Alla cortese attenzione di Tashtego

NAPOLI - Si è finto pedofilo per spaventare le compagne e i compagni classe: ha soltanto undici anni ma è riuscito a terrorizzare ragazzini e genitori.
Fantasia, immaginazione e soprattutto grande dimestichezza con i social network, computer e smartphone, gli ingredienti di uno scherzo che solo la polizia di Stato, dopo due giorni di indagini, è riuscita a smascherare. Una bravata mentre fuori e dentro l’ambiente scolastico era già scattata la caccia al “mostro”. Ha fatto tutto da solo il ragazzino di seconda media, alunno di una scuola pubblica di Nola. Ha creato un falso profilo su Facebook utilizzando la foto di un suo ingnaro zio, ha poi aggiunto il nome e il cognome dell’adescatore di minori, e ha cominciato a costruire, ora dopo ora, una storia fatta di minacce e ammiccamenti, complimenti e avvertimenti. Si è sdoppiato il ragazzino. Vittima e carnefice in una serie di conversazioni degne del più fantasioso degli sceneggiatori. Non contento di quanto già realizzato è andato perfino oltre. Ha creato un gruppo su whatsapp includendo i contatti di tutti gli studenti della sua classe ed è lì che ha cominciato a inviare le foto delle conversazioni su Facebook per spaventare ancor di più la scolaresca. Maschi e femmine, senza differenza. Tutti preda del loro compagno, che ha finto che il pedofilo li spiasse, ne conoscesse movimenti e spostamenti. Immaginabile la reazione dei genitori che prima hanno avvertito la polizia e poi hanno organizzato addirittura appostamenti nel tentativo di beccare il mostro. Vere e proprie ronde davanti alla scuola e bambini guardati a vista. Le velocissime e tempestive indagini degli agenti del commissariato di pubblica sicurezza di Nola, diretti dal primo dirigente Giovanni Mandato, hanno evitato che la situazione degenerasse. Immaginabile cosa sarebbe successo nel caso in cui qualche persona giudicata sospetta si fosse imbattuta in quelle mamme e quei papà terrorizzati e arrabbiati. L’attività investigativa si è subito concentrata su più fronti: all’interno della scuola, ascoltando e tenendo d’occhio l’intero personale in servizio, insegnanti compresi ma anche sul web per risalire alla vera identità del pedofilo. La foto dell’uomo, più o meno 45 anni, e poi quel nome e quel cognome, cercato nell’elenco dei pregiudicati per reati analoghi senza, ovviamente, ottenere alcun riscontro. Poi, grazie alle tracce lasciate nella rete, la scoperta dell’autore dell’inganno. Il ragazzino che da lì a qualche ora sarebbe stato ascoltato dagli investigatori, ma come vittima, è diventato all’improvviso regista di una messinscena che a molti è sembrata diabolica e che ha fatto perdere il sonno e la testa ad adulti e bambini. In commissariato, davanti ai poliziotti che lo hanno interrogato ha confessato subito: «Sono stato io, ma perché che ho fatto di male? Volevo scherzare. Volevo soltanto prendermi gioco dei miei amici». Gioviale, per nulla imbarazzato, a nessuno è sembrato un bambino emarginato, né un disadattato. Diversa la reazione dei genitori, increduli e sconvolti. Per lui, che in ogni caso pur non essendo imputabile è stato segnalato al tribunale dei minori, una sola preoccupazione, dopo aver ammesso la propria responsabilità e soprattutto dopo aver cancellato il falso profilo su Facebook:
«Scusate ma ci vuole ancora tempo? Dovrei andare a giocare a calcio, i miei amici mi stanno aspettando».
 
