Alla cortese attenzione di Tashtego

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Nel 2013 una ricerca condotta dall'Università di Ottawa ha sfatato il "mito dell'altruismo e della generosità" che avvolge Madre Teresa, raggiungendo la conclusione che la sua santificata immagine non regge al confronto coi fatti, e rappresenta sostanzialmente il compimento di una vigorosa campagna mediatica organizzata da una Chiesa Cattolica in sofferenza.
Nonostante tutte le sue 517 missioni, che al momento della sua morte erano state organizzate in cento diversi paesi del mondo, la ricerca ha scoperto che praticamente nessuno di coloro che vi si era recato alla ricerca d'assistenza medica ne aveva poi effettivamente ricevuta. Le condizioni che vi si potevano osservare erano non igieniche, "perfino inappropriate", l'alimentazione inadeguata, e gli antidolorifici assenti - non certo per mancanza di fondi, nei quali l'ordine di Madre Teresa, famoso in tutto il mondo, in realtà sguazzava - ma in nome di quella che gli autori della ricerca definiscono la sua "peculiare concezione della sofferenza e della morte".
"C'è qualcosa di meraviglioso nel vedere i poveri accettare la propria sorte, sopportandola come se si trattasse della Passione di Cristo. Il mondo ha parecchio da guadagnare dalla loro sofferenza": lo dichiarò Madre Teresa a un Christopher Hitchens tutt'altro che entusiasta.
Pure tenendoci all'interno della concezione cristiana della benedetta mansuetudine, che razza di logica perversa sottende a questo punto di vista? Non sorprendentemente, tenendo conto della cornice in cui si svolgeva la sua opera, la risposta sta nel colonialismo razzista. Per tutti quei cento paesi, Madre Teresa appartiene all'India, ed è l'India ad aver concepito la Beata Teresa di Calcutta. Fu lì che lei acquisì l'immagine che lo storico Vijay Prakash ha definito della "donna bianca nelle colonie per antonomasia, impegnata per la salvezza di quei corpi scuri dalle loro tentazioni e dai loro fallimenti".
La sua immagine è interamente racchiusa nella logica coloniale: quella del salvatore bianco che getta una luce sugli uomini dalla pelle ambrata più poveri del pianeta. Madre Teresa fu una martire - non per i poveri dell'India e del Sud globale - ma per quel senso di colpa bianco e borghese. (Come nota Prakash, svolgeva esattamente questa funzione al posto di, e non certo insieme a, una "autentica sfida a quelle forze che la povertà la producono e la coltivano"). E tutti quei suddetti uomini dalla pelle ambrata, poi, come li avrebbe aiutati? In modo quanto meno discutibile, ammesso che l'abbia mai fatto. Il suo persistente "secondo fine" era quello di convertire al cristianesimo alcuni fra gli individui più vulnerabili del Paese, come del resto ha dichiarato l'anno scorso il capo di una Ong induista.
 
MAURIZIO GASPARRI CHIESIMO

Questo non è un congresso, bisogna mettere al centro del proprio pensiero i cittadini romani. Nella Capitale ci sono tante emergenze, Bertolaso è stato chiamato per questo. Giorgia Meloni, quando le abbiamo chiesto di candidarsi, ci ha risposto sempre in maniera molto ferma parlando delle sue responsabilità di madre. Bertolaso non ha mai voluto offenderla, la Meloni a febbraio ha risposto a tanti di noi sia a voce che per iscritto esigendo che si rispettasse il suo stato. Bertolaso non voleva offenderla, tutto viene montato in modo strumentale.


Gasparri, poi, ha letteralmente sbottato quando si è parlato dell'errore grammaticale apparso ieri sul suo profilo twitter. "Chiesimo? Non l'ho scritto io, ma una ragazza del mio staff che stava seguendo una diretta televisiva.. Che dovrei fare, lapidarla per un errore di battitura? Chi specula queste cose è un imbecille. Sono degli imbecilli.

