Purtroppo, il riso che mangiamo contiene proprio l'arsenico inorganico, ed è per questo che il suo consumo andrebbe moderato. Il riso, infatti, ha un più alto tasso di assorbimento delle sostanze che trova nel suolo dove cresce.
Perciò la
FDA ha reso noto non solo la percentuale massima di arsenico che il riso può contenere prima di diventare tossico, bensì anche qualche consiglio per la sua assunzione. "Avere una dieta bilanciata è un ottimo modo per minimizzare le potenziali conseguenze negative nell'assunzione di riso in eccesso" ha specificato infatti l'agenzia, che tuttavia non ha fornito una quantità esatta.
E per questo che
Consumer Reporter ha esortato i suoi lettori a bilanciare il consumo di riso con quello di altri grani con un più basso contenuto di arsenico, come ad esempio l'amaranto, il grano saraceno, il miglio e la polenta, che quasi non presentano tracce del semimetallo incriminato.
Ma non tutti i risi sono uguali. Sempre secondo uno studio di Consumer Reporter, il riso bianco infatti sarebbe meno "inquinato" di quello integrale, in quanto privo della buccia, in cui l'arsenico si annida maggiormente. Meglio convertirsi al solo riso bianco, allora? Sfortunatamente, però, da un punto di vista nutrizionale quello integrale è la miglior scelta.
Ad ogni modo, è possibile depurare parzialmente il riso grazie ad una cottura simile a quella della pasta, in cui cioè l'acqua in pentola sia sei volte maggiore alla quantità di riso. L'acqua in eccesso, poi, dovrà essere buttata, e con lei andrà via parte del semimetallo. In tal modo il 60% dell'arsenico sarà eliminato. Altra soluzione è quella di risciacquare il riso prima della cottura.
Insomma, non c'è bisogno di rovinare i pranzi domenicali evitando di servire degli squisiti risotti. L'importante però è essere moderati nel loro consumo e usare tanta, tanta acqua per la loro preparazione.