News, Dati, Eventi finanziari amico caro, te lo dico da amico, fatti li.... qui e' tutta malvivenza

DI MARTEDI (LA7): ALESSIA ROTTA E LE SOLITE BALLE DEI GOLPISTI PIDDINI (ma IL PATONZA risponde a tono)

Ieri sera ho avuto modo di assistere a DI MARTEDI al duello televisivo tra Alessia Rotta (PD) e Salvini (Lega):

Questa volta, a sostenere il duello televisivo abbiamo almeno una laureata in economia e commercio e non una delle solite VELINE a cui ci ha abituato Renzi in puro stile OLGETTINE BERLUSCONIANE:

L’argomento base del duello era relativo alle pensioni e quando Salvini fa notare alla Rotta la sua disponibilità a rivedere tutta l’impalcatura del sistema pensionistico della Fornero la dottoressa parte col solito mantra piddino:
“NOI SIAMO PER L’ORDINE NEI CONTI, CON COSA LO PAGHERESTI, VOI AVETE SFASCIATO IL PAESE E NOI STIAMO RIMETTENDO A POSTO I CONTI DELLO STATO”.
E vediamo cosa per anni, sino al golpe, veniva imputato all’ex PDL:​
ed ancora:​
oppure:​
ed ancora:​
Eh! Perbacco! Un calo del reddito delle famiglie del 2.7%! E come non potevano chiedere conto a Berlusconi di questo pauroso impoverimento!​
Ma vediamo ora quanto siamo migliorati oggi:​
CROLLO DELL’OCCUPAZIONE!​
ESPLOSIONE DELLA DISOCCUPAZIONE!​
E giustamente IL PATONZA si vendica sul SALSICCIAIO!​
E ora il tenore dei manifesti è di tutt’altro livello:​
Ma non finisce qua:​
Questo è il rapporto DEBITO/PIL che col Golpe Piddino si è determinato per il paese.​
Cara la mia laureata, fintanto che dalle bocche piddine fuoriscono le pinapiciernate possiamo anche riderci sopra, ma quando a far morire di fame e di suicidi per disonore milioni di italiani, a me fuoriesce un solo appellativo: VERGOGNOSI!
Sapete cosa vi dico? ARIDATECE IL PATONZA CON LE SUE OLGETTINE!​
Maurizio Gustinicchi
 
