doncraudio
intellettuale stronzissimo
GIUSEPPE DI FRANCESCO DETTO 'O ZINGARIELLO
Giuseppe era un posteggiatore nelle taverne popolari della Posillipo della seconda metà dell’Ottocennto, odoranti di pomodoro e zuppa di pesce. Richard Wagner, che lo aveva ascoltato cantare a Napoli, nel 1879 lo aveva voluto portare con se' . Così entrò a far parte del “salotto musicale”, del compositore, che aveva rinnovato il melodramma teatrale con un’operazione molto complessa: Wagner propugnava la “melodia infinita” , cioè un flusso melodico ininterrotto in cui erano inseriti i Leitmotive (temi musicali ricorrenti che servivano a sottolineare l’unitarietà del percorso melodico). L’orchestra, fungeva da protagonista e non un semplice accompagnamento sonoro, anche se era sotto il palcoscenico, poiché trovava insopportabile che, accanto a un cantante in abiti antichi, vi fosse un violinista o un direttore d’orchestra in abiti moderni. Per fare tutto questo, Wagner si fece addirittura costruire un teatro apposito, a Bayreuth, nella Baviera settentrionale, diverso da tutti gli altri, dove pretese che in sala, durante l’esecuzione, vi fosse assoluto silenzio e a luci spente, mentre sino ad allora nei teatri si andava anche per chiacchierare, per incontrare amici, e durante la rappresentazione era normale girare tra i palchi, parlare ad alta voce, addirittura mangiare. Naturalmente ‘o zingariello fu lusingato, lo seguì, e nel salotto musicale del grande Maestro era applauditissimo. Vi rimase quattro anni, ma poi fu costretto a tornare a Napoli, scacciato dallo stesso Wagner, perché (sembra) gli metteva incinte tutte le cameriere! Lui, invece, tornò a Napoli e strafottente si giustificò: “M’ero sfasteriato ‘e fa’ ‘o soprammobile”. Solo in seguito confessò la verità. Wagner di lui aveva scritto:" Quelle note e quella voce erano la voce e l'anima di ciò che gli uomini nella luce e nell'universo non vedono , ma sentono , ed a cui aspirano" . A lui Di Giacomo dedicò una canzone “Ll’ortenzie” musicata da Costa. Libero Bovio scrisse per lui “Zingariello” con musica di Frustaci, che recita: “Zingariello /cantatore ‘e Pusilleco/senza voce/sapive cantà;/cielo e mare/- quanno ‘a notte era doce -/cu n’accordo ‘e chitarra/ facive scetà!
Zingariello - Franco Capaldo
Bovio - Frustaci 1930
Giuseppe era un posteggiatore nelle taverne popolari della Posillipo della seconda metà dell’Ottocennto, odoranti di pomodoro e zuppa di pesce. Richard Wagner, che lo aveva ascoltato cantare a Napoli, nel 1879 lo aveva voluto portare con se' . Così entrò a far parte del “salotto musicale”, del compositore, che aveva rinnovato il melodramma teatrale con un’operazione molto complessa: Wagner propugnava la “melodia infinita” , cioè un flusso melodico ininterrotto in cui erano inseriti i Leitmotive (temi musicali ricorrenti che servivano a sottolineare l’unitarietà del percorso melodico). L’orchestra, fungeva da protagonista e non un semplice accompagnamento sonoro, anche se era sotto il palcoscenico, poiché trovava insopportabile che, accanto a un cantante in abiti antichi, vi fosse un violinista o un direttore d’orchestra in abiti moderni. Per fare tutto questo, Wagner si fece addirittura costruire un teatro apposito, a Bayreuth, nella Baviera settentrionale, diverso da tutti gli altri, dove pretese che in sala, durante l’esecuzione, vi fosse assoluto silenzio e a luci spente, mentre sino ad allora nei teatri si andava anche per chiacchierare, per incontrare amici, e durante la rappresentazione era normale girare tra i palchi, parlare ad alta voce, addirittura mangiare. Naturalmente ‘o zingariello fu lusingato, lo seguì, e nel salotto musicale del grande Maestro era applauditissimo. Vi rimase quattro anni, ma poi fu costretto a tornare a Napoli, scacciato dallo stesso Wagner, perché (sembra) gli metteva incinte tutte le cameriere! Lui, invece, tornò a Napoli e strafottente si giustificò: “M’ero sfasteriato ‘e fa’ ‘o soprammobile”. Solo in seguito confessò la verità. Wagner di lui aveva scritto:" Quelle note e quella voce erano la voce e l'anima di ciò che gli uomini nella luce e nell'universo non vedono , ma sentono , ed a cui aspirano" . A lui Di Giacomo dedicò una canzone “Ll’ortenzie” musicata da Costa. Libero Bovio scrisse per lui “Zingariello” con musica di Frustaci, che recita: “Zingariello /cantatore ‘e Pusilleco/senza voce/sapive cantà;/cielo e mare/- quanno ‘a notte era doce -/cu n’accordo ‘e chitarra/ facive scetà!
Zingariello - Franco Capaldo
Bovio - Frustaci 1930