Arte e droghe

Condivido che Kashmir è un altro gran pezzo ed in effetti sono entrambi mia play list con Immigranti Song. Ivan Graziani altro mio amore. Artista che pian piano stanno riscoprendo, come tanti altri e di generi diversi. Purtroppo ad essere "diversi" non paga. Di quella generazione forse solo Lucio Dalla ha avuto il giusto riconoscimento e con anni di ritardo Rino Gaetano.
 
Amico @baleng sulla tua conoscenza della tecnica non discuto anche perché non ho la tua stessa preparazione in materia. Non puoi però entrare nel merito di quello che fa vibrare le corde di ognuno di noi, li siamo fuori dal tuo campo e si entra in quello personale. Che adesso i Led Zeppelin non abbiamo aggiunto nulla alla musica è una gran panzanata per non dire di peggio. Ogni tanto ho l'impressione che ti sia creato un tuo personalissimo castello, in effetti spesso lo ammetti, e che tutti coloro siano oltre il fossato siano degli emeriti deficenti nel senso che "deficitano" in qualcosa che solo tu conosci.
Il problema è che siamo in decine o centinaia di milioni oltre quel fossato: qualche domanda te la vorrai porre anche tu? o vivi di sole certezze?
Con stima ma quando ce vo, ce vo.
:-D
mica dobbiamo cambiare idee o gusti
però ricordo la polemica su un certo forum quando mancò Pino Daniele, povero,
secondo alcuni era morto un pilastro come Beethoven
che devo dire, a parte che non sopportavo la sua voce, liberi tutti, ma mi dispiace per chi pensa questo.
(A quale "musica" i Led Zeppelin avrebbero aggiunto qualcosa? Al rock?)

Evidentemente la musica entra molto profondamente nelle personalità. E rende inscindibili passione di vita e giudizio obiettivo. In due parole: quella che una coppia chiama "la nostra canzone" può essere una emerita schifezza, ma ormai si è appiccicata a certi affetti.

Non credo di averlo mai detto, ma in passato ho anche partecipato a 6 festival veneziani della musica, giungendo in finale 5 volte - come compositore. Non è che non ne so nulla, ma dico che quello è solo artigianato. Lo si fa, ma non importa. Di esso la Storia non ricorda i singoli, piuttosto ricorda l'ambiente, lo stile. Però ricorda gli artisti veri.
Come non c'erano molti negli anni 80 a dire che Migneco e Brindisi creavano cose inguardabili e che Cantatore valeva zero (e la Storia conferma e confermerà) così mi limito a precisare che certe musiche non sono arte ma artigianato e, come i mobili fintoantichi di Cerea, l'artigianato può piacere o no, ma non sale di categoria, o lo fa raramente (certo, succede).

Quanto al fatto di essere in minoranza estrema, ricordo che durante il Fascismo i docenti universitari che non giurarono si contarono sulle dita di un monco.
-Non c'entra.
Come non c'entra??!!
Pensa anche alla pazienzacheccevvò :rolleyes:

:rosa:

PS ascoltato Ravel?
 
Paint it black dei Rolling Stones è del 1966., Ring of fire di Johnny Cash del 1967.Fino a quando l'uomo vivra' continuerà 'ad ascoltarli.
 
Paint it black dei Rolling Stones è del 1966., Ring of fire di Johnny Cash del 1967.Fino a quando l'uomo vivra' continuerà 'ad ascoltarli.
Il primo mi ruppe le olive per anni :-D, il secondo mai udito e sentito nominare, comunque è del 1963
Ora, per rispetto al mio avatar, che pure dice "pittori", non intendo parlarne ulteriormente.
Torniamo piuttosto al tema della droga e della pittura (ma: visto? lo sapevo ... :banana: )

Piccolo regalo per i più, Vier letzte Lieder - Wikipedia , ma stavolta non aiuto a trovarli su youtube, tutti ce la possono fare, volendo.
Io le canzoni indicate me le sono ascoltate tutte, eh! Come si può dialogare se il resto l'ho ascoltato solo io?
 
Comunque Gino, l'approccio alla musica è analogo a quello dell'arte : musica classica, moderna e contemporanea. Tornando all'argomento principale gli autori di musica moderna e contemporanea hanno in larga parte fatto uso di sostanze stupefacenti. Per sperimentazione, debolezza o conformismo.
 
