Austria: 2 banche fallite

Elezioni presidenziali
Austria
L’ultradestra
spaventa l’Europa

Sostanziale parità tra Norbert Hofer e il verde Alexander Van der Bellen. Decideranno i 900mila voti per posta
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«Dalla penisola iberica alla Polonia, da Dublino all’Ungheria, emergono soggetti che – sulle ali estreme dello schieramento – scelgono di sostenere rivendicazioni universali di equità e convivenza o, all’inverso, chiusure nazionaliste e identitarie. Di conseguenza è legittimo presagire la fine prossima del modello politico incardinato sulle grandi coalizioni e sulla terzietà: quello che alcuni hanno chiamato «estremismo di centro», piano inclinato lungo il quale sono scivolati – fino a convergere – conservatori e socialisti» – La morte clinica dell’Europa, I Diavoli

23 MAGGIO 2016 – Dopo lo spoglio della totalità dei voti deposti nelle urne austriache per il ballottaggio delle presidenziali, il candidato di estrema destra Norbert Hofer ottiene il 51,93% dei suffragi e il verde Alexander Van der Bellen il 48,07%, che equivale a una differenza di soli 144mila voti. Ma l’exit poll delle 800.000 schede per corrispondenza, che saranno scrutinate solo oggi, danno il verde in testa nel computo finale di circa 3.000 voti.
Hofer, del Partito della libertà (Fpo) ha ottenuto il 35% dei consensi al primo turno, contro il 21 dell’avversario. Anche se i sondaggi non erano consentiti alla vigilia del voto di ballottaggio, le agenzie per le scommesse davano Hofer in vantaggio. Le proiezioni, basate sui passati risultati elettorali, piazzano invece i due candidati in una parità perfetta con un margine di errore dell’1 per cento.

I risultati raccontano di un Paese spaccato perfettamente in due con due outsider della politica a contendersi la poltrona di capo dello Stato fino all’ultimo voto. Così come resta appeso agli esiti finali il destino dell’Europa che è entrato prepotentemente nel dibattito elettorale, contribuendo ad enfatizzare le divisioni interne e internazionali. Il candidato dell’Fpo ha basato la sua campagna elettorale quasi esclusivamente sulla lotta all’immigrazione, e proprio ieri Vienna ha annunciato che da martedì prossimo intende schierare 80 poliziotti al confine italo-austriaco del Brennero. Secondo l’ex presidente dell’Alto Adige LuisDurnwalder, intervistato dal Corriere della Sera, «l’Austria non è di destra. Ma il mondo rurale non ha voluto votare un ambientalista come Van der Bellen. E c’è stata un’azione di protesta contro i partiti tradizionali».

Il Fatto Quotidiano riporta che «Hofer ha stravinto nelle zone rurali dell’Austria, mentre Van der Bellen si è imposto nei grossi centri urbani, vincendo in 8 su 9 capoluoghi regionali e soprattutto a Vienna, dove ha fatto il pieno (con una vittoria ben oltre il 60 per cento). Per il governo Spö-Övp, sotto la guida del neocancelliere Christian Kern, inizia ora una difficile rincorsa per recuperare consensi. Al più tardi nel 2018, ma forse già nella primavera dell’anno prossimo, sarà rinnovato il Nationalrat, il parlamento, e secondo i sondaggi si delinea una netta vittoria degli ultranazionalisti. E c’è chi teme già adesso uno scenario mai immaginato nemmeno dalle ipotesi più ottimistiche di Jörg Haider: Hofer capo di Stato e il leader del Fpoe Heinz Christian Strache cancelliere»

«Il fatto è che siamo di fronte a una risposta parziale e temporanea, mentre l’impasse dell’Europa ha natura strutturale. Più o meno tutti concordano che il vecchio ordine è morto. Un ordine imperniato sulla stretta interdipendenza tra Schengen e Dublino, in cui la libertà di circolazione interna aveva come presupposto non dichiarato una situazione geopolitica che manteneva la pressione migratoria alle frontiere esterne su livelli moderati. Oggi quell’ordine è tramontato. Ma sulle ceneri del vecchio, il nuovo non riesce a nascere. La celebre formula gramsciana, riferita al periodo di transizione tra fine della Prima guerra mondiale e avvento del fascismo, ci dice qualcosa ancora oggi: “La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati”» – Lo Stallo dell’Europa
 
In Austria non sono fallite solo le due banche ma anche la legalità

Brogli in Austria? Leggete questi dati, qualcosa davvero non torna


Brogli in Austria? Leggete questi dati, qualcosa davvero non torna – il Blog di Marcello Foa


L’Austria è un piccolo Paese ed è una democrazia consolidata. I politologi sanno che più è piccolo è il Paese, più efficaci sono i controlli, meno elevato è il rischio di brogli. Sì, come in ogni comunità sono possibili pressioni su singoli elettori e “galoppinaggi” ma in proporzioni talmente limitate da risultare ininfluenti, soprattutto in un’elezione nazionale.