Contro “Di Martedì”. L’uscita dall’euro: i debiti ed i mutui


Ieri, a “Di Martedì” è stato mandato un servizio sulle conseguenze del’uscita dall’euro per l’Italia, con tante simpatiche animazioni e l’intervista-consulenza del Prof. Marcello Minenna, docente di Finanza Matematica in diverse università italiane ed estere, compresa la prestigiosa Bocconi di Milano (quella di Monti, per capirci…), e attualmente responsabile dell’Ufficio Analisi Quantitative della CONSOB.
Il professore, tra le altre cose che ci si riserva di esaminare magari in un altro articolo, ha testualmente affermato, parlando di cosa accadrebbe ai mutui accesi dai privati: “Se il mutuo è in euro rimarrebbe in una valuta forte, quindi i nostri debiti privati aumenterebbero“. Ora, sentire un esperto di finanza dire che i propri mutui dovranno essere ripagati in euro – specie collegato al fatto che la neolira o come si chiamerebbe la nuova valuta si svaluterebbe verso l’euro e quindi l’onere aumenterebbe – immagino avrà giustamente preoccupato e spaventato molta gente.
Peccato che sia totalmente falso.
Nel nostro ordinamento vige una serie di disposizioni, all’interno del Codice Civile, conosciute genericamente sotto il nome di Lex monetae.
Riporto i primi due articoli del capo VII sezione I:
Art. 1277.
Debito di somma di danaro.
I debiti pecuniari si estinguono con moneta avente corso legale nello Stato al tempo del pagamento e per il suo valore nominale.
Se la somma dovuta era determinata in una moneta che non ha più corso legale al tempo del pagamento, questo deve farsi in moneta legale ragguagliata per valore alla prima.
Art. 1278.
Debito di somma di monete non aventi corso legale.
Se la somma dovuta è determinata in una moneta non avente corso legale nello Stato, il debitore ha facoltà di pagare in moneta legale, al corso del cambio nel giorno della scadenza e nel luogo stabilito per il pagamento.
Questi sono i primi due articoli che trattano dei debiti pecuniari. Cosa ci dicono? Una cosa semplice: il primo che solo la moneta avente corso legale è idonea ad estinguere i debiti; conseguenza è che se una moneta non ha più corso legale al tempo del pagamento questo va fatto obbligatoriamente nella nuova valuta, l’unica che ha effetto solutorio. Il secondo che se il debito è in una valuta che all’interno dello Stato non ha corso legale, il debitore ha la facoltà (e non l’obbligo) di pagare con moneta a corso legale, con il cambio valutato al momento del pagamento. E’ evidente che la differenza è data dal fatto che la moneta descritta in questo articolo ha corso legale, ma non all’interno dello Stato, ovvero si tratta di moneta estera; la norma quindi indica il criterio, che è il pagamento facoltativo (facoltà lasciata al debitore) con moneta nazionale, ragguagliata al valore di cambio al momento del pagamento.
Riporto anche una massima giurisprudenziale molto interessante:
In tutti i casi in cui l’obbligazione (in moneta estera) non sia indicata con la clausola “effettivo” o altra equipollente, né risulti che le parti abbiano avuto riguardo ad una specie monetaria avente valore intrinseco, la norma dà facoltà di pagare in moneta legale al corso del cambio nel giorno della scadenza e nel luogo stabilito per il pagamento, con conseguente impossibilità per il creditore di ottenere la rivalutazione del credito per la differenza tra il cambio all’epoca della stipulazione e quello all’epoca della soluzione (C. 6887/1986).
Cosa dice la Cassazione mi sembra chiaro: quando ho un debito in valuta estera io debitore ho, come abbiamo visto, la possibilità di pagare in valuta nazionale e, cosa più importante, al valore di tale valuta al momento del pagamento, escludendo una eventuale rivalutazione. Naturalmente il problema, come nel caso concreto esaminato dalla Corte, sorge se la valuta nazionale nel frattempo si apprezza, ma cosa succede se, come accadrebbe in caso di uscita dell’Italia dall’euro, si svalutasse? In base all’art. 1278 c.c. si dovrebbe pagare con moneta ragguagliata al cambio esistente al momento del pagamento, ma, e questo è fondamentale, nulla vieta che una disposizione di legge deroghi a tale principio e fissi il cambio al momento dell’adozione della nuova valuta; anzi, in caso di uscita dall’euro, un provvedimento di deroga sarebbe doveroso ed indispensabile per non portare al tracollo l’economia del Paese.
Con una deroga la situazione sarebbe sotto controllo. Facciamo un esempio:
Mettiamo che l’Italia esca dall’euro e adotti come valuta nazionale la neolira e mettiamo che, come sarebbe auspicabile il cambio venga fissato 1/1, ovvero un euro è uguale ad una neolira. Ora supponiamo che Franco abbia un debito con Mario di 100 euro: cosa accade? Semplicemente che Franco ripagherà, se vuole, il proprio debito a Mario con la nuova valuta avente corso legale allo stesso valore nominale, quindi restituirà 100 neolire. Cosa accade se nel frattempo la neolira si è svalutata del 30% sull’euro? Assolutamente nulla, il debito è di valuta e Franco pagherà a Mario solo e soltanto 100 neolire (svalutate) senza che quest’ultimo possa contestarne il minor valore e senza poter pretendere la rivalutazione del credito. Mario ci perde? No, a meno che intenda acquistare qualcosa in euro all’estero; nel mercato interno, poiché tutti i valori dei beni e dei rapporti sarebbero ragguagliati con lo stesso criterio, la proporzione rimarrebbe uguale ed il potere di acquisto non cambierebbe, salvo una leggera possibile perdita sui beni importati successivamente all’uscita che potrebbero aumentare di prezzo.
Cosa diversa sarebbe se il debito fosse, come si dice, “di valore”, ovvero non è dovuta una somma nominale, ma il valore del debito: l’esempio classico è il risarcimento danni; qui ciò che è dovuto non è un importo, ma il valore di un danno subito, quindi questo valore deve rimanere integro, per cui, oltre agli interessi, il danneggiato avrà diritto alla rivalutazione monetaria della somma determinata come risarcimento.
E se il nostro Franco invece che con Mario ha un debito con Hans o con Alain, i quali sono cittadini stranieri e vogliono essere pagati in euro? Spiacenti, la facoltà del debitore rimane intatta e quindi Franco pagherà le sue 100 neolire ad Hans o Alain, senza che questi possano obbiettare nulla!
Avendo chiaro come funziona la Lex monetae possiamo ora capire cosa succederebbe ai mutui accesi con la propria banca: che questa sia italiana o straniera il mutuo si ridenominerà automaticamente nella nuova valuta, perché i mutui sono comunque sotto diritto nazionale, per cui, sia il residuo da versare, che le singole rate saranno pagabili in neolire, senza che la banca possa obiettare o rifiutare il pagamento, e, cosa ancora più importante, non vi sarà alcun aumento dell’importo, poiché i mutui, come tutte le obbligazioni pecunuarie, sono debiti di valuta e come tali, non si rivalutano. Con l’auspicato e ragionevole cambio 1/1 non ci si accorgerà nemmeno della differenza, se non nel nome della valuta di pagamento. Chiunque affermi il contrario ignora le basi del nostro diritto.
Chiarito questo vediamo l’unico caso particolare: debito con un soggetto estero da pagare in euro e con contratto regolato da diritto estero: in questo caso l’obbligazione in euro rimarrebbe tale, perché regolata da una legge diversa, per cui non si potrebbe applicare la Lex monetae che è una legge statale, ed il debito diventerebbe più oneroso secondo il tasso di svalutazione esistente al momento del pagamento. Ma, se ci pensiamo bene, chi è che conclude contratti con l’estero sotto legge estera? Le società che hanno assets e filiali all’estero, ovvero quelle che hanno anche vendite e ricavi dall’estero. Queste società compenseranno con i maggior ricavi delle vendite dei beni prodotti all’estero fatte in Italia (importazioni) quello che perdono dai contratti esteri, senza contare che gli assets esteri si rivaluterebbero rispetto alla valuta nazionale. Non è comunque un discorso che interessa i singoli privati e neanche le piccole-medie imprese esportatrici.
Stupisce quindi che il Prof. Minenna ignori quello che anche uno studente del primo anno di Giurisprudenza conosce: evidentemente studiare la matematica applicata alla finanza fa un po’ perdere di vista il quadro generale…

Lex monetaemutuisvalutazione
http://scenarieconomici.it/contro-di-martedi-luscita-dalleuro-i-debiti-ed-i-mutui/#1


