Affari e scoperte: mercatini, negozi, aste, eredità ...

C'è da chiedersi perché tutti questi bravi autori siano annegati nell'oblìo. Non è una domanda retorica. Per fare un vaso di fiori così occorre saperne di molte.
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Ok, non interessa più, la fotografia soddisfa assai più velocemente, queste cose hanno una loro triste passività. Hanno il torto di non essere più vivi, di non dare scandalo. Ma hanno anche molte profonde ragioni.

Si dirà: sono usciti dal mainstream della storia. Non hanno proposto, quanto risposto. Non incidono storicamente (parlo di questo come di molti altri). Ma non sarà che siamo diventati drogati di novità?

Sposto il discorso su un altro piano. Tutti hanno sentito parlare di Muti ed Abbado, grandi direttori d'orchestra. Ma di Mario Rossi e Carlo Maria Giulini, mancati nel 2005 e nel 1992, di cui esistono dischi e registrazioni, qualcuno sa nulla? Eppure furono dei veri giganti, si poteva riconoscerne il suono anche senza sapere chi fosse a dirigere, personalità musicali dominanti. Pure, se dobbiamo citare un direttore italiano del 900, citiamo Toscanini, che è sì anch'egli un grande, ma non so se superiore ai nostri. E comunque, lo spunto riguarda la possibilità di non dimenticare: per miracolosa fortuna abbiamo tanta di quell'arte passata da perdercisi dentro, ma l'abbondanza in questo caso crea ingiustizie.
Anche per questo mi vien da ridere (peggio, peggio) quando si cantano le lodi di moderni pocofacenti che poi stanno sulla bocca di tutti, almeno nel campo specialistico delle gallerie. E' così che in arte sono diventato avaro e furtariolo. Tenetevi Hartung e Duchamp, tenetevi a caro prezzo i vari autori di monocromi, se non c'è nulla dentro non ci sarà nulla fuori. La mia ricerca per mercatini necessita proprio di questi colleziozombisti ciechi ed incaponiti, eterodiretti e presuntuosi, intenti a finanziare un mondo vuoto. A voi il guano, a me gocce di miele, anche se a poco prezzo. Anzi, meglio se a poco prezzo
_ Non ti interessa il moderno, guardi solo al vecchio! -
Ovviamente no, ma chi sono io per curare la tua cecità unita alla mancanza di comprensione?
 
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Se accusassero me di cercare solo il vecchio ne sarei onorato. Anzi spiegherei che ricerco l'antico, come questo libro a fisarmonica scritto in lingua copta, o forse etiope/eritrea, su pergamena (pelle animale trattata) arricchita con illustrazioni a pennello, da me preso ad mercatino anni fa. Notare che, a proposito di modernità, sulla destra c'è un computer, e che l'innovazione digitale per me è pane quotidiano.

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la settimana scorsa faccio un giro al solito mercatino Emmaus, e mentre alla cassa pago qualcosa per mia moglie, rovisto in una cesta sul bancone. La signora che mi fa il resto mi dice: se le piace qualcosa lo prenda pure, sono piccoli oggetti che diamo a gratis ai clienti! Vengo attratto da una piccola porcellana, probabilmente per la forma e decido di prenderla! È sicuramente Bavaria c’è anche scritto...ma non conosco il marchio! Passo la settimana a cercarlo sul web....ma niente! Capisco che è dipinta a mano e le figure rappresentate sono piacevoli...una danzatrice e un suonatore di flauto. Dalle immagini capisco che sono inizio 1900....finalmente oggi mi imbatto nel marchio...trattasi della Anton Müller & co. Volkstedt Thuringia ed il marchio va dal 1907 al 1949... i prezzi sono abbastanza interessanti....
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C'è una novità per il presunto Gaston Orellana trovato al mercatino anni fa. Ho scritto all'archivio per chiedere lumi e loro dopo una vita mi hanno risposto.

