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Nelle ultime 24 ore, il greggio è sceso dello 0,78% chiudendo a 20,26 dollari al barile. Ieri il presidente russo Vladimir Putin e il presidente USA Donald Trump hanno avuto un confronto telefonico sul tema in cui hanno concordato che l'attuale situazione dei mercati mondiali del greggio non conviene a nessuno dei due Paesi. Poste le basi per un ulteriore e più preciso confronto. Agli investitori non sfugge ovviamente il segnale che giunge in questo modo da Washington, che avvia un'opera di moral suasion nei confronti di Mosca per cercare di lavorare a una stabilizzazione dei prezzi che potrebbe in prima battuta salvare buona parte della produzione Usa di petrolio a rischio. Lo stesso Trump aveva definito "folle" lo scontro sui prezzi del greggio tra Mosca e Riyad. Lo scenario generale è d'altronde drammatico, soprattutto sul fronte della domanda che, secondo una recente analisi di Goldman Sachs, potrebbe questa settimana perdere ben 25 milioni di barili, circa il 25% del totale. Ai corsi attuali la stragrande maggioranza delle produzioni mondiali di petrolio si trova fuori mercato e vengono tagliati investimenti in sviluppo e quindi potenziali fonti di approvvigionamento per il futuro.
Durante la sessione asiatica, la quotazione del petrolio greggio è stata di 20,54$, in aumento dell'1,38% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la quotazione potrebbe trovare supporto a 19.74$ seguito da 18,93$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 21,62$ seguito da 22,69$.
Durante la sessione asiatica, la quotazione del petrolio greggio è stata di 20,54$, in aumento dell'1,38% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la quotazione potrebbe trovare supporto a 19.74$ seguito da 18,93$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 21,62$ seguito da 22,69$.