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La violazione del principio della capacità contributiva: ecco perché il sistema tributario italiano è illegittimo.
Pubblicato su 13 Maggio 2015 da FRONTE DI LIBERAZIONE DAI BANCHIERI - CM in POLITICA, ECONOMIA
In questo pezzo si ripercorrono nuovamente le ragioni per cui gran parte della tassazione nazionale è manifestamente illegittima per violazione di una serie di precetti costituzionali. Illegittimità che si deve anche alla colpevole inerzia della Corte Costituzionale che in materia ha chiaramente mancato di coraggio pronunciando alcuni principi non accettabili in quanto palesemente errati sotto il profilo logico.
Prendendo spunto dal proseguo dell’attività processuale nella causa che vede contrapposto il Comune di Pontinvrea al Governo per ottenere la declaratoria di incostituzionalità delle imposte sulla casa voglio riepilogare le ragioni per le quali, a prescindere da eventuali ragioni di opportunità che nulla hanno a che vedere con il diritto e che purtroppo hanno spinto alcuni Magistrati a sostenere il contrario, le imposte sulla casa sono da considerarsi illegittime.
La causa pendente nanti al Tribunale di Genova è stata instaurato specificatamente per accertare la lesione dei diritti costituzionali dei cittadini con particolare riferimento a quelli previsti negli artt. 2, 3, 42, 47 e 53 Cost. Dunque specificamente si dibatte del diritto all’abitazione di cui all’art. 25 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, rientrante ex art. 2 Cost. nella piena tutela costituzionale, del diritto di uguaglianza di cui all’art. 3, del diritto di proprietà di cui all’art. 42 Cost., del diritto al diritto al risparmio di cui all’art. 47 Cost. e del diritto/dovere di concorrere alle spese dello Stato in base alla propria capacità contributiva reale.
Quanto segue è tratto direttamente dalla prima memoria depositata nella giornata di giovedì nella causa in corso curata dallo scrivente in rappresentanza del Comune di Pontinvrea del bravissimo Sindaco Matteo Camiciottoli e dagli Avv.ti Gabriela Musu e Laura Muzio in rappresentanza del cittadino rapallese che ha dato spunto all’azione.
-In merito alla violazione degli artt. 47 e 53 Cost.
Preliminarmente occorre rimarcare come le due norme costituzionali non siano mai stati vagliate congiuntamente dalla Corte Costituzionale benché siano un unicum inscindibile.La spesa pubblica infatti non deve essere interamente a carico dei contribuenti i quali hanno il ben diverso dovere di concorrere alla stessa. La lettura del combinato degli artt. 47 e 53 non lascia adito a dubbi sul punto.
Laddove si dispone che la Repubblica debba tutelare ed incoraggiare il risparmio in tutte le sue forme (ex art. 47 Cost.) ovviamente si qualifica il preciso ruolo giuridico-istituzionale del deficit pubblico (come ben ha sottolineato il Presidente della V Sez. del Consiglio di Stato Luciano Barra Caracciolo, probabilmente il punto di riferimento giuridico più elevato sul tema). L’accantonamento del risparmio privato è infatti possibile unicamente attraverso politiche di deficit di bilancio, ovvero lo Stato ogni anno deve necessariamente lasciare nelle tasche dei cittadini qualcosa in più rispetto a quanto drena con le tasse.
Assai semplice capire che se uno Stato, fin dal primo anno della sua esistenza recuperasse a tassazione esattamente la quantità di moneta emessa, il risparmio sarebbe matematicamente impossibile. In un sistema economico aperto esistono ovviamente altre variabili, quali ad esempio la bilancia dei pagamenti. Dunque il risparmio potrebbe essere creato con l’esportazione ma tale politica non è perseguibile nel lungo periodo e comunque non consentirebbe un risparmio “diffuso” come prevede l’art. 47 Cost. ma unicamente un risparmio concentrato nelle imprese che fanno esportazione ed in quelle ad essere strettamente correlate.
Il principio di cui si dibatte, ovvero il ruolo giuridico-istituzionale del deficit, trova poi conferma nello stesso articolo 53 Cost. laddove, non certo a caso, si afferma l’obbligo ad un mero contributo alla spesa pubblica. I cittadini, anno dopo anno, non corrisponderanno mai all’erario il 100% del costo della spesa pubblica, ma la minor quota sovranamente decisa dalla nazione. Ciò che rileva sottolineare è che tale ragionamento non è mai giunto all’attenzione della Corte Costituzionale che sino ad oggi ha sempre esaminato solo separatamente gli artt. 47 e 53 Cost. fissando però alcuni paletti, che comunque hanno grande importanza.
Paletti che oggi sono stati abbondantemente sovvertiti dalle politiche di indiscriminata tassazione sulla casa compiuta ai danni dei contribuenti, politiche che sic et simpliciter costituiscono il completo tradimento della Costituzione. Questo benché, nel complesso, come detto in apertura la Corte sul punto abbia comunque sempre mancato la stoccata decisiva.
Entriamo nel merito, rammentando tuttavia che qualsivoglia ordinanza di rimissione in tema imposte sulla casa sarebbe errata in partenza se non considerasse il necessario preambolo in merito al ruolo istituzionale del deficit pubblico di cui si è detto. In riferimento alla tutela del risparmio è di assoluto rilievo la sentenza n. 143/1995 nella quale si dibatté sulla legittimità del prelievo forzoso sui conti correnti compiuto dal Governo Amato.
Ivi la Corte, benché abbia affermato la natura programmatica dell’art. 47 Cost., comunque sottolineò che la norma si intende senza alcun dubbio violata allorquando si assista ad una “vera e propria contraddizione o compromissione dell’anzidetto principio” della tutela del risparmio.
Ovvero lo Stato, secondo la Corte, ha ampia autonomia in materia finanziaria (anche se sarebbe meglio dire aveva, visto che la sovranità monetaria ed economica è stata ceduta in violazione degli artt. 1 ed 11 Cost. ad un ordinamento esterno in forza dei Trattati istitutivi dell’UE ed in particolare dell’UEM) e può decidere la politica fiscale ritenuta di interesse nazionale, purché non sia cancellata la possibilità di creare risparmio.
Ebbene oggi, in materia fiscale, siamo giunti alla totale compromissione del risparmio. I termini della questione sono in realtà generali e non specifici sulle sole imposte che afferiscono alla casa. Infatti fin dal Protocollo n. 12 allegato al Trattato di Maastricht si è codificato il cd. vincolo del 3% nel rapporto tra deficit e pil annuo. Tale parametro è stato imposto senza tenere in considerazione il costo degli interessi sul debito pubblico e pertanto, visto che tali costi superavano (e superano oggi) il predetto limite, l’Italia è stata costretta a fare avanzo primario (tassare più di quanto spende al netto degli interessi) da oltre vent’anni. Ovvero si verifica esattamente la situazione dell’esempio che si era fatto in precedenza. Abbiamo uno Stato che toglie più moneta di quanta ne immette rendendo impossibile il risparmio.