Per questa ragione, a caldo non ho creduto ai sospetti di brogli sulle presidenziali, decise al fotofinish. Ora però il sospetto diventa decisamente plausibile. Alcuni media austriaci hanno rilevato anomalie macroscopiche.

Nel collegio “Waidhofen an der Ybbs”, l’affluenza al voto è stata del… 146,9%. Sî, avete letto bene: 146,9%. Ci sono stati più votanti degli aventi diritto: 13.262 quelli che si sarebbero recati alle urne contro i soli 9.026 che avrebbero potuto partecipare alla consultazione elettorale. Ha vinto, ovviamente, Van der Bellen, che ha collezionato il 52,7% (6.621 voti) contro il 47,3% del candidato di destra, Hofer (5.938 voti)”.



Vabbè, si potrebbe pensare, sono circa 700 voti. Ma che dire di quel che è successo in una città come Linz? L’affluenza alle urne, nel caso di voto ‘per conto terzi’ è stata addirittura del 598%: si tratta di persone malate che danno la procura ad altre per votare al posto loro (vedi qui). Invece dei 3.580 votanti registrati, ne sono stati contati 21.060! Naturalmente ha vinto Van der Bellen, che ha ottenuto 14mila di questi miracolosi 21mila votanti e staccando Hofer di 8500 schede.

Mauro Bottarelli sul Sussidiario segnala inoltre come il numero dei votanti dall’estero sia aumentato di 20mila schede in una notte: il presidente della Commissione elettorale ha dichiarato che ne erano state consegnate 740’000, stimando che quelle valide sarebbero state 700’000 (dunque circa il 6% di schede nulle per vari motivi). Al mattino però, erano diventate 760’000, tutte straordinariamente valide. In tutto sessantamila schede in più!

E sono solo tre episodi. E’ verosimile che ce ne siano altri. Ora, facciamo due conti Van der Bellen ha battuto Hofer per 8500 preferenze sospette a Linz, 700 nel collegio di Waidhofen e se ne potrebbero ipotizzare 20mila dei miracolosi 60mila voti in più per corrispondenza ( considerando 2/3 al verde, 1/3 a Hofer). E fanno 29’200 voti non chiari in più per il candidato ecologista. Che alla fine ha vinto con 31mila schede di scarto.

Vuoi vedere che in realtà gli austriaci hanno eletto un altro presidente, quello che ufficialmente ha perso? Cose inimmaginabili in un Paese europeo, in una democrazia matura consolidata, eppure i dati suggeriscono un’altra verità. Decisamente inquietante.

PS: come segnala un lettore di questo blog, GStallmann, anche ai magistrati austriaci i conti non tornano: la “Procura federale contro la corruzione e per la prevenzione dei crimini economici” (WKSTA) ha aperto un’inchiesta circa i voti pervenuti per corrispondenza e per i voti nei seggi mobili in quattro distretti elettorali dello stato della Carinzia. Dunque, il sospetto è, anche ufficialmente, plausibile.
 
Austria, ultradestra presenta ricorso contro esito presidenziali
Il Sole 24 Ore

Vienna (askanews) - L'ultradestra populista austriaca non ci sta. Il Partito della libertà austriaco ha presentato ricorso contro l'esito delle elezioni presidenziali dopo essere stata battuto di misura, con un ridottissimo 0,7% corrispondente al voto ...
Austria, si rivota per le presidenziali
«Irregolarità nello spoglio»

La decisione della Corte Costituzionale di Vienna dopo il ricorso dello sconfitto Norbert Hofer, del partito di estrema destra Fpö. Le nuove elezioni in autunno. Si ripeterà solo il ballottaggio
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di Danilo Taino