"Le mie più sincere scuse per una risposta così ritardata in modo spettacolare, spero che questo trovi te e i tuoi cari bene e in salute. Grazie per la tua richiesta riguardo al lavoro di Orellana. L'autenticazione di un'opera di Orellana costa tra i 500 ei 1.000 euro, è un processo semplice che saremmo lieti di agevolare. Non è nostro compito stimare il valore monetario delle opere, quindi non possiamo offrire ulteriori commenti sulla tua ricerca esaustiva con i mercanti d'arte di Milano. Gradiremmo, comunque, l'opportunità di visionare l'opera e, qualora i responsabili trovassero interesse, di acquistarla. Non esitare a contattarci se hai ulteriori domande e non vedo l'ora di sentirti. Cordiali saluti, j"

Voi cosa dite, lo faccio catalogare magari provando a chiedere un sconto o glielo vendo? Perchè ai prezzi attuali un quadro di Orellana così è difficile piazzarlo a più di 700 euro.
Chiaro che devono averlo trovato interessante se mi propongono di acquistarlo, una mezza ammissione di autenticità.

Grazie.
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Ultima pagine dell'asta Fidesarte, c'erano tre acquetinte di Gian Luciano Sormani Chi era costui? Il soggetto veneziano era accattivante e partiva da 50 € (offerta libera di Fidesarte, quindi libera ma sino a un certo punto, ma si comprende; poi, se inserissero anche dei passaggi intermedi tra 50 e 500, che so 75, 325 ecc. la cosa funzionerebbe meglio). Così ho cercato.


da Gian Luciano Sormani pittore - Faustini Marco Antichità
Gian Luciano Sormani nacque a Legnago (Verona) nel 1867 e morì nel 1938.
Dapprima, compì gli studi presso l’Accademia di belle arti di Venezia, allievo di Pompeo Molmenti.
Operò prevalentemente a Venezia. Tuttavia, fu insegnante all’istituto d’arte di Napoli e direttore dell’Accademia di Urbino.
L’opera di Gian Luciano Sormani deve essere collocata nell’ambito di un realismo di tipo sociale nel quale penetra emotività e un patetismo di maniera. Nel 1908 cominciò a esporre a Ca’ Pesaro e vi fu presente nel 1909, nel 1912, nel 1925, 1937, 1938.


Sormani Gian Luciano*
SORMANI GIAN LUCIANO
Legnago (Verona) 1867 - dopo il 1920
Frequentò l'Accademia di Venezia, dove fu allievo di P. M. Molmenti. Fu inizialmente pittore di figura anche se in seguito scelse di dedicarsi quasi esclusivamente al paesaggio. Esordì a Torino nel 1896 con Primavera e Poesie; espose a Milano nel 1897 (I cavalli di San Marco, Trabaccoli) e a Venezia (1897, Canale della Giudecca; 1899, Al vento; 1907, Sul molo). Privilegiò spesso alle mostre italiane quelle estere. Accanto all’attività di pittore svolse anche attività didattica nelle Accademie di Napoli, di Urbino, e infine di Venezia, dove tenne la cattedra di decorazione e illustrazione del libro.


A 20 € l'una poteva valer la pena di tenersi vicino per un po' ad un altro dei tanti autori dimenticati. Discreto fascino tecnico. Non peggiore e forse non migliore di tanti altri. Non vedo eccessi di piacioneria "pittoresca", spesso presenti, per es., in Ettore Tito.
Fogli firmati e non numerati, fioriture abbondanti (carta degli anni poveri ...) però anche rimediabili.
Averci voglia :rolleyes:
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Dal NYT di oggi, googletradotta, una storia un po' lunga che dovrebbe piacere ai frequentatori di mercatini, anche se il ritrovamento di cui parla è stato fatto in realtà presso un antiquario (che in realtà dalla descrizione pare più un robivecchi...).
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La caccia alla chiarezza sugli ultimi giorni di van Gogh porta nel Maine
Gli esperti stanno esaminando un acquerello trovato in un negozio di antiquariato che potrebbe essere un'opera rara di Edmund Walpole Brooke, che dipinse con van Gogh durante i suoi ultimi mesi.