Anche tale cappello introduttivo non può mancare in un ordinanza di rimissione che riguardi l’oggetto del contendere. Ma abbandoniamo i termini generali per analizzare specificatamente le imposte sulla casa.
Se il risparmio è reso impossibile, a causa di una tassazione feroce che colpisce un contribuente a prescindere dalla reale capacità contributiva, tassando beni come la casa, il limite costituzionale evidenziato nella pronuncia n. 143/2005 è superato. Sempre più cittadini non pagano queste imposte semplicemente per una banalissima ed evidente circostanza, già abbondantemente provata, non dispongono delle somme necessarie a farlo. Ovvero ha una capacità contributiva insufficiente a pagare i tributi richiesti.
E veniamo ora ai paletti specifici in merito di capacità contributiva e progressività fiscale. La Corte Costituzionale ha spesso “salvato” molti tributi in forte odore di incostituzionalità. Come ho già detto è francamente è inutile girarci intorno e tanto vale dire le cose esattamente come stanno. La Corte, per non entrare in conflitto con gli altri poteri dello Stato (forse in ossequio alla separazione dei tre poteri fondamentali), ha formulato una serie di sentenze che indubbiamente tradiscono lo spirito dell’art. 53 Cost., sentenze tuttavia che, è bene ribadirlo, non hanno mai esaminato il tema congiuntamente alla violazione dell’art. 47 Cost.
La capacità contributiva infatti non può prescindere dall’essere effettiva e concreta. In sostanzadesumere una capacità contributiva extra dal modo con cui si utilizza un reddito già tassato lascia davvero attoniti. Gli stessi padri costituenti limitavano tale ipotesi alle imposte non necessarie e di lusso auspicando una profonda modifica del sistema tributario a seguito dell’entrata in vigore della futura Costituzione, ma ciò non avvenne mai.
Peraltro alcune sentenze della Corte Costituzionale potevano avere un senso prima del già citato Protocollo n. 12 (dunque ante 1992) visto che allora il risparmio era comunque possibile ed i cittadini, in concreto, avevano la capacità contributiva per versare alcuni tributi indiretti su cui, complessivamente, lo Stato non calcava assolutamente la mano come fa oggi in cui il gettito da tributi indiretti ha sostanzialmente raggiunto quello da tributi diretti. Dopo le cessioni di sovranità compiute dai Trattati UE le vecchie sentenze sono indubbiamente inadeguate, inconferenti rispetto alla nuova realtà.
L’unico elemento indice di capacità contributiva effettiva, oggi come allora, non può che essere il reddito. Cosa si compra con il reddito accumulato è semplicemente una scelta che non induce a generare nuova capacità contributiva. Se si dispone di reddito 100 la capacità contributiva non varia certamente se si spende il 10%, il 20% oppure il 50% di detto reddito.
Inoltre la casa poi è per definizione il bene rifugio del risparmio nazionale e dunque, tassando la casa, si tassa reddito già soggetto a precedente tassazione nel momento in cui semplicemente si trasforma da risparmio liquido (deposito bancario) a risparmio immobiliare. Il coraggio di affermare un tale principio è sempre mancato alla Corte Costituzionale ma non si vede come non dovrebbe essere possibile farlo oggi, soprattutto se l’eccezione venisse formulata ricordando anche l’art. 47 Cost. ed il ruolo giuridico del deficit e del risparmio.
Un conto è affermare che un tributo indiretto non viola il principio di progressività (che ovviamente afferisce al sistema tributario nel suo complesso e non al singolo tributo), ben altro è affermare che l’abitazione principale o quella secondaria, qualora sia sfitta, costituiscano una capacità contributiva aggiuntiva.
In merito all’abitazione principale poi non vi può essere davvero alcun dubbio, il suo possesso non è un indice di capacità contributiva ma un diritto inalienabile dell’uomo. Si chiede dunque un gesto di coraggio nel rimettere alla Corte Costituzionale un’obiezione mai portata con tale schiettezza e decisione: ovvero che la conformità al principio della capacità contributiva sussiste solo laddove la tassazione è il corrispondente di una capacità contributiva reale, attuale ed effettiva e non già potenziale e che ovviamente il risparmio accantonato non è indice di capacità contributiva supplementare o aggiuntiva ma un diritto di rango costituzionale tutelato e riconosciuto. Senza questo principio si arriva al paradosso che chi non ha un reddito (si pensi ad un disoccupato) o chi ha un reddito insufficiente come l’attore che porta avanti la causa in corso nanti al Tribunale di Genova, viene tassato senza alcuna correlazione ad esso gettando un individuo nell’ovvia e conseguente disperazione e prostrazione. Così si sfocia nell’arbitrio e nell’irragionevolezza.
Peraltro il fatto che le imposte violino l’art. 53 Cost. allorquando siano intrinsecamente arbitrarie ed irrazionali è principio già affermato dalla Corte Costituzionale. Cosa c’è di più irrazionale ed arbitrario di tassare chi non ha un reddito sufficiente a pagare le relative imposte?
Esaminiamo quindi una delle sentenze più importanti della Consulta, quella che riguardò la vecchia I.C.I. che, erroneamente, fu salvata. La sentenza è la n. 111/1997.
La Corte affermò: “Il fatto che il legislatore individui, di volta in volta, quali indici rivelatori di capacità contributiva, le varie specie di beni patrimoniali, mobiliari ed immobiliari non è di per se lesivo del principio di uguaglianza e di capacità contributiva, purché la sua scelta discrezionale non sconfini nell’arbitrarietà.
Ecco dunque che la Corte conferma il limite dell’arbitrarietà. Ed ovviamente è certamente arbitrario tassare chi non dispone della capacità contributiva sufficiente a pagare il relativo tributo. Ma il punto è un altro. La sentenza non brilla per costruzione argomentativa è un vero e proprio ossimoro.
Francamente non ci si aspetterebbe ragionamenti così irrazionali e contraddittori dalla Corte Costituzionale che dovrebbe essere la garante della legalità del nostro ordinamento. Non si può certamente affermare il principio “tassa ciò che vuoi” purché non si sconfini nell’arbitrarietà, principio che purtroppo pare evincersi dal tenore del passo delle motivazioni sopra riportato. Tassare ciò che si vuole è, per definizione, un atto palesemente arbitrario. Ovviamente, ben comprendendo che i Giudici della Corte Costituzionale hanno un bagaglio tecnico ed una preparazione talmente elevata da non poter scrivere una simile sciocchezza senza essersi resi conto del paradosso in cui sono palesemente caduti, appare chiaro un fatto preciso: all’epoca si intese rispettare l’autonomia del Parlamento.
