doncraudio
intellettuale stronzissimo
Corporeità e potere
a partire da Nietzsche e Foucault
Stefano Berni*
Intendo brevemente delineare un ragionamento sul corpo e sulla sessualità a
partire dalla filosofia di Nietzsche e Foucault. Il primo ha rovesciato
,
criticandola,
la filosofia razionalistica di due millenni riportando l’interesse
della speculazione filosofica sul corpo, sulle sue istanze attive e vitali che se
non debitamente conosciute possono creare tensioni, malattie, nevrosi. Non
solo egli ha permesso di aprire nuovi scenari quali quelli intrapresi dalla
psicoanalisi, ma ha denunciato i rischi di una ragione che, se astrattamente
intesa, può rimuovere i piaceri della sessualità e scivolare in comportamenti
schizofrenici e reificanti. Foucault invece, attraverso il metodo genealogico, ha
cercato di individuare i dispositivi di sapere e di potere della nostra società che
plasmano la corporeità riducendola da un lato a mera funzione di consumo e
dall’altro a
produzione macchinale, corpi docili tesi solo alla produzione
economica. Tuttavia i dispositivi sulla sessualità sono stati indagati in modo più
approfondito nelle ultime sue opere e
portano alla luce l’
estrema attualità
sociale e politica di tali riflessioni. Riprendendo gli studi di Nietzsche e di
Weber, Foucault
ha sottolineato l’aspetto coercitivo ma anche produttivo della
normalizzazione avvenuta nella modernità che ha condotto alla formazione di
una vera e propria
scienza sexualis
rispetto all’ars erotica dei Greci e dei
Romani.
All’interno
di questa cornice filosofica la domanda che bisogna porsi oggi è
se siamo in presenza, come si presume, di una reale emancipazione delle
pratiche sessuali e corporee o se i discorsi scientifici e psichiatri
ci
sul corpo,
accompagnati da una sostanziale produzione di immagini del corpo
st
esso e di
produzione di discorsi sul sesso, non siano invece il contrassegno di un potere
pervasivo e coercitivo, sistemi di controllo che Foucault rubricava sotto il
concetto di biopolitica, dispo
si
tivi e pratiche di assoggettamento che non
permettono una vera e propria ars erotica, una pratica sana e naturale delle
istanze del corporeo.
Contro la tesi di matrice cristiana che sostiene che saremmo in una società
immorale perché pratica liberamente la sessualità, io propongo
l’ipotesi che
siamo ancora invece in una società moralistica, normalizzante che permette la
sessualità solo all’
interno di discorsi sul corpo, società erede proprio della
tradizione cristiana. Insomma la tradizione cristiana in cui viviamo, benché a
parole svolga una certa critica contro pratiche trasgressive della sessualità, in
realtà ne sarebbe corresponsabile,
anzi l’avrebbe interamente prodotta.
Tale normalizzazione razionalistica e scientista di controllo delle prat
ic
he
sessuali certamente produce
no
n solo regimi discorsi
vi
sulla sessualità
,
sul
sapere del corpo, ma anche pseudo liberazione e produzione: di immagini
pornografiche a vario livello, dalle veline alle pubblicità; programmi
ammiccanti di corpi erotizzati e feticistici, con immagini su parti del corpo, o
che richiamano a falli maschili, fino a
tr
asgressioni particolari, come atti
violenti, per non parlare poi di quello che sta accadendo
nell’arte
contemporanea in particolare nelle arti visive da Bacon alla body art.
Secondo la mia opinione, la iperproduzione di immagini sessuali anziché
liberare energie libidiche produce regressione e frustrazione: dobbiamo capire
che il sesso è intimamente legato alla sfera aggressiva oltre a quella emotiva.
Un’eccessiva stimolazione
della nostra immagine libidica può condurre, se non
liberata con pratiche sessuali, ad una vera e propria violenza fisica
.
Tuttavia anche la violenza a sua volta produce eccitamento sessuale, ma si
preferisce, per esempio nei mass media, permettere la visione di film violenti
co
me se fossero meno pericolosi di immagini pornografiche, quando non sono
che la produzione di affettività frustrate che riverberano e generano a loro volta
eccitazione anche sessuale.
S
i vuol far passare l’idea che le immagini non comportino reazioni, né
che
vi sia un pericolo di fronte alle immagini violente. D’altronde siamo d
a sempre
in una società iconolatra. Ciò ha ormai legato da tempo nella nostra società
eros a thanatos. La violenza implosiva ha condotto, come aveva intravisto
Freud e poi Baudrillard, a saldare la sessualità con la morte, il feticismo con la
necrofilia.
Vi è ormai un desiderio perverso che si eccita di fronte a immagini violente
e necrofile.
Si viene così ad innescare una situazione in cui gli individui rincorrono
rapidamente il proprio desiderio alla ricerca del soddisfacimento di piaceri che
–
Corporeità e potere a partire da Nietzsche e Foucault
però sono sempre e continuamente irreggimentati da un potere normalizzante
che controlla e non permette se non pratiche trasgressive.