Crisi multiple in Europa?
A ripetizione.
Il ballottaggio per le elezioni presidenziali in Austria, vinto a fine maggio di stretta misura dal Verde Alexander Van der Bellen, va rifatto. La Corte costituzionale ha stabilito che ci sono state irregolarità tali nel conteggio delle schede, soprattutto quelle arrivate per posta, da fare ritenere che il risultato avrebbe potuto essere diverso. Il ricorso era stato presentato dal Partito della Libertà, di destra, che aveva visto il suo candidato Norbert Hofer perdere. Le nuove elezioni si dovrebbero tenere in autunno

Norbert contro Alexander, il doppio volto dell’Austria
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Norbert Hofer: aeronautica, pistole e fiori blu


Le elezioni contestate
Domenica 22 maggio, alla fine del conteggio del voto diretto nei seggi, Hofer era risultato in vantaggio. Il giorno dopo, però, sono stati contati i voti arrivati per posta e il vincitore finale è risultato essere Van der Bellen per un margine di poco più di 30 mila voti: 50,3% contro 49,7%. Il Partito della Libertà, che aveva fatto una forte campagna elettorale impostata su posizioni anti-immigrati, ha sostenuto che durante il ballottaggio c’erano state irregolarità nella maggior parte dei 117 distretti elettorali, compreso il conteggio delle schede arrivate per posta, aperte spesso prima che arrivassero i funzionari della commissione elettorale.
 
la nostra corte avrebbe detto che e' irregolare ma il governo e' legittimo
un po come per la legge elettorale

insomma non possiamo certo definire l'Italia un paese democratico sembra piu' colonia democratica
 
Confermati i brogli, l’Austria rivota al ballottaggio. Ma forse c’è una sfida più importante all’orizzonte
Di Mauro Bottarelli , il 1 luglio 2016 2 Comment

