Alla cortese attenzione di Tashtego

Ancora una storia delicata di una suora mamma, dopo quella della sorella originaria di El Salvador che ha partorito il mese scorso un bambino a Rieti. Questa volta la protagonista è una suora congolese di 43 anni, violentata da un sacerdote (anche lui del Congo), che ha dato alla luce nel 2011 a Pesaro una bambina: la religiosa, che era venuta in Italia a studiare teologia, in un primo momento non l’aveva voluta riconoscere e l’aveva data in affidamento a una famiglia. La sua intenzione era quella di rimanere a fare la suora con le «Petites Soeurs de Nazareth», l’ordine dove aveva preso i voti nel 1996. Ma la congregazione si era rifiutata di riaccoglierla come suora: allora la donna ci ha ripensato e si è rivolta alla Cassazione per poter riavere sua figlia. La Suprema Corte le ha dato ragione, e ha revocato la procedura di adozione.
DISORIENTATA E CONFUSA - La vicenda giudiziaria che ha portato alla restituzione della potestà genitoriale alla ormai ex suora è travagliata. In un primo momento, quando la donna aveva manifestato la sua volontà di riavere la figlia frutto dello stupro, il tribunale dei Minori le aveva dato ragione e non aveva dichiarato la bambina non adottabile. Il motivo? «La donna era vissuta in uno stato di disorientamento e d’incapacità di intendere e di volere - avevano sottolineato i giudici - dal quale era uscita con la consapevolezza del suo nuovo status, che essa desiderava ed era in grado, con i dovuti accorgimenti e supporti, di vivere». Una tesi contrastata dalla Corte d’appello per i minorenni, che invece aveva criticato il comportamento della donna, rilevando che inizialmente aveva scelto «in coscienza e con libera volontà» di rimanere suora all’interno della Congregazione e solo in seguito aveva deciso di riconoscere la figlia, affidata nel frattempo ad una famiglia. Secondo la Corte, la decisione non era stata motivata da un «ripensamento profondo a un travaglio motivato da un interesse per la bambina» ma era solo una conseguenza del fatto di «essere stata estromessa dalla Congregazione». Insomma, secondo la Corte, la donna aveva voluto la bambina solo perché le si era chiusa la strada religiosa.
DA MADRE RELIGIOSA A MADRE REALE - Una motivazione contro la quale la donna aveva fatto ricorso alla Suprema Corte, che alla fine le ha dato ragione, rigettando il ricorso del pm per i minorenni che chiedeva di dichiarare adottabile la bambina. La Cassazione ha riconosciuto il fatto che la donna aveva espresso la volontà di abbandonare la figlia subito dopo il parto, in condizioni «fisiche e psichiche particolarmente compromesse». Mentre successivamente - 73 giorni dopo per la precisione - era passata da uno stato di «madre spirituale» ad uno di «donna e madre» che l’aveva indotta al riconoscimento della figlia. Questa fase di transizione delicata, secondo la Cassazione, è comprensibile, considerando anche la particolare condizione in cui la donna era rimasta incinta: e quindi il suo smarrimento iniziale non può farle perdere il «diritto alla genitorialità».
 
Quest’ultima strategia sta prendendo forma in questi giorni. Spiega una fonte: “Il tribunale si riunirà il 10 aprile e avrà cinque giorni per decidere. Dopodiché può anche stabilire che i servizi sociali inizino a partire dal 26 maggio”. Cioè dal giorno successivo alle elezioni. L’ipotesi è la più gettonata al momento ad Arcore, dove ieri B. è tornato ieri in treno, a bordo di un Frecciarossa, insieme con la fidanzata Francesca, il barboncino Dudù e la scorta, secondo Dagospia pretendendo una carrozza intera, poi solo parzialmente concessa. Chi parla di uno slittamento post-elettorale fa riferimento a un clamoroso precedente che porta la firma del capo dello Stato. Era il marzo dello scorso anno e Re Giorgio intimò di sospendere i processi di B. per consentirgli di partecipare alla fase di trattative e consultazioni. Nero su bianco: “È comprensibile la preoccupazione dello schieramento che è risultato secondo, a breve distanza dal primo, nelle elezioni del 24 febbraio, di veder garantito che il suo leader possa partecipare adeguatamente alla complessa fase politico-istituzionale già in pieno svolgimento, che si proietterà fino alla seconda metà del prossimo mese di aprile. Rivolgo perciò con grande forza un appello affinché in occasione dei processi si manifesti da ogni parte ‘freddezza ed equilibrio’ e affinché da tutte le parti in conflitto si osservi quel senso del limite e della misura, il cui venir meno esporrebbe la Repubblica a gravi incognite e rischi”.
 
