Sulla crisi
finanziaria globale soffia un vento pericoloso che arriva dal Sud America.
L'Argentina rischia di vedere un nuovo default a distanza di neanche dieci anni. Con i mercati sensibili a qualsiasi colpo di tosse, le notizie che arrivano da Buenos Aires rischiano di infiammare una situazione gia' incandescente.
Il presidente Cristina Kirchner ha presentato in Parlamento un progetto per la nazionalizzazioen dei fondi di previdenza privati.
Immediata la reazione negativa degli investitori.
L'indice Merval della borsa di Buenos Aires ieri ha accusato un crollo del 12% e oggi le contrattazioni si sono aperte con un nuovo tonfo dell'11,75%.
L'iniziativa del presidente fa tornare alla mente le iniziative di Buenos Aires che portarono al default sul debito estero da 95 miliardi di dollari.
''Il mercato e' letteralmente sconvolto - afferma un broker -, davanti a un cambio delle regole cosi' radicale su un tema delicato come le pensioni, senza preavvisi''.
La Kirchner respinge le critiche.
''Le decisioni che stiamo prendendo rientrano nel contesto internazionale dove i paesi del G8 e altri Stati stanno adottando misure per proteggere il sistema bancario''.
Il presidente argentino ha sottolineato che ''stiamo proteggendo i nostri pensionati e i nostri lavoratori'' per spiegare l'iniziativa di nazionalizzare 10 fondi pensione privati che gestiscono attivita' per circa 30 miliardi di dollari.
Secondo indiscrezioni riferite dalla stampa argentina, l'intervento del governo e' stato deciso sulle indicazioni che i 10 fondi avrebbero accusato perdite intorno al 20% per effetto della crisi che sta investendo i mercati. I fondi pensione hanno criticato aspramente l'iniziativa del governo sostenendo che il valore degli asset non giustifica un tale intervento.
Sui 10 principali fondi 8 sono controllati da istituzioni bancarie private, uno e' una cooperativa e un altro e' della principale banca argentina, il Banco Nacio, a controllo pubblico.
Questi fondi gestiscono 30 miliardi di dollari e raccolgono contributi per 4,6 miliardi di dollari l'anno da parte del 53% dei lavoratori argentini.