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Alla fine la Corte costituzionale austriaca ha dovuto ammettere che il secondo turno delle elezioni presidenziali è stato viziato da brogli e irregolarità di ogni genere, annullandone l’esito e imponendo che il ballottaggio venga compiuto una seconda volta, con ogni probabilità tra fine settembre e inizio ottobre. Nulla che chi legge questo blog non sapesse già ma in questi tre mesi che ci dividono dal voto molto, anzi tutto può succedere. Primo, perché l’FPO di Norbet Hofer e Heinz-Christian Strache ha salutato con entusiasmo il Brexit e non esclude di seguirne l’esempio se andrà al governo del Paese: avere il presidente della Repubblica sarebbe già un primo, notevole passo.
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Secondo, proprio per l’esito del referendum britannico, difficilmente l’Ue accetterà il rischio che un altro Paese si avvii sulla strada della democrazia e del voto popolare, quindi potrebbe mettere in campo stratagemmi di ogni genere per screditare quella che già oggi chiama “estrema destra populista e xenofoba”. Terzo, l’estate potrebbe però conoscere una nuova ondata della crisi migratoria, visto che ad oggi l’Ue non ha sbloccato il regime di visti liberi verso la Turchia e Ankara, forte anche della rinnovata pace con Russia e Israele, potrebbe essere tentata di forzare la mano e aprire i confini verso Grecia e Bulgaria, inondando la tratta balcanica e non solo di clandestini.
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E attenzione, perché proprio il binomio Austria-Turchia potrebbe giocare un ruolo importante nell’esito del prossimo voto per il ballottaggio, almeno stando agli ultimi allarmanti dati contenuti in un informato report del Gatestone Institute. Lo scorso 19 giugno, infatti, è stato eletto a capo della “Comunità religiosa islamica in Austria” (Islamischen Glaubensgemeinschaft in Österreich, IGGiÖ) il 28enne Ibrahim Olgun, austriaco di origine turca che è andato a sostituire Fuat Sanac, 62enne anch’esso turco, il quale aveva guidato la prima organizzazione islamica del Paese per 5 anni. Quest’ultimo era stato duramente criticato dalle autorità del suo Paese natio perchè aveva collaborato con il governo austriaco nella stesura di un nuova legge sull’Islam (Islamgesetz) che promuovesse un culto islamico con carattere austriaco.
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Nella legge, promulgata nel febbraio 2015, si fa espresso divieto di finanziamenti esteri per moschee, imam e organizzazioni islamiche in Austria, oltre che sottolineare con forza che le leggi austriache sono sempre preminenti rispetto alla sharia per i musulmani che vivono in Austria. Qual è il timore? Molti temono che il neo-eletto Olgun, membro della potente lobby Turkish-Islamic Union for Cultural and Social Cooperation in Austria (ATIB), finanziata dal governo turco e attiva nel chiedere alla Corte costituzionale austriaca di bocciare la legge sull’islam, possa utilizzare la sua posizione di potere sia per minare alle fondamenta la legislazione cui collaborò il suo predecessore, sia per aumentare ulteriormente l’influenza turca sui musulmani austriaci. E la guerra è tutta interna al mondo islamico, visto che se Olgun è stato eletto dal consiglio della Shura dell’IGGiÖ, i cui cinque membri sono casualmente tutti di origine turca, sono già otto i gruppi musulmani austriaci (rappresentanti di albanesi, bosniaci, arabi e islamici sufi) ad avergli lanciato la sfida.
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Tanto più che anche il voto per la leadership dell’IGGiÖ ha visto qualche broglio, tanto per restare in tema, visto che lo statuto dell’organizzazione vieta l’elezioni di un under 35 ma lo scorso dicembre i membri della consiglio della Shura hanno eliminato segretamente quell’articolo, stando alla denuncia di Hassan Mousa, capo della Comunità religiosa araba in Austria (Arabischen Kultusgemeinde in Österreich), il quale ha definito l’elezione di Olgun “non democratica e illegale” e ha denunciato il rischio di uno sbilanciamento del potere verso i desiderata della Turchia vista la sua appartenenza all’ATIB. Quest’ultima è un’organizzazione-ombrello che opera in più di 60 moschee in Austria ed è diretta da un incaricato d’affari dell’ambasciata turca di Vienna: di più, tutti gli imam che operano nei luoghi di culto sotto il suo controllo sono dipendenti del governo turco. Sia la ATIB che la sua consorella tedesca, DITIB, sono direttamente finanziate da Ankara e più precisamente dal Direttorio per gli Affari religiosi, meglio noto come Diyanet.
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Per l’esperto di Turchia, Ralph Ghadban, la missione primaria di ATIB e DITIB “è installare la versione ufficiale dell’islam del governo turco in Austria e Germania. Di fatto, sono i bracci estensibili del presidente Erdogan, il quale li usa per promuovere il nazionalismo turco come antidoto all’integrazione tra i turchi della diaspora”. Sempre per Ghadban, “l’islam predicato nelle moschee a controllo turco in Europa è molto osservante della sharia e con forti accenti nazionalistici, tale da imporre un netta separazione dai valori individualistici dell’Occidente. Inoltre, la DITIB sta rafforzando i suoi rapporti con Milli Görüs, un movimento islamista molto influente che si oppone all’integrazione dei musulmani nella società europea”.
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Dal canto suo, Olgun nega di essere un pupazzo nella mani del governo turco e di poter essere influenzato dall’ATIB ma appare difficile crederlo, visto che fino ad ora è stato l’uomo di punta dell’organizzazione per quanto riguarda il dialogo interreligioso, ovvero la propaganda preferita per far penetrare l’islam nelle società secolarizzate europee, dipingendolo come religione di pace e tolleranza. Inoltre, in Austria c’è la concorrenza tra l’organizzazione ora guidata da Olgun e la King Abdullah bin Abdulaziz International Centre for Interreligious and Intercultural Dialogue, un’organizzazione finanziata dall’Arabia Saudita che funge da centrale di propaganda dal wahhabismo in Europa centrale: insomma, potrebbe scattare una guerra tra chi è più fedele e osservante, una gara che potrebbe fare parecchi danni nella società austriaca. Inoltre, Olgun è stato anche ispettore per l’istruzione alla religione islamica (Fachinspektor für islamischen Religionsunterricht) per l’IGGiÖ a Vienna, di fatto un compito che lo vedeva impegnato ad assicurare che i bambini islamici ricevessero un’educazione religiosa basata sugli standard del governo turco in fatto di islam.
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Di più, l’IGGiÖ – che rappresenta oltre 250 associazioni islamiche in Austria – fornisce educazione islamica nelle scuole pubbliche e private del Paese, ricevendo per questo servizio dei finanziamenti statali. Nel 2014, proprio grazie ai soldi dei contribuenti austriaci, l’IGGiÖ ha introdotto nuovi libri di testo per l’insegnamento dell’islam in tutte le scuole elementari pubbliche dell’Austria: a detta dell’IGGiÖ, il libro – intitolato “L’ora dell’Islam” (Islamstunde) – “è basato su fonti sicure e riconosciute dell’islam, il cui compito è portare la religione nella vita dei bambini”. Peccato che lo scorso febbraio uno studio dell’Università di Vienna abbia scoperto che gli asili islamici della capitale siano “dominati da salafiti e islamisti politici che stanno contribuendo all’isolamento teologicamente motivato dei bimbi”. Inoltre, sempre la ricerca smentisce quanto dichiarato dall’IGGiÖ, ovvero che tutti i libri di testo con toni anti-occidentali sono stati eliminati dalla scuole austriache: “In molte della loro pubblicazioni, sia i Fratelli musulmani che Milli Görüs rifiutano lo stile di vita occidentale, ritenendolo un punto di vista inferiore”.
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Tanto più che già nel 2009, proprio in Austria, scoppiò uno scandalo quando emerse che il 22% dei 400 insegnanti di islam pagati dallo Stato rifiutava la democrazia. Proprio uno di questi insegnanti aveva sporto la denuncia, atterrito lui per primo dai risultati di un questionario che aveva inviato ai suoi colleghi per redigere la propria tesi di dottorato. Inoltre, la giovane età di Olgun, a detta dei suoi sostenitori, riflette un cambio generazionale necessario per un comunità, quella dei musulmani austriaci, molto giovane e in rapido aumento: oggi sono oltre 500mila (circa il 6% della popolazione totale), in crescita dai 150mila (2%) del 1990 e si prevede che raggiungeranno le 800mila unità (9,5%) entro il 2030, stando a recenti stime.
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Già oggi gli studenti musulmani superano quelli cattolici nelle scuole medie e secondarie di Vienna, stando a statistiche ufficiali e lo stesso sta per accadere anche in quelle elementari. Relativamente all’anno scolastico 2014, gli studenti musulmani iscritti nelle scuole medie e secondarie di Vienna sono stati 10.734 contro gli 8.632 cattolici, i 4.259 ortodossi e i 3.219 studenti senza culto, stando a dati del Dipartimento per l’educazione della capitale, lo Stadtschulrat fur Wien. Mentre nelle scuole elementari gli iscritti cattolici erano 23.807 contro i 17.913 musulmani: parliamo però di dati di due anni fa, probabilmente il sorpasso è già avvenuto. E con un Erdogan tornato saldo al potere, certamente la propaganda islamista presso i Paesi europei aumenterà di volume e intensità: l’Austria che a fine settembre tornerà alle urne, avrà da tenere conto anche di questo. Ovvero, del proprio stesso futuro.
 
