Anni 70: dico pseudo-politica perché in realtà, secondo me, successe questo.
Gli anni 60 (figli dei fiori, 68, sessualità, colori ecc., in pratica "vietato vietare") vide anche un fiorire di buona grafica (anche pittura, ma un po' meno) colorata, piena di vita, "morbida".
Ma qualcuno prese paura. Troppa libertà. Troppo piacere.
Così da una parte si favorì il traffico di droga, in modo che quella liberazione sfiorisse ricadendo su sé stessa.
Dall'altra, si volle evitare l'approfondimento di qualsiasi autocoscienza dando ogni colpa al nemico politico. Ecco che, sotto la cappa dei partiti interessati a controllare tutto, si protestò su ogni cosa e perlopiù contro dei fantasmi, si cominciò a dire che tutto è politico, si ficcò la politica in ogni dove, come una petulante supposta. Anche nell'arte.
Ma un'arte che prende la sua primaria energia dall'odio, fosse pure sacrosanto (e non lo era, pur essendo comprensibile) non sarà mai arte.
Per di più si volle far credere, sempre per pregiudizio politico, che "arte per tutti" significasse che ognuno fosse già, miracolosamente, artista completo, fatto e maturo. Pertanto molti si cimentarono con incontrollata ambizione personale (frutto del mancato approfondimento di coscienza) e usando qualunque scorciatoia pur di ottenere un'effimera celebrazione, una vaga notorietà.
Si creò molta roba orribile. E la freddezza, il gelo materialistico diffuso da molte ideologie suggerirono di ispirarsi alla tecnica più fredda, comoda e veloce, la fotografia. Valanghe di immagini solarizzate, foto sovrapposte, algidi ed inutili bianconero sommersero le residue spinte vitali o vitalistiche, nell'arte come nella politica. Non sapendo creare il bello, si ritrasse il brutto e si dichiarò trattarsi di denuncia sociale. Si trattava invece di ambire ad un successo di cui era ben chiaro quanto fosse immeritato. Alcuni partiti favorirono la tabe, certi di trarne un loro profitto. Proliferarono soggetti iperpoliticizzati, assassinii, rivolte, santini di rivoluzionari, caricature di reazionari (semplici foto con qualche effettino in più, eh, mica altro).
Un autore che per me riassume tutto il negativo del periodo è Guerreschi.
Su Steffanoni, va detto che aveva qualche qualità in più: ma evidentemente questo operare freddo, più freddo ancora nei contrasti estremizzati, non me lo ha mai fatto amare, anche se talora l'ho rispettato.
Non si creda che il discorso riguardi solo gli autori politicizzati. Nelle incisioni di Attardi, o di Calandri, per esempio, è presente lo stesso seme ibernato e sterile. E a Venezia c'è ancora un Eulisse che batte e fa battere la testa su questo nulla.
Eulisse
Calandri
Guerreschi
Vedi l'allegato 390552 Attardi