"Alla Zucchina sgonfia"

Claire

ἰοίην
Non credevo potesse accadere. E invece è accaduto.

Non poteva assolutamente capitare a me. E invece mi è toccato.
Sto parlando di un'avventura stranissima che ho quasi bisogno di raccontarvi...

Ho avuto una vita complicata, che mi ha segnata e mi ha portata sia scelte drastiche sia a convinzioni granitiche sugli uomini, sul sesso, sui rapporti interpersonali.

E poi... boh...

E’ successo tutto all’improvviso, è stato come un treno che passa a 300Km/h a un centimetro da te. Non ti uccide ma lo spostamento d’aria che provoca ti sconvolge per il resto della vita e scompiglia sicurezze oramai scolpite nella pietra.

La castità e la solitudine come valori o come rifiuto verso l’universo fallocrate di colpo vengono lanciate alle ortiche e ti accorgi che adesso senti che la darai via senza ritegno perché di colpo hai visto la via, la verità, la vita.

Nulla sarà più come prima e oggi non so proprio come sarà il domani. Ma so che io c’ero e ringrazio per esserci stata. Questa che segue è la trasposizione di quanto è successo, ovviamente in maniera romanzata applicando la consolidata tecnica cinematografica del “percorso dell’eroe”.

Ve la racconto a puntate, perché fatico ancora a crederci
 
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Capitolo I (Breve riassunto degli inizi)

L’aveva corteggiata a lungo, non era stato per niente facile. Erano state necessarie diverse tecniche perché l’osso era maledettamente duro. Prima la bonaria denigrazione tramite un bel J’Accuse per creare l’attenzione, poi una timida amicizia, piccoli ma significativi regali a cui una vera donna non sa resistere e infine la scoperta di una mera affinità e complicità nell’affrontare situazioni impegnative. Ma alla fine ce l’aveva fatta a fare breccia nel suo cuore. Lei lo teneva ben nascosto ma lui sapeva che da qualche parte c’era e batteva ancora.

Finalmente il momento tanto atteso era arrivato. “Mi porti fuori a cena…?” Non c’era bisogno di Alan Turing per decifrare cosa si celasse dietro quella sua innocente frase.
 
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Capitolo II - La preparazione

Il vero problema era il “come” presentarsi. Anni di disordine alimentare dovuti alle montagne di cazzi piovuti da ogni dove avevano lasciato segni più evidenti di quelli lasciati dal tempo che scorreva inesorabile.

E poi…accidenti…con che automobile presentarsi ? Quella ufficiale languiva in una tetra officina in attesa di un pezzo di ricambio e per il mezzo sostitutivo aveva dovuto arrangiarsi come poteva con una utilitaria mezza scassata avuta in prestito da un vecchio zio acquisito, mezzo rimbambito, che non la usava più perché incapace oramai di intendere e di volere.

Non si presentava benissimo il mezzo. Su una fiancata la scritta a chiave a caratteri cubitali “Testa di cazzo !” e sull’altra “Viva la figa”. A caratteri cubitali pure quella. Aveva sempre detto allo zio di non parcheggiare sul posto dei disabili e sulle strisce pedonali…ma lui nulla…non ne voleva sapere, da buon puttaniere “ogni buco” andava bene, diceva, pure in quelli per sostare.

Dentro l’abitacolo sembrava Chernobyl la sera dello scoppio del reattore. Vecchi Postalmarket ingialliti e con le pagine appiccicate, preservativi usati e mummificati, un VU oramai fuori corso, resti di una pigna ormai annerita, una carota marcia probabilmente rubata dall’orto di quello scemo del suo vicino. Orto nel quale non solo lo zio si fotteva regolarmente la roba ma sapeva per certo gli pisciasse pure sulle piantine di pomodoro per godersi poi lo spettacolo di leggere poi lo scemo mentre ne decantava il colore ed il sapore in un forum dove il derubato pensava di essere un leader e invece era solamente un povero imbecille.