ROMA, Ristorante intorno il centro (da Vincenzo dalle parti del Ministero delle Finanze) due Maceratesi ordinano un MENU' DI PESCE PER DUE. "I signori prendono qualcosa mentre aspettano?" ... "Portece un po' de pa' per o' " (a testa, in italiano)
Torna il ragazzo del ristorante e :- Ha ddetto er principale che er PAPPERO è finito! -
 
Che correlazione c'è fra una maggiore quantità di scoregge e bere birra o caffè?
La birra è gasata, quindi per questo motivo fa scoreggiare. Il caffè fa rilassare i muscoli attorno agli sfinteri, quindi ci sono maggiori probabilità di scoreggiare accidentalmente se si beve qualcosa contenente caffeina.
Spesso, se mi sveglio molto presto al mattino, faccio molte più scoregge di quando mi sveglio più tardi. Succede a tutti o solo a me?
Produci più gas al mattino presto?
Sì, cioè, se mi sveglio al mattino alle 6 per una qualche ragione, passerò le prime ore della giornata a produrre gas, mentre se mi sveglio verso le 9 non succede niente.
Quando vai di corpo?
Prima cosa che faccio al mattino.
Produci molto gas mentre vai di corpo?
Sì, ma quello che cerco di dire è che se mi sveglio a un orario normale non ho così tanto gas, ma se mi sveglio presto, posso cagare o no, ma faccio comunque un sacco di scoregge.
Be', è possibile che più dormi, più il tuo gas viene metabolizzato. Se ti svegli alle sei e scarichi di più, vorrà dire che il colon non ha avuto molto tempo per metabolizzare, quindi quello che fuoriesce è gas non completamente metabolizzato. Potrebbe essere una risposta, ma sinceramente non ho mai sentito parlare di casi di questo tipo.
È sconcertante. Comunque, penso che le sia familiare il concetto di "sgommata".
No, cos'è?
È quando credi di fare una semplice scoreggia, invece viene fuori anche un po' di cacca.
Ah, ok, ho capito.
Ho notato che quando capita questa cosa, spesso prima non si sente la necessità di cagare—sembra che si debba fare una semplice scoreggia. Ha qualcosa a che fare con la velocità di uscita della cacca o con la posizione all'interno dell'intestino o altro?
No, ha a che fare con i muscoli dell'ano. Ci sono due muscoli in quella zona. Uno è un muscolo interno che è sempre attivo, che ti permette di sederti su una sedia senza cagarci sopra, poi c'è un secondo muscolo, esterno, che è un muscolo volontario, come un bicipite. Quando bisogna trattenere le feci è questo muscolo che si contrae ed evita fuoriuscite. Il fenomeno che hai descritto avviene per diverse ragioni. Può essere perché il muscolo interno è diventato labile, il che significa che ogni stimolo lo fa rilassare. Alcune volte si rilassa troppo e può causare una fuoriuscita. L'altra ragione può avere a che fare con le emorroidi—tutti hanno le emorrodi, ma le persone che le hanno particolarmente grandi a volte possono avere fuoriuscite di gas con del muco prodotto dalle emorroidi, che può macchiare la biancheria.
Che cosa terribilmente schifosa. Quanto ci mette il gas all'interno del corpo a uscire?