Per dimagrire in fretta e accelerare il metabolismo uno dei rimedi naturali più efficaci è il caffè nero. Un paio di tazzine al dì, senza zucchero, sono l’ideale per aumentare il battito cardiaco, accelerare i processi vitali e il conseguente consumo calorico. Anche la semplice acqua fredda aiuta a bruciare calorie, il corpo è infatti costretto a riportarla a temperatura ambiente, determinando un notevole dispendio energetico. E che dire dell’ananas, il frutto esotico che fa dimagrire? L’enzima bromelina in esso contenuto è un antinfiammatorio che favorisce la trasformazione dei nutrienti in muscoli piuttosto che in grassi. Ed è ben noto che i muscoli, a differenza dei tessuti lipidici, se attivati bruciano calorie, accelerando di conseguenza il metabolismo. L’ultimo rimedio consigliato è il tè verde, consumarlo regolarmente aiuta a bruciare i grassi più rapidamente e a stimolare la produzione di energia da parte dell’organismo.
Trucchi curiosi per accelerare il metabolismo
Lo avreste mai detto che le essenze di limone e menta fossero consigliate per accelerare il metabolismo lento e farlo lavorare bene? A quanto pare il loro profumo aiuta notevolmente l’organismo, donando energia e una piacevole quanto stimolante sensazione di freschezza. A dare una vera e propria sferzata d’energia sono i risciacqui freddi a fine doccia, lo sbalzo termico accelera il battito cardiaco producendo più energia e aiutando a bruciare più calorie. Nemici per eccellenza della linea e del metabolismo sono invece i lavori sedentari, che lo rallentano in modo esponenziale indebolendo anche la muscolatura. Il rimedio migliore in tal caso è lavorare per un po’ di ore al giorno in piedi, questa posizione favorisce la riattivazione della circolazione sanguigna facendoci sentire decisamente più attive. Ma il trucco più divertente in assoluto è la risata, proprio così, ridere sforza i muscoli e fa bruciare calorie! Non solo, ridendo molto si riducono anche gli ormoni dello stress; per salvaguardare il corpo in condizioni critiche questi ormoni fanno risparmiare energia, determinando un notevole rallentamento del metabolismo… è quindi opportuno produrne il meno possibile! Infine ricordate che è molto importante saziare sempre l’appetito, se il corpo ha fame e voi non lo soddisfate, tenderà a conservare energia invece che bruciarla. Meglio fare uno spuntino leggero piuttosto che un digiuno forzato e controproducente!
 
Paolo Bonolis: "Diceva Georges Clemenceau: i cimiteri sono pieni di persone indispensabili"
Concorrente: "Come mai?"
 
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«Spasibo! Grazie, Russia! Grazie, Crimea!». Non è una storia di tutti i giorni, un'annessione. E nella grande festa sul palco di Sebastopoli, a pochi metri dalle navi della Flotta del Mar Nero, discretamente guardato dai ventiduemila soldati russi che due settimane fa hanno invaso la penisola, sale a cantare anche una voce italiana: Riccardo Fogli.
prttcr30 riccardo fogli «Questa è una grande festa di popolo!», dice l'ex Pooh alle sette di sera, quando entra nella piazza Nahimov, una distesa di bandiere bianco-rosso-blu e di ritratti di Putin. La serata è storica, il trionfo del Cremlino assoluto: Fogli è preceduto dall'inno dell'Armata Rossa. L'assistono quattro musicisti, è stato messo in cartellone assieme ad altri invitati per l'occasione: dai Boney M a qualche popstar moscovita. Viene acclamato da migliaia di russi, da cori che festeggiano la vittoria del referendum e il 95,5 per cento di sì all'indipendenza. «Viva Riccardo, viva la Crimea russa!».
 