Dopo una bella nettata all’autolavaggio e un Arbre Magique al profumo di cane bagnato (i cani le piacevano tanto!!) posizionato sotto lo specchietto retrovisore, finalmente si era pronti… Le scritte sulle fiancate rimanevano ma magari col buio si sarebbero notate meno, pensò fra sé.

Dovendo mettere la cintura del Dr.Gibaud per nascondere la panza , Titano decise un outfit casual (la cintura si sarebbe celata meglio). E finalmente si poteva partire per Brescia.
 
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Capitolo III - Il magico incontro

Lungo la A4, sempre trafficata, sempre strani incontri. Un tizio con un pick up pieno di conigli e latte maxi di fagioli, un torpedone con la scritta “Gruppo pensionati Esselunga” e poi due auto saldate tra di loro (un rottame ed una più recente) con alla guida uno che sembrava un impiegato del catasto, intento a misurare i consumi del suo atipico mezzo mentre stava in scia ad un TIR.

Il meeting point non glielo aveva dato sotto casa sua….ancora non si fidava di lui. Purtroppo la fama di “delinquente” non poneva decisamente a suo favore. Gli diede l’indirizzo di un punto vendita abbigliamento in centro e come suo solito Titano arrivò con 1h di anticipo. Si era posizionato in piedi appoggiato alla fiancata dell’auto in maniera da mimetizzare il “Viva la figa”, c’era ancora troppa luce e si notava alquanto…maledizione…

Lei si presentò 3 ore dopo, bella come il sole vestita con una camicetta bianca, che nulla lasciava all’immaginazione, e un paio di leggings in eco pelle bordeaux, scarpe tacco 10. “Scusa Titano se ti ho fatto attendere così tanto davanti all’Upim…ma sai…a casa stavo preparando un pistolotto da sciroppare a quei 4 morti di figa che ancora mi calcolano nel forum”. “Ma figurati Claire” chiosò lui “Non c’è nessun problema…ah…a proposito…hai visto che nel frattempo che aspettavo il negozio adesso si chiama OVS ?” Lei non afferrò la battuta o forse la capì ma temendo un lancio prematuro giù dalle scale sorrise a 32 denti lasciando purtroppo trasparire che l’igienista dentale… l’ultima volta che l’aveva vista….c’erano ancora le Lire.

Titano rimase a fissarla per qualche istante come se fosse in trance. Lei lo guardò stupita non capendo che la sua mente (settata da sempre in modalità Sliding doors) stava immaginando un approccio diverso e invece di farle la battuta sull’OVS avrebbe voluto dirle…”In realtà non mi chiamo Titano ma Davide…ricordatelo bene il mio nome perché tra qualche ora lo urlerai…”

Passato lo “Sliding doors moment” Titano tornò in sé e le chiese “Dove vuoi che ti porti a cena, Claire?”
 
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Capitolo IV - La cena

“Portami a La Zucchina sgonfia !” Oh porca puttana…Titano si era dimenticato che lei era vegana.

Sapeva di quel posto, gestito da un ex transessuale e da uno che aveva passato il più della sua vita a zonzo per il mondo per far girare il contatore delle partner (o dei partner…perché l’orientamento sessuale non si era mai capito). Si erano arrabattati a mettere su il locale per seguire la nuova delirante tendenza vegana e la materia prima la prendevano a Km zero, nel senso che di notte andavano furtivamente nell’orto di un ex poliziotto in pensione (affetto oramai da demenza senile) e gli fottevano il necessario incuranti delle foto trappole davanti alle quali facevano gesti di scherno e diti medi ben sapendo che il somaro non li avrebbe mai denunciati.

Entrarono e si sedettero. Titano nel panico più totale davanti ad un menu a cui avrebbe dato fuoco (insieme al locale e coi proprietari dentro) scelse coprendosi gli occhi. E si ritrovò così nel piatto una bella bistecca di tofu alla piastra. Da bere ovviamente acqua del lavandino (e pure tiepida).

