Confermati i brogli, l’Austria rivota al ballottaggio. Ma forse c’è una sfida più importante all’orizzonte
Di
Mauro Bottarelli , il 1 luglio 2016
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Alla fine la Corte costituzionale austriaca ha dovuto ammettere che il secondo turno delle elezioni presidenziali è stato viziato da brogli e irregolarità di ogni genere, annullandone l’esito e imponendo che il ballottaggio venga compiuto una seconda volta, con ogni probabilità tra fine settembre e inizio ottobre. Nulla che chi legge questo blog non sapesse già ma in questi tre mesi che ci dividono dal voto molto, anzi tutto può succedere. Primo, perché l’FPO di Norbet Hofer e Heinz-Christian Strache ha salutato con entusiasmo il Brexit e non esclude di seguirne l’esempio se andrà al governo del Paese: avere il presidente della Repubblica sarebbe già un primo, notevole passo.
Secondo, proprio per l’esito del referendum britannico, difficilmente l’Ue accetterà il rischio che un altro Paese si avvii sulla strada della democrazia e del voto popolare, quindi potrebbe mettere in campo stratagemmi di ogni genere per screditare quella che già oggi chiama “estrema destra populista e xenofoba”. Terzo, l’estate potrebbe però conoscere una nuova ondata della crisi migratoria, visto che ad oggi l’Ue non ha sbloccato il regime di visti liberi verso la Turchia e Ankara, forte anche della rinnovata pace con Russia e Israele, potrebbe essere tentata di forzare la mano e aprire i confini verso Grecia e Bulgaria, inondando la tratta balcanica e non solo di clandestini.
E attenzione, perché proprio il binomio Austria-Turchia potrebbe giocare un ruolo importante nell’esito del prossimo voto per il ballottaggio, almeno stando agli ultimi allarmanti dati contenuti in un informato report del Gatestone Institute. Lo scorso 19 giugno, infatti, è stato eletto a capo della “Comunità religiosa islamica in Austria” (Islamischen Glaubensgemeinschaft in Österreich, IGGiÖ) il 28enne Ibrahim Olgun, austriaco di origine turca che è andato a sostituire Fuat Sanac, 62enne anch’esso turco, il quale aveva guidato la prima organizzazione islamica del Paese per 5 anni. Quest’ultimo era stato duramente criticato dalle autorità del suo Paese natio perchè aveva collaborato con il governo austriaco nella stesura di un nuova legge sull’Islam (Islamgesetz) che promuovesse un culto islamico con carattere austriaco.
Nella legge, promulgata nel febbraio 2015, si fa espresso divieto di finanziamenti esteri per moschee, imam e organizzazioni islamiche in Austria, oltre che sottolineare con forza che le leggi austriache sono sempre preminenti rispetto alla sharia per i musulmani che vivono in Austria. Qual è il timore? Molti temono che il neo-eletto Olgun, membro della potente lobby Turkish-Islamic Union for Cultural and Social Cooperation in Austria (ATIB), finanziata dal governo turco e attiva nel chiedere alla Corte costituzionale austriaca di bocciare la legge sull’islam, possa utilizzare la sua posizione di potere sia per minare alle fondamenta la legislazione cui collaborò il suo predecessore, sia per aumentare ulteriormente l’influenza turca sui musulmani austriaci. E la guerra è tutta interna al mondo islamico, visto che se Olgun è stato eletto dal consiglio della Shura dell’IGGiÖ, i cui cinque membri sono casualmente tutti di origine turca,
sono già otto i gruppi musulmani austriaci (rappresentanti di albanesi, bosniaci, arabi e islamici sufi) ad avergli lanciato la sfida.
Tanto più che anche il voto per la leadership dell’IGGiÖ ha visto qualche broglio, tanto per restare in tema, visto che lo statuto dell’organizzazione vieta l’elezioni di un under 35 ma lo scorso dicembre i membri della consiglio della Shura hanno eliminato segretamente quell’articolo, stando alla denuncia di Hassan Mousa, capo della Comunità religiosa araba in Austria (Arabischen Kultusgemeinde in Österreich), il quale ha definito l’elezione di Olgun “non democratica e illegale” e ha denunciato il rischio di uno sbilanciamento del potere verso i desiderata della Turchia vista la sua appartenenza all’ATIB. Quest’ultima è un’organizzazione-ombrello che opera in più di 60 moschee in Austria ed è diretta da un incaricato d’affari dell’ambasciata turca di Vienna: di più, tutti gli imam che operano nei luoghi di culto sotto il suo controllo sono dipendenti del governo turco. Sia la ATIB che la sua consorella tedesca, DITIB, sono direttamente finanziate da Ankara e più precisamente dal Direttorio per gli Affari religiosi, meglio noto come Diyanet.
