Alla cortese attenzione di Tashtego

Cade il primo diaframma del segreto che, da nove mesi, copre l'identità dei 5.595 cittadini e delle 133 società italiane della cosiddetta "lista Falciani", titolari, al 31 dicembre del 2006, di depositi occultati al Fisco per 5 miliardi e mezzo di euro, accesi nella filiale ginevrina del colosso del credito "Hsbc".

Il "database della vergogna" perde dunque per la prima volta il suo tratto anonimo. E nel momento in cui di quei 5 mila nomi, 700, con domicilio fiscale nel Lazio, vengono formalmente indagati dalla Procura della Repubblica di Roma per reati fiscali (il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e il sostituto Paolo Ielo contestano a tutti gli indagati omesse o incomplete dichiarazioni dei redditi per qualche centinaia di milioni di euro, salvo verificare un "legittimo" rientro di questo denaro attraverso lo scudo fiscale), almeno una dozzina si svelano come figure pubbliche.

È un variopinto parterre di noti alle cronache mondane e giudiziarie, di stilisti, orafi e gioiellieri, in qualche caso di fama mondiale, di uomini e donne che hanno fatto la storia del nostro cinema e di showgirl bene accasate, di una media e alta borghesia non sempre nota, di nobili dal doppio cognome, di antiche e importanti famiglie della comunità ebraica (i "Paserman"), di professionisti. In una circostanza almeno, con rilevanti incarichi pubblici.

È il caso di Cesare Pambianchi, commercialista, proprietario della catena di palestre con marchio "Dabliu", soprattutto presidente della Confcommercio di Roma e del Lazio e colonna portante della macchina del consenso che ha consegnato il Campidoglio a Gianni Alemanno. Per Pambianchi, non è del resto una "prima volta". Già dal settembre dello scorso anno, la Procura lo indaga infatti per "sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte" in un procedimento che ha accertato evasioni fiscali diverse da quelle documentate dalla "lista Falciani".

Di sangue blu sono la principessa Fabrizia Aragona Pignatelli e Francesco D'Ovidio Lefebvre, professore universitario e socio chiave a metà anni '90 della cassaforte di famiglia. Ma quarti di nobiltà acquisita ne vanta anche Camilla Crociani, moglie di Carlo di Borbone. Soprattutto, figlia di Camillo Crociani: uomo d'affari già coinvolto nello scandalo Loockeed, morto in esilio in Messico nel 1980, già presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, già proprietario della Vitrociset, società di manutenzione delle strutture radar aeroportuali (prima della sua acquisizione da parte di Enav). Ed è forse allora non solo una coincidenza che, per come ricostruito dalla Guardia di Finanza, tra i correntisti della "Hsbc" ci fosse anche la "Telespazio", società del settore delle comunicazioni satellitari del gruppo Finmeccanica.

C'è poi anche qualche nome che ritorna. Quello dello stilista Valentino Garavani, che con il Fisco di problemi ne aveva avuti già nel 2009 (fu condannato a pagare una sanzione di oltre 30 milioni di euro). E quello di un professionista, l'ingegnere Mario Salabé, protagonista delle cronache giudiziarie nella prima metà degli anni '90 insieme al fratello Adolfo, l'architetto amico di Marianna Scalfaro (figlia dell'ex capo dello Stato), già indagato per peculato nell'inchiesta sui fondi neri del Sisde.

Il parterre di stilisti non conta il solo Valentino. Al dicembre del 2006, evasori fiscali e correntisti dell'Hsbc di Ginevra erano anche Renato Balestra, ottuagenario proprietario dell'omonimo atelier di alta moda e presenza assidua del "Cafonal" romano, e Sandro Ferrone, maverick dell'abbigliamento femminile e proprietario di un gruppo dai fatturati importanti e dai testimonial a effetto sicuro (ultima in ordine di tempo, la Manuela Arcuri). Come lo erano Giuseppe "Pino" Lancetti, il "sarto pittore", scomparso nel marzo 2007, e sua sorella Edda. Del resto, della banca ginevrina, avevano scelto di essere clienti anche le firme dell'oreficeria romana. Due i conti che la Finanza ricollega a Gianni Bulgari o comunque alla sua famiglia ("Gianni Bulgari srl" e "Bulgari International"). Uno il conto della famiglia Hausmann, orologiaio e gioielliere di via Condotti, oggi nel cuore di Roma con tre boutique.

Non mancano, si diceva, nomi che hanno fatto la storia del nostro cinema. Correntista della Hsbc è stato lo straordinario regista Sergio Leone, morto nell'89, ma il cui nome era ancora nella "lista Falciani" al dicembre 2006. Come lo sono state l'attrice Stefania Sandrelli e sua figlia Amanda (nel loro caso, tuttavia, la Guardia di Finanza avrebbe accertato un regolare rientro dei capitali attraverso lo scudo fiscale). Cliente a Ginevra anche la Elisabetta Gregoraci. Lei con il cinema e la sua storia non c'entra nulla. Showgirl il tempo necessario a sposarsi bene con un altro vecchio cliente del nostro Fisco: Flavio Briatore.
 
