Il
campo di internamento di Urbisaglia venne allestito, tra il giugno 1940 e l'ottobre 1943, nella villa Giustiniani Bandini presso l'Abbadia di Chiaravalle di Fiastra. È uno dei numerosi campi di internamento istituiti dal governo fascista al momento dell'entrata dell'Italia nella
seconda guerra mondiale.
Indice
1 La storia
2 Bibliografia
3 Voci correlate
4 Collegamenti esterni
La storia
Il campo di internamento di Urbisaglia fu uno dei primi ad essere istituito dal
Ministero dell'Interno, già dal 1 giugno 1940. I primi internati erano ebrei italiani sospetti per le loro simpatie antifasciste (tra cui alcuni personaggi di spicco, quali
Raffaele Cantoni,
Carlo Alberto Viterbo,
Eucardio Momigliano,
Gino Pincherle,
Renzo Bonofigli,
Odoado Della Torre,
Renzo Cabib e
Leone Del Vecchio). Presto vi giunsero profughi dalla Germania, Austria, Polonia e Romania. Nella primavera del
1941 si aggiunsero anche giuliani, sloveni e dalmati. Gli ebrei rimasero sempre il gruppo maggioritario.
La direzione del campo fu affidata al Commissario di Pubblica Sicurezza Paolo Spetia, mentre la sorveglienza esterna era responsabilità dei carabinieri. I posti letto erano un centinaio; al piano terra un grande salone fu adibito a refettorio. La struttura era sovraffollata e frequenti furono i casi di malattia dovuti a malnutrizione. Tuttavia le condizioni di vita rimasero accettabili. La villa era in buone condizioni e provvista di impianto di riscaldamento. Gli internati avevano libertà di movimento all'interno dell'ampio parco. Potevano ricevere visite e usufruire degli aiuti provvisti dalla
DELASEM. Furono organizzati corsi di lingua per gli internati, fu creata una biblioteca e allestita una sinagoga. Stando alle testimonianze raccolte, gli ebrei erano bene accetti dalla popolazione locale, che cercava di portare aiuto secondo le proprie possibilità. Poiché molti di loro erano commercianti, pittori ed anche medici, trascorrevano le giornate aiutando gli agricoltori nei lavori dei campi o mettendo loro a disposizione le loro professionalità, venendone ricambiati con la possibilità di intrattenersi nelle loro case per il pranzo. Non mancarono tuttavia tensioni, soprattutto a causa del sovraffollamento e dal comportamento vessatorio di alcune guardie. Per aver protestato
Raffaele Cantoni sarà trasferito come "sobillatore" al
campo di internamento delle Tremiti.
Dopo l'8 settembre 1943 molti internati scapparono; tra di loro anche
Raffaele Cantoni, che come dirigente della
DELASEM in Toscana e quindi dal suo rifugio svizzero svolgerà un ruolo di primo piano durante il periodo dell'occupazione nazista nelle operazione di aiuto ai perseguitati ebrei e poi nel dopoguerra come Presidente dell'UCEI. Il 27 ottobre 1943 il questore di Macerata ingiunse il rientro nel campo, ora sotto controllo tedesco. Quanti si presentarono spontaneamente o furono catturati nei rastrellamenti nelle campagne, furono trasferiti nel
campo di internamento di Sforzacosta e quindi nel
campo di transito di Fossoli. Di lì gli ebrei saranno caricati su un convoglio per il
campo di annientamento ad Auschwitz in Polonia. Dei deportati da Urbisaglia, Paul Pollak sarà l'unico superstite. Così ricorda nel suo memoriale:
« Prima del mio soggiorno ad Urbisaglia ero stato in un campo di concentramento tedesco, e dopo Urbisaglia fui ad Auschwitz, dove potei parlare con deportati di quasi tutti i paesi europei e potei fare confronti sul destino e sul trattamento degli ebrei in altri paesi. Avevo sempre presente allo spirito il campo di Urbisaglia. Il trattamento umano dei suoi internati rimarrà sempre un attestato di lode per l'Italia e un documento della sua nobile antica civiltà e della sua sincera religiosità. Nelle ore grigie ed oscure di Auschwitz, abbiamo sempre visto davanti a noi, come un miraggio, il luminoso giardino di Urbisaglia in Italia, paese di sole e di buona gente.
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