BERTOLASO BERLUSCONI
La mia collaboratrice ha sbagliato, che devo fare? Le teste di ***** che fanno speculazione su questi errori sono degli imbecilli, questa è autentica di Gasparri. Non licenzio la mia collaboratrice, licenzio le teste di ***** che perdono tempo inutilmente sulla rete dietro a queste cose. Io non scrivo 'chiesimo', non dico 'chiesimo', come le teste di ***** che non sanno neanche leggere. Il mio profilo su Twetter è oggetto di una particolare attenzione?

Perché sono delle teste di ***** incapaci di esistere, esistono solo nella misura in cui criticano me. Sono dei frustrati e dei tossici. Sono dei tossici, devono uscire dalla droga, contatterò delle comunità terapeutiche con le quali ho tanti rapporti per assistere persone che devono uscire dalla droga farli aiutare. Adesso mi raccoglierò tutto questo elenco di teste di *****, ma non licenzierò una ragazza che ha sbagliato a scrivere una parola. Auguro a queste bacate di rivelarsi tali nella vita.
 
"Gli individui con un quoziente intellettivo più alto della media, che si trovino a frequentare con regolarità i loro amici, sono meno soddisfatti della propria vita", hanno spiegato gli autori dello studio. Più i rapporti e gli incontri si diradano, più cresce il loro appagamento. Ma se molte ricerche in passato hanno già illustrato i benefici apportati dalle amicizie, che cosa "giustifica" i risultati tanto fuori dal comune riportati dai ricercatori? Secondo Li e Kanazawa bisogna cercare le ragioni nel nostro passato più lontano.

"I nostri antenati vivevano di caccia e raccolto ed erano organizzati in piccoli gruppi di circa 150 individui. In questo contesto, avere frequenti contatti con amici o conoscenti era necessario per la sopravvivenza e la riproduzione", hanno spiegato. Il quadro è cambiato quando i gruppi hanno iniziato a crescere: gli individui con un quoziente intellettivo più alto avevano meno bisogno di contare sul prossimo per problemi legati alla caccia o alla cura dei propri bambini. Riuscivano ad adattarsi al cambiamento senza dover far affidamento sugli amici. Riuscivano, insomma, a fare a meno degli altri.

Carol Graham, ricercatrice del Brookings Institution ha spiegato al Washington Post che potrebbe esserci anche una diversa interpretazione del fenomeno: anche lei è convinta che le persone più intelligenti siano meno disposte a passare del tempo con gli amici, ma questo perché esse sono focalizzate molto di più sui propri obiettivi e sul proprio lavoro. Non hanno, dunque, molto tempo da perdere.
 
Ovviamente l'interpretazione che rimarrà per sempre indelebile nella nostra memoria è quella resa nel capolavoro di Tinto Brass Paprika, nel quale era lo zio pervertito e ricattatore della protagonista, la quale, obbligata a una fellatio dal parente, viene apostrofata con la seguente frase:
E dai non piangere, che mi bagni le palle!
 
I suoi diari (che riempivano 2000 pagine quando furono pubblicati nel 1900) raccontano nei dettagli le sue infatuazioni per numerosi uomini, perlopiù eterosessuali, e le sue storie con alcuni di essi. Scrisse una serie di sonetti dedicato a un alto, sottile e bel ragazzo, di nome Cardenio e un altro di nome C.T. German. Von Platen ebbe anche una breve storia con un pittore di nome Ruhl. Più tardi, nella soleggiata Italia, si innamorò di un collega poeta, August Kopisch, annotando nel suo diario: Qui a Napoli l'amore tra gli uomini è così frequente che non si ha bisogno di porre un freno alle più audaci domande.
 
In seguito all'uscita del suo film Edipo Re, Pasolini rispose a una domanda di un giornalista se avesse mai desiderato andare a letto con sua madre: No... forse qualche volta con mio fratello.
 

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