di Peter Libbey
4 giugno 2021
Aggiornato alle 8:49 ET

Il pittore del XIX secolo Edmund Walpole Brooke occupa un posto minuscolo ma duraturo nella storia dell'arte. Non per il suo lavoro, ma perché offre uno sguardo allettante sui tragici ultimi giorni di Vincent van Gogh.
Il fatto che i due condividessero qualcosa di vicino all'amicizia durante le settimane prima che Van Gogh si suicidasse nel luglio 1890 fu un'impresa degna di nota dato l'abbraccio di isolamento di van Gogh durante il suo soggiorno ad Auvers-sur-Oise, un villaggio alla periferia nord-occidentale di Parigi.
Ma Brooke è cresciuto in Giappone, un luogo che ha affascinato e ispirato il pittore olandese. E così sarebbero andati all'aria aperta in escursioni di pittura, la loro relazione raccontata in alcune lettere che hanno reso Brooke una figura intrigante per uno studioso di van Gogh che sta ancora lottando per capire cosa lo abbia portato a piantarsi una pallottola nel petto.
"È una persona molto enigmatica", ha detto Tsukasa Kodera, curatore e professore di storia dell'arte all'Università di Osaka in Giappone, di Brooke, che è diventato il fulcro della sua ricerca. "Potrebbe aver ricevuto lettere da van Gogh, potrebbe aver ricevuto in dono disegni o dipinti, potrebbero essersi scambiati le opere".
Kodera ha trascorso la maggior parte di un decennio, con scarso successo, alla ricerca di informazioni su Brooke. Ha visitato la sua tomba in Giappone e trovato documenti per stabilire che il lavoro di Brooke è stato incluso in mostre durante la sua vita alla Royal Academy of Arts di Londra e al Salon di Parigi del 1891, ed è stato oggetto di almeno due mostre personali in Giappone.
Ma trovare un dipinto di Brooke ha ostacolato Kodera, almeno fino ad ora, forse. Ad aprile, Katherine Mathews, un'appassionata di negozi dell'usato, si è imbattuta in un acquerello con la firma E.W. Brooke mentre rovistava in Warehouse 839, un negozio a Saco, nel Maine, specializzato in tutto, dai mobili della tenuta alle cianfrusaglie.
Ha pagato $ 45 per l'immagine, che raffigura una donna giapponese e un bambino. Sulla strada di casa, curiosa di sapere cosa avesse comprato, si fermò nel parcheggio di un negozio di alimentari per cercare questa persona Brooke sul suo iPad. Presto vide la connessione di Van Gogh e in seguito, con l'aiuto di suo marito, John, prese contatto con Kodera.
Il professore pensa che probabilmente abbiano scoperto una cosa rara, un Brooke originale.
"Ci sono altri pittori che hanno dipinto questo soggetto, con il nome E.W. Brooke, e con una signora giapponese e un bambino?" Kodera ha detto in una conversazione telefonica. “Non possiamo immaginare nessun altro pittore.”
Il dipinto in questione è piccolo, 13 x 19 pollici, e la donna porta il bambino sulla schiena. Sono raffigurati davanti a una casa rurale circondata da una vegetazione lussureggiante.
Kevin Keraghan, proprietario del negozio nel Maine, ha affermato di aver acquistato il dipinto circa 15 anni fa dalla vendita della proprietà di una famiglia nel New Hampshire. Quella famiglia era originaria della California, cosa che Kodera pensava fosse un buon segno dal momento che due dei fratelli di Brooke vivevano lì.
Per più di un decennio, l'acquerello è rimasto appeso a casa di Keraghan fino a quando non ha deciso di metterlo in vendita. "I miei gusti sono cambiati", ha detto Keraghan.
Mathews ha detto che è stata immediatamente attratta dal dipinto. È stato l'ultimo elemento che ha selezionato quel giorno. "Il faccino della bambina che sbircia da sopra la spalla della madre mi è saltato addosso", ha detto.
Tra i pochi scorci disponibili degli ultimi giorni di van Gogh ci sono i momenti catturati nelle lettere che ha scambiato con suo fratello Theo, sua madre, Anna, sua sorella Willemien e un paio di altri. Brooke è una delle poche persone menzionate nella loro corrispondenza di un'epoca in cui van Gogh, lavorando a un ritmo tipicamente febbrile, ha creato "Wheatfield With Crows", "The Church at Auvers" e altri dipinti.
Nelle lettere, la prospettiva di van Gogh su Brooke, che allora aveva 24 anni, sembra essere che sta bene come compagno ma è un artista mediocre, finora.
