baleng
Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
I tempi presenti si stanno certamente aprendo verso una realtà "altra", nell'arte, nella scienza, nella vita quotidiana, ormai. Questa realtà potrebbe somigliare a quella antica, quella dei maghi e delle fattucchiere, quelli dello stregone e dello sciamano, che spesso appunto vengono richiamati o citati dagli artisti contemporanei. Si può paragonare ciò al passaggio di una porta: solo che non è una porta che possa riporarci indietro a tempi diversi. La grande differenza, che collima con il fatto che comunque per formazione, vita e conoscenze siamo molto diversi anche dagli uomini di solo 200 anni fa, figuriamoci 2000, sta in questo: che non si torna indietro, perché l'antico sciamano, il visionario, il folle non controllavano le proprie ispirazioni, mentre oggi è richiesto il permanere del dominio della coscienza. Altrimenti, agendo come 2000 anni fa, in realtà si opera come dei pazzi, nel senso del Kris.
L'artista che oggi assuma droghe (Basquiat, Hirst ...) di fatto non supera quella soglia, ma si rifugia in una situazione anestetizzata assai simile alla follia. Per superarla è necessario affrontare il dolore, e l'impegno che serve a mantenere il dominio dell'io non solo sul proprio operare, ma anche sull'interpretazione dei "messaggi" reperiti. In pratica è un po' come saper affrontare il mondo invece di chiudersi nello stanzino a fantasticare. Ciò può comportare addirittura la rinuncia all'agire nell'arte, se si ha la coscienza di viaggiare in retromarcia.
Peraltro, già la condizione odierna è differente da quella degli artisti nella prima metà del 900, dove appunto assumere sostanze significava anche cercare di sbirciare oltre quella porta, nonché allacciare un certo tipo di protesta sociale. Tutto però ha preso un senso opposto a partire dal famoso 68, anno in cui l'umanità avrebbe dovuto prendere coscienza di un nuovo impegno. Si perse invece a rincorrere spinelli, rock, figli dei fiori da una parte (tutti fenomeni regressivi) e una politica fredda quanto velleitaria che, dall'altro lato, spense qualsiasi vitalità spontanea di rinnovamento, fino a sfociare nel terrorismo.
So che posso sembrare troppo tranchant nel dire queste cose, ma, come dice Rhett Butler, francamente me ne infischio
Tanto che, parlando in futuro del jezz, mi aspetto, se non insulti, non certo in questo forum , almeno forti dissensi. , che nessuno dovrebbe aver remore ad esprimere.
L'artista che oggi assuma droghe (Basquiat, Hirst ...) di fatto non supera quella soglia, ma si rifugia in una situazione anestetizzata assai simile alla follia. Per superarla è necessario affrontare il dolore, e l'impegno che serve a mantenere il dominio dell'io non solo sul proprio operare, ma anche sull'interpretazione dei "messaggi" reperiti. In pratica è un po' come saper affrontare il mondo invece di chiudersi nello stanzino a fantasticare. Ciò può comportare addirittura la rinuncia all'agire nell'arte, se si ha la coscienza di viaggiare in retromarcia.
Peraltro, già la condizione odierna è differente da quella degli artisti nella prima metà del 900, dove appunto assumere sostanze significava anche cercare di sbirciare oltre quella porta, nonché allacciare un certo tipo di protesta sociale. Tutto però ha preso un senso opposto a partire dal famoso 68, anno in cui l'umanità avrebbe dovuto prendere coscienza di un nuovo impegno. Si perse invece a rincorrere spinelli, rock, figli dei fiori da una parte (tutti fenomeni regressivi) e una politica fredda quanto velleitaria che, dall'altro lato, spense qualsiasi vitalità spontanea di rinnovamento, fino a sfociare nel terrorismo.
So che posso sembrare troppo tranchant nel dire queste cose, ma, come dice Rhett Butler, francamente me ne infischio
Tanto che, parlando in futuro del jezz, mi aspetto, se non insulti, non certo in questo forum , almeno forti dissensi. , che nessuno dovrebbe aver remore ad esprimere.