Per l’esperto di Turchia, Ralph Ghadban, la missione primaria di ATIB e DITIB “è installare la versione ufficiale dell’islam del governo turco in Austria e Germania. Di fatto, sono i bracci estensibili del presidente Erdogan, il quale li usa per promuovere il nazionalismo turco come antidoto all’integrazione tra i turchi della diaspora”. Sempre per Ghadban, “l’islam predicato nelle moschee a controllo turco in Europa è molto osservante della sharia e con forti accenti nazionalistici, tale da imporre un netta separazione dai valori individualistici dell’Occidente. Inoltre, la DITIB sta rafforzando i suoi rapporti con Milli Görüs, un movimento islamista molto influente che si oppone all’integrazione dei musulmani nella società europea”.
Dal canto suo, Olgun nega di essere un pupazzo nella mani del governo turco e di poter essere influenzato dall’ATIB ma appare difficile crederlo, visto che fino ad ora è stato l’uomo di punta dell’organizzazione per quanto riguarda il dialogo interreligioso, ovvero la propaganda preferita per far penetrare l’islam nelle società secolarizzate europee, dipingendolo come religione di pace e tolleranza. Inoltre, in Austria c’è la concorrenza tra l’organizzazione ora guidata da Olgun e la King Abdullah bin Abdulaziz International Centre for Interreligious and Intercultural Dialogue, un’organizzazione finanziata dall’Arabia Saudita che funge da centrale di propaganda dal wahhabismo in Europa centrale: insomma, potrebbe scattare una guerra tra chi è più fedele e osservante, una gara che potrebbe fare parecchi danni nella società austriaca. Inoltre, Olgun è stato anche ispettore per l’istruzione alla religione islamica (Fachinspektor für islamischen Religionsunterricht) per l’IGGiÖ a Vienna, di fatto un compito che lo vedeva impegnato ad assicurare che i bambini islamici ricevessero un’educazione religiosa basata sugli standard del governo turco in fatto di islam.
Di più, l’IGGiÖ – che rappresenta oltre 250 associazioni islamiche in Austria – fornisce educazione islamica nelle scuole pubbliche e private del Paese, ricevendo per questo servizio dei finanziamenti statali. Nel 2014, proprio grazie ai soldi dei contribuenti austriaci, l’IGGiÖ ha introdotto nuovi libri di testo per l’insegnamento dell’islam in tutte le scuole elementari pubbliche dell’Austria: a detta dell’IGGiÖ, il libro – intitolato “L’ora dell’Islam” (Islamstunde) – “è basato su fonti sicure e riconosciute dell’islam, il cui compito è portare la religione nella vita dei bambini”. Peccato che lo scorso febbraio uno studio dell’Università di Vienna abbia scoperto che gli asili islamici della capitale siano “dominati da salafiti e islamisti politici che stanno contribuendo all’isolamento teologicamente motivato dei bimbi”. Inoltre, sempre la ricerca smentisce quanto dichiarato dall’IGGiÖ, ovvero che tutti i libri di testo con toni anti-occidentali sono stati eliminati dalla scuole austriache: “In molte della loro pubblicazioni, sia i Fratelli musulmani che Milli Görüs rifiutano lo stile di vita occidentale, ritenendolo un punto di vista inferiore”.
Tanto più che già nel 2009, proprio in Austria, scoppiò uno scandalo quando emerse che il 22% dei 400 insegnanti di islam pagati dallo Stato rifiutava la democrazia. Proprio uno di questi insegnanti aveva sporto la denuncia, atterrito lui per primo dai risultati di un questionario che aveva inviato ai suoi colleghi per redigere la propria tesi di dottorato. Inoltre, la giovane età di Olgun, a detta dei suoi sostenitori, riflette un cambio generazionale necessario per un comunità, quella dei musulmani austriaci, molto giovane e in rapido aumento: oggi sono oltre 500mila (circa il 6% della popolazione totale), in crescita dai 150mila (2%) del 1990 e si prevede che raggiungeranno le 800mila unità (9,5%) entro il 2030, stando a recenti stime.
Già oggi gli studenti musulmani superano quelli cattolici nelle scuole medie e secondarie di Vienna, stando a statistiche ufficiali e lo stesso sta per accadere anche in quelle elementari. Relativamente all’anno scolastico 2014, gli studenti musulmani iscritti nelle scuole medie e secondarie di Vienna sono stati 10.734 contro gli 8.632 cattolici, i 4.259 ortodossi e i 3.219 studenti senza culto, stando a dati del Dipartimento per l’educazione della capitale, lo Stadtschulrat fur Wien. Mentre nelle scuole elementari gli iscritti cattolici erano 23.807 contro i 17.913 musulmani: parliamo però di dati di due anni fa, probabilmente il sorpasso è già avvenuto. E con un Erdogan tornato saldo al potere, certamente la propaganda islamista presso i Paesi europei aumenterà di volume e intensità: l’Austria che a fine settembre tornerà alle urne, avrà da tenere conto anche di questo. Ovvero, del proprio stesso futuro.