Circa 30 ore. Deve attraversare un metro e mezzo di intestino crasso e sette metri di intestino tenue.
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Questa è una sonda anale. Tutta la parte nera del manico finisce dentro.
Qual è la differenza fra un rutto e una scoreggia? Perché del gas esce dalla bocca e dell'altro gas dal culo?
Dipende dalla configurazione e dalla tonicità dei muscoli gastrici. Se bevi un sacco di liquidi gasati velocemente, tipo se prendi questa [prende una lattina di diet Pepsi] e la bevi velocemente, il gas ingerito sarà talmente tanto che dovrà essere eliminato velocemente, e il modo migliore è farlo risalire. Se ne bevi poco, allora c'è tutto il tempo per far passare l'aria attraverso l'intestino tenue e quello crasso, dove comincia la fermentazione.
Vabbe', già che sono qui lo chiedo: qual è la cosa più strana che hai visto nel culo di qualcuno?
Ho visto un po' di tutto ̶ bottiglie di birra, bottiglie di latte, qualunque tipo di ortaggio conosciuto.
Mai vista una bottiglia di birra che si rompe proprio lì?
No, sono parecchio resistenti le bottiglie di birra. Ho visto palloncini, preservativi, sex toy a batteria ancora in funzione.
E vengono qui tranquillamente, come se niente fosse?
Di solito aspettano la notte, perché non vogliono essere visti. Capita spesso che debbano essere operati.
Si vedono più ragazze o più ragazzi con cose incastrate lì dentro?
Molte più ragazze di quanto si possa immaginare, ma sono soprattutto ragazzi—ragazzi gay. Ho avuto anche pazienti che volevano essere operati all'ano per far diventare il suono delle loro scoreggie più gradevole.
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Mi sta prendendo per il culo. Che tipo di suono cercano?
Di solito partono da un suono acuto e vorrebbe un suono più basso.
Tipo passare da uno squittio a un baritono?
Praticamente sì. Allora io sistemo la pelle dell'ano in modo che il suono delle scoregge sia simile a quello che desiderano.
No, *****, lo fa veramente? C'è gente che paga per intonare le proprie scoregge.
Be', cercano di far coprire il costo con l'assicurazione.
Quale compagnia di assicurazione copre questo genere di interventi?
Nessuna, finora nessuna compagnia ha coperto i costi di questo intervento. Molti ci provano, ma finiscono per pagare di tasca propria.
Altre cose strane da raccontare?
Molti ragazzi gay che vengono in studio praticano fisting e doppio fisting. Bisogna sempre fare attenzione a come sono arrivati a fare quello che hanno fatto. Ho avuto un paziente, sicuramente si faceva di crack, che aveva messo un bastone in piedi su un gradino e se l'era infilato dritto su per il culo. Si era incasinato tutto il colon e la prostata.
Oddio, mi dica che sta scherzando.
Assolutamente no. Un altro caso che mi viene in mente è quello di una donna che aveva infilato una frusta da cucina nel sedere del marito, e aveva provocato un vero casino. Nella maggior parte di casi, questi incidenti vengono provocati da persone fatte di crack o cocaina.
 