Forse è anche encomiabile che in allora la Magistratura volesse preservare l’equilibrio dei poteri ma esecutivo e legislativo hanno dimostrato di non essere all’altezza della fiducia conferita proseguendo, negli anni, all’incremento di una tassazione sempre più scorrelata alla capacità contributiva. L’I.C.I. oggettivamente non si avvicinava nemmeno lontanamente al livello di pressione delle nuove imposte sulla casa, era un balzello sostenibile, benché incostituzionale.
La recrudescenza dell’imposizione sulla casa determina l’urgenza di ritornare sul tema, sapendo (e sperando) che questa volta i Giudici sapranno fare tesoro dell’errore commesso senza più concedere credito a chi ha dimostrato di non meritarlo. Indiscutibile che ciò che si acquista con il reddito non comporta affatto un incremento della capacità contributiva che resta inscindibilmente correlata ad una ed una sola variabile: il reddito stesso con cui l’acquisto si è potuto effettuare. Casomai l’acquisto di un bene in assenza di reddito può essere indice di evasione fiscale ma non certo indice, ex lege, di capacità contributiva aggiuntiva.
Sono due cose completamente distinte. L’art. 53 Cost. fu norma di una chiarezza disarmante, non applicarlo è sic et simpliciter un fatto illecito. Il legislatore, forse perché non scottato dalla Corte Costituzionale, non ha previsto, adeguati indici di capacità contributiva ed adeguati correttivi al fine che la tassazione non diventi irrazionale ed arbitraria. Tassazione peraltro, che laddove colpisce la casa, comprime comunque un diritto fondamentale quale quello all’abitazione che trova ulteriore e specifica tutela sempre nell’art. 47 Cost. laddove testualmente si afferma che la Repubblica: “favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione”.
Orbene una politica di feroce tassazione contro la casa ovviamente è l’esatto contrario di quanto previsto dalla norma. La tassazione infatti ostacola l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione.
-In merito alla violazione dell’art. 2 e 53 Cost.
L’art. 53 dovrà altresì essere esaminato anche in correlazione all’art. 2 Cost. Tra i diritti inviolabili della persona rientrano ovviamente quelli disciplinati dall’art. 25 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che recita: “Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari, ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà”.
Il diritto inviolabile che moltissimi italiani vedono leso è ovviamente quello ad avere un tenore di vita sufficiente a garantire a se ed alla propria famiglia la salute ed il benessere, e ciò passa necessariamente anche dal fatto di avere un’abitazione in cui vivere.
Ovviamentela violazione dei diritti umani è la diretta ed inevitabile conseguenza della scorretta applicazione del principio della capacità contributiva che avrebbe dovuto essere inteso in maniera tassativa con correlazione automatica tra imposte e reddito salva la tassazione extra dei beni non necessari e di lusso, di cui si è abbondantemente detto in citazione laddove si esaminava il dibattito in seno all’assemblea costituente. Si rammentano nuovamente solo le importanti parole dell’On. Ruini: “Se ai singoli tributi indiretti non si addice il metodo della progressività, si può e si deve tener presente complessivamente tale criterio, gravando la mano sui consumi non necessari e di lusso. In definitiva se si tassa una capacità contributiva che non c’è, inevitabilmente si incide sulla salute e sul benessere proprio di ogni uomo negandogli un’esistenza libera e dignitosa.
La Corte Costituzionale dovrà essere interessata della violazione dell’art. 2 Cost. da leggere necessariamente in combinato con quella dell’art. 53 Cost.
-In merito alla violazione degli artt. 3, 42 e 47 Cost.
L’art. 42 Cost. dispone: “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”.
Il tenore letterale della norma è chiaro. Non solo la proprietà privata è riconosciuta ma è compito della Repubblica quello di renderla accessibile a tutti i cittadini. Tassare, peraltro pesantemente, una proprietà è ovviamente un comportamento in antitesi con la predetta accessibilità, tenuto sempre a mente anche il fatto che la proprietà che costituisce accantonamento del risparmio va tutelata in combinato con l’art. 47 Cost. Peraltro non si comprende perché il legislatore dovrebbe tassare il risarmio che da contante si tramuta in immobile con evidente disparità di trattamento tra chi detiene disponibilità liquide e chi invece preferisce detenere tali risparmi in beni reali. Si configura dunque anche una chiara e manifesta violazione del principio di uguaglianza di cui all’art. 3 Cost.
Peraltro la casa è un bene indispensabile che viene faticosamente pagato da qualsivoglia cittadino con i frutti del proprio risparmio. Dunque con denaro già soggetto a tassazione diretta. Viene spontaneo chiedersi che cosa faccia ad oggi lo Stato per rendere la proprietà della casa accessibile a tutti. La realtà è sotto gli occhi di chiunque: lo Stato non fa assolutamente nulla per rispettare il dettato dell’art. 42 Cost. e dunque rendere la proprietà della prima casa accessibile ad ogni cittadino anzi ostacola e scoraggia l’acquisto della proprietà di un bene immobile con ogni mezzo.
Ogni italiano oggi è consapevole che acquistare una casa comporta un carico fiscale spaventoso e ciò a partire dallo stesso momento dell’acquisto, ove si ha addirittura l’obbligo di sobbarcarsi gravose ed altrettanto illegittime, sotto il profilo costituzionale, imposte di registro ed ipotecarie. L’imposizione fiscale sulla casa è tale che la stessa non può neppure essere ancora considerata un valido bene rifugio per il risparmio degli italiani visto che il prezzo degli immobili sta rapidamente crollando. La casa è diventata per lo Stato il modo migliore per sottrarre ingenti somme ai cittadini così adempiendo all’altrettanto incostituzionale vincolo del 3% nel rapporto tra deficit e Pil. Che in definitiva altro non è che una vietatissima cessione di sovranità ex artt. 1 ed 11 Cost.
In conclusione, dati gli ingenti importi che sono chiamati a versare i cittadini, si potrebbe parlare di vero e proprio esproprio del diritto di proprietà della casa sostituito di fatto con un mero diritto di superficie.
Avv. Marco Mori
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Continuano a tamponare il debito con altri prestiti, che aumentano ancora di più il debito e questo inesca altri prestiti, è come cercare di spegnere un incendio buttando benzina! Gli stati indebitati colano a picco e piano piano l'elite bancaria assume il controllo dei servizi e pignora tutto, beni pubblici e privati, beni mobili e immobili in cambio di carta straccia fasulla, virtuale, inesistente.
Poche famiglie di banchieri tengono ben salde le redini di sistema dispotico basato sul DEBITO. Spezzare la catena significa tornare SOVRANI DELLA STAMPA DELLA PROPRIA MONETA, che deve essere solo un mezzo di scambio e non un bene "venduto" dai signori della finanza.