Il campo di internamento di Urbisaglia venne allestito, tra il giugno 1940 e l'ottobre 1943, nella villa Giustiniani Bandini presso l'Abbadia di Chiaravalle di Fiastra. È uno dei numerosi campi di internamento istituiti dal governo fascista al momento dell'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale.
Indice


1 La storia
2 Bibliografia
3 Voci correlate
4 Collegamenti esterni

La storia

Il campo di internamento di Urbisaglia fu uno dei primi ad essere istituito dal Ministero dell'Interno, già dal 1 giugno 1940. I primi internati erano ebrei italiani sospetti per le loro simpatie antifasciste (tra cui alcuni personaggi di spicco, quali Raffaele Cantoni, Carlo Alberto Viterbo, Eucardio Momigliano, Gino Pincherle, Renzo Bonofigli, Odoado Della Torre, Renzo Cabib e Leone Del Vecchio). Presto vi giunsero profughi dalla Germania, Austria, Polonia e Romania. Nella primavera del 1941 si aggiunsero anche giuliani, sloveni e dalmati. Gli ebrei rimasero sempre il gruppo maggioritario.
La direzione del campo fu affidata al Commissario di Pubblica Sicurezza Paolo Spetia, mentre la sorveglienza esterna era responsabilità dei carabinieri. I posti letto erano un centinaio; al piano terra un grande salone fu adibito a refettorio. La struttura era sovraffollata e frequenti furono i casi di malattia dovuti a malnutrizione. Tuttavia le condizioni di vita rimasero accettabili. La villa era in buone condizioni e provvista di impianto di riscaldamento. Gli internati avevano libertà di movimento all'interno dell'ampio parco. Potevano ricevere visite e usufruire degli aiuti provvisti dalla DELASEM. Furono organizzati corsi di lingua per gli internati, fu creata una biblioteca e allestita una sinagoga. Stando alle testimonianze raccolte, gli ebrei erano bene accetti dalla popolazione locale, che cercava di portare aiuto secondo le proprie possibilità. Poiché molti di loro erano commercianti, pittori ed anche medici, trascorrevano le giornate aiutando gli agricoltori nei lavori dei campi o mettendo loro a disposizione le loro professionalità, venendone ricambiati con la possibilità di intrattenersi nelle loro case per il pranzo. Non mancarono tuttavia tensioni, soprattutto a causa del sovraffollamento e dal comportamento vessatorio di alcune guardie. Per aver protestato Raffaele Cantoni sarà trasferito come "sobillatore" al campo di internamento delle Tremiti.
Dopo l'8 settembre 1943 molti internati scapparono; tra di loro anche Raffaele Cantoni, che come dirigente della DELASEM in Toscana e quindi dal suo rifugio svizzero svolgerà un ruolo di primo piano durante il periodo dell'occupazione nazista nelle operazione di aiuto ai perseguitati ebrei e poi nel dopoguerra come Presidente dell'UCEI. Il 27 ottobre 1943 il questore di Macerata ingiunse il rientro nel campo, ora sotto controllo tedesco. Quanti si presentarono spontaneamente o furono catturati nei rastrellamenti nelle campagne, furono trasferiti nel campo di internamento di Sforzacosta e quindi nel campo di transito di Fossoli. Di lì gli ebrei saranno caricati su un convoglio per il campo di annientamento ad Auschwitz in Polonia. Dei deportati da Urbisaglia, Paul Pollak sarà l'unico superstite. Così ricorda nel suo memoriale:
« Prima del mio soggiorno ad Urbisaglia ero stato in un campo di concentramento tedesco, e dopo Urbisaglia fui ad Auschwitz, dove potei parlare con deportati di quasi tutti i paesi europei e potei fare confronti sul destino e sul trattamento degli ebrei in altri paesi. Avevo sempre presente allo spirito il campo di Urbisaglia. Il trattamento umano dei suoi internati rimarrà sempre un attestato di lode per l'Italia e un documento della sua nobile antica civiltà e della sua sincera religiosità. Nelle ore grigie ed oscure di Auschwitz, abbiamo sempre visto davanti a noi, come un miraggio, il luminoso giardino di Urbisaglia in Italia, paese di sole e di buona gente. »
 
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Identificata la causa dell'ansia va ripetuta ad alta voce o nella propria testa, come un mantra, finché non ci fa sbadigliare. Ad esempio se abbiamo paura di perdere il lavoro si può provare con "Potrei perdere il lavoro, potrei perdere il lavoro, potrei perdere il lavoro...". A quel punto non neutralizzeremo la paura ma la renderemo così noiosa che non riusciremo più a darle lo stesso peso.
 
Se Avastin dovesse essere del tutto sostituito da Lucentis il costo potenziale per il servizio sanitario pubblico sarebbe, per il 2014, di 678,6 milioni contro i 63,5 stimati in mancanza di sostituzione. La Francia, Paese simile all'Italia, ha adottato esclusivamente il Lucentis e il costo per le casse pubbliche è stato non inferiore ai 700 milioni di euro.
 

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