dal Corriere di oggi:
È una questione che viene sollevata apertamente dai commentatori sui giornali: quale livello di mortalità siamo pronti a tollerare pur di non rinunciare alle nostre libertà? È una domanda cui l’opinione pubblica ha già dato implicitamente una risposta: i britannici appaiono ormai assuefatti alla pandemia, quasi anestetizzati, e non ci badano più di tanto (anche perché da mesi il Covid era praticamente scomparso dall’agenda dei media). Significativa la vignetta pubblicata oggi sul Guardian: due giovani osservano un enorme coronavirus che attraversa la strada e il ragazzo dice alla ragazza «sono sicuro che riconosco quel tipo ma non mi ricordo più da dove…».
A mio avviso il problema è l'imprevidibilità della diffusione del virus (assieme a quella dell'emergere di nuove varianti) e dell'incidenza delle ospedalizzazioni; e per questo non si può paragonare alle malattie "normali" la cui incidenza è abbastanza prevedibile, il costo totale anche, per quanto sia sbagliato accettarlo senza investire molto di più sulla prevenzione. In posti ad alta densità umana rischi che il sistema sanitario collassi prima di poter tirare il freno a mano. Calcolare se è peggio andare avanti in terza per lungo tempo o tirare il freno a mano dopo essere andati avanti in quinta per un po' è forse impossibile, ogni paese sta sperimentando il proprio metodo, ma va a sapere quale è quello giusto per ciascun popolo a seconda di un sacco di fattori sociali e geografici?
Dal punto di vista dell' "animale" uomo, uno
sfoltimento della popolazione nel giro di 50 anni porterebbe a benifici per l'umanità nel complesso, ma dal punto di vista del cittadino del 2021 una riduzione della popolazione del 30%, per dire, non è accettabile. Magari questo virus non porta ad una simile riduzione prima di diventare endemico/innocuo, ma chi lo sa a priori? diversi epidemiologi che studiano le epidemie sanno che prima o poi è altamente probabile che emerga un tale virus e non sanno se quello attuale potrebbe diventarlo.
Una parte dei problemi del nostro rapporto con la pandemia è che la gente dice: ma per ora non è tanto grave, perché devo rinunciare alle mie libertà? Per i governi è un problema politico/econimico quello di trovare un equilibrio tra restringere le libertà delle persone e valutare il rischio potenziale di una pandemia molto letale. (per dire: la SARS aveva un tasso di letalità del 9,6% circa, per fortuna non era molto infettiva ed è scomparsa da sola, quel ceppo si è estinto, ma è emerso SARS covid2, ma nessuno lo sapeva lì per lì e come si è visto anche gli esperti non sanno bene come si evolvono le pandemie, lo si sa solo a posteriori). (non ne so tantissimo, ho fatto solo i miei ragionamenti)
Io ho prodotto la mia tabella personale per monitorare le TI, certo che se non accettano più le persone in TI e le lasciano morire a casa, non ha senso, in quel caso bisogna monitorare anche i decessi. (cmq BoJo ha detto che prima di chiudere di nuovo vuole vedere i mucchi belli alti di morti, avrà fatto i suoi calcoli su quanto alti debbano essere;
Pare abbia detto "no more fucking lockdowns – let the bodies pile high in their thousands"). Avevo cominciato con Italia, poi ho aggiunto UK perché erano molto avanti con le vaccinazioni, poi ho aggiunto Israele per capire come si evolveva da loro. Secondo me l'errore (soprattutto in UK, in Israele non so) è rinunciare alle mascherine, sono una rottura di scatole relativamente piccola rispetto ai benefici che se ne traggono.
Terapie intensive Italia, UK, Israele (forse sarebbe meglio metterli /popolazione, ma non ho voglia). (dati presi dalle "source" di
https://www.worldometers.info/coronavirus/#countries, quelli UK e Israeliani vengono modificati un po' di settimana in settimana, non so perché)