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LA RUSSIA PROPONE FORMALMENTE ALLA GRECIA DI DIVENIRE IL SESTO PAESE DELLA BANCA DEI BRICS
Tsipras è stato piacevolmente sorpreso dalla proposta arrivata oggi dal vice ministro russo Sergei Storchak Ecco cosa leggiamo su L'Antidiplomatico: Come se le discussioni a Bruxelles tra l'Eurogruppo e Atene non fossero già abbastanza…
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Non esistono i governi, esiste solo un “Unico Governo Mondiale”
Pubblicato su 15 Maggio 2015 da FRONTE DI LIBERAZIONE DAI BANCHIERI - CM in IPHARRA
È inutile girarci intorno, la realtà è che siamo governati da un “GOVERNO MONDIALE”, prendetene coscienza, non fate finta di nulla, non credete alle stronzate che dicono nei telegiornali, qui la ripresa economica ci sarà quando e come dicono loro.

Loro chi? direte.. semplice rispondo io, loro sono i “Padroni del Mondo”.
Avete mai sentito parlare di MASSONERIA?”…NO?
Svegliatevi vi dico, qui è tutto un meccanismo malato e sadico, tutto è già stato deciso e scelto per noi…
parlo di persone importanti, di menti diaboliche, politici, giornalisti (venduti), banchieri, petrolieri..gente dell’alta finanza, rappresentati di eserciti…medici, industriali, che hanno il potere su tutto.
Si riuniscono periodicamente, in luoghi segreti e inviolabili, scortati da migliaia di agenti, guardie del corpo, nessuno può entrare senza permesso, si entra solo per invito.
Cosa accade in queste riunioni? semplice, discutono, parlano di noi e del nostro futuro, prendono accordi su come aumentare il proprio potere, la loro onnipotenza, non parlo solo economica..ma di vera e propria tirannia nei nostri confronti.
I governi attuali delle varie Nazioni del mondo, sono governati da persone malate, da persone schiave del sistema, sotto un unico e grande obiettivo, GOVERNARE IL MONDO!
La crisi economica è una conseguenza della forzata idea di creare un unico stato europeo, gli Stati Uniti d’Europa, sotto la direzione USA.
Dietro tutto questo ci sono sempre loro..gli americani.
Si si..sempre loro…i mangia humburger, quelli che esportano DEMOCRAZIA facendo guerre…anzi “missioni di pace”, si proprio loro, vogliono americanizzare tutto il mondo, vogliono che L’Europa si inchini al volere di Zio Sam.
Uno dei punti fondamentali della Massoneria è toglierci la sovranità monetaria, e ci stanno riuscendo alla grande, grazie appunto ai nostri governanti, scelti non a caso, sono messi li..senza nemmeno essere eletti dal popolo, per svolgere i compiti assegnati.
Sono tutti delle marionette e i fili sono manovrati da mani assassine, che hanno solo lo scopo di eliminare gran parte della popolazione mondiale.
Ci stanno togliendo l’ossigeno, massacrandoci di tasse, togliendoci il lavoro, vogliono ridurci in povertà, perché? Perché un popolo indebolito è più facile da governare.
Non credete alle frasi effetto di RENZI, non vi sentite già abbastanza presi per il culo con la storia degli 80 euro?
Credete davvero che ci sarà una ripresa nel 2015? Non credo proprio io, è solo propaganda, la realtà che già molti non arriveranno al 2015, hanno deciso di togliersi la vita prima.
Quindi basta con queste cazzate, qui già hanno pianificato tutto il nostro presente e futuro, se non stiamo attenti a breve ci sarà un’altra crisi economica che ci stroncherà del tutto, ma non solo, qui si rischiano vere e proprie guerre, fatte bi bombe, sangue e lacrime.
Perché vedete la maggior parte dei nostri soldi, servono a finanziare le Guerre degli USA.
Obama ha capito che per risollevare la propria nazione, per eliminare il debito accumulato, deve al più presto creare una guerra dalle portate bibliche, cerca un pretesto per farlo e potrebbe essere l’ISIS, organizzazione terroristica che minaccia l’occidente.
Ma secondo molti l’ISIS è una creazione, un mostro creato dagli USA stessi, un mostro scappato di mano, che si mette contro il proprio creatore.
Ci saranno guerre dunque, come già ci sono del resto, tutte finalizzate per uno scopo ben preciso, continuare ad essere l’unica Nazione al comando del Mondo.
Infatti gli USA, temono di essere sopraffatti da altre potenze come CINA e RUSSIA, diretti avversari da sempre.
Poco importa se esplode una guerra Nucleare, non importa loro del nostro destino, loro vogliono governare il mondo e sono pronti a tutto pur di riuscirci, per questo vi dico…uniamoci contro questo governo mondiale, opponiamoci in qualche modo…non stiamo inermi, informatevi sulla massoneria..non state li sempre e solo a lamentarvi, sempre e solo a schierarvi con un partito piuttosto che un altro, vogliono proprio questo, metterci uno contro l’altro e lo hanno capito bene come farlo,in fondo se ci fate caso i social-network tipo facebook, sono nati anche per questo scopo, vi sarà capitato più volte di commentare un post di un seguace di un qualsiasi partito, criticando la sua scelta, riempiendolo di offese..ma a cosa è servito..dire sei uno ******* comunista..o uno ******* fascista? A nulla..avete perso tempo entrambi, avete scaricato la vostra rabbia sulla tastiera…ma non ha portato nulla di buono..i politici di entrambi colori..vi fotteranno…vi hanno fatto sempre capire che esiste una destra e una sinistra..in realtà non esistono..sono tutti amici, parenti…e compagni di festini..(droga, alcol e puttane).