l'islam e' una religione stato che si sovrappone allo stato per sostituirlo e chi accetta e finanzia questa religione e' per distruggere se stesso
le altre religioni non sono poi meglio come la chiesa cattolica che ha perfino un proprio stato e una propria banca e sono capaci di influenzare le scelte politiche di intere nazioni
il problema e' chi ci crede a queste cose perche' le religioni inventate dall'uomo non rappresentano dio ma solo la nostra paura di morire proponendoci un fantomatico posto fisso nell'aldilà con una preghiera e la nostra offerta in denaro.
 
Intanto in Austria…. Norbert Hofer Nettamente in Testa nei Sondaggi
Di FunnyKing , il 4 agosto 2016 30 Comment

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Intanto la notizia :

LONDRA – Mancano poco meno di due mesi alle elezioni presidenziali del 2 Ottobre in Austria – elezioni che in realtà sono il rifacimento del ballottaggio il cui esito è stato falsato da brogli e macroscopici “errori di conteggio dei voti” accertati dalla Corte Costituzionale austriaca che ha annullato il risultato – e se i sondaggi sono corretti il candidato della destra austrica rappresentata dal FPO, Norbert Hofer, potrebbe essere il prossimo presidente.

Infatti dal risultato del sondaggio fatto domenica scorsa dal quotidiano Oesterreich, Hofer avrebbe aumentato il numero dei consensi a tal punto che vincerebbe con almeno il 52 per cento dei voti fino a un massimo del 57 per cento – contro il candidato dei Verdi Van der Bellen, che raccoglierebbe al massimo il 48%….

Dunque mr. Hofer è stimato su una forchetta dal 52% al 57% a due mesi dal voto (ripetuto) per le presidenziali austriache.

L’estate non aiuterà certo la popolarità del candidato verde Van der Bellen a causa del “sobrio” afflusso di immigrati specie dall’Italia (e dall’Ungheria).

Vedremo se questa volta si giocherà pulito.
 

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