"Probabilmente ti mostrerà alcuni dei suoi studi, che sono piuttosto privi di vita, ma comunque osserva la natura", scrisse a Theo il 2 luglio. "È qui ad Auvers da mesi, e qualche volta uscivamo insieme, è cresciuto in Giappone, non lo penseresti mai dalla sua pittura, ma potrebbe venire.
Sebbene non fosse un fan delle opere d'arte di Brooke, ed era notoriamente irascibile e volubile, a van Gogh piaceva conoscere il Giappone. Era stato esposto all'arte giapponese per la prima volta in Belgio nel 1885 e se ne era appassionato. Colleziona, copia e decora le pareti dei suoi studi con stampe giapponesi. A volte si presentavano persino sullo sfondo dei suoi dipinti. E ha incorporato ciò che ha imparato dagli artisti giapponesi, come Utagawa Hiroshige, nella sua tecnica in modi sottili e inventivi.
Ad un certo punto, l'ossessione di van Gogh è diventata così profonda che ha iniziato a vedere echi del Giappone nel paesaggio e nello stile di vita della Provenza. "Mio caro fratello, sai, mi sento in Giappone", scrisse van Gogh a Theo nel 1888, subito dopo essere arrivato ad Arles.
Brooke, nato in Australia, era solo un bambino quando si è trasferito in Giappone, dove suo padre, John Henry, ha lavorato come reporter e poi direttore del Japan Daily Herald, un giornale in lingua inglese con sede a Yokohama. Il padre alla fine "è arrivato ad occupare una posizione importante nella società degli espatriati di Yokohama", ha detto Kodera nel catalogo di una mostra, "Van Gogh e il Giappone".
Ma mettere insieme il resto della biografia di Brooke si è rivelata una grande sfida. Dopo due anni di ricerche, Kodera è riuscito a trovare la tomba dell'artista nel cimitero municipale degli stranieri di Kobe, sorprendentemente a soli 30 minuti dalla casa del professore a Takarazuka.
"Si era trasferito a Kobe senza avere nulla all'età di 58 anni", ha detto Kodera. "Questa è una storia molto triste."
Allo stesso modo è stato difficile trovare qualsiasi traccia del lavoro di Brooke. Alcuni anni fa, il professore ha trovato un documento che indicava che la Redfern Gallery di Laguna Beach, in California, aveva venduto un dipinto di un artista di nome E.W. Brooke, ma il proprietario della galleria ha affermato di non ricordare chi l'avesse acquistato. Un'opera di E.W. Brooke è apparsa anche nei registri per una vendita immobiliare del 2014 a Los Angeles, ma ancora una volta il lavoro vero e proprio si è rivelato sfuggente.
Kodera è rimasto sorpreso come chiunque altro quando ha ricevuto un'e-mail dal Maine che diceva che un dipinto di Brooke potrebbe essere stato collocato in un luogo in cui l'artista non ha alcun legame noto. Sebbene il pezzo non sia ancora completamente autenticato - un compito particolarmente difficile perché non c'è molto altro da parte di Brooke con cui confrontarlo - i primi segnali sono molto promettenti, secondo Kodera.
È stata trovata una filigrana sulla carta del dipinto, che lo identifica come il prodotto di J. Whatman, un'azienda con sede in Inghilterra che produceva carta di alta qualità utilizzata da van Gogh e molti altri artisti.
Anche il contenuto del dipinto suggerisce che sia stato realizzato da Brooke, ha detto Kodera. Durante la sua ricerca, ha trovato una tomba a Yokohama, dove Brooke ha vissuto dopo il suo ritorno in Giappone, contrassegnata con "Ume Brooke", che il professore pensa possa essere la figlia del pittore.
La ragazza nella foto trovata nel Maine, ha detto, potrebbe benissimo essere la figlia di Brooke, morta all'età di 6 anni, e sua madre.
Un obiettivo della ricerca di Brooke è la possibilità che da qualche parte, nei dintorni della vita di Brooke, ci siano più prove di van Gogh, forse anche un'opera nascosta nascosta che una volta era un dono dell'artista. Ma le speranze per quel tipo di rivelazione, per trovare anche un ulteriore esempio del lavoro di Brooke, furono intaccate quando Kodera scoprì che la casa di Brooke a Yokohama era stata distrutta dal catastrofico terremoto del 1923 e dai terribili incendi che aveva generato.
Ora un po' di ottimismo è riemerso. Se un Brooke può apparire in un improbabile distretto del Maine, forse ce ne sono altri che non sono andati persi nel tempo o nel disastro.
"Questo PUO' essere un passo avanti", ha detto Kodera in una e-mail, usando il maiuscolo per dare enfasi, "per gettare nuova luce sul pittore e sugli ultimi mesi di Van Gogh".