Quindi informatevi..il futuro deve tornare nelle nostre mani…


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Tratto da:http://terrarealtime.blogspot.ithttp://terrarealtime.blogspot.it





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TRATTATO DI LISBONA & NUOVO ORDINE MONDIALE

Pubblicato su 15 Maggio 2015 da FRONTE DI LIBERAZIONE DAI BANCHIERI - CM in IPHARRA
Anche se l'articolo è datato 2008 riteniamo utilissimo riproporlo per una doverosa conoscenza ( per chi se lo fosse perso ). C.M.


Trattato di Lisbona & Nuovo Ordine Mondiale
Nuovo Ordine Internazionale - Pagina massoneria Trattato di Lisbona & Nuovo Ordine Internazionale Marcello Pamio 4 giugno 2008 Oggi possiamo tranquillamente parlare di Nuovo Ordine Internazionale o
http://www.disinformazione.it/trattato_lisbona.htm




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L'ANALISI DI LUCA CAMPOLONGO / LE PREVISIONI DELL'UNIONE EUROPEA PER L'ITALIA DAL 2012 AD OGGI SONO TUTTE FALSE (TRUFFA)

Pubblicato su 13 Maggio 2015 da FRONTE DI LIBERAZIONE DAI BANCHIERI - CM in ECONOMIA
In questi giorni gli oligarchi ue hanno diramato le stime su pil e rapporto deficit/pil per il 2015 per il nostro paese.
Secondo Bruxelles, quest’anno il pil crescera di “ben” lo 0,6% (ricordiamo che i dati storici evidenziano che per crescite del pil inferiori al 2% non si crea nuova occupazione) ed il rapporto deficit/pil dovrebbe attestarsi al 2,6%, facendoci rientrare nel “club dei bravi scolari”.
Ci sarebbe quasi da essere felici, dopo anni di crisi, se non fosse per un semplice fatto: negli ultimi anni le previsioni della ue sulla crescita del pil non si sono mai avverate.
Non ci credete? Vediamo qualche dato a confronto
Anno 2012
Previsioni ue: pil -1,4% e rapporto deficit/pil 3%
Realtà: pil -2,4% e rapporto deficit/pil 3%
Anno 2013
Previsioni ue: pil -1,3% e rapporto deficit/pil 2,9%
Realtà: pil -1,9% e rapporto deficit/pil 2,8%
Anno 2014
Previsioni ue: pil +0,7% e rapporto deficit/pil 3%
Realtà: pil -0,4% e rapporto deficit/pil 3%
I dati consultivi sono presi direttamente dall’ISTAT.
Come possiamo notare, mentre il rapporto deficit/pil rispetta sostanzialmente le attese, la crescita del pil è stata sistematicamente sovrastimata dagli oligarchi ue.
Il motivo? Molto semplice: indurre nei cittadini la speranza che il peggio sia finito e far meglio sopportare loro le varie manovre correttive messe in atto dagli ultimi tre governi per rispettare il famigerato “parametro” che crea distinzione tra paesi cattivi e buoni secondo i canoni espressi dalle parti di Berlino e Bruxelles.
D’altra parte è dimostrato scientificamente che le persone hanno scarsa memoria per numeri e dati, per cui, da un anno all’altro si può ripetere in modo agevole il trucchetto, “spostando” di ulteriori dodici mesi la ripresa e passando subito all’incasso con le manovre correttive in nome della “crescita” e del “risanamento”.
In Veneto c’è un proverbio che recita all’incirca in questo modo: “Un contadino si lamentò che sul più bello che era riuscito ad abituare il suo asino a mangiar paglia al posto della biada, gli era morto.” Questo è quello che rischia il premier non eletto italiano e gli oligarchi ue: sono talmente convinti di poter condannare un intero continente (questo è un trucchetto diffuso nell’intera eurozona) alla misera ed alla disperazione, da non rendersi conto che sta montando la più grande ondata di rigetto nei confronti delle istituzioni europee che si sia mai vista.
Le strade percorribili per l’italico stivale sono solamente due: o una lenta e dolorosa agonia che porterà alla deindustrializzazione del paese, facendolo diventare una colonia a basso costo per le potenti multinazionali dei paesi teutonici, o la presa di coscienza che l’euro ed i folli parametri che stanno alla sua base sono una catena da spezzare, senza lasciarsi imbonire da previsioni più degne di una fattucchiera che di un centro studi.
Altre strade non ve ne sono, e dipende solo ed esclusivamente dai cittadini, quale futuro darsi.
Luca Campolongo
Fonti: comunicati ufficiali della commissione ue e dati istat
Tratto da: Il Nord - I fatti e le opinioni del Nord - ilnord.it





