Aste

Mettete i soldi da parte :) e fate un investimento sicuro:

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Si chiama Attese (credo riprenda un Boccioni) perché stanno aspettando i miei soldi. Aspetteranno a lungo:piazzista:
Però non puoi negare un certo clima di sospensione che queste opere generano :) . Comunque, scherzi a parte, non nego validità (quale che sia) a tale genere di opere ma ai prezzi fuori dal mondo. Si tratta cioè solo di divertissement per ricchi. Non dimentichiamoci che un lavoratore dipendente può essere pagato 1300 euro tutta la vita e alla fine andare in pensione da vecchio con 1000 euro scarsi, e 50.000 euro, il prezzo dell'acquerello (alla base e senza ancora calcolare i diritti d'asta), non li mette da parte in una vita intera
Che poi, complice un certo pensiero dominante, invocato da motivazioni ipocritamente teoriche e nobili, delle pensioni è stata fatta negli anni carne da macello.
 
Pensa che qualche decina di anni fa era un'opera (la tela) che si poteva comprare con 4-5 stipendi medi.
Fontana è tra i primi 10 artisti piu' importanti del '900 ed in generale della storia dell'arte, dovrà pur costare qualcosa :)
Vabbè vabbè questione trita e ritrita che non ha senso riproporre qua adesso. Comunque ... si fa presto a trovarne dieci e far scivolare Fontana all'undicesimo, o magari al ventesimo: Kandinskij, Boccioni, Picasso, Klee, De Chirico solo per trovare senza sforzo i primi cinque. Se poi addirittura dici "della storia dell'arte" o "al mondo" allora figuriamoci. Poi "più importante" è espressione talmente polisemantica...
Personalmente mi chiedo perchè il 'minimal' debba costare sempre così tanto, ma mi tengo la domanda (e la risposta) per me.
 
L'amico @lastra.biffata si è pian piano orientato in una certa direzione, su cui non convengo, ma ciò non cambia proprio nulla a livello personale, com' è e come dovrebbe essere ovvio (chiedere a chi in altri lidi si è permesso di contestare i portauova multipli o i tavolini di alluminio).
Però non rinuncio a rifiutare certo operare che in senso largo si potrebbe definire concettuale. Sono BEN CONSCIO che vi sono momenti nel percorso di un artista in cui certe semplificazioni, certi tagli, appaiono come una sponda estrema su cui far rimbalzare la biglia della propria creatività. So però anche che queste sponde sono le Scilla e Cariddi dell' artista, che se in quel momento si fa pure ammaliare dalle sirene del mercato, o del proprio narcisismo, deraglia sugli scogli del non detto, cioè del nulla.
Est modus in rebus, qui nessuno è passatista, e chi crede che andare avanti corrisponda sempre a progredire dovrebbe rileggersi la storia del flauto magico, o dei lemmings.
Tra l'altro so bene come @lastra.biffata sappia godere di un Afro, o di un Mirko. E ne gode quanto me, pur avendo attitudini diciamo matrimoniali diverse rispetto alle varie opere o alla scelta degli autori. Io però non rinuncio a cercare un sottofondo spirituale che dall' opera mi penetri nel cuore, cosa che in molti moderni non avviene per eccesso di gelido (ed impotente) intellettualismo. Se di chiusura si tratta, parliamo di un ombrello piuttosto che di una corazza. Soprattutto in tempi in cui piove molta shit.
Infine, certo, negli acquisti prediligo la Belle Epoque, ma se una lito di Abel Pann, "rifondatore" dell' arte in Israele, mi costa un decimo o un ventesimo rispetto a, che so, una tarda serigrafia di Dorazio, vendo all' asta la seconda e compro 3 o 4 delle prime. A parti invertite farei il contrario, o almeno un po' il contrario.
L'antica virtù di sobrietà contadina oggi chiamata avarizia continua a rappresentare una guida dal buon supporto in un mercato dell' arte che è un bosco buio ed intricato dove in tanti piantano cartelli indicatori suggestivi quanto farlocchi.
 
L'amico @lastra.biffata si è pian piano orientato in una certa direzione, su cui non convengo, ma ciò non cambia proprio nulla a livello personale, com' è e come dovrebbe essere ovvio (chiedere a chi in altri lidi si è permesso di contestare i portauova multipli o i tavolini di alluminio).
Però non rinuncio a rifiutare certo operare che in senso largo si potrebbe definire concettuale. Sono BEN CONSCIO che vi sono momenti nel percorso di un artista in cui certe semplificazioni, certi tagli, appaiono come una sponda estrema su cui far rimbalzare la biglia della propria creatività. So però anche che queste sponde sono le Scilla e Cariddi dell' artista, che se in quel momento si fa pure ammaliare dalle sirene del mercato, o del proprio narcisismo, deraglia sugli scogli del non detto, cioè del nulla.
Est modus in rebus, qui nessuno è passatista, e chi crede che andare avanti corrisponda sempre a progredire dovrebbe rileggersi la storia del flauto magico, o dei lemmings.
Tra l'altro so bene come @lastra.biffata sappia godere di un Afro, o di un Mirko. E ne gode quanto me, pur avendo attitudini diciamo matrimoniali diverse rispetto alle varie opere o alla scelta degli autori. Io però non rinuncio a cercare un sottofondo spirituale che dall' opera mi penetri nel cuore, cosa che in molti moderni non avviene per eccesso di gelido (ed impotente) intellettualismo. Se di chiusura si tratta, parliamo di un ombrello piuttosto che di una corazza. Soprattutto in tempi in cui piove molta shit.
Infine, certo, negli acquisti prediligo la Belle Epoque, ma se una lito di Abel Pann, "rifondatore" dell' arte in Israele, mi costa un decimo o un ventesimo rispetto a, che so, una tarda serigrafia di Dorazio, vendo all' asta la seconda e compro 3 o 4 delle prime. A parti invertite farei il contrario, o almeno un po' il contrario.
L'antica virtù di sobrietà contadina oggi chiamata avarizia continua a rappresentare una guida dal buon supporto in un mercato dell' arte che è un bosco buio ed intricato dove in tanti piantano cartelli indicatori suggestivi quanto farlocchi.
A livello personale assolutamente niente. Solo discuto il metodo. Cioè comunemente si dice che 'il tale autore è il più grande etc...'. Questo approccio viene seguito in tutti i campi: tal dei tali è il più grande cuoco, il signor x è il più grande economista, e così via.
Ma quale è il criterio seguito per stilare queste classifiche? Appena chiedi spiegazioni ti tornano indietro gli insulti (non da @lastra.biffata chiarisco subito), andando eccome sul piano personale (l'altro forum docet), e so anche perchè. Il mio criterio di ricerca è diverso, non lo spiego adesso perchè è disseminato nei post che mi sforzo di scrivere normalmente. Dico rozzamente questo ... cerco le cose che parlano all'inconscio, o che parlano da luoghi lontani, o da psicologie lontane, o semplicemente da culture diverse da quella occidentale. Tutto questo non c'entra niente con i risultati d'asta, che pure tengo presente se devo comprare o vendere, mica vivo di aria.
 
