A VOLTE Mi SDRAIO SUL DIVANO E PENSO AGLI ERRORI CHE HO FATTO NELLA MIA VITA...

Biffoni, il bocconcino da servire sul vassoio massonico e assaporare pian piano, con, mormorano in Toscana, il beneplacito del Pd e nel “totale silenzio della corrente più a sinistra del Pd pratese e della locale sezione di Sel che al contrario di ciò che succede a livello nazionale, qui resta zitta, muta e correa”.
Una “cosa impensabile fino a non molti anni fa”, così, ancora, Nencioni “quando non pochi tra gli antenati politici di Biffoni vedevano la Massoneria come fumo negli occhi e quasi certamente avrebbero declinato l’invito. Un segno dei tempi, dunque, sia per il Partito democratico che per gli stessi liberi muratori, che sembrano puntare sempre di più, almeno a Prato, sulla strategia della trasparenza”.
 
Biffoni, il renziano.
Il 23 maggio 2014, con la campagna elettorale per il sindaco di Prato agli sgoccioli, per lui si scomodò l’amico fiorentino Matteo, ora primo ministro: “La giornata di ieri ha chiuso la campagna elettorale per Biffoni sindaco con la visita del Presidente del Consiglio Matteo Renzi”, così, una nota del 24 maggio del Pd pratese, con i due Matteo ritratti l’uno accanto all’altro sul palco.

Matteo il fiorentino e Matteo il pratese, nel 2012, durante le primarie di Italia.
Bene Comune, il secondo, tra i fondatori del Pd pratese, nonché membro dell’Assemblea e della Direzione provinciale, sostenne il primo.
 
Conquistata Prato, a bussare alla porta del sindaco renziano sono arrivati i massoni, che il 19 settembre nella grande villa sul Gianicolo accoglieranno a braccia aperte Matteo da Prato, il sindaco Pd, amico e sodale di Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, che ai massoni disse sì.
 
L’economia e la politica dovrebbero imparare dalla storia, nello stesso modo con cui gli scienziati apprendono dagli esperimenti.
Purtroppo , per cecità, per stupidità, per proteggere il proprio piccolo insulso giardinetto di potere i politici mediocri, che affollano i tempi moderni, si dimenticano di vedere gli esempi della storia .
Historia Magistra Vitae, ma solo per chi la sa , e la vuole leggere..


L’attuale situazione ricorda molto, ma molto, da vicino la situazione dell’Impero Romano dopo il 350 DC.
 
L’impero ormai non aveva più velleità espansive e si era richiuso al proprio interno.
Per problemi demografici, economici e sociali non guardava più con velleità espansive al di fuori del propri ben difesi confini.

Ad oriente imperatore era Valente, proveniente da una famiglia militare e divenuto imperatore insieme a Valentiniano.
Valente aveva molti impegni da seguire che gli sembravano prioritari nella difesa dell’Impero: schiacciare la rivolta di Procopio, oppure tenere a bada i sempre minacciosi Persiani Sasanidi.
Stava preparando un potente esercito per fronteggiare questi nemici, quando venne a sapere della richiesta “Umanitaria” dei Goti del re Fritigerno che , scacciati nel 375 dalle loro terre dagli Unni, l’anno successivo chiedevano di passare il Danubio nei pressi della foce per rifugiarsi nell’Impero.
 
Valente era combattuto sul da farsi , ci ricorda Ammiano Marcellino, però i suoi consiglieri avevano le idee chiare.

Ai Goti si doveva permettere il passaggi, per vari motivi:

a) “Sociale religioso”, i Goti, ariani o barbari, si sarebbero convertiti al cristianesimo “Ufficiale” per entrare nell’impero.

b) “Economico”: i goti erano uomini e donne forte e buoni agricoltori, avrebbero costituito un’ottima manodopera per l’Impero.

c) Militare: ai guerrieri Goti sarebbe stata offerta l’opportunità di entrare nell’esercito imperiale e rinforzarne le fila per le campagne d’oriente.

Naturalmente già all’epoca esisteva una “Mafiacapitale” che non aspettava altro che approfittare della situazione, e che , probabilmente, aveva fatto di tutto per guidare le decisioni di Valente.

Il patto prevedeva che i guerrieri goti venissero disarmati, ma che la popolazione venisse nutrita durante il transito.

I funzionari imperiali invece NON disarmarono tutti i Goti, ma nello stesso tempo vendettero sottobanco sia i rifornimenti a loro riservati e giunsero a catturare diversi giovani goti per venderli come schiavi.

Probabilmente un “Marcus Buttius” gestiva già all’epoca qualche cooperativa del giro romano…

I Goti si sentirono, ovviamente, umiliati ed offesi, e, ancora con le armi in mano , si ribellarono all’Imperatore, e quella che doveva essere un’integrazione ordinata e programmata nell’imperò divenne un’invasione incontrollabile.
 
L’imperatore si trovò minacciato quasi in casa a Costantinopoli, e dopo aver chiesto aiuto al suo collega d’Occidente, Graziano, radunò le truppe per affrontare Fritigerno.
I suoi generali Frigerid, Sebastiano e Vittorio ed il comes Ricomero lo consigliarono di aspettare l’arrivo degli aiuti da occidente, ma lui decise di affrontare i Goti da solo.

Magari fu consigliato da qualche ministeriale di nome Alfanius , che gli assicurò che la situazione era sotto controllo, che i Goti non gli sarebbero sfuggiti, che sarebbe stata solo un’operazione di ordinaria amministrazione.

Valente affrontò i Goti sul campo di battaglia ad Adrianopoli, nella Tracia meridionale. Fu la più grande sconfitta dell’Impero Romano, con la morte sul campo dello stesso imperatore.
L’Impero perse completamente la sua aurea di invincibilità e si avviò alla propria fase finale, che però colpì , come sappiamo, la sua parte occidentale.

I Goti furono liberi di saccheggiare Tracia , Macedonia e Grecia, dove misero la parola FINE alla sua millenaria civiltà.

Questi Goti furono poi sconfitti da Graziano, ma aprirono la porta a quelli che, poco più di un secolo dopo, occuparono l’Italia con Teodorico.

L’avidità di forza lavoro a basso costo NON porta mai a nulla di buono.
 
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