Ma cos'è successo? Possiamo forse dire che esiste una grande scuola, propiziata da chi dovrebbe occuparsene, la Federazione Italiana Tennis? Temo di no, un tentativo passato di quella sorta di ministero, diciamo sottosegretariato, insomma organo pubblico, si verificò trent'anni addietro, quando l'allenatore preposto ad un Centro collocato, chissà perché, a Latina, mi informò, pieno di entusiasmo «Er mio proggetto è de faje fa lo yogurt, vedrai er risultato».
PENNETTA Simpatico equivoco, per chi non avesse inteso che si voleva riferirsi allo yoga: chissà di che sapore, ancora sorrido. Dovremmo, forse, inquadrare il successo di gruppo, nella somma casuale, ma non pertanto occasionale, di quello che sta accadendo alle rappresentanti delle Quote Rosa. Quote che tuttora incontrano un'antica opposizione umana-socio-politica. Opposizione erratissima, ripeto da anni, e le mie righe me ne sono testimoni, se non esistesse anche un autorevole testimonio pronto dichiararlo, la mia collega Concita De Gregorio.
Sara Errani, Flavia Pennetta, Roberta Vinci, per non dimenticare Francesca Schiavone, dimostrano più di una sola cosa. Primo, che la donna italiana non è più una vittima del macho italico, del quale almeno due delle nostre tenniste non si servono professionalmente, come allenatore, voglio dire. Secondo, che sono state capaci non solo di uscire dalla provincia, ma di scegliere luoghi di studio tra i più avanzati, spaziando oltre i confini, in quella Spagna che è addirittura giunta a sostituire l'America, dov'era dovuta emigrare l'ultima delle loro zie, non dimenticata Raffaella Reggi, ai suoi tempi n. 13.
PENNETTA Terzo, che non è indispensabile giungere da una città del Nord, o del Centro, laddove si collocano i maggiori club, ma si può benissimo nascere in due città mediterranee, e meridionali, se è vero che Flavia Pennetta è di Brindisi, e Roberta Vinci di Taranto.
Luoghi dai quali non è mai uscito un tennista macho, tra l'altro. Erano nati invece, i machos, nell'Emilia dalla quale proviene Saretta, Emilia che aveva dato i natali a più di un numero uno italiano quali Canepele, Camporese, Gaudenzi, per non parlare dell'adozione del dinarico Sirola.
PENNETTA FOGNINI Un'altra annotazione che riguarda le nostre eroine è se l'origine certo borghese, ma con dissimili denunce fiscali, tra Pennetta, figlia predestinata di un presidente di Club, Vinci, figlia di un contabile, e Errani, figlia di un commerciante. Per parlare un po' più di tennis, appare ancora più chiara la diversa personalità delle ragazze. Flavia e Roberta, quasi coetanee, giocano l'una il rovescio bimane, l'altra conserva un back-hand addizionale, un colpo insolito quanto elegante e efficace.
Flavia è più attaccante dal fondo, Roberta pare addirittura attratta dalla rete, dove le volè non sono certo inferiori allo smash. E' proprio la capacità di volleare ad aver fatto di Robertina una spalla ideale alla solidità nei rimbalzi di Sara Errani, consentendo alle due i grandi risultati nel doppio, addirittura 4 titoli di tornei Slam. Poiché non è forse realistico immaginare un lungo futuro a Flavia e Roberta, mi pare il caso di soffermarsi sulle possibilità di quell'autentico fenomeno di Sara Errani, e del suo metro e sessantaquattro, che la bolognese sfrutta al 101%.
E' il suo, un tennis di attaccante dal fondo e da regolarista, ma la manina è tanto sensibile da consentirle le smorzate che, con gli attuali schemi ripetitivi, fanno spesso la differenza. Sesta lo scorso anno, decima quest'anno, Sara è la seconda italiana capace di tanto, dopo la geniale Schiavone vittoriosa in un Roland Garros (2010) e privata di un secondo titolo da un'arbitra feroce nella sua miopia.
Continuerà, mi chiedo, questa molteplice affermazione delle nostre donne, che in passato avevano avuto soltanto una autentica nativa in una semi dello Slam, la Lazzarino, e due di passaporto italiano ma nate in paesi più sportivi, l'americana Maud Levi Rosenbaum, e la tedesca Annelies Bossi-Bellani? Ritirata per ribaditi incidenti Mara Santangelo, potremo contare su una talentuosa Camila Giorgi, o su un gruppetto di juniores che ho il torto di non conoscere? Speriamo si continui così, con le quote rosa nel tennis, di certo più fitte dei maschietti. Speriamo in una Premier Donna, e non solo nel tennis.
 
Marlene Dietrich era una bellezza bisessuale, il cui fascino è durato negli anni. Ha avuto relazioni con John Wayne, Kirk Douglas, Frank Sinatra, Greta Garbo e Edith Piaf.
Suo nipote David Riva, figlio di Maria (che oggi ha 89 anni), unica figlia della Dietrich, ora dipinge l'Angelo Azzurro come una donna crudele: «Era fredda, emotivamente distaccata. Dormiva con chiunque trovasse attraente, per lei l'intimità era un modo di esercitare potere. Ricordo una notte in cui costrinse mia madre a guardare la sua stanza, dove il letto era disfatto e macchiato di trucco. Aveva dormito con Yul Brynner e voleva mostrare la sua conquista».
Gli oggetti della Dietrich sono venduti all asta Marlene era alcolista e bulimica David descrive Marlene come una donna incapace di proteggere sua figlia dalle molestie sessuali di una tata lesbica. La Dietrich, che mai mostrò amore materno, assunse una tata che poi violentò Maria, quando aveva solo 13 anni. La ragazzina corse a raccontare il fatto alla madre che rispose: «Bè, non sei morta. Facci pace».
La Dietrich era alcolista e bulimica, ossessionata dalla pulizia: «La prima cosa che faceva in una stanza, anche se si trattava dell'hotel Ritz, era inginocchiarsi a strofinare il bagno» dice David «Per tirarsi il viso si metteva lo scotch dietro le orecchie».
Marlene non ha lasciato il suo appartamento per gli ultimi 15 anni. Le offrirono l'Oscar, se si fosse decisa a ritirarlo di persona, ma lei lo rifiutò. Non aveva passato 60 anni a crearsi un'immagine per poi distruggerla a una cerimonia. Quando un paparazzo scalò il muro fino alla sua finestra per farle una foto da anziana, lei gli sparò.
David parla anche del lato eroico di sua nonna: Marlene fece infuriare Hitler diventando cittadina americana e ripudiò suo sorella quando scoprì che gestiva un ritrovo per militari presso il lager di Bergen-Belsen.
 

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