Comunque Gino, l'approccio alla musica è analogo a quello dell'arte : musica classica, moderna e contemporanea. Tornando all'argomento principale gli autori di musica moderna e contemporanea hanno in larga parte fatto uso di sostanze stupefacenti. Per sperimentazione, debolezza o conformismo.
Beh, per la musica non è proprio così. Si può distinguere in musica seria e musica di consumo, così come si distingue tra fotografia d'arte e foto di paparazzi per i rotocalchi.
Di musica seria ce n'è anche per tutto il secolo XX, anche dopo l'ultimo Stravinskij e spesso buona (Hindemith, Penderecki, Ghedini, c'è chi ci mette Stockhausen, o Ligeti, o ancora ci mette Maderna, Nono , Boulez, ma per me meglio Charles Ives, Villa-Lobos, Messiaen ... mi fermo qui. Ma ricordo che sia Kodaly che Villa-Lobos furono grandi ricercatori di musica popolare, che raccolsero e protessero, pur scrivendo poi ad un livello superiore, anche se simile. Anche Nino Rota produsse concerti e sinfonie, Hans Werner Henze ci lasciò ieri, nel 2012, Arvo Pärt è vivo e vegeto e non ha un complessino rock.
Questi sono nomi che tutti gli appassionati di musica contemporanea (cosiddetta classica) conoscono, non è che sto facendo lo :eeh: . Però nessuno di loro ha fatto uso di sostanze stupefacenti (salvo errori, ma eventualmente irrilevanti). Ne riconducevo personalmente il motivo al fatto che l'ambito indicato richiede lucidità e padronanza dei mezzi. Se fate ubriacare Martha Argerich, al pianoforte farà schifo, se Benedetti Michelangeli si fosse fatto di eroina il piano a coda poteva servirgli solo per stendercisi sopra, Toscanini con uno spinello in bocca non avrebbe avuto il controllo dell'orchestra che ancora rende i suoi dischi un modello.
Ives, grande sperimentatore, non ha avuto bisogno dell'LSD per immaginare l'incontro tra due bande musicali differenti in un incrocio (reso in Holidays Symphony,II. Decoration Day ).
Credo che il breve pezzo seguente possa interessare anche agli amanti, che so, dei Nirvana. Solo che li precede di mezzo secolo e più (1908). Ed ha insegnato molto anche agli autori di musiche per film.. Preciso che io non ne vado pazzo, ma non è questo il punto.
The unswered question, qui una piccola guida. Ives e il Modernismo Americano - Quinte Parallele
 
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Breve OT
Se si pensa che la musica seria contemporanea sia necessariamente "noiosa" si può provare ad ascoltare


e capire la differenza di atteggiamento che c'è tra questa musica e una francamente popolare da saloon, pur simile.
Per dire, al saloon va bene anche un ubriaco. Qui no.

Naturalmente tutto questo potrà servire come materiale d'esempio per la parte figurativa, che abbiamo provvisoriamente abbandonato.
 
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Si potrebbe anche assumere una immagine di questo tipo, prendendola alla lettera o come metafora, non importa.
L'artista che assume certe sostanze fa agire in sé il "genio" di quelle sostanze, quindi allora operano in due. Il genio è sicuramente intelligente e potente, ma non cerca un miglioramento per l'umanità. Potrà cercare un suo fine particolare, potrà addirittura cercare un peggioramento per l'umanità, ma rimane un genio nel suo campo. Non è un imbecille, insomma. Chiaro che poi distrugge l'uomo che lo chiama in aiuto, il quale comunque non potrà dire di essere l'unico autore della sua arte. Poco o tanto, c'era anche il genio..Ma chiaro anche che la sua opera ha qualcosa di disumano: e se distinguiamo l'opera darte dal bello in natura è proprio perché l'arte esprime l'umano, la natura qualcos'altro, chiamalo Dio, chiamalo Caso, chiamalo come vuoi.
 
E' un tema difficile quello della droga nell'arte. L'assenzio passa per essere stato la droga del fine 800, ma era un semplice alcoolico, tant'è vero che in Europa fu riammesso a produzione e commercio già 30 anni fa. Credo che tutti conoscano l'effetto dell'uso e abuso di alcool: inizialmente svaniscono pian piano le inibizioni, si entra in uno stato di euforia, che però è solo soggettivo, cioè non dà affatto qualità particolari. Può però permettere alle qualità individuali prima bloccate da inibizioni, di esprimersi. La situazione è un po' strana: ci si può esprimere, ma non proprio al massimo, essendo in una condizione leggermente minorata. Chiaro che le personalità più forti resistono meglio all'offesa, e viceversa sfruttano al meglio le doti. Le altre esprimeranno varie banalità.
L'alcool ha la caratteristica (comune alle varie droghe) di entrare nell'io e sostituirsi ad esso, proprio come il "Genio" citato anteriormente. Quando l'io esce del tutto la persona si addormenta, ed è quanto d'abitudine va a concludere una sbornia. Nella situazione di passaggio si è sempre meno uomini e più animali, nel senso di "limitati al proprio fisico".