Fare le lezioncine di storia dell'arte non è mia abitudine. Neanche scrivere papiri per convincere qualcuno della grandezza di Fontana piuttosto che di altri. Posizionare Fontana nella parte alta di un ipotetica lista o podio o di come la si vuol chiamare, cosi come mettere Ducasse davanti ad un cuoco magari anche bravo, mi sembra tutto sommato doveroso e dovuto. Non appiattiamo tutto, perfavore. Come dice correttamente @baleng so' apprezzare Fontana quanto Durer, Clemente, Bonnard piuttosto che Poliakoff o Afro. La questione un po' noiosa è sentir dire (sempre) "uh costa troppo, perchè costa tanto, è sopravvalutato...". Costa tot perchè il mercato (chi vende e chi compra realmente, quindi non il fantacalcio o noi del forum) ritiene che valga la pena scambiarlo a quei prezzi.

p.s. comunque Fontana non è "minimal" (quelli sono Judd, LeWitt, Andre, Piacentino...), al massimo lo puoi chiamare concettuale o "spazialista" come si autodefiniva lui
Che questo tipo di discussioni dopo qualche tempo diventi noiosa, non c'è dubbio, infatti mi sono limitato a qualche osservazione. Che certi risultati astronomici siano il risultato non della storia dell'arte, ma della speculazione, è altrettanto fuori dubbio. Comunque, sono le classifiche che tutti vogliono sempe fare, che appiattiscono. Classifiche che facciamo tutti, me compreso. Un'amica che ha cenato al ristorante milanese di Carlo Cracco mi diceva di avere mangiato bene ma che il prezzo non era comunque giustificato per come ha mangiato. Mentre io conosco posti sconosciuti e sperduti dove si mangia da leccarsi i baffi. E' quanto accade tutti i giorni nel mercato dell'arte.
 
Chi va da Cracco o compra un Fontana sa quanto potrebbe spendere, non ci sono sorprese. C'è chi spende 1. 500 per una borsetta, 10.000 euro per un cappuccio da falco, 300.000 euro per una Lamborghini, 1.000.000 per un'appartamento in città e via dicendo. Tutto dipende dalla disponibilità economica. Se fossi ricco magari lo farei anch'io. E se fossi un Bezos od un Musk mi farei una reggia tipo Palazzo Te di Mantova,affrescata magari da Koons. Essendo limitato economicamente potrei pensare forse ad un piatto di Fontana, non comprando altro per diversi anni. Ma non come investimento. Però con quella cifra potrei acquistare una bella opera simbolista. Insomma, dipende dai gusti, i quadri sono un pò come la case, si compra ciò che piace rispettando un budget, si godono ed a volte si cambiano.
 
Questo non significa che Cracco non sappia cucinare e che sia disonesto a chiedere 200€ o quel che è per una cena. A meno che la tua amica non lavori per la Michelin e sia quindi in grado di dare un giudizio da professionista del settore. Dall'altro lato, non è detto che non 20€ non si mangi bene. Il tema che il prezzo per una cena da Cracco come per un quadro di Fontana sia giustificato per chi lo paga, dipende dalla "curva di indifferenza" del singolo soggetto. E' la "teoria del consumatore" che si studia in microeconomia, a cui rimando perchè di interesse comune. Nel caso di Fontana non credo sia plausibile parlare di speculazione nel 2021 essendo un mercato ormai consolidato da decenni. La speculazione avviene solitamente sui contemporanei oppure su artisti di nicchia o che sono stati a lungo dimenticati e che poi di colpo vengono ripresi.
In realtà io non mi chiedo se il prezzo di Fontana, o di Cracco, sia giustificato per chi lo paga, ma se sia giustificato in sè. Cioè, detto altrimenti, mi chiedo se le qualità intrinseche di un Fontana siano tali da giustificare certi prezzi (1 mil. di euro per un Fontana sono 12.500 giornate di un lavoratore che guadagna 1600 euro al mese). La mia risposta è che no, la giustificazione non c'è perchè questi prezzi sono spinti verso l'alto dalla domanda, cioè da forze estrinseche.
Anche questa è elementare teoria economica. Sulla teoria del consumatore invece dovrei saperne abbastanza avendo avuto come professori proprio alcuni dei teorici anglosassoni che l'hanno formulata: OK le curve di indifferenza ma purtroppo tale teoria ammette di non saper dire niente di come si formano i prezzi.
 

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