Senato: prezzi 'normali', ristorante vuoto
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Il 70 per cento di coperti in meno, e dal menù vengono chiesti i piatti meno costosi. La società che gestisce il ristorante ha chiesto la rescissione del contratto
Roma, 2 dicembre 2011 -
Aria di crisi pesante anche al ristorante del Senato, dopo l'aumento dei prezzi: come scrive oggi il
Corriere della Sera, da quando i senatori devono pagare spaghetti all'astice e filetto in crosta a cifre piene, c'è stato
un vistoso calo nel numero dei coperti: il 70 per cento in meno. Al punto che la Gemeaz Cusin, società che gestisce il ristorante di Palazzo Madama ha chiesto la rescissione del contratto e la cassa integrazione per 20 dipendenti.
Lo
scandalo dei prezzi bassissimi del menù del Senato era scoppiato l'estate scorsa: indignazione alle stelle di fronte alla scoperta che gli onorevoli
pagavano 2,76 euro per il carpaccio di filetto o 5,23 euro per l'orata. La revisione dei prezzi, con
l'adeguamento a quelli di un qualsiasi ristorante, ha reso evidentemente molto meno appetibili i piatti di Palazzo Madama: a parità di spesa, fuori dal Senato i ristoranti non mancano certo, e a quanto pare gli onorevoli hanno scoperto molte alternative alla buvette.
Nella relazione con cui la Gemeaz Cusin chiede lo scioglimento consensuale del contratto dal 31 dicembre di quest'anno, si evidenzia anche un
altro significativo cambiamento di abitudini: chi si ferma al ristorante interno preferisce gli spaghetti al pomodoro (6 euro) e più nessuno chiede quelli all'astice (18 euro).
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