Vorrei iniziare a trattare di Basquiat. Marijuana, acido, eroina sono tra le droghe il cui consumo gli viene attribuito. Morì per overdose di eroina, droga per cui il corpo diventa inerte e la mente viaggia attraverso immagini e sensazioni sue. Non dico come in sogno, ma insomma, certo non si può essere attivi mentre si è sotto effetto eroina.

Che ci dicono in proposito le sue opere?

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Gli artisti talora dividono i loro colleghi in pittori della testa e pittori del corpo. I primi si modellano su forme tendenti al circolare, senza peso, come pianeti nello spazio, ma anche come il cervello nella testa. I due quadri qui riprodotti sono un buon esempio. I bambini piccoli sono tutti "della testa". La scoperta del corpo e del mondo avverrà molto più tardi.

I pittori del corpo, viceversa, esprimono piuttosto la gravità, l'interesse per la terra e non per gli spazi siderali, Sono maggiormente "incarnati", presenti nel mondo fisico. Anche di questo si deve tener conto considerando gli effetti delle sostanze. Basquiat è un pittore della testa. Si veda quanto poco peso abbia il corpo in questa opera

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Ciò che è certo è che la droga ha effetto soprattutto sull'attenzione di chi la usa, compresi gli artisti. Se l'attenzione si posa su aspetti su cui non è solita posarsi, essa può suggerire all'artista "osservazioni" inattese. Se poi l'artista rientra nel pieno dominio di sé può anche elaborare queste nuove sensazioni, soprattutto se non si lascia sopraffare dalla sostanza. Certamente con il tempo questo dominio di sé è destinato a sgretolarsi pian piano. Ora, il dominio di sé è necessario per produrre una espressione che l'osservatore possa riconoscere degna della sua propria capacità di giudizio artistico. Mi spiego. I lavori di Basquiat del post precedente sembreranno all'osservatore "ingenuo", diciamo la casalinga di Voghera, o anche un bambino, nulla più che dei disegni infantili. Sarà l'osservatore già esperto che andrà a cercare in questi lavori che presumiamo influenzati dall'esperienza delle droghe, qualità e valori prettamente estetici, espressivi, ma in modo adulto. Addirittura l'osservatore facilmente si troverà ad essere più lucido dell'artista che creò l'opera. L'osservatore, cioè, riconosce in modo controllato quanto l'artista forse non aveva del tutto in suo dominio.
Però l'artista ha appunto quelle qualità che contribuiscono alla creazione. La droga semplicemente pone al suo fianco quella specie di "genio" di cui in precedenza si è detto. Non è questione qui di giudizio morale. Semplicemente si deve sapere che la sostanza esprime sempre lo stesso tipo di "aiuto", ed è per questo che le si possono attribuire le qualità di un "genio", come qualcosa appartenente a una persona, o personalità. Già l'alcool espelle dall'individuo una parte del suo io per porvi in cambio appunto il proprio "genio dell'alcool".
Il problema per noi sarà semmai riconoscere in un'opera la "mano" di quel "genio". Per esempio: una caratteristica di aspetti psicotici nei disegni si ha quando con la stessa linea si esprima il contorno di due figure differenti e tra loro estranee (per intenderci, una a destra e una a sinistra). Questa può anche essere una libera scelta dell'artista, ma se invece si ha la sensazione che vi sia dell'altro, allora in certo senso basterà sapere quale droga spinga alla psicosi indotta per riconoscere in un quadro, per es., gli effetti di una droga sull'artista che la fece.


Anche la presenza di occhi, numerosi e separati da un contesto adeguato può riferirsi a problematiche neurologiche. Se gli occhi sono molti, isolati, e guardano verso l'osservatore, l'effetto ottenuto è quello della "dispersione dell'io" , della sua distruzione, (è anche un simbolo che in molte culture richiama direttamente la morte). Naturalmente può trattarsi anche di un effetto deliberato coscientemente, ma credo che la "sensazione" sarebbe allora un po' diversa.
 

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