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Preso per 3 euro questa potiche /brocca a marchio Nove/Bassano, presumo prima metà del 900, la lavorazione è in stile decoupage, ed è ottenuta incollando piccoli pezzetti di carta, mi piaceva troppo!
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C'è da chiedersi perché tutti questi bravi autori siano annegati nell'oblìo. Non è una domanda retorica. Per fare un vaso di fiori così occorre saperne di molte.
Vedi l'allegato 605756

Ok, non interessa più, la fotografia soddisfa assai più velocemente, queste cose hanno una loro triste passività. Hanno il torto di non essere più vivi, di non dare scandalo. Ma hanno anche molte profonde ragioni.

Si dirà: sono usciti dal mainstream della storia. Non hanno proposto, quanto risposto. Non incidono storicamente (parlo di questo come di molti altri). Ma non sarà che siamo diventati drogati di novità?

Sposto il discorso su un altro piano. Tutti hanno sentito parlare di Muti ed Abbado, grandi direttori d'orchestra. Ma di Mario Rossi e Carlo Maria Giulini, mancati nel 2005 e nel 1992, di cui esistono dischi e registrazioni, qualcuno sa nulla? Eppure furono dei veri giganti, si poteva riconoscerne il suono anche senza sapere chi fosse a dirigere, personalità musicali dominanti. Pure, se dobbiamo citare un direttore italiano del 900, citiamo Toscanini, che è sì anch'egli un grande, ma non so se superiore ai nostri. E comunque, lo spunto riguarda la possibilità di non dimenticare: per miracolosa fortuna abbiamo tanta di quell'arte passata da perdercisi dentro, ma l'abbondanza in questo caso crea ingiustizie.
Anche per questo mi vien da ridere (peggio, peggio) quando si cantano le lodi di moderni pocofacenti che poi stanno sulla bocca di tutti, almeno nel campo specialistico delle gallerie. E' così che in arte sono diventato avaro e furtariolo. Tenetevi Hartung e Duchamp, tenetevi a caro prezzo i vari autori di monocromi, se non c'è nulla dentro non ci sarà nulla fuori. La mia ricerca per mercatini necessita proprio di questi colleziozombisti ciechi ed incaponiti, eterodiretti e presuntuosi, intenti a finanziare un mondo vuoto. A voi il guano, a me gocce di miele, anche se a poco prezzo. Anzi, meglio se a poco prezzo
_ Non ti interessa il moderno, guardi solo al vecchio! -
Ovviamente no, ma chi sono io per curare la tua cecità unita alla mancanza di comprensione?
Hai citato Giulini e sono d'accordo pienamente con Te. Era un gigante anche come uomo: riservato, maniacale nelle esecuzioni, schivo. Ha diretto orchestre in tutto il mondo (il meglio forse con la Chicago Symphony orchestra). E poi, ha vissuto per un periodo a Bolzano, quindi vicino. Io ho conosciuto il fratello, affermato commercialista di Bolzano con il quale, io, ragazzino, discutevo sulle esecuzioni del fratello sperando di poter aver l'opportunità (mancata) di incontrarlo personalmente. Gli altri, pur grandi, erano più portati agli aspetti di comunicazione ma non erano al suo livello di profondità interpretativa dello spirito degli autori eseguiti.
 
Hai citato Giulini e sono d'accordo pienamente con Te. Era un gigante anche come uomo: riservato, maniacale nelle esecuzioni, schivo. Ha diretto orchestre in tutto il mondo (il meglio forse con la Chicago Symphony orchestra). E poi, ha vissuto per un periodo a Bolzano, quindi vicino. Io ho conosciuto il fratello, affermato commercialista di Bolzano con il quale, io, ragazzino, discutevo sulle esecuzioni del fratello sperando di poter aver l'opportunità (mancata) di incontrarlo personalmente. Gli altri, pur grandi, erano più portati agli aspetti di comunicazione ma non erano al suo livello di profondità interpretativa dello spirito degli autori eseguiti.
Sono molto contento che anche tu lo abbia apprezzato :up::rosa:
 

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