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Martin Armstrong svela la data del "crollo" dell'euro

Pubblicato su 13 Maggio 2015 da FRONTE DI LIBERAZIONE DAI BANCHIERI - CM in ECONOMIA
L'esperto americano di cicli economici, Martin Armstrong, sostiene che i giorni dell'euro sono contati, perché la moneta unica europea è stata segnata, fin dal momento della formazione della zona euro, da una "ferita di nascita".

In un'intervista al quotidiano tedesco ' Die Welt ', Armstrong ha detto che il rischio di crollo della moneta unica è del 90%, e stima che "succederà il 1 ° ottobre". "A causa degli errori nella creazione della moneta unica, attualmente il sistema bancario dell'Unione europea è molto instabile. State lontano da titoli di stato europei, che sono irrimediabilmente sopravvalutati", ha aggiunto.

Ul modello di Armstrong, che una volta predisse il Lunedì nero nel mercato statunitense del 1987 e la crisi finanziaria russa del 1998, si basa sul cosiddetto ' codice Pi ', che molti esperti considerano un tipo di formula finanziaria globale ed è una combinazione di banche dati storiche più ampie del mondo e flussi dei capitali degli investitori.
Tratto da: L'Antidiplomatico





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24 MAGGIO 1915: IL PRIMO COLPO DI STATO IN ITALIA
"Il 13 maggio 1915 il presidente del Consiglio, Antonio Salandra, prende atto che la maggioranza del Parlamento non condivide la sua posizione favorevole all’entrata in guerra e si dimette. Gli interventisti reagiscono con violente manifestazioni in tutta Italia, che vedono tra i protagonisti Gabriele D’Annunzio e Benito Mussolini."

Il fronte pacifista

il re aveva segretamente firmato l'alleanza con Francia e Inghilterra e costrinse il governo a entrare in guerra contro la maggioranza del parlamento e della popolazione

la guerra costa all'Italia 650.000 morti e 1 milione di feriti e invalidi
 
154 ANNI FA INIZIAVA LO STERMINIO DEL POPOLO DUOSICILIANO
Pubblicato su 12 Maggio 2015 da FRONTE DI LIBERAZIONE DAI BANCHIERI - CM in IPHARRA, POLITICA
11 Maggio 1860 – Mille avanzi di galera sbarcarono a Marsala. Non erano mille, erano 702. Violenti malfamati, protetti dagli Inglesi, con a capo un Criminale di nome Giuseppe Garibaldi, ladro di cavalli, a cui avevano mozzato le orecchie in Argentina perché beccato in flagranza di reato.

Un'orda barbarica scese dal Piemonte !
"Parlavano una strana lingua e bestemmiavano in continuazione...
donne stuprate, uomini e bambini uccisi e trucidati. Interi paesi bruciati e rasi al suolo. Ogni ricchezza venne saccheggiata..."......
i crimini commessi dai lombardo-piemontesi contro il popolo meridionale sono INENARRABILI.
Furono talmente EFFERATI che ancora oggi vengono taciuti.
Altro che fratelli d'Itaglia! Non siamo nemmeno parenti.
Quante menzogne, quanti massacri, quanto sangue e quante lacrime abbiamo versato e stiamo versando per questa Italia bugiarda.

Tu che conosci la verità sei pregato di divulgarla, farla conoscere a tutti. Cerca le verità sepolte e riportale alla luce. Divulgale a chi ignora. Il Regno delle due Sicilie era il terzo Stato più ricco al mondo. L'Unità d'Italia ha distrutto l'Italianità ed il buon rapporto fra gli stessi Italiani. Prima dell'Unità da noi ci si cibava di Bellezza fra arte e cultura in quei palazzi, che erano i più belli d'Europa.

Francesco II di Borbone profetizzò che non ci sarebbero rimasti neanche gli occhi per piangere. Infatti è e sarà così con questa maledetta falsa Unità, da ora e per le generazioni a venire.

Il Regno delle due Sicilie ed il Veneto distrutti nel 1861, insieme alla Sardegna, La Dalmazia e l'Istria distrutte alla fine del secondo conflitto mondiale. L'italianissima Corsica data in pasto alla ferocia degli aguzzini francesi. Briga e Tenda e la Contea di Nizza cedute alla stessa Francia. Il tricolore massonico ebraico rothschildiano ha seminato solo morte e fatto versare tanto sangue innocente.

L'unità d'Italia è stato un crimine contro l'umanità. https://www.youtube.com/watch?v=rkSHJfzVBLI

Fenestrelle fu un campo di sterminio peggio di Auschwitz, dove morì la meglio gioventù del Sud. https://www.youtube.com/watch?v=yKllxcKBAJY

dal 1861 Fratelli di nessuno
http://altrarealta.blogspot.it/
Tratto da: ALTRA REALTA'

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