire negativo del tasso d'interesse giapponese.
Alcuni parametri "esogeni" nei modelli macroeconomici possono sempre cambiare, di modo che risulti che la politica "ottimale", in retrospettiva, era sbagliata.
Ma non accade lo stesso in tutti i campi? Dovremmo forse dare più tempo ai macroeconomisti per accumulare più statistiche e generale modelli matematici sempre più sofisticati?
No, non dobbiamo lasciare ai pianificatori malsani un'altro decennio per armeggiare, poiché in questo caso sarebbe la mala gestione arrogante ed ignorante degli stessi banchieri centrali a diventare la fonte maggiore dell'instabilità macroeconomica.
Per quantificare il danno apportato dai banchieri centrali, può essere utile cambiare il contesto in modo di capire meglio il meccanismo.
A questo scopo, immaginate che non ci sia un Federal Reserve System (Fed) ma piuttosto un Federal House System (Sistema Abitativo Federale, S.A.F.).
Questa organizzazione sarebbe dotata di una macchina stampante con cui potrebbe stampare letteralmente dei biglietti da cento dollari perfetti.
Ogni mese, questa organizzazione stamperebbe queste nuove banconote e le darebbe ad un gruppo selezionato di imprese edili, dotandole di sufficiente moneta in proporzione a quante case essi siano in grado di costruire nel periodo mensile considerato.
Questo gruppo privilegiato allora userebbe le banconote appena stampate (in aggiunta ad altri fondi) per comprare legno, mattoni, etc. e per assumere lavoratori per costruire nuove case che poi verrebbero vendute ai compratori come avviene abitualmente.
Quale sarebbe uno degli effetti principali di questa ipotetica soluzione? Bene, le nuove banconote da cento dollari permetterebbero ai costruttori di rilanciare sui prezzi del legno e dei mattoni ed altri materiali, sottraendo queste risorse ad altri impieghi e provocando un eccesso di offerta di case (che altrimenti non sarebbe avvenuto).
Proprio all'annuncio di una iniezione di contante maggiore dell'aspettato, si avrebbe un apparente boom nell'industria edile. Questo poiché gli edili aumenterebbero gli ordini di materiali e assumerebbero più lavoratori per realizzare i loro progetti. A causa del sussidio governativo, l'industria edile diventa più profittevole di prima e la competizione tra i costruttori causa un crollo nei prezzi delle case per gli acquirenti.
Naturalmente la stampa di nuove banconote da parte del Sistema Abitativo Federale (S.A.F.) causerebbe un aumento del livello dei prezzi: inizialmente del legno e dei mattoni, ma in seguito di tutti i beni e servizi poiché l'immissione di tanta nuova moneta si spanderebbe in tutta l'economia.
I gestori di questa nuova istituzione tipografica imparerebbero presto che se immettono troppo contante e troppo velocemente, questo causerebbe una massiccia distorsione in altre industrie (che anch'esse hanno bisogno di legno, mattoni, finestre, etc.) e porterebbe i prezzi ad un livello eccessivamente alto di inflazione (ndt: specialmente per chi non fa parte del gruppo "selezionato" che riceve la moneta per primo).
Naturalmente sarebbe doloroso e ditruttivo dover interrompere la stampa di banconote improvvisamente, poiché questo porterebbe al fallimento di molte imprese edili e l'inasprimento del costo delle case.
Gli effetti collaterali di questa politica sarebbero l'apparire di interi quartieri di case, costruite a metà, che rimarrebbero abbandonate quali monumento alle risorse sprecate ( il sud Italia...... se ne sa qualcosa).
Dopo un po' di tempo che questo nuovo sistema è in funzione, il settore privato diverrebbe più bravo ad anticiparne le mosse. Gli analisti occuperebbero la loro intera carriera per catalogare le frasi casuali dette dai capi del S.A.F. e farebbero dei test statistici sui dati raccolti dalla S.A.F. per determinare quante banconote dovrebbe stampare nei mesi a venire.
Per esempio, la S.A.F. potrebbe tenere in considerazione l'indice "nuove case procapite" oppure il tasso di crescita delle case rispetto all'inflazione, in modo da determinare il "prezzo obiettivo" per le nuove case.
Mentre il pubblico riuscirebbe a prevedere la quantità d'iniezione mensile di contanti, la S.A.F. diverrebbe sempre meno capace di influenzare gli eventi. Per spingere le assunzioni, per esempio, la S.A.F. potrebbe voler iniettare sempre maggiori quantità di contante, in modo da prendere di sorpresa anche il più saggio tra i costruttori facendo in modo che il suo progetto diventi maggiormente conveniente di quanto inizialmente previsto.
Alcuni gruppi, ovviamente, avrebbero un interesse diretto in alti o bassi tassi d'iniezione di nuova moneta. Le giovani coppie, per esempio, chiederebbero alla S.A.F. di stampare sempre più moneta per rendere più conveniente l'acquisto di nuove case.
Le coppie più anziane, che non hanno più da pagare il mutuo, al contrario scriverebbero lettere ai giornali chiedendo che la S.A.F. rallenti la quantità di moneta stampata, al fine di mantenere elevato il valore degli immobili già acquisiti.
In questa situazione, toccherebbe agli economisti tecnocrati il compito di consigliare la S.A.F. su di una politica monetaria equa e sensibile che cerchi di non svataggiare nessuno.
(continua)
SINIBALDO