ampio range
Credo che al momento ci siano i requisiti perché l'indice S&P/Mib possa muoversi quantomeno in maniera laterale. Da qui allo stacco dei prossimi dividendi vedo poche possibilità per il mercato di fare male, a patto che non vengano fuori ulteriori cattive notizie sulla crisi che magari ancora non si conoscono. Mi sembra in ogni caso che l'ultimo movimento degli indici sia abbastanza lineare e ritengo che almeno per un bel po' di tempo a Piazza Affari ci muoveremo in trading range. Indubbiamente per l'S&P/Mib l'area dei 35.000 punti rappresenta un duro ostacolo, mentre guardando in direzione opposta i supporti sono tanti. Il più significativo è senza dubbio rappresentato dal minimo realizzato a marzo poco sopra i 30.000, ma a prescindere da questi valori, mi aspetto lateralità in un intervallo compreso tra i 3.000 e i 5.000 punti, ma per un periodo piuttosto lungo, magari anche fino a fine anno.
Ritengo ancora valida la possibilità di un superamento al rialzo dei 34.000 punti di S&P/Mib, senza escludere un piccolo ritracciamento. I mercati cercano di trovare un po' di stabilità ed è probabile che lo scenario attuale possa protrarsi in avanti nel tempo, senza grosse novità né al rialzo né al ribasso, salvo ovviamente sorprese dall'America.
Per gli indici a stelle e strisce in particolare bisogna monitorare attentamente l'andamento del cambio Euro/Dollaro. Nonostante la crisi abbia avuto origine proprio dagli Stati Uniti, gli indici hanno comunque perso poco specie in confronto a quelli europei.
Con riferimento al mercato valutario, area 1,6 sembra rappresentare un livello in corrispondenza del quale l'Euro sta trovando un certo ostacolo. Mi pare tuttavia che i motivi per cui i mercati sono scesi nel primo trimestre non erano più tanto legati all'andamento delle valute o del prezzo del petrolio. A questo punto, se il dollaro perde terreno nei confronti dell'euro, i mercati americani probabilmente ne risentono perché questo colpisce le esportazioni degli Stati Uniti. In questo momento però una moneta unica sui livelli attuali non spaventa gli indici americani e di conseguenza intimorisce poco anche quelli europei.
Qualche preoccupazione, anche in riferimento all'inflazione, potrebbe arrivare dai record del petrolio, ma se l'economia andrà in contrazione, con una riduzione della produzione, probabilmente anche il consumo di oro nero potrebbe incontrare una frenata, portando a calmierare un po' i prezzi.