Nella seconda metà del Duecento era normale che un bambino e ancor più una bambina in tenera età fossero dalle loro famiglie legati in una promessa matrimoniale vincolante. La necessità di premunirsi contro i rischi della turbolenta e spesso sanguinosa lotta politica cittadina spingeva i fiorentini a contrarre alleanze matrimoniali tra famiglie politicamente avversarie.

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Dante è ancora un bambino e già il padre Alighiero o, meglio, i parenti più prossimi dopo la sua morte, pensano ad accasarlo. Alla fine la scelta cade su Gemma, una ragazzina, coetanea o forse di alcuni anni più giovane di Dante, della potente famiglia dei Donati, essi pure residenti in San Pier Maggiore. Anche in questo caso, essendo gli Alighieri legati ai Cerchi, non saranno mancate, accanto a quelle economiche (la famiglia della promessa sposa possedeva a Pagnolle terreni contigui a quelli degli Alighieri), motivazioni politiche.
Gemma era imparentata, anche se alla lontana (è cugina di terzo grado), con Corso, Forese e Piccarda, cioè con il ramo dei Donati che nei decenni successivi avrebbe guidato la fazione guelfa vincitrice, ma anche i suoi genitori vantavano un lignaggio prestigioso. Manetto, il padre, era figlio, infatti, di Ubertino Donati e di una figlia di Bellincione Berti. Dante ha una grande considerazione della nobiltà di Ubertino, tanto che nel Paradiso, proprio per metterla in rilievo, dirà che questi aveva disapprovato il fatto che il suocero Bellincione avesse concesso in moglie un’altra sua figlia a un membro dell’arrogante, ma di «picciola gente», famiglia degli Adimari.
Anche presumendo che Dante, come suo solito, accentuasse il carattere aristocratico della famiglia della moglie, resta comunque che per gli Alighieri si trattava di un matrimonio prestigioso. Tanto più che Manetto, che nel 1280 era stato tra i garanti della cosiddetta pace del cardinale Latino, negli anni successivi, cioè dopo il fidanzamento di Dante con Gemma, sarebbe stato creato cavaliere. Le trattative prematrimoniali sfociarono in un atto, sottoscritto davanti a un notaio il 9 febbraio 1277 (Dante aveva dodici anni), con il quale Gemma veniva promessa a Dante ed era fissato l’ammontare della dote. Purtroppo quell’atto non ci è pervenuto, e quindi non siamo in grado di stabilire chi agisse per conto di Dante, se il padre Alighiero o un tutore. In effetti, Alighiero II avrebbe potuto già essere defunto, e quindi a condurre la trattativa potrebbe essere stato il tutore degli orfani. Allearsi con i Donati era socialmente prestigioso, ma assai poco vantaggioso dal punto di vista economico. La dote di Gemma, infatti, ammontava solamente a 200 fiorini piccoli. Le doti erano calcolate in proporzione al patrimonio del futuro sposo, e questo perché quel patrimonio ne garantiva la restituzione in caso di morte del marito. La cifra modestissima della dote di Gemma conferma che le sostanze di Alighiero II (o meglio, da lui lasciate in eredità) nella seconda metà degli anni Settanta non erano rilevanti. In pratica, Gemma portava in dote solo un nome prestigioso. Sembra poco probabile che un piccolo prestatore come Alighiero II, bisognoso di liquido per la sua professione, abbia pensato a un simile matrimonio: nei suoi interessi e nella sua mentalità sarebbe rientrato piuttosto un contratto con una donna meno nobile ma di maggior sostanza economica. Più attento al nome che ai fiorini, invece, avrebbe potuto essere uno come Durante degli Abati, al quale magari avrebbe fatto comodo allearsi, seppure alla lontana, con i Donati.
Il matrimonio – lo vedremo – sarà celebrato più tardi, si pensa tra il 1283 e il 1285.
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Si è molto discusso tra i dantisti se fu un matrimonio felice. La discussione è stata innescata da Boccaccio, che nel Trattatello dipinge un ritratto impietoso di Gemma. A suo dire, i parenti avevano convinto Dante a sposarsi perché si consolasse della morte di Beatrice – il che è palesemente fantasioso – e fecero un grande sbaglio. Quel legame gli procurò solo noie e pene, perché questo, sostiene Boccaccio, è il destino che tocca a tutti gli uomini di ingegno, i «filosofanti», che si adattano al matrimonio: chi lo ha provato sa «quanti dolori nascondano le camere, li quali di fuori, da chi non ha occhi la cui perspicacia trapassi le mura, sono reputati diletti». L’unico elemento che egli porta a favore della sua requisitoria sarebbe la circostanza (peraltro tutta da dimostrare, anzi, da ritenere priva di fondamento) che, dopo l’esilio, i due non si sarebbero mai più incontrati. In assenza di qualunque indizio non possiamo che astenerci dal giudicare la vita matrimoniale di Dante. Va detto, comunque, che i contrasti fra i coniugi, se mai vi furono, non dovettero essere particolarmente gravi. Lo lascia supporre il fatto che tra Dante e il padre e i fratelli di Gemma corsero sempre buoni rapporti. Per esempio, Manetto Donati fu più volte mallevadore di prestiti concessi a Dante negli anni Novanta, e anche per cifre ragguardevoli: come si dirà anche più avanti, nel dicembre 1297, insieme ad altri, garantì un debito contratto da Dante e dal fratello Francesco per la notevole somma di 480 fiorini d’oro. E anche dopo l’esilio non si ha sentore di contrasti tra i coniugi. E poi, è un fatto che Dante, nonostante lo scontro politico con Corso, nella Commedia tratta con riguardo, per non dire con favore, la famiglia Donati.
 

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