Arrivarono così a fine cena e il dolce arrivò senza essere richiesto , gentilmente omaggiato dalla casa. Una bella pigna al naturale tutta da sgranocchiare. A Titano si inumidirono gli occhi…ma l’idea del dopo cena tanto agognato che si stava avvicinando lo convinse a mandare giù i pinoli senza pensarci 2 volte.

Arrivò il conto. “Lascia Claire…faccio io” disse cavallerescamente lui. Si avvicinò alla cassa. L’ex transessuale nel frattempo si era messa in testa un passamontagna, imbracciato un mitra e una cartuccera a tracolla. “Fanno 300 Euro”.

Ecco il perché del travestimento : era una rapina. Lui la guardò, si sbottonò la camicia e le disse “Toccami un po' le tette”. “Perché ?” fece il trans. “Sai…mi piace molto quando me lo mettono nel culo”.
 
Capitolo V - Gran finale

Uscirono felici dal locale (oddio…lui un po' meno ma tant’è…). Mentre si incamminavano verso l’auto lei attaccò un pistolotto sullo sfruttamento delle mignotte albanesi lungo le statali attorno le grandi città. Ma lui manco l’ascoltava…la mente era già allo strapparle a morsi i leggings urlando frasi sconnesse e volgari. Gli indicò finalmente l’indirizzo di casa, una zona della città in mezzo al nulla vicino a uno sterrato dove c’erano sempre dei copertoni in fiamme e un sospetto via vai di automobili. “Sai…mi sono trasferita qui in mezzo alla natura per via dei cani”. “Proprio un gran bel posto” fece lui.

Arrivarono davanti al cancello del piccolo condominio, lui fermò la macchina e spense il motore. Lei lo guardò e se ne uscì con “E’ stata proprio una bella serata, ti ringrazio molto. Allora…ci risentiamo sul forum se ti fa piacere…” Calò improvvisamente il gelo, l’autoradio si spense da sola, i ganci della cintura Gibaud cedettero di colpo. Titano perse improvvisamente il controllo, diventò paonazzo, scese, aprì la sua portiera e la trascinò fuori per i capelli verso il cancello purtroppo chiuso. “Eh no cazzo…mi son fatto 100km, ho speso 3 piotte per un pezzo di tofu e una insalata scondita…adesso andiamo su”.

Nel contempo un signore sui sessanta coi capelli lunghi (sicuramente tinti) arrivava proprio dal vialetto del condominio. Era un pensionato di origini torinesi caduto in disgrazia per un suo vizio di dilapidare soldi. Ma non ai cavalli o alla roulette. Li aveva persi andando per anni a fare colazione da Massari. Intervenne subito in soccorso della sventurata. Titano vista la mal parata mollò la presa. Il pensionato si avvicinò e, invece che aiutarla a rialzarsi e farla riprendere dallo choc, si mise anche lui a trascinare Claire per i capelli verso lo stabile e gridò a quello con 300 Euro in meno nel portafoglio (e oramai fuori dai giochi) “Boia Faus…ti ho ciulato anche stavolta Titano !” Cazzo…finalmente si scoprì chi era in realtà il pensionato. Era Stradivari in uno dei suoi innumerevoli travestimenti. L’essersi presentato senza giacca rosa lo aveva fregato. Non lo aveva proprio riconosciuto.

Titano ci rimase male. Dopo pochi istanti vide una luce accendersi nell’appartamento al primo piano e udì poi in maniera inequivocabile il rumore di morsi ai leggings in eco pelle e poi una voce femminile con la r moscia che gridava “Aprimi in 2 come una mela, povko !” Gli si inumidirono gli occhi. Guardò la fiancata dell’auto, prese la chiave e aggiunse un bel punto di domanda alla fine del “Viva la figa “ e mise in moto. Restò un attimo a riflettere e poi, dopo aver volto lo sguardo ai copertoni in fiamme, mormorò tra sé “Beh…quasi quasi ritorno facendo la Paullese”…
 
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