Si forma nell’individuo stesso una doppia morale e un dop
pio io
semicosciente e schizofrenico: da un lato un io pubblico, che ricerca ancora
una vita normale
nella famiglia e nella società; dall’altra un io privato alla
ricerca di surrogati sessuali: prostituzione, pedofilia, pornografia, violenze
carnali sempre di più in aumento nella sfera affettivo familiare
,
st
alking
,
bullismo et
c.
Questa sessualità
scissa
tra un corpo, un inconscio che ricerca la
soddisfazione rapida, e una mente cognitivamente impegnata in un agire
strumentale ma anche altamente desiderante con un
ideale dell’io
stereotipato
(si dovrebbe qui indagare il fenomeno dell’anoressia)
è il prodotto di una
società immatura, regredita ad una fase narcisistica e infantile come ormai gli
psicologi e i sociologi più avvertiti hanno messo in chiaro. Se i maschi sono
sempre più spinti a frequentare un sesso mercificato, le donne hanno raggiunto
una pseudo liberazione sessuale solo nell’aver fiutato l’affare e il profitto.
Attraverso il sesso, il potere economico mantiene il controllo utilizzando
anche l’in
dustria culturale che contribuisce a fare regredisce sempre di più il
sapere ad un mero apparato di divertimento e di evasione (qui le analisi della
Scuola di Francoforte sono purtroppo ancora attuali); il potere religioso può
svolgere la sua funzione di controllo sulle anime dei peccatori, trattandoli per
quello che hanno contribuito a trasformare, persone eteronome, bisognose
dell’autorità e della fede;
il potere politico può contare su cittadini non in
grado di pesare sulla vita pubblica, schiavi dei propri vizi e sempre di più
autistici e solitari sia mentalmente che fisicamente
, rinchiusi all’i
nterno della
moderna tecnologia, impossibilitati a interpretare i messaggi mediatici che
proliferano in quantità ma non in qualità.
Non sto sostenendo qui che le trasgressioni sessuali tradizionalmente
intese non vadano praticate. Non sto svolgendo un ragionamento moralistico.
Sto dicendo che le trasgressioni sessuali non sono che l’iceberg di una
sessualità che riduce il corpo a solo oggetto di consumo, consumo anche
affettivo e non solo venale. E sto dicendo che occorre guardare con attenzione
e preoccupazione
a
quelle trasgressioni che degenerano sempre di più in atti
violenti.
E d’altra parte queste trasgressioni, benché prodotte da dispositivi di
controllo, e da una morale sessuale asfissiante, sono il sintomo di una malattia
sociale e tali vanno valutate.
a partire da Nietzsche e Foucault
Stefano Berni*
Intendo brevemente delineare un ragionamento sul corpo e sulla sessualità a
partire dalla filosofia di Nietzsche e Foucault. Il primo ha rovesciato
,
criticandola,
la filosofia razionalistica di due millenni riportando l’interesse
della speculazione filosofica sul corpo, sulle sue istanze attive e vitali che se
non debitamente conosciute possono creare tensioni, malattie, nevrosi. Non
solo egli ha permesso di aprire nuovi scenari quali quelli intrapresi dalla
psicoanalisi, ma ha denunciato i rischi di una ragione che, se astrattamente
intesa, può rimuovere i piaceri della sessualità e scivolare in comportamenti
schizofrenici e reificanti. Foucault invece, attraverso il metodo genealogico, ha
cercato di individuare i dispositivi di sapere e di potere della nostra società che
plasmano la corporeità riducendola da un lato a mera funzione di consumo e
dall’altro a
produzione macchinale, corpi docili tesi solo alla produzione
economica. Tuttavia i dispositivi sulla sessualità sono stati indagati in modo più
approfondito nelle ultime sue opere e
portano alla luce l’
estrema attualità
sociale e politica di tali riflessioni. Riprendendo gli studi di Nietzsche e di
Weber, Foucault
ha sottolineato l’aspetto coercitivo ma anche produttivo della
normalizzazione avvenuta nella modernità che ha condotto alla formazione di
una vera e propria
scienza sexualis
rispetto all’ars erotica dei Greci e dei
Romani.
All’interno
di questa cornice filosofica la domanda che bisogna porsi oggi è
se siamo in presenza, come si presume, di una reale emancipazione delle
pratiche sessuali e corporee o se i discorsi scientifici e psichiatri
ci
sul corpo,
accompagnati da una sostanziale produzione di immagini del corpo
st
esso e di
produzione di discorsi sul sesso, non siano invece il contrassegno di un potere
pervasivo e coercitivo, sistemi di controllo che Foucault rubricava sotto il
concetto di biopolitica, dispo
si
tivi e pratiche di assoggettamento che non
permettono una vera e propria ars erotica, una pratica sana e naturale delle
istanze del corporeo.
Contro la tesi di matrice cristiana che sostiene che saremmo in una società
immorale perché pratica liberamente la sessualità, io propongo
l’ipotesi che
siamo ancora invece in una società moralistica, normalizzante che permette la
sessualità solo all’
interno di discorsi sul corpo, società erede proprio della
tradizione cristiana. Insomma la tradizione cristiana in cui viviamo, benché a
parole svolga una certa critica contro pratiche trasgressive della sessualità, in
realtà ne sarebbe corresponsabile,
anzi l’avrebbe interamente prodotta.
