mi sembra una disamina sensata
ANSA) - NEW YORK, 30 apr - L'economia statunitense è ferma e per sostenerla la Fed taglia, per la settima volta in sette mesi, il costo del denaro portandolo al 2%. Il pil nel primo trimestre ha mostrato una crescita anemica: appena il +0,6%, un dato superiore alle attese ma che non deve spingere a "stappare alcuna bottiglia di champagne" per festeggiare, visto che - spiegano senza mezzi termini gli analisti - l'evitata contrazione del pil è imputabile solo all'aumento delle scorte. Una recessione, "se già non c'é, resta possibile", spiegano. A constatare che l'economia statunitense "continua a essere debole" è anche la Fed che, segnalando fra le righe una possibile pausa nel ciclo di politica monetaria ribassista, assicura che farà il necessario per sostenere la crescita e il controllo dei prezzi, anche se i tagli finora decisi sono "sostanziosi" e dovrebbero servire da "stimolo". La banca centrale Usa, poi, per la prima volta non parla esplicitamente di rischio al ribasso per la crescita. Nei primi tre mesi dell'anno l'economia a stelle e strisce è cresciuta di un modesto 0,6%, riflettendo il cauto atteggiamento dei consumatori americani alle prese con il caro-prezzi, il deterioramento del mercato del lavoro e le difficoltà del mercato immobiliare. Le esportazioni spinte dal dollaro debole e l'aumento delle scorte sono gli unici due fattori che hanno consentito al pil di restare in territorio positivo. Già solo senza l'aumento delle scorte, il pil si sarebbe contratto. A pesare è stata la brusca frenata dei consumi, motore della crescita statunitense: nel primo trimestre sono saliti solo dell'1%, la crescita più bassa dal 2001 quando l'economia americana entrò in recessione. Ma risultano in calo anche gli investimenti aziendali, che cedono il 2,5%, registrando così la contrazione più marcata dal primo trimestre 2004. Crollano inoltre gli investimenti nel comparto delle costruzioni residenziali segnando un -27%, il più forte ribasso dal 1981, sottraendo al pil 1,23 punti percentuali. In aumento invece i prezzi: l'indice generale dell' inflazione, calcolato sulla base dei prezzi di beni e servizi acquistati dai consumatori, sale nel primo trimestre al 2,6% dal precedente +2,4%. Il tasso di inflazione 'core' (al netto di cibo e petrolio), è invece sceso al 2,2% dal 2,5% del precedente trimestre. Quest'ultimo indice è considerato l'indicatore 'privilegiato' dalla Federal Reserve per definire le sue scelte di politica monetaria. Proprio la Fed segnala che le incertezze sulle prospettive per i prezzi restano "elevate: monitoreremo con attenzione la situazione". Nel comunicare al mercato, che lo dava per scontato, l'ennesimo taglio del costo del denaro dal 2,25% al 2%, la banca centrale ha tratteggiato un quadro non proprio roseo, con l'attività economica che "resta debole" e i mercati ancora "sotto stress". Quanto al mercato immobiliare, "le condizioni creditizie restrittive e il peggioramento della contrazione del comparto residenziale probabilmente peseranno sulla crescita economica nei prossimi trimestri". Comunque - segnala - "il sostanzioso allentamento delle condizioni monetarie fatto finora, assieme alle misure in corso per sostenere la liquidità dei mercati, dovrebbero aiutare a promuovere una crescita moderata nel tempo e a mitigare i rischi per l'attività economica". (ANSA).
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