Tale normalizzazione razionalistica e scientista di controllo delle prat
ic
he
sessuali certamente produce
no
n solo regimi discorsi
vi
sulla sessualità
,
sul
sapere del corpo, ma anche pseudo liberazione e produzione: di immagini
pornografiche a vario livello, dalle veline alle pubblicità; programmi
ammiccanti di corpi erotizzati e feticistici, con immagini su parti del corpo, o
che richiamano a falli maschili, fino a
tr
asgressioni particolari, come atti
violenti, per non parlare poi di quello che sta accadendo
nell’arte
contemporanea in particolare nelle arti visive da Bacon alla body art.
Secondo la mia opinione, la iperproduzione di immagini sessuali anziché
liberare energie libidiche produce regressione e frustrazione: dobbiamo capire
che il sesso è intimamente legato alla sfera aggressiva oltre a quella emotiva.
Un’eccessiva stimolazione
della nostra immagine libidica può condurre, se non
liberata con pratiche sessuali, ad una vera e propria violenza fisica
.
Tuttavia anche la violenza a sua volta produce eccitamento sessuale, ma si
preferisce, per esempio nei mass media, permettere la visione di film violenti
co
me se fossero meno pericolosi di immagini pornografiche, quando non sono
che la produzione di affettività frustrate che riverberano e generano a loro volta
eccitazione anche sessuale.
S
i vuol far passare l’idea che le immagini non comportino reazioni, né
che
vi sia un pericolo di fronte alle immagini violente. D’altronde siamo d
a sempre
in una società iconolatra. Ciò ha ormai legato da tempo nella nostra società
eros a thanatos. La violenza implosiva ha condotto, come aveva intravisto
Freud e poi Baudrillard, a saldare la sessualità con la morte, il feticismo con la
necrofilia.
Vi è ormai un desiderio perverso che si eccita di fronte a immagini violente
e necrofile.
Si viene così ad innescare una situazione in cui gli individui rincorrono
rapidamente il proprio desiderio alla ricerca del soddisfacimento di piaceri che
–
Corporeità e potere a partire da Nietzsche e Foucault
però sono sempre e continuamente irreggimentati da un potere normalizzante
che controlla e non permette se non pratiche trasgressive.
Si forma nell’individuo stesso una doppia morale e un dop
pio io
semicosciente e schizofrenico: da un lato un io pubblico, che ricerca ancora
una vita normale
nella famiglia e nella società; dall’altra un io privato alla
ricerca di surrogati sessuali: prostituzione, pedofilia, pornografia, violenze
carnali sempre di più in aumento nella sfera affettivo familiare
,
st
alking
,
bullismo et
c.
Questa sessualità
scissa
tra un corpo, un inconscio che ricerca la
soddisfazione rapida, e una mente cognitivamente impegnata in un agire
strumentale ma anche altamente desiderante con un
ideale dell’io
stereotipato
(si dovrebbe qui indagare il fenomeno dell’anoressia)
è il prodotto di una
società immatura, regredita ad una fase narcisistica e infantile come ormai gli
psicologi e i sociologi più avvertiti hanno messo in chiaro. Se i maschi sono
sempre più spinti a frequentare un sesso mercificato, le donne hanno raggiunto
una pseudo liberazione sessuale solo nell’aver fiutato l’affare e il profitto.
Attraverso il sesso, il potere economico mantiene il controllo utilizzando
anche l’in
dustria culturale che contribuisce a fare regredisce sempre di più il
sapere ad un mero apparato di divertimento e di evasione (qui le analisi della
Scuola di Francoforte sono purtroppo ancora attuali); il potere religioso può
svolgere la sua funzione di controllo sulle anime dei peccatori, trattandoli per
quello che hanno contribuito a trasformare, persone eteronome, bisognose
dell’autorità e della fede;
il potere politico può contare su cittadini non in
grado di pesare sulla vita pubblica, schiavi dei propri vizi e sempre di più
autistici e solitari sia mentalmente che fisicamente
, rinchiusi all’i
nterno della
moderna tecnologia, impossibilitati a interpretare i messaggi mediatici che
proliferano in quantità ma non in qualità.
Non sto sostenendo qui che le trasgressioni sessuali tradizionalmente
intese non vadano praticate. Non sto svolgendo un ragionamento moralistico.
Sto dicendo che le trasgressioni sessuali non sono che l’iceberg di una
sessualità che riduce il corpo a solo oggetto di consumo, consumo anche
affettivo e non solo venale. E sto dicendo che occorre guardare con attenzione
e preoccupazione
a
quelle trasgressioni che degenerano sempre di più in atti
violenti.
E d’altra parte queste trasgressioni, benché prodotte da dispositivi di
controllo, e da una morale sessuale asfissiante, sono il sintomo di una malattia
sociale e tali vanno valutate.